Il Presidente del Consiglio Conte ha aperto la quinta giornata degli Stati Generali dell’Economia a Villa Pamphili, oggi l’incontro con i rappresentanti del settore agricolo. “Di fronte a un Paese che non ha mai manifestato storicamente grandi capacità di spesa” dei fondi europei “dobbiamo sfruttare appieno questa opportunità. Se riusciamo a raggiungere l’obiettivo sarà solo perché riusciremo a stringere un patto in cui tutti marciamo, tutto il sistema Italia marcia verso questo obiettivo. Questo Paese è strutturato in modo troppo articolato per poter pensare che se non si rema tutti nella stessa direzione si possa raggiungere un obiettivo così sfidante”. Così il premier Giuseppe Conte, agli Stati Generali, incontrando i rappresentanti del mondo agricolo.
L’esperienza dell’emergenza coronavirus ha dimostrato che con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire agli italiani in difficoltà almeno 200 mila posti di lavoro che oggi sono affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali che ogni anno attraversano le frontiere per poi tornare nel proprio Paese. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini in occasione della convocazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per gli Stati Generali. Dopo essere stato snobbato per decenni si registra un crescente interesse degli italiani per il lavoro nelle campagne anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Un segnale positivo importante per il comparto che tuttavia, precisa la Coldiretti, si scontra con la mancanza di formazione e professionalità che è necessaria anche per le attività agricole soprattutto per chi viene da esperienze completamente diverse. “Un’opportunità che deve essere accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione e il contenimento del costo del lavoro”, ha chiesto il presidente nel sottolineare che “la cancellazione per quest’anno dei versamenti contributivi dell’imprenditore agricolo e dei propri dipendenti nei settori più colpiti rappresenta una boccata di ossigeno per sostenere competitività ed occupazione nelle campagne. Ma serve anche una radicale semplificazione del voucher agricolo che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne”.
L’emergenza Covid-19 ha provocato perdite stimate in 12,3 miliardi di euro al settore agricolo nel 2020 per effetto del taglio alle esportazioni, delle difficoltà e chiusure di bar e ristoranti, del crollo dei flussi turistici e della pesante contrazione delle quotazioni alla produzione per diversi prodotti per effetto di distorsioni e speculazioni, ha ancora detto Prandini. “Da quando è iniziata la pandemia in Italia – ha precisato Prandini – il 57% delle 730 mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività con un impatto che varia da settore a settore; un allarme che ha comunque fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma ne sta mettendo a nudo tutte le fragilità”. Da qui la necessità di intervenire con un piano nazionale per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali. In gioco, ricorda il presidente, “c’è una filiera allargata che dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con oltre 3,6 milioni di occupati”.
L’emergenza Covid-19 ha mostrato con tutta evidenza come il settore agricolo non sia residuale nel contesto socio-economico italiano, ma rappresenti il motore dello sviluppo e della crescita del Paese. Ha garantito l’approvvigionamento di beni alimentari durante il lockdown e ora rientra, quindi, a pieno titolo nel piano di rilancio economico dell’Italia. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino nell’incontro agli Stati generali. Per Cia, infatti, la straordinarietà della crisi causata dalla pandemia, non consente un approccio ordinario, mentre è necessario che le istituzioni e la politica, superino rivendicazioni e opportunismi per dare forma credibile a un progetto più ampio che consideri l’agricoltura centrale e avanzi secondo una visione chiara e di lungo periodo. Gli Stati generali, secondo la Cia, devono far proprio quest’impegno anche per confermare al settore agroalimentare che oggi vale 205 miliardi, di essere sulla stessa lunghezza d’onda, comprendendo gli sforzi sostenuti negli ultimi mesi per far fronte a perdite e difficoltà e riconoscendo l’opportunità di una ricostruzione, mai avvenuta dal dopoguerra a oggi. “Sono due le strade principali da percorrere in parallelo – ha detto Scanavino -. Quella europea che deve vedere l’Italia ben posizionata nel contesto delle politiche comunitarie, definite dal Green New Deal e con le strategie Farm to Fork, Biodiversity e Next Generation Eu. L’altra strada è quella tutta italiana di creare le condizioni favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento dei sistemi produttivi territoriali.” “Cia-Agricoltori Italiani – ha concluso Scanavino – si candida a esserne il promotore attivo nei territori, tra Enti e Istituti locali, imprese, società e mondo della ricerca. La ripartenza, su cui lavorare, passa per più adeguate politiche di governo del territorio, ammodernamento infrastrutturale, strategie di ‘conversione ambientale’ per una gestione sostenibile di suolo e fauna selvatica.
Lavorare nel breve-medio termine con un’accelerazione dei tempi per l’erogazione delle risorse, procedure semplificate e più snelle e una maggiore flessibilità che consenta di alleggerire il carico burocratico per le imprese. Ma nel lungo periodo le tre parole d’ordine sono sburocratizzazione, innovazione e aumento dell’export. Sono queste le principali richieste che l’Alleanza delle Cooperative agroalimentari ha presentato al Governo nel corso degli Stati generali e che potrebbero consentire alle cooperative che detengono un quarto del fatturato del comparto, di gestire al meglio la situazione di crisi causata dal Covid-19. Rispetto allo sviluppo a medio-lungo termine, per l’Alleanza occorre recuperare il gap di competitività che ancora pesa su parte delle imprese. “Dobbiamo crescere, farci conoscere e aumentare le nostre esportazioni – ha dichiarato il presidente Giorgio Mercuri – per far questo occorre una grande opera di innovazione del sistema agroalimentare che dovrà passare necessariamente attraverso le infrastrutture, fisiche e digitali. Dobbiamo recuperare il gap di infrastrutture materiali e immateriali per rendere competitive tutte le aziende, con processi di sistema innovativi di Agricoltura 4.0 come la Blockchain”. Innovazione ed ammodernamento, per l’Alleanza, sono i due grandi pilastri attraverso cui si potrà raggiungere anche la crescita dell’export che a oggi raggiunge solo in minima parte i mercati più distanti. L’obiettivo per Merucuri, è anche quello di “puntare ad un riposizionamento nel mercato interno ed internazionale di quella parte di Italia che oggi è esclusa perché non riesce a movimentare e ad esportare le proprie produzioni”.
“Guardiamo con interesse ai contenuti del masterplan del Governo, del quale condividiamo le linee strategiche che devono partire necessariamente dalla semplificazione, dal rilancio delle infrastrutture e dagli incentivi per gli investimenti per rendere competitiva l’agricoltura. Ora attendiamo di conoscere se e come questi aspetti si integreranno con i contenuti del ‘Piano Colao’, nel quale nonostante non figurino approfondimenti sull’agricoltura sono presenti aspetti che la riguardano indirettamente”. Lo ha detto il presidente della Copagri Franco Verrascina, intervenuto agli Stati generali organizzati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “In tema di competitività dell’agricoltura – ha precisato il presidente – bisogna ragionare sul lungo periodo, puntando a una vera e propria ristrutturazione del settore”. A questo proposito la Copagri ha stilato un pacchetto di richieste con diverse priorità, a partire dalla semplificazione burocratica e dalla rinegoziazione del debito, con particolare riferimento a mutui e altri finanziamenti. E poi le agevolazioni contributive, estendendo a tutti i datori di lavoro agricolo quelle riconosciute nelle zone particolarmente svantaggiate o montane; il credito agricolo, rafforzando il positivo strumento della cambiale agraria; gli incentivi ambientali, estendendo il ‘Bonus verde’ a tutto il 2021 e il ‘Superbonus’ agli agriturismi; la promozione dell’agroalimentare e il sostegno alle filiere, partendo dai settori più colpiti, ovvero il florovivaismo, la zootecnia da carne e da latte, gli agriturismi, il suinicolo, il bovino da carne e da latte, e l’ortofrutticolo.
Voglio lanciare una sfida al Governo: il settore alimentare è legato a doppio filo al canale Horeca e solo se il Governo riuscirà a tenere in piedi nei prossimi mesi il settore della ristorazione, potremo sperare il prossimo anno nel rilancio dell’alimentare che, voglio ricordare, rappresenta il secondo settore manifatturiero e produce l’8% del PIL italiano”. Così il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, intervenuto agli Stati Generali convocati dal premier Conte. “Dal canale Horeca, fortemente toccato dall’emergenza e che continua a pagare lo scotto anche in questi mesi, dipende tutta la filiera agroalimentare e quindi, indirettamente, i consumatori italiani e stranieri: siamo produttori d’eccellenza a cui nessuno, soprattutto all’estero, vuole rinunciare, perciò è essenziale che questo settore – il cui fatturato in Italia è di circa 30,5 miliardi di cui 18,5 legati alle spese alimentari del turismo nazionale e 12 miliardi a quello estero – torni a lavorare a pieno regime”. Con un focus sull’export, poi, Vacondio ha ricordato che non dobbiamo fare passi indietro proprio ora sui nuovi mercati che sono sempre strategici per il Made in Italy e più che mai nell’era post Covid. “Come per il Canada, anche il Mercosur deve trovare la sua strada” ha detto. Infine, Vacondio ha posto l’attenzione sulla proposta governativa della rivalutazione dei beni d’impresa. Una proposta che, secondo il presidente di Federalimentare, deve essere modificata perché così com’è il beneficio della disposizione diventerebbe esecutivo solo dopo 3 anni: “Non possiamo correre il rischio che rimanga sulla carta e che non venga attuato: le nostre aziende hanno bisogno di interventi ora” ha concluso.
“Un riconoscimento importante alla centralità della filiera agroalimentare italiana”, ha detto Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, agli Stati Generali. Una filiera che nel suo complesso dà lavoro a 3,6 milioni di persone e vale, dalla produzione agricola alla ristorazione, 538 miliardi di fatturato con 120 miliardi di valore aggiunto, cifra che fa dell’Italia la prima in Europa per “creazione di qualità”. “Un comparto che oggi più che mai diventa strategico all’ammodernamento del Paese – prosegue Scordamaglia – e in questo senso non appare casuale che 1 punto su 4 del Piano di rilancio del Paese siano collegati direttamente o indirettamente alla nostra filiera e ai nostri territori”. Un settore che non è stato immune dalla crisi, e il segno meno che per la prima volta si presenta davanti al nostro export lo testimonia, ma che contiene già al suo interno l’antidoto alla malattia “Se saremo bravi a raccogliere quei trend che sono emersi già nella fase acuta della pandemia – dice il consigliere delegato – e che si legano in maniera indissolubile con la valorizzazione del nostro territorio in relazione alla nostra produzione, avremo più chance per riprenderci”.
Senza una riforma fiscale all’insegna della semplificazione, qualsiasi misura per il rilancio rischia di perdere efficacia e di non giovare alle imprese agricole, ha detto il presidente nazionale di Confeuro, Andrea Michele Tiso, in occasione degli Stati generali. “La semplificazione del fisco e degli altri adempimenti amministrativi sono una priorità trasversale della nostra economia – ha precisato Tiso – si tratta di un’azione ancora più indispensabile in questo momento, per permettere alle aziende di uscire velocemente dalla crisi e di esprimere appieno le loro potenzialità”. Occorre inoltre incentivare l’innovazione tecnologica che, secondo il presidente, non può essere focalizzata in modo esclusivo sulla digitalizzazione ma deve riportare al centro l’essere umano e la sua relazione con l’ambiente. “L’unica strada che può percorre il settore primario in questo senso – ha concluso il presidente – è quella dell’agricoltura biologica che deve diventare una vera e propria leva di sviluppo del Paese, puntando sulla qualità delle nostre produzioni e su una tutela del territorio in cui i coltivatori siano i primi garanti”.
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