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Mattarella in Giordania visita il campo profughi di Al'Zatari

 “E’ come se voi vi foste svegliati una mattina e aveste trovato il 20 per cento della popolazione in più nel vostro Paese”. Con questa immagine dirompente il ministro degli investimenti giordano Muhannad Shehadeh ha spiegato al presidente Sergio Mattarella cosa sta affrontando il regno Hashemita da qualche anno a causa della crisi siriana. Ben un quarto della popolazione che calpesta il suolo giordano è oggi un rifugiato: quasi tre milioni di persone di cui circa un milione e 300 mila siriani. Perlopiù si tratta di donne e bambini.

E Mattarella ha potuto toccare con mano quanto – e bene – un piccolo Paese mediorientale possa affrontare con pragmatica apertura un problema che, pur enormemente minore nei numeri, viene vissuto in Italia come emergenza nazionale. Non a caso il presidente ha voluto iniziare la sua visita ufficiale in Giordania dal gigantesco campo profughi di Zaatari, al confine con la Siria. Un centro nato sull’emergenza della crisi siriana nel 2012 e cresciuto a dismisura fino ad essere ormai considerato la quarta città giordana con i suoi 80 mila residenti. Tutti siriani, assistiti dall’Unhcr e dal governo giordano, con i finanziamenti della comunità internazionale. Un “lavoro straordinario”, ha commentato Mattarella dopo una visita al campo che fa funzionare da anni ben 32 scuole e 20 piccoli ospedali e ha generato anche una piccola economia interna di sopravvivenza alimentata da piccoli bazar. Insomma, un campo profughi che pulsa di vita, che mantiene accesa la speranza di un ritorno ma anche per alcuni il desiderio di ricominciare una nuova vita dai “fratelli” giordani. Organizzazione, integrazione e sentimenti che hanno colpito profondamente il presidente.

Mattarella: “Le diversita’ vanno capite e valorizzate”

 

“Alla Giordania va la sincera ammirazione dell’Italia per il ruolo che svolge nell’accoglienza dei profughi siriani. L’organizzazione di questo campo profughi è un’esperienza straordinaria, è davvero una città con assistenza e servizi di prim’ordine”, ha aggiunto lodando la “saggia” politica di re Abdullah II che incontrerà domani ad Amman. “Dalla monarchia hashemita viene una grande apertura: si dimostra un Paese che vuole la coesistenza, un interlocutore essenziale, un punto di riferimento imprescindibile per l’intera area”, ha aggiunto il capo dello Stato dopo aver visto l’umanità attiva e dignitosa di Zaatari.

Ma è lo spirito di accoglienza, la solidarietà naturale del governo e la piena collaborazione dei cittadini giordani ad aver impressionato Mattarella. Che in serata ha ribadito il concetto: “le persone sono tutte diverse le une dalle altre e le diversità vanno capite e valorizzate, unica strada per la convivenza e la pace nel mondo”.

Segnali dal Medio Oriente che giungono flebili alle orecchie di un’Europa incamminata su tutt’altro sentiero. “La nostra presenza nel mondo si qualifica soprattutto per il senso d’umanità da sempre dimostrato dagli italiani. E’ questo che ha reso l’Italia accettata e benvoluta nel mondo”, ha ricordato amaro il presidente incontrando i rappresentanti della comunità italiana in Giordania.

   


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