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Ucraina, scoppia il caso Nabu: opposizioni e attivisti denunciano la stretta sugli enti anti-corruzione

Bruxelles – Sono giorni difficili per la democrazia ucraina. Il governo starebbe portando avanti un giro di vite contro i principali organi anti-corruzione del Paese, almeno a sentire le denunce di opposizioni, attivisti e società civile. Ufficialmente, la motivazione è che tali istituzioni siano oggetto di un’infiltrazione di una rete di spie al servizio della Russia. Ma ong e stampa indipendente denunciano una stretta autoritaria, che rischia di compromettere il percorso di Kiev verso l’adesione al club a dodici stelle.

Far funzionare un Paese in guerra non è facile, soprattutto se si tratta di una democrazia. A maggior ragione se affetta storicamente da cronici e documentati problemi di corruzione. Uno dei rischi che si corrono in queste situazioni è che, mentre l’esercito combatte in trincea e sui civili piovono le bombe, i poteri speciali concessi dalla legge marziale vengano maneggiati dalle dirigenze politiche per forzare o manomettere le infrastrutture democratiche, mascherando queste azioni con la scusa della salvaguardia della sicurezza nazionale.

Secondo i critici della leadership di Volodymyr Zelensky, un buon numero di organizzazioni della società civile nonché una parte della stampa indipendente locale, è esattamente quanto sta avvenendo in Ucraina in questo momento.

Gli emendamenti al codice penale

La Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev, ha approvato oggi (22 luglio) a larga maggioranza (263 voti a favore, 13 contrari e 13 astensioni) una serie di controversi emendamenti al codice penale con cui, denunciano diversi osservatori, viene fatta a pezzi l’indipendenza delle due principali istituzioni per il contrasto alla corruzione. La legge è ora al vaglio di Zelensky, che può promulgarla od opporvi il veto presidenziale. Una decisione che gli oppositori ritengono tuttavia scontata, dato che le modifiche legislative sono state introdotte dal suo stesso partito, Servitore del popolo (Sn), che controlla l’emiciclo ed esprime il governo.

La cupola della Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev (foto: Roman Pilipey/Afp)

Con le nuove norme, l’Ufficio nazionale anti-corruzione (Nabu) e l’Ufficio speciale del procuratore anti-corruzione (Sapo) finiranno sotto il controllo del procuratore generale, nominato direttamente dalla presidenza della Repubblica. Dal mese scorso, questo ruolo è ricoperto da Ruslan Kravchenko, considerato un fedele alleato di Zelensky. Se la legge entrerà in vigore, Kravchenko potrà intervenire nelle indagini del Nabu, riassegnarle ad altri uffici e finanche chiuderle direttamente, e allo stesso modo potrà delegare i poteri del Sapo ad altri procuratori.

Le direzioni di entrambe le istituzioni in questione hanno contestato aspramente la legge, sostenendo che finirà per distruggere l’infrastruttura anti-corruzione del Paese messa faticosamente in piedi nel decennio post-Euromaidan, mettendo peraltro a repentaglio l’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina. La deputata Anastasiia Radina, capo della commissione competente dell’Aula in quota Sn, ha detto che il voto odierno equivale allo “smantellamento del Nabu e del Sapo“.

Le perquisizioni dei servizi ucraini

Diversi organismi di controllo hanno lanciato l’allarme circa il pericolo che il governo possa utilizzare strumentalmente queste nuove disposizioni per ostacolare le investigazioni in corso su entità, individui o gruppi vicini al presidente o all’esecutivo stesso. Proprio oggi, il Nabu e il Sapo hanno accusato un alto funzionario dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) di aver estorto una tangente da 300mila dollari insieme a due complici in cambio di agevolazioni per far espatriare illegalmente degli uomini in età militare.

Nella sola giornata di ieri (21 luglio), l’Sbu e l’Ufficio investigativo statale hanno condotto oltre una settantina di perquisizioni nei locali di Nabu e Sapo, arrestando due dipendenti del primo ente per presunto spionaggio a favore della Russia e traffico internazionale di droga, e indagandone altri 15 per violazioni che vanno dalle infrazioni del codice della strada all’alto tradimento. Stando alle testimonianze, le autorità avrebbero fatto ricorso ad un uso sproporzionato della forza, finendo per ferire almeno tre persone.

Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Maxim Shemetov/Afp)

Il Nabu sostiene che l’Sbu non avesse un regolare mandato del tribunale per perquisire le sue sedi e per accedere ai dati sensibili sulle investigazioni in corso, ma i servizi hanno rispedito le accuse al mittente giustificando l’assenza di mandati sulla base dei protocolli di sicurezza nazionale. L’Sbu ha detto di aver raccolto prove del trasferimento di informazioni riservate ai servizi russi (Fsb).

Campagna di pressione?

Secondo le opposizioni e le associazioni della società civile, la mossa rientra nel quadro di una più ampia campagna di pressione che ha messo nel mirino gli organismi anti-corruzione, gli attivisti e le ong e, più in generale, le stesse strutture democratiche del Paese.

Lo scorso 14 luglio, l’attivista Vitaliy Shabunin, co-fondatore del Centro d’azione anticorruzione (AntAC), l’ong più in vista nel Paese nella lotta alla corruzione, è stato arrestato con l’accusa di frode e di evasione del servizio militare. Shabunin sostiene che si tratti di una mossa politicamente motivata, una posizione difesa, tra gli altri, anche dall’ong Transparency international.

Il Kyiv Independent, tra i più rinomati media indipendenti ucraini a livello internazionale, parla senza mezzi termini del rischio di una “regressione democratica in stile russo” e del “sabotaggio dello Stato di diritto” da parte della leadership ucraina, adombrando l’ipotesi che il governo voglia garantire una sorta di “amnistia per la corruzione nell’industria della difesa” in un momento critico della guerra contro la Federazione.

Le reazioni internazionali

Ma gli ultimi sviluppi stanno creando crescenti grattacapi anche al di fuori dei confini nazionali. “L’Ue è preoccupata per le recenti azioni dell’Ucraina nei confronti delle sue istituzioni anticorruzione“, ha scandito stamattina il portavoce della Commissione Guillaume Mercier, sottolineando che Nabu e Sapo “sono fondamentali per il programma di riforme dell’Ucraina e devono operare in modo indipendente per combattere la corruzione e mantenere la fiducia dei cittadini”.

Da sinistra: il presidente del Consiglio europeo António Costa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto: Consiglio europeo)

Se quella che parrebbe una crociata di Kiev contro lo Stato di diritto non dovesse placarsi, potrebbe venire rimessa in discussione la stessa prospettiva di ingresso nel club europeo. “L’Ue fornisce un’assistenza finanziaria significativa all’Ucraina, subordinata ai progressi in materia di trasparenza, riforma giudiziaria e governance democratica“, ha ricordato Mercier, ribadendo che “l’adesione dell’Ucraina all’Ue richiederà una forte capacità di combattere la corruzione e di garantire la resilienza istituzionale“.

Anche gli ambasciatori dei membri del G7 a Kiev hanno espresso “seria preoccupazione“, dichiarando di “voler discutere questi sviluppi con la leadership del governo” e reiterando il proprio sostegno “alla trasparenza, alle istituzioni indipendenti e al buon governo” nonché alla prosecuzione del lavoro con l’Ucraina “per contrastare insieme la corruzione“.

In effetti, lo scontro interno sembra solo all’inizio, e apre una questione fondamentale sulla solidità della democrazia ucraina dopo tre anni e mezzo di resistenza all’invasione russa. Domani (23 luglio) è previsto un nuovo round di colloqui a Istanbul tra le delegazioni di Kiev e Mosca, anche se nessuno si aspetta una svolta decisiva nei negoziati per un cessate il fuoco.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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