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Il piano Rasmussen per l’Ucraina: è il momento che l’Europa faccia un passo avanti


La diplomazia – e la domanda su come mettere fine alla guerra in Ucraina – è tornata al centro del dibattito internazionale. Ma senza garanzie di sicurezza applicabili e verificabili, ogni cessate il fuoco sarà solo una pausa prima della successiva offensiva russa. L’Europa lo ha già imparato: la carta non ferma i carri armati.

La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti mette in luce una realtà che l’Europa ha troppo a lungo evitato di affrontare. Washington considera sempre più l’Europa un continente in declino, un fianco esposto in un contesto geopolitico più duro. L’iniziale piano americano dei “28 punti”, redatto senza coinvolgere Bruxelles o Kyiv, lo ha dimostrato con estrema chiarezza. Nell’epoca della politica di potenza, quando sono altri a definire la sicurezza dell’Europa, lo fanno secondo i propri interessi — non i nostri.

Questa vulnerabilità è accentuata dal ruolo mutevole dell’Europa nell’immaginario politico statunitense. L’idea che la politica transatlantica possa semplicemente tornare alla “normalità” del passato non è più credibile – e aspettarlo sarebbe strategicamente irresponsabile.

E la sfida va ben oltre Washington.

L’Europa vive oggi in un mondo dominato dagli uomini forti: una Russia risorgente che ridisegna i confini con la forza, una Cina sempre più assertiva e un’America che mette apertamente in discussione “le attività dell’Unione Europea.” Un continente trascinato nelle battaglie ideologiche statunitensi, sotto pressione da Mosca e sotto competizione da Pechino non può delegare la propria sicurezza a nessuno.

E sulla questione che più di ogni altra definisce la sicurezza europea oggi — la guerra della Russia contro l’Ucraina — l’Europa deve finalmente assumere il proprio ruolo. L’alternativa è semplice e pericolosa: saranno altri a decidere al nostro posto.

È qui che il Kyiv Security Compact, elaborato da Anders Fogh Rasmussen con le autorità ucraine, offre una base credibile. Sulla scia di questo lavoro, l’ex Segretario Generale della NATO ha proposto un piano per rendere applicabile la pace in Ucraina: una forza europea di rassicurazione, schierata dietro la linea del fronte, con il mandato di monitorare le violazioni, dissuadere nuove aggressioni e stabilizzare qualsiasi cessate il fuoco. Non è una missione offensiva — è il requisito minimo per rendere credibile un accordo. E affronta il punto più difficile di qualsiasi intesa: renderla duratura, applicabile e accettabile a entrambe le parti senza premiare l’aggressione.

Attorno a questo perno serve una cornice più ampia: difesa aerea e missilistica integrata; cooperazione marittima nel Mar Nero; e strutture permanenti di formazione e pianificazione con l’Ucraina.

L’Europa parla spesso di autonomia strategica.
Ora deve dimostrarlo.
L’Ucraina combatte per la propria sopravvivenza.
L’Europa – nel mondo degli uomini forti – combatte per il proprio posto nel futuro.

* Daniel Puglisi è Direttore di Communicazione per Rasmussen Global.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed

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