(ANSA) – GENOVA, 07 LUG – “Il crollo di ponte Morandi è un
evento che ha scosso non solo il nostro Paese ma tutto il mondo,
è un fatto eclatante, clamoroso. Non siamo davanti a fatti
intimi ma a responsabilità pubbliche. Non è accettabile che
venga oscurato un processo per un fatto di questo genere. Faremo
di tutto perchè questo non sia un precedente”. Così il
presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti Carlo Bartoli
intervenuto a Genova per la protesta indetta dai colleghi dopo
l’ordinanza del presidente del tribunale che vieta la presenza
di telecamere in aula.
Fotografi e vide-operatori hanno potuto filmare stamattina
solo i primi dieci minuti dell’udienza, poi è scattato il
divieto che ha portato i cronisti a protestare con la striscione
‘No al bavaglio’ davanti all’ingresso del tribunale. “Sul
rischio di spettacolarizzazione preferisco non commentare” ha
aggiunto Bartoli.
“Praticamente il processo per il crollo del Morandi viene
trattato come un concerto rock dove si possono riprendere i
primi 10 minuti senza poter raccontare cosa succede dopo – dice
il presidente dei cronisti liguri Tommaso Fregatti -. E’
assurdo. Siamo qui per protestare e chiedere al giudice di
cambiare idea e consentirci di raccontare il processo per una
tragedia che ha sconvolto Genova. Non condividiamo la
motivazione usata che parla di spettacolarizzazione del
processo. I giornalisti non spettacolarizzano nulla ma
raccontano i fatti”.
Di diritti negati parla anche Alessandra Costante,
vicesegretario dell’Fnsi: “Noi abbiamo il diritto e il dovere di
fare informazione e questo diritto-dovere in questo momento
viene negato da un giudice con un’ordinanza francamente
incomprensibile. E’ una delle pagine più brutte e oscure della
storia italiana, vorrei ricordare che il 14 agosto del 2018 è
caduto un ponte per la mancata manutenzione e l’incuria
prolungata: la drammatica spettacolarizzazione è questa, non può
essere quella dei cronisti e degli operatori che entrano in
un’aula di giustizia e documentano quello che accade. La
giustizia viene amministrata in nome del popolo italiano e
l’articolo 21 della Costituzione dice che i cittadini hanno il
diritto ad essere informati”. (ANSA).
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