Michele Guerra raccoglie l’eredità di Federico Pizzarotti ed è il nuovo sindaco di Parma: l’assessore alla cultura della giunta uscente ha infatti vinto il ballottaggio contro Pietro Vignali, ex sindaco dal 2007 al 2011. Con lo scrutinio ancora da ultimare, Guerra è attorno al 65%: ha raccolto il voto di due elettori su tre che hanno partecipato al ballottaggio. Guerra ha 40 anni ed è professore ordinario di storia del cinema all’Università di Parma. Da assessore alla cultura è stato protagonista del titolo di capitale italiana della cultura che ha Parma ha avuto nel 2020, quando la pandemia ha di fatto annullato tutto il programma, poi prorogato nel 2021, in un contesto comunque complicato. Il risultato del ballottaggio è, in un certo senso, sia all’insegna della continuità che della rottura: Guerra è infatti in totale sintonia con il sindaco uscente, con il quale ha partecipato all’esperienza di ‘Effetto Parma’. La discontinuità sta però nel fatto che il principale partito di centrosinistra torna al governo della città dopo ben 24 anni di opposizione, visto che, prima dell’accordo, benedetto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, il Pd era in minoranza. Adesso sarà il gruppo più numeroso in consiglio comunale, guiderà la coalizione e, con ogni probabilità, esprimerà il vicesindaco. Fin dal primo turno il vantaggio di Guerra su Vignali era nettissimo, e non solo per il 44% a 21% di due settimane fa. Ma anche perché altri candidati sindaco nettamente opposti al centrodestra (liste civiche sostenute anche da Azione, Europa Verde e Potere al Popolo/Rifondazione) avevano totalizzato il 21% dei consensi. Il centrodestra paga anche la spaccatura iniziale: Vignali al primo turno era sostenuto infatti da Lega e Forza Italia, ma non da Fratelli d’Italia che ha preso il 7,5% con un candidato autonomo. Salvini e Meloni hanno polemizzato, in campagna elettorale, su questa scelta: al ballottaggio Fdi ha dato indicazioni di voto per Vignali, pur senza formalizzare un apparentamento. Molto bassa, anche a Parma, l’affluenza alle urne: al secondo turno, infatti, ha votato appena il 39,2%, oltre 12 punti percentuali in meno rispetto al primo turno di due settimane fa.
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