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Smart-working, Del Conte (Bocconi): 'Necessaria una proroga'

Il prossimo 31 luglio scadranno le disposizioni del decreto che ha permesso alle aziende di poter ricorrere allo smart working anche senza gli accordi con i lavoratori previsti dalla legge del 2017. Ciò ha consentito a milioni di italiani di poter continuare a lavorare direttamente da casa nella piena emergenza Covid-19. Ma cosa sarà per il futuro? Secondo Maurizio Del Conte, docente di Diritto del lavoro all’Università Bocconi, “è necessaria una proroga fino al prossimo 31 dicembre”. “Ci sono milioni di lavoratori in smart-working che dal primo agosto dovrebbero tornare in azienda perché non è stato formalizzato con loro un accordo individuale – spiega – Questo rientro, tra l’altro, confligge con le esigenze di sicurezza: molte aziende non sono ancora in grado di accogliere i lavoratori negli uffici, rispettando il distanziamento. Serve una proroga per arrivare poi, grazie agli accordi di contrattazione aziendale, allo ‘smart-working 2.0”. 

Del Conte descrive con la fase ‘2.0’ quella che sarà l’evoluzione di un nuovo lavoro agile. “E’ un modo completamente diverso di intendere il lavoro, che non è più valutato sulla base del cartellino da timbrare e della sedia in ufficio ma sulla base del risultato – aggiunge – E’ un lavoro intelligente perché trasferisce quote di responsabilità al lavoratore che fa l’uso che vuole del suo tempo e dei suoi spazi”. La fase ‘2.0’ è quella in cui si sarà “pronti per uscire dal modello di Chaplin di Tempi Moderni dove tutto era predeterminato dall’azienda” e dove “il lavoratore era la rotella di un ingranaggio più grande senza autonomia”. Quindi, precisa il docente della Bocconi, il lavoratore del futuro potrà contare sull’intelligenza artificiale per “svolgere tutte le operazioni poco intelligenti e ripetitive”.

“Le nuove tecnologie alleggeriscono moltissimo gli obblighi routinari – aggiunge Del Conte – Del ragionier Fantozzi, il cui unico obbligo era arrivare puntuale al lavoro e uscire non un minuto prima dell’orario stabilito, non ce n’è più bisogno: il suo lavoro può farlo l’algoritmo. Grazie alle nuove tecnologie si chiederà all’intelligenza umana di essere creativa e di risolvere problemi. Potremo pagare le persone proprio per la loro capacità creativa”. “Una volta si diceva che con lo stipendio venivano ‘comprate’ le mani invece della testa – sottolinea – Le nuove tecnologie, invece, consentono di lasciare le mani alle macchine e di ‘comprare’ la testa”.

   


Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml

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