(di Francesco Bongarrà) (ANSA) – ROMA, 1 LUG – Intervistai Georg Ratzinger il giorno dopo l’elezione a Papa di Benedetto XVI grazie ad una bugia.
Davanti alla grande casa nel centro storico di Ratisbona, a due passi dalla Cattedrale e dal Danubio, c’erano in fila una cinquantina di troupe televisive ed inviati dei media di tutto il mondo: tutti provavano ad avere un contatto con il fratello del Papa, ma erano tenuti a debita distanza da un corpulento agente della polizia tedesca. Non mi persi d’animo. Mi avvicinai all’agente e, con la faccia più tosta che potessi rimediare, lo guardai dritto negli occhi e gli mostrai, senza dire nulla, un tesserino bianco e giallo. Era un permesso a mio nome che mi consentiva di accedere al distributore di benzina del Vaticano. Il poliziotto riconobbe le chiavi incrociate che simboleggiano la Santa Sede e chiese: “Vatikan?”. Io non risposi. Lo scartai lasciandomelo alle spalle di sasso, e entrai nella casa dove viveva il fratello di Benedetto XVI.
L’anziano prete ed ex Maestro di Cappella del Duomo di Ratisbona era in cucina con la sua perpetua-autista frau Agnes (anche lei arzillissima ottantenne). Mi vede e mi chiede: “Kommen Sie aus Vatikan?”, lei viene dal Vaticano? A quel punto non me la sento di mentire e rispondo: “No, monsignore, vengo da Roma, dall’Agenzia ANSA, che segue ogni aspetto della vita del Vaticano. Sono un giornalista e la vorrei intervistare. “E la fila, lì?”, mi domanda accigliato. Io cerco di non farmi cacciare, come forse sarebbe giusto: vedo appese al muro delle antiche partiture gregoriane finemente miniate e, all’angolo, un pianoforte. “Darf ich spielen?”, chiedo. Posso suonare? Don Georg mi fa accomodare alla tastiera e io, con la forza della disperazione, suono a memoria l’attacco di un pezzo di Bach.
L’anziano prete ride. Mi invita al tavolo e comincia a parlarmi. Del suo amore della musica, del fatto che non usasse più gli spartiti “perchè non ci vedo più tanto bene, ma ricordo a memoria come te tante partiture… Sono in pensione da una decina d’anni, ma suono ancora, eccome!”. Proprio due giorni prima l’ancora cardinale Ratzinger gli aveva mandato da Roma, per il compleanno, una partitura che mi mostra. Poi mi dice di sperare “di avere la possibilità di chiamare mio fratello direttamente al telefono quando voglio come ho fatto fino ad oggi. Non penso ora potrà venirmi a trovare spesso…”.
Aggiustandosi i capelli fini e bianchissimi e il colletto del clergymen, don Georg mi dice che, oltre al sacerdozio e alla musica, i fratelli sono legati anche da un’altra passione: “Ci piace la ‘suppe’, lo strudel di mele, i dolcini. Lui, poi, beve volentieri te, limonata e radler”, una spuma locale. Mi racconta del fratello che da giovane “era un ragazzo come tutti gli altri, siamo cresciuti normalmente, come tutti i ragazzi di quel tempo, e la scelta del sacerdozio l’abbiamo fatta insieme, nello stesso seminario”. Quindi pensa a quando un aereo lo porterà a Roma dove abbraccerà il fratello minore eletto ad essere il successore di Pietro: “Sarà una grande gioia e non vedo l’ora”. Una visita che il fratello Joseph, 93 anni contro 96 di don Georg, gli ha restituito qualche giorno fa, il 18 giugno, per dirgli addio. (ANSA).
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