Papa Francesco è arrivato alla cattedrale cattolica di Rabat, nel centro della città, nella Piazza di Golan, dove incontra il clero, i religiosi, le religiose e il Consiglio ecumenico della Chiese. E’ stato accolto all’ingresso della cattedrale dal parroco e da tre sacerdoti incaricati per la pastorale, i quali gli porgono il crocifisso e l’acqua benedetta per l’aspersione, e percorre la navata centrale, mentre la corale intona un canto.
I cristiani dialoghino sempre, contro odio e divisioni “Il cristiano, in queste terre, impara ad essere sacramento vivo del dialogo che Dio vuole intavolare con ciascun uomo e donna, in qualunque condizione viva”. Lo ha detto papa Francesco incontrando il clero. “Come non evocare – ha ricordato – la figura di San Francesco d’Assisi che, in piena crociata, andò ad incontrare il Sultano al-Malik al-Kamil? E come non menzionare il beato Charles de Foucauld che, profondamente segnato dalla vita umile e nascosta di Gesù a Nazaret, che adorava in silenzio, ha voluto essere un ‘fratello universale’? O ancora quei fratelli e sorelle cristiani che hanno scelto di essere solidali con un popolo fino al dono della propria vita?”. “È un dialogo che – ha proseguito citando il documento di Abu Dhabi -, diventa preghiera e che possiamo realizzare concretamente tutti i giorni in nome ‘della ‘fratellanza umana’ che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali. In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini”.
“La nostra missione di battezzati, di sacerdoti, di consacrati, non è determinata particolarmente dal numero o dalla quantità di spazi che si occupano, ma dalla capacità che si ha di generare e suscitare cambiamento, stupore e compassione; dal modo in cui viviamo come discepoli di Gesù, in mezzo a coloro dei quali noi condividiamo il quotidiano, le gioie, i dolori, le sofferenze e le speranze”. Ha detto il Papa incontrando il clero a Rabat. “Le vie della missione non passano attraverso il proselitismo”, che “porta sempre a un vicolo cieco, ma attraverso il nostro modo di essere con Gesù e con gli altri”. “Il problema – ha aggiunto – non è essere poco numerosi, ma essere insignificanti, diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo, o una luce che non illumina più niente”. “La preoccupazione sorge quando noi cristiani siamo assillati dal pensiero di poter essere significativi solo se siamo la massa e se occupiamo tutti gli spazi”, ha spiegato Francesco, ma “la vita si gioca con la capacità che abbiamo di ‘lievitare’ lì dove ci troviamo e con chi ci troviamo. Anche se questo può non portare apparentemente benefici tangibili o immediati”.
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