Silvio Berlusconi torna alla presunzione d’innocenza e riparte da una vecchia promessa: “blindare” le sentenze di assoluzione, per evitarne l’appello da parte dei pm. “Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili”, assicura il leader di Forza Italia. E’ il messaggio clou della sua pillola elettorale del giorno
Berlusconi: ‘Sentenze di assoluzione non saranno appellabili’
“La Corte costituzionale l’ha dichiarata illegittima”, ammonisce il presidente dei magistrati, Giuseppe Santalucia. La Suprema corte ha riconosciuto il carattere anti costituzionale in varie parti e ridotto all’osso la norma (resta in vigore per le sentenze di non luogo a procedere e quelle di condanna solo se l’imputato risulta colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio).
Il Pd stoppa l’idea perché “le assoluzioni non sono una priorità del Parlamento”, sottolinea il senatore Luciano D’Alfonso che ricorda che sul processo penale è stata approvata la riforma Cartabia. La lotta alla “malagiustizia”resta nel dna di Forza Italia, che non a caso è il partito che più ha spinto perché fosse nel programma elettorale del centrodestra. Tra i 15 punti, la giustizia occupa il terzo posto, affiancato alle riforme costituzionali (alias il presidenzialismo tanto caro a Giorgia Meloni) e alla sburocratizzazione. E in effetti gli alleati si allineano. Lo fa la Lega, attraverso Giulia Bongiorno: “L’inappellabilità delle sentenze di assoluzione è un’antica battaglia, sacrosanta e oggi più che mai attuale”, rimarca la senatrice e penalista, convinta che “se risultano assolte, le persone hanno diritto a riavere la propria serenità, libertà e dignità”. Sposa la proposta pure Fratelli d’Italia, anche se qualche distinguo non manca. “E’ decisamente fondata, ha un senso costituzionale, storico e politico”, è la premessa di Andrea Delmastro, responsabile del dipartimento Giustizia di FdI, che aggiunge: “Credo che debba essere valutata alla luce di una più organica riforma della giustizia”.
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