Con 3 voti contrari e 5 astenuti la Direzione nazionale del Pd, riunita al Nazareno, ha approvato nella notte le liste per le candidature in vista delle prossime elezioni. La riunione, convocata e slittata più volte nel corso della giornata, si è conclusa intorno alle 00.45. Gli esponenti della corrente di Base riformista, una ventina circa, non hanno partecipato al voto. Quindi non sono conteggiati né tra i 3 voti contrari né tra i 5 astenuti sulle liste.
“Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti. Ma è impossibile per la riforma del taglio dei parlamentari ma anche per esigenza di rinnovamento”. È un passaggio – secondo quanto si apprende da fonti Dem – dell’intervento del segretario del Pd, Enrico Letta, aprendo la riunione. “Potevo imporre persone “mie’ ma non l’ho fatto perche il Partito è comunità”, ha aggiunto, spiegando che ha “chiesto personalmente sacrifici ad alcuni. “Mi è pesato tantissimo -ha detto il leader Pd – Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte”.
Il segretario del Pd sarà candidato come capolista alla Camera in Lombardia e Veneto. È quanto si apprende da fonti Dem, mentre Carlo Cottarelli sarà capolista al Senato a Milano e il professore e microbiologo Andrea Crisanti sarà capolista in Europa. Tra le candidature in lizza ci saranno anche 4 giovani under 35 indicati come capolista. Sono: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Fonti del Pd assicurano che è stata rispettata la parità di genere nella composizione dei candidati nelle liste.
Tra le altre candidature scelte dal Pd per le prossime elezioni ci sarà il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, in lizza al collegio proporzionale in Toscana, al quarto posto. Su di lui erano circolate voci sul rischio di una mancata candidatura o una mancata elezione. In corsa pure il senatore Tommaso Nannicini, che sarà candidato in un collegio contendibile.
La senatrice Monica Cirinnà, uscendo dalla direzione del Pd, ha annunciato che “La mia avventura parlamentare finisce qui”. “Domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura – ha spiegato – Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori”. Cirinnà ha poi indicato che “non ho votato queste liste ma credo che anche altri rinunceranno”.
Tra i big esclusi dalle liste del Pd ci sarebbe anche Luca Lotti. Il suo nome non compare nelle liste dei candidati che correranno nei collegi per elezioni del 25 settembre, spiegano diversi partecipanti alla Direzione nazionale del Pd.
Il Ferragosto dei politici
Non si vedono, se non in foto. Alcuni twittano. Altri latitano pure dai social, ma è il puzzle delle candidature nei collegi ad agitare le acque, soprattutto nel Pd alle prese con le new entry dettate dalle recenti alleanze e gli esclusi, inevitabilmente più numerosi a causa del taglio dei parlamentari che incombe. E’ lo strano Ferragosto dei leader politici italiani, condizionati per la prima volta dal conto alla rovescia per il voto del 25 settembre.
A tenere i conti dei giorni mancanti è Matteo Salvini con un lapidario “-41” e lo slogan della sua campagna elettorale, “Credo,” aggiunto a ogni tweet. Per il leader della Lega, il battage procede sui social e sui temi più sentiti. Dalla flat tax – promessa anche a dipendenti e pensionati – agli sbarchi di migranti. Auguri di Ferragosto con la foto di un abbraccio alla figlia, sul divano, per Giorgia Meloni, mentre Silvio Berlusconi sceglie uno scatto a tavola con la compagna Marta Fascina.
Il segretario del Enrico Letta, in una lettera al Corriere di Bologna, ha spiegato che la possibile candidatura di Casini nel collegio uninominale di Bologna per la coalizione di centrosinistra rappresenta una “voce” a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra potrebbe volere cambiare.
“La legge elettorale attuale – scrive in un passaggio della missiva – è pessima: io non l’ho votata e la considero un errore gravissimo. Ma è in vigore e va quindi usata, nel bene o nel male. Nei collegi proporzionali ogni lista presenta i suoi candidati. E a Bologna e in Emilia-Romagna – prosegue Letta – il Pd locale esprimerà ovviamente i propri, emanazione delle diverse federazioni territoriali. Poi ci sono i collegi uninominali, in comune con le diverse liste della coalizione. È in molti di questi collegi che, come coalizione, presenteremo candidati non strettamente riconducibili ai diversi partiti”. Tra cui, presumibilmente, Casini. E questo, osserva il segretario Dem in un altro passaggio della lettera “per una ragione principale. È possibile, non probabile ma possibile, che nella prossima legislatura si tenti un assalto alla Costituzione da parte della destra”. Si tratta, argomenta, di “un disegno nefasto. Da sventare”.
Quindi, evidenzia ancora, “credo, in questo senso, che la voce di Casini potrebbe dare un contributo importante e utile ad allargare il sostegno intorno a noi e a rendere più efficace il nostro compito a tutela della Costituzione”. Ed è “da questa preoccupazione”, quella di un mutamento della Carta Costituzionale , conclude Letta, “che origina l’idea di chiedere a Casini di essere in Parlamento per la difesa della Costituzione contro ogni torsione presidenzialista”.
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