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    Senato: sito offline per oltre 2 ore. 'Guasto informatico'

    Torna online il sito del Senato, che non è stato raggiungibile stamani per almeno due ore per un problema del sistema informatico.
    Fonti di Palazzo Madama, avevano spiegato che i tecnici erano al lavoro per riattivare il collegamento. Al momento si esclude l’ipotesi di un attacco hacker, come è avvenuto nei mesi scorsi.   

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    Gualtieri, termovalorizzatore? Preoccupa stabilità governo

    (ANSA) – ROMA, 14 LUG – “Preoccupato per il voto al decreto
    aiuti che potrebbe bloccare il termovalorizzatore? Sono
    preoccupato per la stabilità di governo, che è importante in un
    momento così decisivo”. Lo ha detto Roberto Gualtieri, sindaco
    di Roma, a margine della conferenza stampa di presentazione
    degli Europei di nuoto in programma nella Capitale. “Abbiamo il
    Pnrr e il dovere di non sprecare quest’opportunità che ci siamo
    prefissati in Europa, sono preoccupato per questo. Il decreto
    sarà approvato”, ha aggiunto. (ANSA).   

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    Fiducia sul decreto Aiuti, il M5s al bivio – IL PUNTO ALLE 13

     Il governo pone la fiducia sul decreto Aiuti al Senato. Salta anche l’ultima ipotesi di mediazione con i Cinque Stelle lanciata dal ministro pentastellato D’Incà (e cioè ok al testo senza fiducia). La prossima mossa tocca a Conte e ai senatori del Movimento: se alle 15 voteranno la fiducia il governo andrà avanti altrimenti Draghi salirà al Quirinale nel pomeriggio e toccherà al presidente della Repubblica Mattarella decidere i nuovi passaggi di una crisi che sarebbe di fatto aperta.    L’Europa guarda all’Italia ‘con preoccupato stupore’, dice il commissario Gentiloni, che presenta le nuove stime del Pil riviste al rialzo per il nostro Paese: +2,9% nel 2022, ma con la forte incertezza per il 2023, che sarebbe anno elettorale se non ci fossero precipitazioni improvvise, quando dovremmo essere gli ultimi per crescita tra i 27. L’Italia sarebbe la buona notizia che l’Ue può dare cisto che Germania e Francia si trasformano nei grandi malati d’Europa. Ma la crisi imminente cambia le carte in tavole e le previsioni, con lo spread che sale oltre quota 210, il rendimento del Btp decennale a 3,35% e Piazza Affari che perde il 2%.    La giornata è ‘complicata’, dice con un eufemismo il ministro Franceschini, mentre Letta definisce ‘improbabile’ l’ipotesi che Draghi accetti di tirare a campare altri nove mesi con una maggioranza senza M5s: ‘Se altri si sfileranno, la parola passerà agli italiani e noi saremo pronti ad andare di fronte agli italiani con il nostro progetto per il futuro dell’Italia’.    Forza Italia attende con rispetto le decisioni di Draghi e le indicazioni di Mattarella e non teme le urne, fa sapere Berlusconi: ‘I numeri dicono che il governo potrebbe proseguire il suo lavoro fine a fine legislatura anche senza il M5s. È chiaro e innegabile che eventuali elezioni anticipate in un momento così delicato per l’Italia saranno da attribuire unicamente all’atteggiamento irresponsabile dei Cinque Stelle.    Se dovesse accadere, andare alle urne non ci preoccupa. Siamo certi che il risultato elettorale premierebbe il centrodestra’.    ‘Stupita e preoccupata’ la Lega, che lavora per arrivare a una posizione unitaria del centrodestra e si prepara alle elezioni anticipate: ‘Piuttosto che perdere mesi preziosi con inutili e logoranti tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani’.    Da Palazzo Chigi e dal Quirinale nessun segnale in attesa di verificare che i Cinque Stelle compiano lo strappo. La giornata è segnata intanto dalla morte a 98 anni di Eugenio Scalfari, protagonista da giornalista e con Repubblica, della storia del Paese degli ultimi 70 anni.    La sua scomparsa ‘lascia un vuoto incolmabile nella vita pubblica del nostro Paese – afferma il presidente del Consiglio – È stato assoluto protagonista della storia del giornalismo nell’Italia del dopoguerra. La chiarezza della sua prosa, la profondità delle sue analisi, il coraggio delle sue idee hanno accompagnato gli italiani per oltre settant’anni e hanno reso i suoi editoriali una lettura fondamentale per chiunque volesse comprendere la politica, l’economia. Ha accompagnato il suo amore per il giornalismo all’impegno civile e politico, all’alto senso delle istituzioni e dello Stato. A me mancheranno molto i nostri confronti, la nostra amicizia’, conclude Draghi.    

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    Scalfari, i libri e la passione per la scrittura

    ‘Scrivere’. È sempre stata la vera passione di Eugenio Scalfari come racconta lui stesso nel prezioso ‘Racconto autobiografico’ pubblicato nel Meridiano Mondadori ‘La passione dell’etica. Scritti 1963-2012’ dedicato al grande giornalista e scrittore, fondatore de La Repubblica, con un saggio introduttivo di Alberto Asor Rosa.
    Il ‘Racconto’ che sostituisce, in via del tutto speciale, l’abituale Cronologia dei Meridiani, vede Scalfari ripercorrere la propria vita (lo scopriamo anche direttore di una casa da gioco a Chianciano, nel ’46), ma soprattutto lascia spazio alle confidenze più intime e profonde.
    “Ho avuto il desiderio di viaggiare nel mondo esterno e dentro di me. Questo è stato il privilegio del quale sono grato alla sorte e alle circostanze e agli incontri che l’hanno punteggiato e arricchito”, dice Scalfari. Si capisce così il suo amore per il giornalismo documentato in un’ampia antologia di 88 testi, selezionati da lui stesso – fra i quali ‘L’avvocato di panna montata’ su Gianni Agnelli, la famosa intervista a Enrico Berlinguer, ‘Dove va il Pci? e ‘Silvio Berlusconi adorabile canaglia…’ – e la ricerca della natura umana compiuta attraverso i suoi libri di cui il Meridiano ne include sei. Con l’inconfondibile attenzione ai dettagli e la precisione nel raccontare i particolari, Scalfari scrive della sua infanzia di figlio unico, preoccupato che i genitori si separassero; il forte legame con la madre, con la quale guardava dal balcone della casa di Civitavecchia, dove è nato il 6 aprile del 1924, le barche da pesca stendere le reti; la scuola, i buoni risultati, i trasferimenti a Roma e poi a Sanremo nel 1938 ‘il luogo dove il viaggio ebbe il suo consapevole inizio…’ e dove Scalfari fu accolto come ‘terrone’ e chiamato in un primo tempo ‘Napoli’.
    A Sanremo fu soprattutto compagno di banco, in seconda e terza liceo, di Italo Calvino, figura fondamentale rievocata nei suoi libri e in molte occasioni. ‘Quello con Italo del resto è stato per me – e forse anche per lui – un rapporto essenziale perché il nocciolo del nostro modo di pensare e di sentire ce lo formammo insieme, sicchè quando parlo di me non posso fare a meno di parlare anche di lui’, spiega Scalfari.
    In una vita in cui ‘non si è mai tanto divertito quanto lavorando’ Scalfari parla di Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti come dei suoi ‘padri di giornalismo e di politica’, ricorda gli anni dell’Università, in cui ebbe il primo contatto con il giornalismo e collaborava con ‘Roma Fascista’. “Ero cresciuto nel fascismo come tutti i giovani della mia età”, spiega. Rievoca gli anni alla Bnl come capo dell’ufficio ‘merci-estero’ a 26 anni, la collaborazione con il Mondo, il matrimonio con Simonetta de Benedetti nel ’54 a Londra e poi, nel ’59 a Roma, la direzione dell’Espresso dal 1963 al 1968 e la decisione di fondare un quotidiano nazionale che ‘mi portavo dentro fin dal 1954’ e che diventò realtà nel luglio del ’75 quando ‘nella villa di Sommacampagna di Giorgio Mondadori, in una notte di temporale estivo cui seguirono le stelle, firmammo l’atto di costituzione della società editrice. Era un sabato, la domenica andammo tutti ad ascoltare l’Aida all’Arena di Verona. Così cominciò quella bellissima avventura’, racconta.
    Scalfari individua anche diverse fasi nella storia di Repubblica fra cui quella cruciale del ’78, quando fu rapito e poi ucciso Aldo Moro e in cui nacque il ‘partito della fermezza’, di cui faceva parte Repubblica, contrapposto a quello della ‘trattativa’. Dopo i saggi filosofici, il suo esordio narrativo è nel 1998 con ‘Il labirinto’, tornato in libreria nel 2016 con la prefazione dello stesso Scalfari. Nei sei libri del Meridiano a partire da ‘Incontro con io’ del 1994, a ‘Per l’alto mare aperto’ e ‘Scuote l’anima mia eros’ del 2011 compie un viaggio dentro se stesso. Nel Meridiano ci troviamo di fronte, come spiega Asor Rosa, a uno ‘Scalfari storico, ossia, più o meno, quel che lui è stato’ e a uno ‘Scalfari ideale, colui che oggi si rilegge e si ripensa’. I suoi pensieri, la gioia e fatica di vivere Scalfari li ha raccontati, usando per la prima volta la forma del diario, anche ne ‘L’allegria, il pianto, la vita’ Einaudi, 2015) e nella commovente dichiarazione d’amore per la vita ‘L’ora del blu’ (Einaudi, 2019) dove lo scopriamo poeta. Tra gli ultimi libri, nel 2019, ‘Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il cardinale Carlo Maria Martini’, sempre per Einaudi, il suo editore.

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    Addio Scalfari, direttore-filosofo che fondò Repubblica

    Per molti è stato ‘il Fondatore’ o anche ‘Barbapapà’, per la barba patriarcale, che unita al suo carattere deciso e vivace era parte integrante del suo personaggio. Ambizioso, autorevole, d’intelligenza acuta, portato a decidere in prima persona sempre su tutto: queste le virtù e nello stesso tempo i difetti di Eugenio Scalfari che lo hanno portato a trasformare il giornalismo italiano. Giornalista e molto di più, direttore e molto di più, prima di scoprire la vocazione per la filosofia che l’ha portato anche in dialogo con papa Francesco su temi altissimi e contingenti. Alto e basso sono state un po’ le caratteristiche della sua esperienza di vita, puntando sempre in alto senza disdegnare la tenzone, politica, culturale, persino teologica.
    Nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924, Scalfari è stato il primo direttore-manager dell’editoria italiana, padre di due creature editoriali, L’Espresso e Repubblica, nate dal nulla ma che in pochi anni non solo hanno raggiunto i vertici della diffusione, ma hanno anche lasciato un’impronta indelebile nella storia del Paese.
    Dopo la giovinezza a Sanremo, dove al liceo classico ebbe come compagno di banco Italo Calvino, inizia a scrivere su alcune riviste fasciste, per venire poi espulso in quanto ritenuto un imboscato. Nei primi anni ’50 inizia con il Mondo di Pannunzio e l’Europeo di Arrigo Benedetti. Nel ’55 con quest’ultimo fonda L’Espresso, primo settimanale italiano d’inchiesta. Scalfari vi lavora nella doppia veste di direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. E quando Benedetti gli lascia il timone nel ’62, diventa il primo direttore-manager italiano, una figura all’epoca assolutamente inedita per l’Italia. Questo doppio ruolo sarà poi anche uno dei fattori del successo di Repubblica. L’Espresso intanto conquista un ruolo importante per il suo coraggio, le inchieste, le battaglie civili. Dopo l’inchiesta sull’Immobiliare, le sofisticazioni alimentari, i poteri nella grande editoria, Scalfari promuove, spesso conducendole in prima persona, inchieste sulla nazionalizzazione dell’energia elettrica, lo scandalo della Federcorsorzi, fino alle rivelazioni scritte con Lino Jannuzzi dei tentativi di golpe di De Lorenzo (’64) che causano pesanti contraccolpi nella vita politica italiana.
    Scalfari viene additato come uno dei principali nemici della Dc, della Montedison, dell’Iri. Proprio sulla scia della campagna sul caso Sifar-De Lorenzo, il Psi gli offre una candidatura in Parlamento che lo porta a diventare deputato nel ’68. La sua carriera parlamentare dura solo una legislatura, mentre i suoi editoriali della domenica sono un appuntamento fisso per decenni. Inizia in quegli anni il gelo con Bettino Craxi che poi sfocerà nelle dichiarate reciproche ostilità su Repubblica negli anni ’80 (e dell’84 il su libro ‘L’anno di Craxi’ con il polemico sottotitolo ‘o di Berlinguer?’).
    Repubblica è la seconda grande impresa di Scalfari, una sfida per creare un giornale d’elite e di massa che il ‘Fondatore’ dirige e controlla in tutto e per tutto. Quello di Repubblica non è comunque un successo scontato. Dopo un anno di attività vende 70mila copie avendo un break-even di 140mila, rischia la chiusura, ma negli anni ’80 comincia un’escalation che porta il giornale formato tabloid a vendere più di 500 mila copie. Nell’86 si arriva per la prima volta al sorpasso in edicola sul Corriere della Sera e, secondo alcuni, alla fondazione di una specie di partito politico, il ‘partito di Repubblica’ che negli anni ’80 si contraddistingue negli attacchi a Craxi e al feeling con la Dc di De Mita e con il Pci di Berlinguer.
    Poi segue una stagione di vicissitudini proprietarie con il tentativo dell’eterno avversario Silvio Berlusconi di scalare il giornale, conclusa in tribunale con il Lodo Mondadori. Fase che porta infine al consolidamento della posizione acquisita. Negli anni ’90 Scalfari comincia a mollare la presa, dopo aver lasciato il consiglio di amministrazione e annunciato varie volte l’intenzione di lasciarne la guida, dà l’addio a Repubblica che nel frattempo ha cambiato veste grafica.
    “Vi lascio il rosmarino per i ricordi, le viole per i pensieri”: è con queste parole che il 3 maggio del 1996 si congeda dopo ’20 anni tre mesi e 2 giorni’ da Repubblica tra le lacrime e gli applausi dei suoi redattori. Scalfari – che lascia il posto a Ezio Mauro, ma resta editorialista del quotidiano – vuole ora sperimentare cosa può fare come individuo senza più ruoli di sorta ‘anche perché – dice salutando i colleghi di Piazza Indipendenza – per chi ha diretto questo giornale qualsiasi altro ruolo è marginale’.
    Negli ultimi anni si è dedicato soprattutto alla scrittura, volumi come l’autobiografia uscita per i suoi 90 anni nel 2014 allegata al quotidiano. Scalfari non ha mai temuto di confrontarsi con i numi tutelari della filosofia moderna. Da Pascal a Montaigne, da Voltaire a Kant, da Nietzsche a Hegel (in ‘Incontro con io’) affronta i temi cari all’Illuminismo (in ‘Alla ricerca della morale perduta’). Nel suo primo romanzo ‘Il labirinto’, uscito nel ’98, erano il rapporto tra sentimenti e ragione, il ruolo che il pensiero esercita nella quotidiana esistenza dell’uomo e il contrasto tra aspirazioni profonde e realtà i temi al centro della sua riflessione, sviluppata poi ancora in ‘L’uomo che credeva in Dio’, ‘Per l’alto mare aperto’, ‘Scuote l’anima mia Eros’, ‘La passione dell’etica’, ‘L’amore, la sfida, il destino’.
    A un suo intervento su fede e laicità, lui che da sempre si dichiarava ateo, rispose Papa Francesco, con una lettera a Repubblica pubblicata l’11 settembre del 2014. L’incontro diventa un libro nel 2019, ‘Il Dio unico e la società moderna. Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini’.

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    Morte di Eugenio Scalfari: da Giannini a Civiltà Cattolica, l'addio su Twitter

    L’emozione per la morte di Eugenio Scalfari, figura chiave del giornalismo italiano, grande testimone del ‘900, invade anche i social.
    “Ciao Direttore, con te se ne va la nostra storia, la nostra anima, la nostra Repubblica”, scrive su Twitter Massimo Giannini, già vicedirettore del quotidiano fondato da Scalfari e oggi alla guida della ‘Stampa’.

    Ciao Direttore, con te se ne va la nostra storia, la nostra anima, la nostra Repubblica. #Scalfari pic.twitter.com/dOZXLCrWXg
    — Massimo Giannini (@MassimGiannini) July 14, 2022

    “Addio Direttore. Lavorare con te è stata la cosa più bella che potesse capitarmi nella mia vita di giornalista”, è il commento di Sebastiano Messina.

    Addio Direttore. Lavorare con te è stata la cosa più bella che potesse capitarmi nella mia vita di giornalista. #Scalfari pic.twitter.com/lXbjg8uvdM
    — Sebastiano Messina (@sebmes) July 14, 2022

    “Direttore, precursore, fondatore del giornalismo moderno. Con la morte di Eugenio Scalfari si chiudono tante pagine della nostra storia, della nostra vita, se ne va un secolo di giornalismo. Un giorno triste per tutto il Paese”, è il tweet di Myrta Merlino.
    Per Franco Siddi, già segretario della Federazione nazionale della stampa, Scalfari è stato “una personalità di primo piano del Giornalismo, dell’Editoria, della Scienza Politica. Un protagonista del Secondo Novecento italiano. Omaggio, rispetto, deferenza. Cordoglio”.
    “Ci ha lasciato un gigante del giornalismo e della storia italiana: addio a Eugenio Scalfari. L’intervista sulla questione morale a Berlinguer è uno dei gioielli che Eugenio ci ha lasciato”, riflette Luca Telese.

    Ci ha lasciato un gigante del giornalismo e della storia italiana: addio a Eugenio #Scalfari. L’intervista sulla questione morale a Berlinguer è uno dei gioielli che Eugenio ci ha lasciato
    — Luca Telese (@lucatelese) July 14, 2022

    Anche La Civiltà Cattolica rende omaggio al ‘Fondatore’ postando un editoriale del 2016: “Non considerare nulla come definitivamente perduto. ‘Questo insegnamento di Papa Francesco non è soltanto religioso, è anche culturale e perfino politico’. Ricordiamo così Eugenio Scalfari”.

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    Morto Eugenio Scalfari, LE FOTO

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