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    Il 24 riunione Agcom su presenze tv e duelli tra leader

    (ANSA) – ROMA, 21 AGO – L’Agcom, nella prossima riunione, già
    convocata per mercoledì 24 agosto alle 15.30, dopo la
    presentazione delle liste elettorali,
    esaminerà il monitoraggio della campagna elettorale a proposito
    della par condicio e la lettera del presidente della Vigilanza
    Rai Barachini e altre segnalazioni relativa alle ‘modalità di
    organizzazione’ delle presenze delle forze politiche a Porta a
    Porta, ‘in particolare nella fase conclusiva’ del periodo
    elettorale. È quanto si legge in una nota dell’Autorità per le
    garanzie nelle comunicazioni. (ANSA).   

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    Italexit candida militanti Casapound e no vax

     Italexit sembra essere riuscita a raccogliere le firme necessarie ed è tra i primi partiti a presentare le liste alle Corti di Appello. Il movimento antisistema del parlamentare, ex M5s, Gianluigi Paragone, ha deciso di puntare su nomi che, quantomeno, si potrebbe definire di rottura.    Nel Lazio 1, candidata come capolista in due plurinominali, l’esponente di Casapound Carlotta Chiaraluce. Conosciuta per un ‘record’ di preferenze nel municipio di X di Roma, ad Ostia, la militante del movimento di estrema destra, sposata con il portavoce nazionale Luca Marsella, oggi tenta quindi la corsa a un seggio alla Camera dei deputati. Sul suo profilo twitter la sua campagna elettorale è già partita: “Saremo la voce di coloro che sono stati emarginati, ghettizzati, e lasciati senza lavoro dal governo Draghi”, si legge in un post con annessa la foto di un suo manifesto elettorale.    La candidatura di esponenti della destra radicale all’interno delle liste di Italexit era stata alla base della rottura dell’alleanza elettorale siglata con Alternativa, il movimento dell’ex cinquestelle Pino Cabras, ma la esponente di Casapound ha avuto la meglio e se il movimento di Paragone supererà lo sbarramento, lei siederà tra gli scranni di Montecitorio. In ogni caso quella di Chiaraluce, non è certo l’unica candidatura su cui Paragone punta: sempre nel Lazio, tra le fila di Italexit, si candiderà anche l’ ex vicequestore no vax Nunzia Schillirò.    Un ex Casapound sarà schierato anche in Calabria e come capolista alla Camera: si tratta Massimo Cristiano. Nelle Marche, invece, alla Corte di Appello di Ancona, i rappresentati, arrivati per primi, hanno confermato che tra i canditati di punta per la corsa alla Camera nell’uninominale di Pesaro ci sarà anche Stefano Puzzer, leader della protesta dei lavoratori portuali poi divenuto simbolo nella battaglia contro il Green pass. A rendere ufficiale la candidatura Massimo Gianangeli, coordinatore regionale del movimento, che presentando le liste ha anche annunciato che capolista per il Senato ci sarà l’infermiere e sindacalista Enzo Palladino, altra “icona della lotta contro il ricatto vaccinale”.    

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    Elezioni: Albertini non è candidato, scintille con Calenda

    Gabriele Albertini non è candidato alle prossime elezioni: la sua avventura politica con il terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda è finita in un fuoco di paglia, anzi in uno spettacolo di fuochi d’artificio fra l’ex sindaco di Milano e il fondatore di Azione con scambio di accuse e frecciate.    Sembrava fatta per una sua candidatura. Il problema è stato dove. L’ex sindaco intendeva correre nella sua Milano, dove è stato primo cittadino per due mandati e dove ancora chi lo ferma per strada lo chiama “sindaco”. Ma il collegio, nella ripartizione, toccava al partito di Calenda che ha deciso di mettere Enrico Costa, sottosegretario uscente e vicesegretario di Azione.    “A Carlo Calenda ho scritto che rispetto, ma non condivido la sua scelta minimalista, cioè conservare i seggi blindati per gli uomini di Azione – ha spiegato Albertini in una intervista al Giorno -. Non mi ha neppure risposto”. Non gli ha risposto via messaggio, ma oggi sui social è parecchio piccato.    “Non vedo Albertini dall’epoca di Scelta Civica, direi quasi dieci anni – ha commentato Calenda -. Una settimana fa ha chiesto una doppia candidatura a Milano con un messaggio. Non essendo mai stato iscritto ad Azione, mi è sembrata una proposta quantomeno stravagante”.    Albertini non ha rilanciato. In vece sua ha risposto Guido Della Frera, deputato uscente molto vicino all’ex sindaco che si è dimesso da coordinatore regionale di Italia al centro nei giorni della nascita dell’alleanza fra Azione e Italia viva e che ha deciso di non ricandidarsi.
    “Stravagante – ha commentato – è da parte di Carlo Calenda non comprendere che per costituire il Terzo Polo, liberale e riformista, un leader illuminato deve allargare il proprio consenso, così come aveva immediatamente compreso Matteo Renzi prima dell’accordo elettorale con Azione, invitando in lista uomini come l’ex sindaco Gabriele Albertini” che “nella sua lunga storia non ha mai preso tessere di partito, offrendosi sempre come civil servant e dando così tanti risultati, che ancor oggi sono nella quotidianità e nella memoria dei milanesi”.
    Ad Albertini, ha spiegato l’ex sindaco, il posto come capolista a Milano era stato offerto “con una gradita telefonata di Maria Elena Boschi”. E adesso, confermando che voterà il Terzo polo, dice di avere una scommessa aperta con Calenda: “Io penso che possa superare il 10%, lui mi ha detto che supererà il 20%. Abbiamo scommesso un pranzo da Carlo Cracco”. Forse l’occasione di rivedersi dopo dieci anni.    

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    Elezioni: Lotito candidato per FI in Molise al Senato

    Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, è candidato per Forza Italia in Molise al Senato. Nella stessa regione, per la Camera, correrà il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa.
    E’ quanto si apprende da fonti del centrodestra.   

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    Sisma Ischia, Mattarella: 'Necessaria una rapida ricostruzione'

        “Sono trascorsi cinque anni dalla tragedia provocata dal terremoto che il 21 agosto del 2017 ha colpito l’isola di Ischia, in particolare i Comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno. Nella ricorrenza del catastrofico evento desidero anzitutto ricordare le vittime e con esse il dolore dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza. Allo stesso tempo desidero esprimere gratitudine, per l’intervento immediato che hanno assicurato, alla Protezione civile, ai Vigili del fuoco, alle Forze dell’ordine e alla Croce Rossa, nonché per l’intervento di coloro che si sono prestati a dispiegare il loro impegno solidale nei confronti di chi in quel momento si trovava in condizioni di vulnerabilità. È necessario oggi sviluppare un rapido percorso di ricostruzione, capace di rimuovere gli effetti nefasti del sisma, avvalendosi del comune impegno delle popolazioni colpite, dell’unione degli sforzi tra i cittadini e della collaborazione tra istituzioni e società civile”. Lo sottolinea il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione.

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    Alexander Dugin, l'eminenza grigia di Putin

    “Una guerra santa contro l’Anticristo e il satanismo” rappresentato dal “moderno sistema di valori occidentali”: Alexander Dugin ha definito così l’invasione russa dell’Ucraina, “una questione di essere o non essere” che la Russia farà di tutto per vincere, “anche fino a una collisione nucleare”.    In Occidente si è guadagnato l’appellativo di ‘Rasputin di Putin’, o anche di ‘cervello’ dello zar, perché nei discorsi del leader del Cremlino le parole d’ordine di Dugin sono sempre più frequenti. A cominciare dal concetto di ‘Nuova Russia’ per indicare i territori ucraini da “liberare”, oppure i ripetuti richiami all’ortodossia russa che lo zar sbandiera facendosi immortalare in chiesa e presentandosi come paladino della cristianità e della tradizione.    E non mancano le sortite in Italia del filosofo padre della ‘Quarta Teoria Politica’ (scavalcando fascismo, comunismo e liberalismo) che nel 2018 ha benedetto il governo gialloverde.    “Ha vinto Salvini, che con le sue felpe e le sue magliette ha contribuito a far smetter di demonizzare il populismo, e anche i Cinque Stelle. Insieme a loro ha vinto il popolo, in questa nuova lotta contro le élite per ritrovare la propria identità”, disse allora. La “grande simpatia” per il leader leghista, che Dugin aveva intervistato a Mosca nel 2016, è però durata poco.    “La sua trasformazione in senso atlantista e liberale è un peccato, perché ha perduto la dimensione del vero populismo”, commentò Dugin un paio di anni fa, deluso per “l’influenza della destra liberale Usa su Salvini”. In una delle ultime uscite il nuovo Rasputin aveva indicato in Giorgia Meloni la nuova favorita, per le sue critiche alle misure anti-Covid e la distanza “dalle politiche fallimentari del globalista e liberale Draghi”: “Ho un presentimento, si farà strada”, il vaticinio.    Dugin, 60 anni, figlio di un ufficiale dell’intelligence sovietica, arrivò alla ribalta delle cronache russe all’inizio degli anni ’90, in pieno disfacimento dell’Urss. All’epoca scriveva sul quotidiano di estrema destra Den, dove nel 1991 pubblicò il suo manifesto: ‘La grande guerra dei Continenti’.    Teorizza che la Russia sia “un’eterna Roma” che ha il compito di combattere il materialismo e l’individualismo dell’Occidente, “eterna Cartagine” da radere al suolo. Poi fondò il partito nazional-bolscevico, assieme al rocker della letteratura russa Eduard Limonov, un mix di elementi ideologici fascisti e comunisti per superare entrambi. Tanto che la bandiera dell’organizzazione era una falce e martello in un cerchio bianco su sfondo rosso, una sorta di svastica comunista insomma.    Nel 1997 il suo ‘The Foundations of Geopolitics: The Geopolitical Future of Russia’ diventa un bestseller, così popolare da essere venduto anche nei supermercati. Indica, aprendo la strada agli ingegneri del caos, gli strumenti per destabilizzare l’Occidente, Stati Uniti in testa: disinformazione e soft power. “L’Eurasia e il cuore della Russia rimangono teatro di una nuova rivoluzione. Il nuovo impero euroasiatico verrà costruito sulla base del principio fondamentale del nemico comune: il rigetto dell’atlantismo, del controllo strategico americano, il rifiuto di consentire ai valori liberali di dominarci”, scriveva.    Nel 2002, due anni dopo l’ascesa di Putin al Cremlino, battezza la nascita del partito ‘Eurasia’, che attira molti esponenti dell’entourage del nuovo zar. Nel 2014 è in prima linea nel sostegno ai separatisti filorussi del Donbass, ma i suoi proclami incendiari sono giudicati all’epoca eccessivi, soprattutto quando fa appello al “massacro” degli ucraini, e gli costano un ruolo prestigioso all’Università statale di Mosca, dalla quale viene cacciato. Ciononostante, Dugin diventa ospite fisso dei talk-show in tv, la prova secondo molti dell’ampio consenso di cui gode ai piani più alti del Cremlino.   

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    Speranza: “Meloni e Salvini siano chiari sui vaccini”

    “Il mio sottosegretario alla Salute, che è di centrodestra e ha idee diverse dalle mie, forse non sarà neanche candidato, forse perché è troppo pro vax? Invito tutti a dire con chiarezza che l’evidenza scientifica è fondamentale e che sui vaccini non si indietreggerà di un millimetro.Sfido Salvini, Meloni e altri a dirlo con chiarezza. Gli italiani hanno diritto a saperlo”. Così Roberto Speranza, ministro della Salute e segretario di Articolo 1, ospite di ‘Mezz’ora in più’ su Rai3. Il riferimento è al sottosegretario Andrea Costa.
    Speranza ha citato alcuni esponenti di centrodestra come Borghi della Lega o Malan di Fratelli d’Italia: “Vada a vedere i loro tweet. Mi auguro che ci siano parole chiare su questo”.
    “Il 26 settembre o vince la destra di Salvini e Meloni, che per me è un male per il Paese, o vinciamo noi. Questa è posta in gioco. Dividersi è un errore”, ha affermato Speranza. “Di fronte a questo bivio non ci si può dividere e serve una grande alleanza vera – ha aggiunto – mettendo insieme tutte le forze democratiche e progressiste. Le altre forze in campo possono fare rappresentanza, ma con questa legge elettorale il 37% dei seggi va con collegi uninominali e quindi basta un voto in più per vincere. Disperdere anche solo un voto significa favorire la destra”.
    “Non penso sarà semplice, perché ciascuno in queste elezioni lavorerà per far vincere una parte, poi si vedrà”, ha detto Speranza parlando dell’ipotesi di un ritorno in campo di Mario Draghi, dopo le elezioni. E ha aggiunto: “Ho lavorato con Draghi venendo da una tradizione di sinistra, perché io sono di sinistra lo dico serenamente, ho visto che prima di me Conte non è riuscito a dirglielo. Io ho trovato nel presidente Draghi attenzione alle questioni sociali”, riferendosi alla presenza – nello stesso studio tv – del presidente del M5s, Giuseppe Conte.

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    Tremonti: “Alle elezioni mi candiderò con FdI”

    “Direi di sì e lunedì tutto sarà pubblico. Comunque se vuole tolgo il ‘direi’ e dico sì'”. Così l’ex ministro Giulio Tremonti annuncia la sua candidatura per Fratelli d’Italia alle prossime elezioni. L’ha detto a ‘Mezz’ora in più’ in onda su Rai3.