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    Elezioni: Parolin auspica che i toni si smorzino

    (ANSA) – ROMA, 20 SET – Il segretario di stato Vaticano
    Pietro Parolin ha auspicato che “i toni della campagna
    elettorale si smorzino” e che “si metta al primo posto il bene
    del Paese”: Lo ha detto lui stesso rispondendo ad una domanda
    dei giornalisti italiani a margine di un premio assegnato al
    premier Mario Draghi a New York. “Quello che posso dire è che i
    toni della campagna si smorzino, come ha detto anche il Papa
    recentemente” e che “si mettano al primo posto il bene del Paese
    e le necessità della gente”, ha detto. “Se si fa questo sforzo –
    ha aggiunto – ecco allora che i toni si smorzano, non ci sono
    più quelle contraddizioni che vengono messe in rilievo. Allora
    si servono concretamente i bisogni della gente, le esigenze che
    sono stante e quello che possiamo augurarci è che vada bene per
    le prossime elezioni, manca ormai solo una settimana”. (ANSA).   

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    FdI: Calogero Pisano sospeso da ogni incarico

    In passato avrebbe scritto sui social parole di apprezzamento per Adolf Hitler, oltre che di sostegno per Vladimir Putin. E oggi Calogero Pisano, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia ad Agrigento e candidato alle prossime elezioni, è stato sospeso “con effetto immediato” da tutti gli incarichi nel partito guidato da Giorgia Meloni dopo che erano arrivate le proteste, fra le altre, della comunità ebraica di Roma.
    Il caso è stato sollevato da un articolo pubblicato su repubblica.it sotto il titolo “Calogero Pisano, il candidato FdI che inneggia a Hitler e Putin”. E fra i primi a rilanciare la polemica era stato il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano: “Hitler ‘un grande statista’. ‘Io sto con Putin’. A dirlo è un candidato di Meloni alla Camera ad Agrigento, parte del mio stesso collegio. Cosa diranno, ora? È goliardia? La fiamma nel simbolo, i fascisti in lista… È proprio vero, ‘le radici profonde non gelano mai'”, aveva scritto Provenzano su Twitter.
    Ma soprattutto sono arrivate le proteste di Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma: “È inaccettabile – ha scritto – l’idea che nel prossimo Parlamento possa sedere chi inneggia a Hitler. L’ho detto in riferimento a un candidato di un altro partito e lo ripeto qui: non può esserci spazio per chi legittima l’odio”.
    La risposta di Fratelli d’Italia è arrivata poche ore dopo con un comunicato perentorio in cui si annuncia che Calogero Pisano “è sospeso con effetto immediato da Fratelli d’Italia. È sollevato da ogni incarico di partito, a partire da quello di coordinatore provinciale di Agrigento e di componente della direzione nazionale”. Inoltre il partito di Giorgia Meloni precisa che “da questo momento in poi Pisano non rappresenta più Fdi a ogni livello e a lui viene inibito anche l’utilizzo del simbolo”. Infine si annunciano altre possibili sanzioni in arrivo perché lo stesso Pisano è stato “deferito al collegio di garanzia del partito per ogni ulteriore decisione”.

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    Salvini a Bloomberg: “Durante la guerra ho cambiato idea su Putin”

    “La mia opinione su Putin è davvero cambiata durante la guerra, perché quando qualcuno inizia a invadere, bombardare, inviare carri armati in un altro paese, beh, tutto cambia”. Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, a Bloomberg.
    Quello che per Matteo Salvini non cambierà, invece, è la collocazione internazionale dell’Italia. “Per il prossimo futuro la Cina è il nostro principale competitor” evidenzia Salvini, “dobbiamo temerla perché non è una democrazia ed è pronta ad invadere il mercato europeo con i propri prodotti e merci, a cominciare dall’industria automobilistica con il nuovo trend dell’elettrificazione”.
    Nell’intervista a Bloomberg, Salvini ha cercato di rassicurare gli investitori su un possibile governo di destra, dicendo che sarà stabile e unito indipendentemente da quale partito prevale all’interno della coalizione.
    In giornata il leader del Carroccio ha mostrato uno scatto sull’autonomia, che è “più urgente del presidenzialismo”. E potrebbe proprio essere l’autonomia differenziata la (nuova) bandiera della Lega da sventolare nel rush finale per il 25 settembre. E anche dopo, per rivendicarla nei rapporti di forza tra alleati di un prossimo eventuale governo di centrodestra. Da qui la spinta in avanti di Salvini, che raccoglie il ‘testimone’ dei governatori sull’autonomia e la contrappone al presidenzialismo sognato da Giorgia Meloni. “Il sistema presidenziale è una delle riforme su cui lavoreremo. Ma penso sia più urgente e necessaria la concessione di una maggiore autonomia alle Regioni”, mette in chiaro il segretario a Newsmax, sito di informazione vicino alla destra americana. A vantaggio dell’autonomia, c’è anche il fattore tempo: “può essere approvata senza modificare la Costituzione”, sottolinea.   

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    Affondo di Meloni: “Il governo consente provocazioni”

    Giorgia Meloni alza il tono dello scontro politico attaccando frontalmente il governo, accusato di consentire “sistematiche provocazioni” contro di lei e il suo partito. Ma denuncia anche la sinistra perchè, a suo giudizio, facendo anche riferimento all’incontro di Enrico Letta con la Spd, “sta giocando a mettere in mezzo i poteri internazionali, ormai convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani e preferiscono avere la protezione di alcuni poteri stranieri e esteri”.
    Insomma, a pochi giorni dal voto, la leader di Fratelli d’Italia non si limita a stigmatizzare le contestazioni subite nei giorni scorsi ma mette al centro di questa campagna elettorale, sinora svoltasi in un clima tutto sommato di sostanziale correttezza, il serio rischio di disordini di piazza. “In nessuna democrazia evoluta – attacca l’ex ministro della Gioventù su Facebook – l’unica opposizione al Governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di Ministri, cariche istituzionali e grandi media. E, soprattutto – insiste – in nessuna democrazia occidentale il Governo consente scientificamente provocazioni che potrebbero facilmente sfociare in disordini – durante la campagna elettorale – nelle manifestazioni politiche dell’opposizione. Questa gente – è l’affondo di Meloni – parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceausescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare”.
    Parole durissime all’indomani della protesta che la leader di Fratelli d’Italia ha subito a Caserta, dove alcuni contestatori hanno esposto manifesti ironici (“Pronti ad approvare il Ddl Zan”, o “Pronti a legalizzare la cannabis”, ndr) del tutto identici, come grafica, a quelli che riportano gli slogan ufficiali di Fdi. Subito, a caldo, questa la sua reazione dal palco: “Vergogna, è il sesto comizio che faccio e ci sono ancora contestatori che provocano. Stasera chiamerò di nuovo il ministro dell’Interno Lamorgese, che evidentemente non sa fare il suo lavoro. Perché le altre volte si poteva parlare di incompetenza, ma ora penso sia una cosa fatta apposta. Si sta cercando l’incidente”. A dare manforte alla Presidente tutto il partito: il responsabile del programma Giovanbattista Fazzolari parla di “strategia della tensione”. Anche il copresidente del gruppo Ecr- FdI parla di “contestazioni sistemiche che inquinano gli ultimi giorni della campagna elettorale”.
    Una denuncia accolta tutto sommato con freddezza dal resto del centrodestra: Matteo Salvini, interrogato a Crotone dice di voler lasciare alla “sinistra le minacce, i volti scuri, la gelosia”. “Più insultano – aggiunge l’ex ministro dell’Interno – più hanno capito che domenica perdono, poi canteranno Bella ciao alla poltrona…”.
    Osvaldo Napoli, di Azione, osserva che tutto sommato “fischi e buuu erano, e tutt’ora sono, all’ordine del giorno. È il bello della democrazia, e tale deve rimanere finché qualcuno non cambia spartito e passa alle vie di fatto”. Più preoccupato il leader di Azione, Carlo Calenda che senza citare Meloni lancia un appello alla responsabilità: “Il clima si sta scaldando. Anche un nostro banchetto a Milano – denuncia l’ex ministro – è stato recentemente messo a soqquadro. Un episodio molto grave, per il quale io invito tutti alla responsabilità”.

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    Endorsement della Spd a Letta: “No ai postfascisti”

    Enrico Letta vola a Berlino, incontra il cancelliere Olaf Scholz e, a sei giorni dalle urne, incassa l’endorsement dell’Spd. Il presidente dei socialdemocratici, Lars Klingbeil, ammette che “la preoccupazione in vista del voto in Italia c’è”, ma esorta: “Le elezioni si possono vincere anche agli ultimi metri. Sarebbe davvero un segnale importante se vincesse Enrico Letta e non Meloni – afferma -, che, come partito post fascista, poterebbe l’Italia in una direzione sbagliata”. Un duro attacco contro la leader di FdI, subito rilanciato dal segretario del Pd: “Se vincessimo noi, le democrazie sarebbero felici. Se vincesse la destra, il primo a essere felice sarebbe Putin”.
    La missione punta a rilanciare il protagonismo dell’Italia in Europa al fianco della Francia e della Germania e spingere per una soluzione rapidissima alla crisi energetica in ambito Ue. Dalla Willy Brandt Haus, Letta chiede un patto tra Roma e Berlino per affrontare le principali sfide europee, a partire dal gas. Quindi, torna sulle polemiche per il voto sull’Ungheria definendo “gravissimo il fatto che Meloni e Salvini aiutino Orban. L’Europa è la soluzione, non il problema come dicono loro”. Eventuali larghe intese dopo il voto? “Vedremo, ma sono convinto che dalle urne uscirà una maggioranza chiara”, risponde il leader del Pd escludendo un nuovo governo insieme al centrodestra. L’obiettivo è la rimonta dei democratici, un risultato “possibile”, sprona Letta. Insieme a lui, da Nord a Sud dello stivale, dirigenti e militanti sono impegnati in una campagna elettorale che punta allo sprint finale: guadagnare fino all’ultimo voto utile, fino all’ultima preferenza strappata all’astensionismo. Ma nel partito non serpeggia solo ottimismo ed entusiasmo: c’è già chi, a microfoni spenti, rimarca con cupo realismo che l’asticella è fissata al 20% e che sotto questa percentuale potrebbe partire la resa dei conti interna.
    Intanto, dalla sede dell’Spd, Letta esce fiducioso. A rallegrarlo non è solo l’endorsement politico ottenuto dai socialdemocratici tedeschi ma anche le parole pronunciate dal cancelliere durante l’incontro a porte chiuse: “E’ determinato a seguire soluzioni europee sul fronte dell’emergenza energetica – riferisce il leader del Pd -. Sono molto ottimista. Scholz ha detto che serve una soluzione europea”. Il riferimento è all’apertura registrata sul disaccoppiamento del costo del gas da quello dell’elettricità”. Più sfumata la risposta su un tetto comune al prezzo del gas: “Ci stiamo lavorando”.
    Dall’Italia, arriva il plauso del segretario di Articolo Uno e ministro della Salute, Roberto Speranza: “Lavorare per l’interesse del Paese significa spingere la Germania dalla nostra parte nella discussione sul tetto europeo al prezzo del gas. Grazie”. La prossima deadline è fissata al 30 settembre, il Consiglio europeo dal quale il segretario dei democratici si aspetta “una soluzione politica” per porre fine ai rincari.
    “Italia e Germania sono mano nella mano per una soluzione europea”, serve un “patto” tra i due paesi per affrontare le sfide più urgenti, a partire dal gas. “Il futuro dell’Italia è al centro dell’Europa. L’Italia è con la Germania, con la Francia, con Bruxelles, con la Spagna: questo è il naturale ruolo dell’Italia”, scandisce ancora una volta Letta. Che, in serata, si sposta da Berlino a Napoli per un incontro elettorale alla stazione marittima. Qui un gruppo di manifestanti, giovani del collettivo universitario autorganizzato in protesta contro l’alternanza scuola-lavoro, e alcuni disoccupati, è stato bloccato dalla polizia.   

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    Biden rilancia: “Difenderemo Taiwan con l'esercito”

    “Le forze americane difenderanno Taiwan se ci sarà un attacco senza precedenti”: in un’intervista al programma Cbs 60 Minutes, Joe Biden rilancia il suo impegno a proteggere l’isola rivendicata dalla Cina aggiungendo un altro dossier scottante alla vigilia di un’assemblea generale dell’Onu dove non mancano certo le tensioni, a partire da quelle per la guerra del Cremlino in Ucraina. Il presidente, che interverrà in aula mercoledì, non è sembrato aver dubbi perché quando gli è stato chiesto se questo significasse un intervento dell’esercito Usa nel caso di un’invasione dell’esercito cinese, a differenza di quanto avvenuto con l’attacco russo contro Kiev, ha risposto con un perentorio “Yes”.
    E’ la terza volta nel giro di un anno che il presidente americano ribadisce questa posizione, prima lo scorso ottobre e poi in maggio. Ma questa è la sua affermazione più esplicita ed è difficile che Pechino la consideri una gaffe, nonostante le solite precisazioni della Casa Bianca per assicurare da parte Usa il rispetto della politica dell’Unica Cina, ossia che Washington riconosce solo Pechino e non Taipei. Principio peraltro ribadito nell’intervista dallo stesso Biden.
    Tant’è che il Dragone ha puntualmente reagito. Il ministero degli Esteri cinese ha riferito che Pechino ha presentato “dure rimostranze” a Washington, riservandosi “di prendere tutte le misure necessarie”. “Le affermazioni degli Stati Uniti violano severamente l’importante impegno assunto di non sostenere l’indipendenza di Taiwan e inviano un segnale gravemente errato alle forze indipendentiste taiwanesi”, ha osservato la portavoce Mao Ning, attaccando anche Taipei per aver usato “a scopi politici” manifestazioni di cordoglio per la morte della regina Elisabetta.
    Già in luglio, prima della controversa visita della speaker Nancy Pelosi che ha infiammato lo scontro tra le due potenze, il presidente cinese Xi Jinping aveva messo in guardia Biden a “non giocare col fuoco” su Taiwan, minacciando che “quelli che giocano col fuoco moriranno a causa del fuoco”.
    Taipei naturalmente ringrazia ed esprime “sincera gratitudine” a Biden per aver “ribadito la solidissima promessa del governo americano per la sicurezza di Taiwan”. “Resisteremo all’espansione e all’aggressione autoritarie e approfondiremo la stretta partnership di sicurezza” con Washington e altri governi allineati sulla stessa posizione, ha fatto sapere la diplomazia dell’isola.
    Il Taiwan Relations Act prevede che gli Usa abbiano relazioni diplomatiche e militari con Taipei e le garantiscano i mezzi per difendersi ma non indica se devono essere mandate forze militari americane in caso di necessità. Con la sua ultima uscita Biden rimette in discussione quella lunga “ambiguità strategica” che ha caratterizzato finora la posizione americana, tracciando una sorta di linea rossa (“un attacco senza precedenti”) che ora è costretto a rispettare per non minare la credibilità degli Stati Uniti e il loro effetto deterrente a livello globale. Una sfida che rimbomba al Palazzo di Vetro, dove però il test principale sarà misurare l’isolamento di Mosca nell’arena mondiale dopo il mancato invito ai funerali della regina e la freddezza di Cina e India al vertice di Samarcanda.   

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    Guerini, Nato ponga attenzione anche al fianco sud

    (ANSA) – TRIESTE, 19 SET – “C’è stata una trasformazione sul
    fianco est della Nato, conseguente al conflitto in Ucraina. E’
    importante però che la Nato guardi anche al fianco sud, che la
    Nato mantenga una visione a 360 gradi. Il riverbero della
    situazione Ucraina nel Mediterraneo si sente: la Russia ha
    intensificato la sua presenza in questo mare, e anche la Cina.   
    Il fianco sud merita attenzione all’interno dell’alleanza
    atlantica e l’Italia deve essere efficace in questo quadrante”.   
    L’ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini,
    intervenendo al convegno di Limes “le giornate del mare” a
    Trieste.   
    “Siamo in una fase di rilevantissimi salti tecnologici – ha
    poi aggiunto – in cui o sei dentro o sei fuori. Se sei dentro
    sei dentro anche nel protagonismo del mondo industriale. E’
    dunque essenziale continuare l’ammodernamento del nostro
    strumento militare, si tratta di passaggi che richiedono scelte
    e responsabilità che però non sempre sono capiti”. (ANSA).   

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    Open: legittimo impedimento Renzi,rinvio udienza preliminare

    (ANSA) – FIRENZE, 19 SET – Rinviata per legittimo impedimento
    l’udienza preliminare sulle presunte irregolarità ai
    finanziamenti alla fondazione Open, l’ente istituito per
    sostenere le iniziative politiche dell’ex premier tra cui quelle
    alla ex Stazione Leopolda di Firenze. Matteo Renzi è impegnato
    nella campagna elettorale per il rinnovo del parlamento per
    questo ha chiesto e ottenuto che slittasse l’udienza. Il gup di
    Firenze Sara Farini ha dunque fissato la nuova data il prossimo
    25 novembre.   
    Il senatore Renzi, ritenuto dagli inquirenti direttore di
    fatto della ex fondazione, è accusato di finanziamento illecito
    ai partiti in concorso con l’ex presidente di Open, avvocato
    Alberto Bianchi, con i componenti del cda. Insieme a loro, sono
    imputate altre 10 persone, tra cui i parlamentari Maria Elena
    Boschi e Luca Lotti, e quattro società. (ANSA).