Bruxelles – Il rischio che la guerra di Israele a Gaza coinvolga anche il sud del Libano “diventa ogni giorno più grande”. È l’allarme lanciato da un preoccupatissimo Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, al suo arrivo a Lussemburgo per la riunione con i ministri dei 27. Le tensioni sempre più forti tra l’esercito israeliano e Hezbollah saranno affrontate anche dai capi di stato e di governo dell’Ue nel vertice del 27-28 giugno.
Nel documento delle conclusioni del Consiglio europeo, su cui le i corpi diplomatici nazionali stanno lavorando, ci sarà nuovamente spazio per un corposo capitolo dedicato al Medio Oriente. Secondo la bozza più recente visionata da Eunews, i leader non si concentreranno solo sull’offensiva israeliana a Gaza e sulla catastrofica situazione umanitaria nell’enclave, ma esprimeranno preoccupazione “per le crescenti tensioni nella regione, in particolare lungo la Linea Blu, e per la crescente distruzione e lo sfollamento forzato di civili su entrambi i lati del confine israelo-libanese“.
Le inquietudini dell’Ue – condivise dall’alleato americano – trovano conferma nell’annuncio fatto ieri dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. In un’intervista televisiva, ha dichiarato che la “fase intensa” della guerra a Gaza sarebbe ai titoli di coda e che questo permetterebbe lo spostamento di truppe verso al confine con il Libano. “Per scopi difensivi”, ha dichiarato Netanyahu, e “per riportare a casa i nostri residenti”, i cittadini israeliani dei villaggi del Nord evacuati a causa dei missili lanciati dal gruppo armato libanese. “Se potremo, lo faremo diplomaticamente. In caso contrario, lo faremo in un altro modo”, ha minacciato il premier israeliano.
Non proprio in linea con l’invito “a dar prova di moderazione, a prevenire ulteriori tensioni e a impegnarsi negli sforzi diplomatici internazionali” che dovrebbe arrivare a entrambe le parti dal Consiglio europeo. Anche Washington sta cercando di far ragionare Israele, insistendo che un conflitto con Hezbollah rischierebbe a sua volta di trascinare attivamente nelle ostilità anche il ben più pericoloso Iran. Da parte sua, a Bruxelles aleggia invece il timore che un’invasione israeliana nel sud del Libano provochi una nuova crisi di rifugiati verso l’Europa.
Il capo della diplomazia europea è in collisione con Netanyahu da mesi e anche oggi ha denunciato la catastrofe in atto a Gaza, dove “la distribuzione di aiuti umanitari è diventata impossibile“. Nonostante le pause tattiche quotidiane annunciate da Israele, i convogli “non entrano, il cibo rimane bloccato al confine e marcisce”. E questo fine settimana “è stato un dei più sanguinosi”: oltre 100 palestinesi vittime degli attacchi israeliani nel centro e nel sud della Striscia, che hanno colpito ancora una volta presidi dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
Anche su questi punti torneranno i governi Ue, invitando innanzitutto Israele a “fermare la sua offensiva militare, in linea con l’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia del 24 maggio 2024″. Esortando “l’urgente accesso di un accesso pieno, rapido e sicuro agli aiuti umanitari” per affrontare “i livelli catastrofici di fame e l’imminente rischio di carestia a Gaza”. Condannando “qualsiasi tentativo di etichettare un’agenzia dell’Onu (l’Unrwa, ndr) come un’organizzazione terroristica” e “le decisioni del governo israeliano di espandere ulteriormente gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata”.
Ma Israele è sorda alle condanne della comunità internazionale da mesi. Anzi, il governo di Tel Aviv ha pubblicato ieri uno studio condotto da diverse università israeliane sulla quantità di cibo distribuito a Gaza durante il mese di maggio: “La quantità e la qualità degli aiuti alimentari consegnati a Gaza sono migliorate costantemente dal gennaio 2024 e forniscono energia, proteine e grassi sufficienti per il fabbisogno della popolazione”, è la sorprendente conclusione dell’analisi condivisa da Israele.