Bruxelles – Dal 7 ottobre a oggi, nella Striscia di Gaza sono morti circa 40 mila palestinesi. Più i migliaia dispersi sotto le macerie dei centri abitati rasi al suolo dai bombardamenti israeliani. Ma ci sono anche oltre 90 mila feriti, e un milione di persone che da mesi subiscono sfollamenti forzati e condizioni di vita terribili. Secondo gli ultimi resoconti delle agenzie delle Nazioni Unite, dilagano sempre di più diverse malattie infettive, prima fra tutte l’epatite A. All’orizzonte però c’è uno scenario addirittura peggiore, quello di un’epidemia di poliomielite.
Nel bollettino giornaliero del 2 agosto sulla situazione umanitaria a Gaza, l’Ufficio di coordinamento per gli Affari umanitari dell’Onu (Ocha-Opt) ha avvertito della presenza di “alto rischio di ulteriore diffusione di malattie infettive a Gaza, a causa della cronica scarsità d’acqua e della totale incapacità di gestire i rifiuti e le acque reflue”. Secondo la testimonianza del Cluster Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), le condizioni di salute pubblica a Gaza “continuano a deteriorarsi, poiché i ricorrenti ordini di evacuazione e gli sfollamenti di massa hanno ulteriormente ridotto l’accesso della popolazione all’acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie”. Inoltre, “lo straripamento di acque reflue e fognature non trattate nelle strade e il crescente accumulo di rifiuti solidi continuano ad alimentare le malattie trasmesse dall’acqua”.
Il raid israeliano sull’impianto per l’acqua a Rafah, Borrell: “Crimine di guerra”
È in questo contesto che l’esercito israeliano, lo scorso 27 luglio, avrebbe deliberatamente colpito e distrutto una struttura chiave per la produzione e la distribuzione di acqua a Rafah, nel sud dell’enclave palestinese. Un impianto che comprendeva un serbatoio di miscelazione e distribuzione di 3 mila metri cubi e tre stazioni di pompaggio dell’acqua. Agli appelli internazionali per fare chiarezza sulla vicenda si è unita anche l’Unione europea, “gravemente preoccupata per la continua distruzione di infrastrutture civili fondamentali” da parte di Israele.
L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha avvertito in una nota che “prendere di mira infrastrutture critiche costituisce un crimine di guerra” e che “le violazioni del diritto umanitario internazionale devono essere indagate in modo approfondito e indipendente e le responsabilità devono essere garantite”. Il capo della diplomazia europea rimane vigile sulla catastrofe umanitaria di Gaza, nel momento in cui l’attenzione internazionale si è spostata sul rischio di un’escalation regionale del conflitto, con l’Iran che minaccia ritorsioni imminenti agli attacchi di Israele a Beirut e a Teheran.
40 mila casi di epatite A e il fantasma dell’epidemia di poliomielite
La popolazione di Gaza “continua ad essere soggetta alla fame e a ripetuti spostamenti in campi di tende sovraffollati per il decimo mese consecutivo, senza una fine in vista e senza un posto dove andare”, ha ricordato Borrell, che a nome dei 27 Paesi membri si è detto “profondamente preoccupato per il collasso dei sistemi igienico-sanitari, di gestione dei rifiuti solidi e della salute, che ha causato la diffusione di malattie, tra cui la poliomielite, le infezioni cutanee e respiratorie, in particolare tra i bambini”.
Da ottobre 2023, l’Agenzia dell’Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), ha registrato 40 mila casi di epatite A. Nello stesso arco di tempo, prima della guerra, erano 85. L’infezione, che si contrae generalmente mangiando o bevendo cibi o acqua contaminati da feci infette, continua a imperversare, con quasi mille nuovi casi di sindrome itterica acuta segnalati ogni settimana nei centri sanitari e nei rifugi dell’Unrwa. “Un aumento spaventoso”, ha sottolineato in un post su X il Commissario generale dell’Agenzia Onu, Philippe Lazzarini.
Nel corso di un briefing con la stampa a Ginevra, il portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Christian Lindmeier, ha però aperto gli occhi su una minaccia possibilmente ancora più grave: il rischio di un’epidemia di poliomielite. Lindmeier ha sottolineato che, sebbene siano in corso sforzi per l’acquisizione di vaccini, “non è sufficiente farli passare attraverso il confine”. Come accade da mesi con cibo e forniture mediche, i carichi di vaccini rischiano di restare fermi nei convogli, oltre il confine, alle porte di Rafah o in altri checkpoint all’interno. Per distribuirli capillarmente, è necessario un cessate il fuoco.
“Ribadiamo l’urgenza di un accesso pieno, rapido, sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari nella misura necessaria per i palestinesi”, ha dichiarato ancora Josep Borrell, esortando “il governo israeliano a desistere da azioni che peggiorano le condizioni di vita della popolazione civile a Gaza e a rispettare i suoi obblighi di diritto internazionale”. Un’ennesima volta, il capo della diplomazia Ue chiede “un cessate il fuoco immediato”. Ma sul fronte diplomatico, dopo che Tel Aviv ha ucciso a Teheran il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, sono saltate le già fragilissime trattative. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, i negoziati tra Israele e Hamas non riprenderanno fino a quando l’Iran non avrà lanciato la sua promessa rappresaglia contro lo Stato ebraico e fino a quando il gruppo armato palestinese non avrà scelto un sostituto di Haniyeh.