Bruxelles – A due giorni dalla scadenza per la chiusura delle liste (termine ultimo domenica 16 alle 18) per le prossime elezioni dell’Assemblea nazionale (30 giugno e 7 luglio) gli schieramenti politici iniziano a prendere forma. La sinistra ha presentato oggi (14 giugno) la propria lista comune: il Nuovo fronte popolare. Hanno aderito diverse formazioni politiche: La France insoumise, il Partito comunista, gli Ecologisti, il Partito socialista e Place Publique.
A destra il Partito repubblicano (Lr) ha trovato l’accordo con il Rassemblement national (Rn) per presentare 70 candidati comuni. Nonostante l’ufficio politico avesse espulso dal partito il proprio presidente, Éric Ciotti, accusato per aver aperto le porte al Rn, un giudice parigino s’è espresso dichiarando l’esclusione del presidente illegittima. I repubblicani però rimangono in subbuglio con molti esponenti che si sono schierati contro l’alleanza con l’estrema destra.
Oltre ai due schieramenti ci sarà il partito del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, Renaissance, guidato dall’attuale primo ministro Gabriel Attal e Reconquête, il partito d’estrema destra di Éric Zemmour che non ha trovato l’accordo con il Rassemblement national (Rn).
La sinistra francese ha scelto l’unione contro l’estremismo di destra
Il Nuovo fronte popolare è realtà. Tutti i partiti della sinistra hanno deciso di accordarsi per presentarsi alle prossime elezioni legislative con candidati comuni su tutto il territorio nazionale. La possibilità che l’estrema destra del Rassemblement national possa governare il Paese ha spinto la sinistra a superare le differenze e proporsi agli elettori con un programma di governo comune. I partiti hanno raggiunto un accordo su 150 misure da intraprendere nel caso in cui ottengano la maggioranza. Tra queste ci sono: riconoscimento dello Stato di Palestina, l’aumento del salario minimo (Smic) a 1.600 euro netti, la riforma del sistema di disoccupazione e una lotta contro l’inflazione e l’aumento dei costi energetici.
Al Nuovo fronte popolare oltre ai partiti hanno aderito anche diverse sigle della società civile, personaggi del mondo della cultura, intellettuali e associazioni come Greenpeace. Nella conferenza stampa di presentazione hanno presa la parola tutti i rappresentanti dei partiti politici che hanno sottolineato come la decisione di unirsi contro l’estrema destra rappresenta un momento storico. Visibilmente emozionata sul palco Marine Tondelier, segretaria degli Ecologisti, che ha dichiarato: “Abbiamo riacceso la fiamma, non quella di Rn (ndr presente nel simbolo del Rassemblement national), ma quella della speranza e ora dobbiamo mantenerla viva”.
“Saremo all’altezza delle sfide che ci attendono, abbiamo scelto le migliori candidature possibili per vincere in tutti i collegi” ha sostenuto Manuel Bompard, coordinatore della France insoumise. Il Nuovo fronte popolare s’ispira alla coalizione guidata da Léon Blum, che nel 1936 permise al blocco delle sinistre di sconfiggere la destra fascista. Il concetto proposto da tutti i partiti durante la conferenza stampa è che bisogna unirsi per battere il Rassemblement national e gli unici veramente in grado di poterlo fare sono i membri del Nuovo fronte popolare.
Nouveau Front populaire: “Emmanuel Macron n’aura pas de majorité”, assure Marine Tondelier (secrétaire nationale EELV) pic.twitter.com/VjSgGdaAhs
— BFMTV (@BFMTV) June 14, 2024
Anche Place publique sceglie di aderire al Nuovo fronte popolare
Sciolte anche le riserve sulla partecipazione di Place publique (partito di centrosinistra) che, con il rieletto europarlamentare Raphaël Glucksmann, annuncia l’adesione al Fronte popolare. Una scelta non semplice, come ha spiegato lo stesso Glucksmann questa mattina ai microfoni di France Inter. Il leader di Place pubblique ha rotto il silenzio dopo giorni di intense trattative con gli altri partiti della sinistra per annunciare il sostegno del suo movimento ai candidati unitari. “Non è stato facile accordarci su dei punti comuni, ma il pericolo di consegnare il Paese all’estrema destra è stato più forte”, ha confessato Glucksmann, aggiungendo: “Ho insistito e ottenuto che la lista si schieri su posizioni europeiste, che il sostegno all’Ucraina non venga messo in discussione e che non ci siano ambiguità nel chiamare terroristi i responsabili del 7 ottobre”.
Il leader di Place pubblique ha risposto agli ascoltatori che sono intervenuti durante la trasmissione per porgli delle domane, ribadendo la necessità di unirsi, nonostante le differenze, per superare il grande pericolo d’avere l’estrema destra al potere in Francia: “Oggi ci ricordiamo del Fronte popolare di Léon Blum come un successo, ma la sua creazione non è stata semplice, al suo interno c’erano dai comunisti ai radicali: persone con posizione assai diverse ma con un obbiettivo comune”. Raphaël Glucksmann ha affermato che il leader del Nuovo fronte popolare non può essere Jean-Luc Mélenchon (capo dell’estrema sinistra di La France insoumise) perché troppo radicale e dividerebbe invece che unire. Pur non presentando alcun nome ufficiale per la carica di Primo ministro in caso di vittoria Glucksmann ha fatto i nomi di “alcune persone di valore che sarebbero adatte”: François Ruffin e Valérie Rabault, deputati uscenti eletti da una colazione di sinistra, e soprattutto Laurent Berger, ex segretario generale del sindacato Confédération française démocratique du travail.
Per Glucksmann presentarsi agli elettori sostenendo anche i candidati della France insoumise è stata una decisione sofferta ma necessaria. La situazione attuale per l’eurodeputato è grave e la responsabilità è del presidente Emmanuel Macron che ha sciolto l’Assemblea nazionale e convocato elezioni senza concedere il tempo necessario per la campagna elettorale (nella storia della quinta repubblica francese è la chiamata alle urne con meno preavviso). “Questo presidente si comporta con le istituzioni come un giocatore di poker”, ha dichiarato Glucksmann ribadendo che se l’estrema destra andasse per la prima volta al governo la responsabilità sarebbe delle decisioni “scellerate” di Macron.
L’unione della destra sancita in tribunale
Il caos all’interno del Partito repubblicano ha trovato una soluzione, almeno giudiziaria: Éric Ciotti è ancora il presidente del partito. Il tribunale di Parigi ha preso la sua decisione, dopo che Ciotti era stato espulso dall’ufficio politico per aver deciso di presentare candidati comuni con il Rassemblement national. Il presidente aveva deciso di ricorre per vie legali contro questa scelta considerata illegittima.
Nonostante la decisione del giudice il Partito repubblicano rimane nella confusione e in alcune zone della Francia, come nell’Hauts-de-Seine (ovest di Parigi) i candidati repubblicani e dei macronisti hanno deciso di non presentarsi l’uno contro l’altro. Più in generale però, nel caso in cui al secondo turno si dovessero affrontano un candidato di Rn e uno del Nuovo fronte popolare i repubblicani sosterranno i primi, perché come ha dichiarato François-Xavier Bellamy, capolista alle Europee e esponente della fazione contro Ciotti: “La France insoumise è il male per il Paese”.
Durante un pranzo tra Jordan Bardella, leader di Rn, e Ciotti i due hanno trovato un accordo per presentare agli elettori 70 nomi in altrettanti collegi. Una vicinanza tra Ciotti e Rn, che va oltre alla politica, come dimostrata la scelta dell’avvocato che ha portato le istanze del presidente dei repubblicani davanti al giudice: Philippe Torre, un ex candidato del Rassemblement national.
Il pronunciamento del giudice quindi, sancisce la chiusura definitiva dell’accordo tra Rn e Lr. Il partito resta nelle mani di Ciotti che è convinto della bontà della sua scelta per sconfiggere il presidente Macron e il Nuovo fronte popolare.
Législatives: Jordan Bardella (RN) évoque l’investiture de 70 candidats en commun avec LR pic.twitter.com/7ppw92jQxo
— BFMTV (@BFMTV) June 14, 2024