(ANSA) – PALERMO, 24 AGO – Ha speso la sua vita per tenere in
piedi non solo la memoria ma anche l’ideale in chiave
democratica dell’indipendentismo siciliano. È morto Pippo
Scianò, fondatore e animatore del Fronte nazionale
siciliano-Sicilia indipendente, una piccola formazione politica
che spesso si è presentata agli appuntamenti elettorali.
Scianò, che è stato un dirigente della Regione siciliana, ha
cercato di riprendere un filone di storia controversa, al quale
aveva cercato di collegarsi il bandito Salvatore Giuliano, e si
è sempre battuto per l’affermazione dei principio di una
Sicilia-nazione diventata “provincia” dopo il processo di unità
nazionale.
Nella ricostruzione delle radici dell’indipendentismo, Scianò ha
cercato di interpretarne l’anima popolare e democratica, quella
che faceva riferimento ad Antonio Canepa. In molti documenti ha
sostenuto una linea di apertura verso i paesi del Mediterraneo e
di accoglienza. Benché fosse descritto come “l’ultimo
indipendendista” impegnato a costruire un’immagine ormai
folcloristica di un movimento che nel Dopoguerra aveva avuto un
certo peso, era un intellettuale curioso e un cultore della
storia siciliana che aveva reinterpretato anche attraverso
alcuni libri tra cui “L’esercito dimenticato”, una rilettura
della questione meridionale, da lui considerata un’eredità
“avvelenata” del Risorgimento italiano. In un altro libro – “..e
nel mese di maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia” – Scianò
aveva attaccato, per demolirla, la rivoluzione garibaldina che,
a suo giudizio, segnò la definitiva demolizione di ogni
aspirazione autonomista della Sicilia. (ANSA).
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