Complice il clima di campagna elettorale, crescono i dissapori tra Fratelli d’Italia e la Lega su come affrontare e risolvere nell’immediato l’emergenza energetica: un tema, quello del caro bollette, che inevitabilmente coinvolge la ‘vexata questio’ delle sanzioni contro Mosca e la tenuta dei conti pubblici.
Sul primo punto la Lega ha un approccio più problematico: “abbiamo sempre votato le sanzioni e le manteniamo ma chiediamoci se stanno funzionando- afferma Matteo Salvini – e soprattutto proteggiamo l’Italia. L’Europa – osserva da Cernobbio – copra le spese per imprese e famiglie“.
Nettamente contrari invece gli alleati, sia Fratelli d’Italia, sia Forza Italia. Per Giorgia Meloni, se ci sfiliamo dai nostri alleati, “per l’Ucraina non cambia niente ma per l’Italia sì”, perchè sarebbe a rischio la nostra “credibilità” al livello internazionale. Altrettanto chiaro Antonio Tajani: “Quella di Salvini é un’opinione e se ne può discutere. Io credo che le sanzioni siano inevitabili e che dobbiamo continuare a infliggerle. Qualsiasi scelta di modifica della posizione – ha chiarito il coordinatore nazionale azzurro – non può che essere presa a livello europeo e di Nato”.
Visioni diverse anche circa l’ipotesi di uno scostamento di bilancio per fornire aiuti immediati e concreti a famiglie e imprese, strumento bocciato senza mezzi termini dall’ex ministro della Gioventù e definito invece “indispensabile” dal segretario leghista. Tuttavia sembra che i due tutto sommato stiano interpretando dei ruoli ben precisi, previsti da un copione che vede la coalizione di centrodestra cercare di dar risposte a sensibilità diverse presenti nel Paese: da un lato Giorgia Meloni, svolge la parte del ‘poliziotto buono’, punta sul senso di responsabilità, rassicura l’Europa sul fatto che ove mai andasse a Palazzo Chigi darà ampie garanzie sulla tenuta dei conti (e degli impegni internazionali). Su un fronte diverso c’è il segretario della Lega che cerca di fare il pieno dei voti tra i più arrabbiati e preoccupati dalla crisi, dai piccoli e grandi esercenti, dagli imprenditori, che stanno già pagando aumenti enormi nella loro bolletta della luce e vorrebbero risposte certe nel brevissimo termine. Proprio secondo questo schema, fedele al detto “marciare divisi colpire uniti”, lo scontro tutto sommato non deflagra mai.
Queste differenze, Giorgia Meloni le derubrica a “sfumature”, Matteo Salvini addirittura le nega, riparandosi dietro l’intervento del Colle a favore dell’intervento dell’Unione europea. “Non so a cosa ci si riferisca quando si dice che c’è un duello tra di noi: Io, Giorgia e Tajani – spiega su Rai 3 – abbiamo detto la stessa cosa. Per fermare la guerra abbiamo approvato le sanzioni, ora però, a 7 mesi di distanza, tanti, non solo Salvini ma ad esempio l’Economist, si stanno chiedendo se le sanzioni stanno funzionando. Poi – è la sua conclusione – tutti noi chiediamo uniti quello che ha chiesto Mattarella: uno scudo europeo. L’Europa deve aprire il suo paracadute sull’energia”. Poi però, a chi lo incalza su cosa fare nel caso in cui Bruxelles dovesse rispondere picche, Salvini conferma che servirebbe un’azione nazionale: “E’ preferibile – si chiede provocatoriamente – avere i conti a posto e milioni di disoccupati? L’ Europa è intervenuta durante il Covid, e deve fare lo stesso ora con la crisi energetica. Mi rifiuto di pensare che Bruxelles dica di no, dica arrangiatevi…Confido che l’appello di Mattarella e nostro venga ascoltato. Altrimenti – tira dritto – agirebbe l’Italia: io gli italiani non li lascio al freddo. Se non ci fosse l’Europa ci penserà l’Italia”.
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