L’ennesima giornata di lavoro a Montecitorio per Giorgia Meloni – che continua a limare la sua squadra di Governo ed esclude “uno scontro” in atto con Mario Draghi sul Pnrr – e una Direzione del Pd piuttosto tesa al Nazareno. Sono questi i perni della giornata politica di oggi.
La leader di Fratelli d’Italia, entrando alla Camera, concede una battuta ai cronisti: siccome “il Governo scrive nella Nota di Aggiornamento del Def, che entro la fine dell’anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo”, “con spirito costruttivo diciamo che noi dobbiamo fare ancora meglio”.
Quindi, Meloni parla di “un’altra giornata di lavoro sui dossier più delicati per essere pronti il prima possibile” e assicura di essere “molto ottimista” per il nuovo Esecutivo. E questo nonostante non si sia ancora sciolto il nodo Salvini e non sia previsto nelle prossime ore un incontro con lui. La provocazione che le indirizza Matteo Renzi – “smetterla con gli alibi” e andare lei stessa al Consiglio Ue del 20 ottobre, anziché Draghi – , viene respinta al mittente dal capogruppo Francesco Lollobrigida che ricorda come la tempistica istituzionale per la creazione del nuovo Governo di fatto non lo consenta.
Al Nazareno, nelle stesse ore si cerca un capro espiatorio. E il segretario uscente Enrico Letta, nel suo intervento di apertura, ammette le proprie responsabilità, parla di sconfitta “non catastrofica”, esprime contrarietà allo scioglimento del partito e al cambio di nome o simbolo, immagina un congresso che porti ad un profondo rinnovamento, soprattutto della classe dirigente, e ad una vera parità di genere (mentre stavolta sono state candidate pochissime donne). L’impegno che Letta prende sin da ora però è che il Pd non farà mai più parte di un Governo di unità nazionale e che nel caso in cui il prossimo Esecutivo, che lui vede già “in difficoltà”, dovesse cadere prima del tempo, si chiederà di tornare subito al voto. Lui, che propone di scegliere i capigruppo tra le parlamentari, oltre al passo indietro per la segreteria, annuncia di non volere più alcun incarico per sé perché “va fatto largo ai giovani”.
E’ tempo di un’analisi approfondita, è il suo appello, per capire esattamente cosa sia successo e per cominciare a delineare il futuro. I Democratici afferma, devono guidare l’opposizione e lo devono fare in collaborazione con le altre forze politiche. Perché noi, incalza non senza una punta polemica, “siamo i soli ad aver costruito un’alternativa politica alla destra. Gli altri hanno fatto elezioni sostanzialmente in alternativa a noi”. Letta guiderà la fase sino al Congresso, per “amore del partito”, ma questo non dovrà trasformarsi in una sorta di “casting di X Factor” per il nuovo segretario, né in un referendum tra “Carlo Calenda o Giuseppe Conte”.
Intanto a Praga si apre il vertice europeo dedicato anche ai temi dell’energia, con Draghi che chiede di “lavorare insieme per affrontare la crisi energetica”. “Possiamo anche farlo in ordine sparso – assicura – ma perderemmo l’unità europea”. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene da Malta sulla crisi del gas spiegando come vadano attenuate subito “le conseguenze degli aumenti del costo dell’energia sulla vita di famiglie e imprese”. Il Capo dello Stato si augura che “il Consiglio Europeo saprà superare le divergenze”.
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