Oggi si vota per la presidenza della Camera, dopo l’elezione di La Russa al Senato avvenuta con il sostegno dell’opposizione. Da Forza Italia solo due voti, di Casellati e Berlusconi. “Un comportamento grave” per il Pd; “Non siamo stati noi”, ha dichiarato Renzi. Berlusconi: “E’ stato votato dal Terzo polo”, che nega. Polemiche sulla candidatura alla presidenza della Camera di Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega ed ex ministro, anti Lgbt e antiabortista.
Alla prima prova il centrodestra si divide. Ignazio La Russa diventa così presidente del Senato, come ha fortemente voluto Giorgia Meloni, ma col soccorso – “anonimo” – delle opposizioni. E se è vero, come dice la leader di Fdi che a contare “sono i risultati”, il malumore reso evidente da Forza Italia con la non partecipazione al voto rischia di avere strascichi sulla trattativa, ancora apertissima, per la costruzione del governo. Tanto che gli azzurri potrebbero addirittura presentarsi da soli alle consultazioni. “Oggi il centrodestra darà mostra di compattezza, lealtà e unità”, pronostica Matteo Salvini che sarà smentito pochissimo dopo dai fatti. Il leader della Lega ha riunito i suoi senatori e annuncia il “passo di lato” del candidato leghista, Roberto Calderoli. Un segno di distensione nella maggioranza dopo le acque agitate degli ultimi giorni, che portano il centrodestra all’appuntamento con l’elezione dei presidenti delle Camere senza che sia chiusa una intesa tra i tre alleati.
Senato, Letta: ‘Alcuni senatori d’opposizione hanno fatto un regalo alla maggioranza’
E a Montecitorio, negli stessi istanti, Silvio Berlusconi si confronta (“scontra”, raccontano in molti) di nuovo con Meloni dopo la fumata nera di ieri a Villa Grande. All’uscita entrambi assicurano che è andato tutto bene, “come sempre”. Il finale in effetti vedrà La Russa presidente ma a scapito di una lacerazione della coalizione che non sarà semplice ricomporre. Il Cavaliere arriva a Palazzo Madama allegro, scherza con Guido Crosetto (“sei sempre più alto”) ma dopo il discorso inaugurale di Liliana Segre, al dunque, riunisce i suoi fuori dall’Aula e lì matura lo strappo. C’è “disagio” per i “veti” e bisogna dare “un segnale”, è la linea che prevale tra gli azzurri. Così Forza Italia non risponde alla chiama e fa mancare 16 voti di centrodestra a La Russa, che pure viene votato da Elisabetta Casellati, che lo ha preceduto sullo scranno più alto di Palazzo Madama, e dallo stesso Berlusconi. Un gesto che servirà ai colonnelli di Fdi per minimizzare l’accaduto: il Cav ha votato, segno che alla fine prevale sempre “lo spirito di coalizione”. Ma che non basta a contenere “l’insofferenza” tra i senatori di Fratelli d’Italia. E che comunque non fa raggiungere uno degli obiettivi dell’ex premier costretto ad ammettere che non ci sarà “nessun ministero” per Licia Ronzulli. Nel frattempo in Transatlantico a Palazzo Madama scatta la caccia ai colpevoli, quasi in contemporanea all’applauso che accompagna l’elezione di La Russa: superato il quoerum dei 104 voti infatti la conta continua e i numeri si mostrano ben più ampi della somma (che sarebbe peraltro risultata insufficiente alla prima votazione) di Lega e Fdi. “Non siamo stati noi”, mette le mani avanti per primo Matteo Renzi, è il centrodestra alle prese con “regolamenti dei conti” interni. I 9 del Terzo Polo, assicura anche Carlo Calenda, hanno votato compatti scheda bianca. Ma lo stesso dicono dal Pd. Comportamento “irresponsabile oltre ogni limite”, attacca Enrico Letta, osservando che “una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza”. Un messaggio simile filtra dai 5 Stelle, dove si punta il dito contro “la finta opposizione fatta dei soliti giochini”.
Bilancio finale “maggioranza divisa” ma anche “opposizione divisa”, sintetizza Pierferdinando Casini, consigliando a tutti “qualche corso di formazione politica”. Lo stesso commento del dem Dario Franceschini (“chi l’ha fatto non capisce nulla di politica”), tra i primi indiziati secondo Renzi, che però a scanso di equivoci assicura di non avere “alcuna intenzione” di fare il vicepresidente del Senato. Proprio all’elezione dei vice si guarda nei capannelli, per cercare di individuare qualche forma di “scambio”. Ora bisogna vedere cosa succederà alla Camera, dove Salvini, dopo avere di nuovo incontrato nel tardo pomeriggio Meloni, schiera il suo vice Lorenzo Fontana al posto del nome che fino a ieri era in pole, quello di Riccardo Molinari, che rimarrà al suo posto a fare il capogruppo. Sfuma così l’ipotesi, pure circolata, di Giancarlo Giorgetti terza carica dello Stato. Che è pronto comunque ad andare al Mef, “se me lo chiedono”. Ma quella per i ministeri, a questo punto, sarà tutta un’altra trattativa.
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