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Elezioni, tensione sulla liste del Pd. Cirinnà ci ripensa: 'Accetto collegio difficile'. L'ira degli esclusi. Renzi: 'Solo rancore'

Alta tensione nel Pd dopo il via libera della Direzione alle liste dei candidati. Letta sarà capolista alla Camera in Veneto e Lombardia, Franceschini al Senato a Napoli, Casini e l’ex sindaco Merola a Bologna, l’ex segretaria della Cisl Furlan in Sicilia, Zingaretti nel Lazio. Candidati l’economista Cottarelli (capolista al Senato a Milano) e l’epidemiologo Crisanti (capolista in Europa). Fuori, tra gli altri, Lotti, Ceccanti e Gasbarra. Cirinnà ci ripensa: ‘accetto un collegio difficile’. Il taglio dei parlamentari riduce i seggi disponibili e aumenta i malumori degli esclusi. ‘Sono scelte politiche, niente scuse vigliacche’, l’affondo dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E Renzi attacca: ‘Le scelte di Letta dettate dal rancore’. 

Tra le candidature in lizza ci saranno anche 4 giovani under 35 indicati come capolista. Sono: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Fonti del Pd assicurano che è stata rispettata la parità di genere nella composizione dei candidati nelle liste.

Cirinnà va su un collegio dato perdente, senza paracadute e senza che glielo diciamo…”. Così la senatrice uscente Monica Cirinnà, paladina dei diritti Lgbt, sintetizza la scelta del Pd sulla sua candidatura. “L’uninominale Roma 4 contiene dei territori per cui io non sono adatta”, spiega Cirinnà riferendo dei molti messaggi di supporto ricevuti. “Letta chiacchiera di occhi di tigre, io li tiro fuori, ma lo faccio solo per loro, per una comunità. Combattere come ultimo dei gladiatori è l’unico modo per non sottrarmi alla battaglia. Non è un ripensamento dettato da interesse, ma da amore e rispetto”.

“I territori sono stati usati in modo strumentale per portare avanti un disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd e che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza ad un partito che ha dimostrato di aver così poca cura di quella dimensione plurale e progressista che aveva costruito negli ultimi anni”. Lo ha dichiarato l’on. Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera dei Deputati, esclusa dalle candidature alle prossime elezioni. “Anche per questo non ho votato la proposta di liste presentata ieri in direzione dal segretario Letta”, ha spiegato.

Fuori dalle liste Dem Luca Lotti: “Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche – ha scritto su Fb l’ex ministro Luca Lotti –. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è”. “La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche”, aggiunge.

Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, su twitter scrive: Un orgoglio essere il capolista del Pd a #Napoli. Cercherò di essere la voce al Senato di questa terra straordinaria, di questa città unica al mondo, da sempre e per sempre Capitale della Cultura. #dallapartedinapoli”.

“Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd – dice nella sua E-news, Matteo Renzi, leader di Italia Viva -. A me pare che – dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste – la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre”. “Auguro ogni bene a tutti – aggiunge Renzi -, candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, non coi risentimenti. Noi staremo sui contenuti. Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi. Noi abbiamo chiara una idea di innovazione del Paese che passa dal dire SÌ alle infrastrutture necessarie, non NO a tutto. E noi non vogliamo alzare le tasse. Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd”, conclude. Renzi definisce poi ‘sacrosanta e giusta’ la richiesta di Carlo Calenda di un dibattito a quattro in tv con Letta, Meloni e Conte: ‘Nei paesi democratici funziona così. Vediamo chi fugge da questo confronto’, afferma Renzi.


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