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Comunali, affluenza in calo al 54,72%

I referendum sulla Giustizia non raggiungono il quorum, fermandosi a una partecipazione del 20,8%. Il ‘sì’ avanti in tutti i 5 quesiti. L’affluenza per le elezioni comunali è stata invece del 54,72%, in calo. Oggi alle 14 inizia lo spoglio. Gli exit poll danno Genova e Palermo al centrodestra unito; al ballottaggio Parma, Verona, Catanzaro e L’Aquila con il centrosinistra in testa nelle prime due città. Le assenze dei presidenti di seggio a Palermo: la Procura valuta i reati di interruzione di pubblico servizio e rifiuto di atti d’ufficio.

PALERMO
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Palermo il candidato ROBERTO LAGALLA (centrodestra) raggiunge una forchetta del 43-47%. In base alla legge regionale sarebbe nominato sindaco di Palermo. Al secondo posto FRANCO MICELI (centrosinistra) con il 27-31%
GENOVA
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Genova il candidato Marco Bucci (centro-destra) raggiunge una forchetta del 51-55%, seguito da Ariel Dello Strologo (centrosinistra) con il 36-40%
CATANZARO
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Catanzaro il candidato Valerio Donato (Fi-Lega) raggiunge una forchetta del 40-44%, seguito da Nicola Fiorita (Pd-M56) con il 31-35%
PARMA
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Parma il candidato Michela Guerra (centro-sinistra) raggiunge una forchetta del 40-44%, seguito da Pietro Vignali (centro-destra) con il 19-23% .
L’AQUILA
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali dell’Aquila il candidato Pierluigi Biondi (centro-destra) raggiunge una forchetta del 49-53%, seguito a distanza da Stefania Pezzopane (centrosinistra) con il 23-27%.
VERONA
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Verona il candidato Damiano Tommasi (centro-sinistra.) raggiunge una forchetta del 37-41%, seguito da Federico Sboarina (centro-destra) con il 27-31%

In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, ecco le indicazioni per i 5 referendum sulla giustizia, che in ogni caso per essere validi devono superare il quorum del 50%:
– n.1 ABOLIZIONE LEGGE SEVERINO SI 52-56 NO 44-48
– n.2 LIMITAZIONE CUSTODIA CAUTELARE SI 54-58 NO 42-46
– n.3 SEPARAZIONE CARRIERE MAGISTRATI SI 67-71 NO 29-33
– n.4 VALUTAZIONE SU OPERATO MAGISTRATI SI 67-71 NO 29-33
– N.5 ABOLIZIONE RACCOLTA FIRME ELEZIONI CSM SI 66-70 NO 30-34
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai l’affluenza per i referendum è al 19-23%

I COMUNI – L’affluenza alle elezioni amministrative di ieri in Italia è stata del 54,72%, secondo i dati definitivi relativi agli 818 comuni gestiti dal Viminale. Alle precedenti elezioni omologhe era stata del 60,12%..

I REFERENDUM – lL’affluenza complessiva per i referendum è di circa il 20%. Lo si rileva dal sito del ministero dell’Interno.

“E’ gravissimo che a Palermo, senza alcun preavviso, un elevato numero di presidenti di seggio non si sia presentato per l’insediamento, ovvero abbia rinunciato all’incarico, ritardando l’avvio delle operazioni di voto. Un tale atteggiamento esprime una assoluta mancanza di rispetto per le Istituzioni e per i cittadini chiamati in questa giornata elettorale e referendaria ad esercitare un diritto costituzionale fondamentale per la vita democratica del Paese”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

AFFLUENZA AI MINIMI, FLOP REFERENDUM 
Per i referendum sulla Giustizia e sull’abolizione della legge Severino è nulla di fatto. Il dato registrato sull’affluenza delle 19, pari al 14 per cento degli aventi diritto al voto (sulla base dei dati del Viminale che riguardano 7.604 comuni su 7.903) non lascia molti spiragli sul raggiungimento del quorum richiesto (50% + 1). Sui cinque quesiti Radicali e Lega si sono battuti in una dura campagna referendaria, denunciando a più riprese il silenzio dei media. Quanto abbia contribuito la scarsa affluenza è difficile da stabilire, ma basta fare il confronto con il referendum del 7 aprile 2016 sulle trivelle, che ebbe una affluenza del 23,54% alle 19, per poi non arrivare neanche al 33% a chiusura urne, per avere un quadro di quanto accadrà con i quesiti sulla giustizia. Un quadro tanto netto da far ritenere quasi superflua la necessità di attendere i primi exit poll condotti in uscita dai seggi per rendersi conto, ben prima della chiusura delle urne, che l’obiettivo di chi intendeva introdurre una serie di cambiamenti in materia di magistratura e di amministrazione della Giustizia non è stato centrato. Un dato che, oltretutto, accomuna questo referendum alle consultazioni referendarie che si sono svolte in Italia nell’ultima decina d’anni. Ma in fondo, il flop sembrava annunciato da giorni. E temuto da tutti coloro che hanno spinto fino alla fine i 5 quesiti. Il referendum è stato inserito nel contesto di un election day, in contemporanea con le elezioni amministrative in 975 comuni, tra cui la grande Palermo, dove i problemi per la costituzione dei seggi e l’avvio delle votazioni non sono stati pochi, causa i forfait di scrutatori e presidenti di seggio.

LEGA, VINCEREMO ELEZIONI E RIFORMIAMO GIUSTIZIA
“La battaglia per cambiare la Giustizia non si ferma questa sera, ma anzi riparte con rinnovato slancio: sara’ il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l’onere e l’onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al sistema”. Si legge in una nota della Lega. “Grazie ai milioni di italiani che hanno votato per i referendum sulla giustizia: la loro voce e’ un impegno per tutti affinche’ si facciano vere e profonde riforme. Meritano riconoscenza perche’ hanno scelto di esprimersi nonostante un vergognoso silenzio mediatico (a cominciare dalla tv di Stato), al caos in troppi seggi a partire dallo scandalo di Palermo, alla codardia di tanti politici. Grazie a chi ha informato e partecipato, ai governatori schierati in prima linea insieme ad amministratori locali – di tutti i colori politici – e a molti parlamentari. Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali”, si conclude la nota.


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