Berlusconiano di lungo corso. Gilberto Pichetto, classe 1954, viene da Veglio, piccolo borgo in provincia di Biella. Economista di formazione, commercialista e insegnante di professione. La sua carriera la fa in politica.
Comincia a vent’anni dal consiglio comunale del minuscolo comune di Gifflenga, fino ad arrivare a quello del capoluogo prealpino.
Poi intraprende la strada “azzurra” tracciata dal Cavaliere, senza però lasciare le sue montagne.
Il cursus honorum in Forza Italia inizia nell’anno 1995, con l’elezione al consiglio regionale del Piemonte. Due anni dopo è assessore all’industria, carica che mantiene per più di un lustro. Lascia la sua terra per un seggio al Senato. Ma, quando cambia il vento politico a Roma, torna a Torino per fare il vice al presidente della Regione, l’allora leghista Roberto Cota. Nel 2014 arriva la grande occasione: è il candidato del centrodestra per le regionali. Fortemente voluto da Silvio Berlusconi, corre in un campo minato. Fratelli d’Italia, che aveva chiesto a gran voce le primarie, lo molla per sostenere il candidato di bandiera Crosetto. Il centrodestra è spaccato e quelle elezioni le vince Chiamparino, contro un Pichetto fermo al 22%.
Nel 2018 inizia una nuova fase: torna a palazzo Madama. Qui firma per il referendum sul taglio dei parlamentari e diventa capogruppo di Forza Italia nella V Commissione Bilancio. Nel 2021, passa dalle aule parlamentari alle sale di via Vittorio Veneto: nel governo Draghi è viceministro del leghista Giancarlo Giorgetti al ministero dello Sviluppo economico. Ora è stato designato al neonato ministero dell’Ambiente e sicurezza energetica, successore del dicastero della Transizione ecologica.
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