Bruxelles – Una nuova strategia di allargamento dell’Unione Europea, che permetta di superare gli stalli e i ritardi prolungati mostrati dal processo in atto nei Balcani Occidentali. L’eurodeputata dei Verdi/Ale e membro della commissione Affari esteri (Afet), Viola von Cramon Taubadel, in un’intervista rilasciata a Eunews spiega come le istituzioni comunitarie dovrebbero cambiare rotta, anche considerate le nuove richieste di adesione che arrivano dall’Europa orientale e i rischi di destabilizzazione che alcuni Paesi lasciati fuori dall’Unione stanno correndo.
Il punto di partenza per Viola von Cramon è la raccomandazione del Parlamento Ue relativa alla nuova strategia di allargamento, approvata in commissione Afet e ora attesa per il via libera definitivo in plenaria a novembre. Una base da cui ripartire per rinsaldare la fiducia dei partner candidati – o aspiranti tali – con un occhio al vertice Ue-Balcani Occidentali in programma a Tirana il prossimo 6 dicembre.
Qual è la chiave di volta della raccomandazione del Parlamento Ue sulla nuova strategia di allargamento?
Viola von Cramon: “Ci sono due elementi importanti. Il primo è la reversibilità: il messaggio che alcuni Paesi arretrano in determinate aree è importante solo se comporta conseguenze, come il blocco dei colloqui di adesione o dei fondi. Vogliamo che la condizionalità sia significativa, legata allo Stato di diritto, alla democrazia e all’allineamento alla Politica estera e di sicurezza dell’Unione”.
E il secondo?
Viola von Cramon: “Il secondo è legato al fatto che l’allargamento ha ricevuto un nuovo impulso con la guerra in Ucraina: è di nuovo sulla bocca di tutti e ci spinge a ripensare e a impegnarci nuovamente con nuovi approcci, per capire come accogliere i candidati. La strategia chiarisce che – a prescindere dai nuovi arrivati – dobbiamo essere credibili e mantenere i risultati nei Balcani Occidentali, altrimenti la nostra promessa a Est non sarà presa sul serio”.
Su cosa ha focalizzato la sua attenzione negli emendamenti alla relazione?
Viola von Cramon: “Il mio obiettivo si è concentrato sul rafforzare la condizionalità e anticipare i benefici per i partecipanti al processo. C’è un’ampia maggioranza di eurodeputati appartenenti a tutti i gruppi politici che sono favorevoli all’allargamento e, nonostante le differenze, l’obiettivo generale è chiaro per tutti i grandi gruppi”.
Come pensa che i partner balcanici potrebbero beneficiare della nuova strategia?
Viola von Cramon: “Non si tratta dell’ennesimo documento di Bruxelles, l’idea è quella di impegnarsi veramente con i partner dei Balcani Occidentali e di premiare quelli che lavorano per avvicinare i loro Paesi e le loro società all’Unione. In questo senso, il documento rafforza l’idea di un’integrazione accelerata, con l’introduzione graduale delle politiche settoriali una volta che i Paesi hanno soddisfatto i criteri. Un’enfasi particolare è posta sul ruolo della società civile, per molti aspetti uno stakeholder cruciale in tutta la regione per fornire valutazioni e prospettive credibili”.
Nel Pacchetto Allargamento 2022 è contenuta la raccomandazione al Consiglio di concedere alla Bosnia ed Erzegovina lo status di candidato, nonostante l’assenza di grandi passi avanti sulle 14 priorità. È un rischio?
Viola von Cramon: “I Verdi hanno organizzato una delegazione in Bosnia ed Erzegovina prima delle elezioni [del 3 ottobre, ndr] e abbiamo detto chiaramente che devono essere soddisfatte alcune condizioni cruciali perché ottenga lo status di candidato. Abbiamo compreso il senso di urgenza geopolitica e l’ingiustizia che poteva essere avvertita in Bosnia, a causa della concessione dello status di candidato dell’Ucraina.
Tuttavia, la concessione incondizionata andrebbe solo a favore di opzioni politiche nazionalistiche radicate come l’Sda [bosgnacchi, ndr], l’Snsd [serbo-bosniaci, ndr] e l’Hdz BiH [croato-bosniaci, ndr], perciò vogliamo comunicare che questa è una ricompensa per i cittadini, non per le élite corrotte. Questo deve essere chiaro”.
Nel frattempo la Serbia continua a sollevare preoccupazioni per il mancato allineamento con la politica estera e di sicurezza dell’Ue, in particolare per le sanzioni contro la Russia.
Viola von Cramon: “I segnali sono davvero preoccupanti. Per la prima volta c’è un passo indietro nello Stato di diritto e la Serbia ha solo il 45 per cento di allineamento alla Politica estera e di sicurezza dell’Ue, con un calo del 20 per cento rispetto all’ultimo rapporto. La tendenza è chiara e la situazione è insostenibile. Abbiamo inviato un messaggio chiaro al presidente, Aleksandar Vučić: o siete con noi quando abbiamo bisogno dell’unità europea, o siete contro.
L’equilibrismo serbo è inaccettabile e le conseguenze potrebbero essere l’effettivo arresto dei colloqui di adesione della Serbia. Noi vogliamo che la Serbia entri nell’Unione Europea, ma perché ciò accada deve fare un’inversione di rotta nella sua politica estera e dimostrare chiaramente la solidarietà con l’Ucraina”.
Cosa pensa della proposta franco-tedesca sul dialogo tra Pristina e Belgrado?
Viola von Cramon: “La ritengo un’iniziativa positiva e tempestiva. Le principali capitali europee sono coinvolte e abbiamo bisogno di vedere una direzione politica del dialogo Serbia-Kosovo per far progredire la situazione. Si tratta di un’opportunità unica, in quanto abbiamo la piena unità transatlantica su questo tema e non ci sono elezioni nel prossimo periodo.
Incoraggio fortemente entrambe le parti a sfruttarla, così come a sfruttare la mediazione del rappresentante speciale dell’Unione Europea, Miroslav Lajčák, per giungere a un accordo sostenibile e completo. Senza di esso, nessuno dei due potrà aderire all’Ue”.