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    Chi sono i 9 M5s al governo, ministri e vice

       Sono 9 gli esponenti del Movimento Cinque Stelle al governo che, secondo le ipotesi di queste ore, l’ala ortodossa vorrebbe ritirare dall’esecutivo prima che Draghi si presenti mercoledì al Senato.    In particolare si tratta di tre ministri: Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento), Fabiana Dadone (Politiche giovanili) e Stefano Patuanelli (Politiche agricole). C’è anche una viceministra, Alessandra Todde allo Sviluppo economico.    Mentre sono cinque i sottosegretari rimasti: Carlo Sibilia all’Interno, Ilaria Fontana alla Transizione ecologia, Giancarlo Cancelleri alle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Rossella Accoto al Lavoro e Politiche sociali, Barbara Floridia all’Istruzione.    I nove sono quel che resta della delegazione pentastellata al governo dopo la scissione dei dimaiani di Insieme per il Futuro. Si tratta appunto del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, della viceministra dell’Economia Laura Castelli e dei sottosegretari Dalila Nesci (Sud e Coesione Territoriale), Manlio Di Stefano (Esteri), Anna Macina (Giustizia) e Pierpaolo Sileri (Salute).   

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    Draghi si dimette, mercoledì riferirà in Aula. Di Maio: “M5s non esiste più, è un partito padronale”

    Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha respinto le dimissioni del premier Mario Draghi e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento. Mercoledì Draghi riferirà alle Camere.
    “Il M5s non c’è più, ora si chiama il partito di Conte. È un partito padronale che ha deciso di anteporre le proprie bandierine alla sicurezza e all’unità nazionale”, afferma il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Se da mercoledì andiamo in ordinaria amministrazione non potremo fare quasi più nulla di ciò che serve per superare la crisi economica. Parlo del decreto di 15 miliardi contro il caro bollette. Non abbiamo i poteri per fare la legge di bilancio e andremo in esercizio provvisorio. Non abbiamo più il potere negoziale ai tavoli internazionali per ottenere il tetto ai prezzi del gas. È da irresponsabili non capirlo”.
    Occhi puntati sulle Borse. Migliora Piazza Affari dopo un ripegamento iniziale sulla parità. L’indice Ftse Mib guadagna l’1,02% a 20.765 punti, con il differenziale tra Btp e Bund tedeschi in ribasso a 213,4 punti e il rendimento annuo italiano in calo di 0,9 punti 3,228%. Si confermano i rialzi per Hera (+3,03%) e Pirelli (+2,86%). Accelera Eni (+2,14%), seguita da Amplifon (+2,09%), Enel (+2,03%), A2a (+2,05%) ed Stm (+1,94%). Fa meglio anche Intesa (+1,46%), seguita da Bper (+0,74%) e Banco Bpm (+0,71%), mentre resta poco mossa Unicredit (+0,27%). Scivola Moncler (-1,91%). Giù anche Campari (-1,17%) e Tim (-0,77%), mentre continua a non fare prezzo Saipem (-23,93%) ad aumento di capitale concluso.

    Agenzia ANSA

    Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica. Lo si legge in una nota del Quirinale.

    Agenzia ANSA

    Draghi, durante la riunione del Cdm avrebbe detto ai ministri che mercoledì riferirà alle Camere e i partiti delineano già le loro posizioni.

    Agenzia ANSA

    Confronto forte. Ancora in carica anche per missione ad Algeri (ANSA)

     

    “Non è scontato l’esito di mercoledì in aula, dipende dalla maturità”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio allo speciale del Tg1. “Serve un atto di maturità e non solo di responsabilità da parte delle forze politiche”, ha aggiunto. “Spero che domani lo si possa già fare e che ci sia la volontà di farlo”, ha precisato.
    “La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani”. Così riferisce una nota della Lega.
    “Ora solo al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi”. Così il Pd.
    “Non accettiamo scherzi, per FdI questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa”. Così la leader di fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sul palco della festa dei Patrioti a Palombara Sabina.
    “Complimenti al M5S per aver fatto questo guaio mentre c’è una crisi in corso, c’è una guerra ai confini dell’Europa, già la Borsa oggi è crollata, lo Spread sale, c’è un’impennata dei prezzi di tutte le materie prime. E’ da irresponsabili aver provocato questo caso, con un’arroganza e con dei ricatti che sono inaccettabili”. Lo ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani a margine della cerimonia per la festa del 14 luglio a Palazzo Farnese a Roma.
    “Il M5s ha dato sostegno a questo governo sin dall’inizio con una votazione” e i con i “pilastri della della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti”, ha detto nel pomeriggio il leader dei 5s Giuseppe Conte uscendo dalla sua abitazione. “Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione” di quella pagina “è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto”. “Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti”.
    Linea esplicitata anche dalla capogruppo pentastellata Castellone. “La linea è quella che seguiamo dal non voto in cdm, e poi alla Camera o oggi al Senato, dove abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento. Invece c’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo” in una eventuale verifica “a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback”. Lo dice la capogruppo del M5S Maria Domenica Castellone nella diretta de La7 con Enrico Mentana. “Noi abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo ma non permettiamo che si smantellino nostre misure”, aggiunge.
    “Credo che per l’interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti”: Lo ha detto il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, arrivando a Portonovo di Ancona, commentando la crisi dell’esecutivo dopo lo strappo in Senato del M5s. “Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua – ha aggiunto Letta – Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”. 
    IL VOTO IN SENATOL’Aula del Senato ha confermato la fiducia al governo posta sul decreto aiuti. I sì sono stati 172, i no 39, nessun astenuto. Il M5s non ha partecipato al voto risultando assente alla prima e alla seconda chiama. Il premier Mario Draghi ha lasciato il Senato ed è salito al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il faccia a faccia è durato poco meno di un’ora. Il presidente del Consiglio ha fatto poi rientro a Palazzo Chigi.
    Con il Movimento era saltata anche l’ultima ipotesi di mediazione lanciata dal ministro pentastellato D’Incà, che aveva proposto l’ok al testo senza fiducia. 

    “Se mi sento in colpa e se è colpa di Roma e del termovalorizzatore questa crisi di governo? No, non è colpa di Roma. Noi facciamo le scelte giuste”. Lo ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, intercettato dai giornalisti alla festa dell’Unità di Roma a Caracalla

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    Draghi dalla Bce a un anno e mezzo di governo

    Nato da un appello del presidente Sergio Mattarella a dar vita ad un governo che affrontasse le “urgenze” della lotta alla pandemia e della messa a punto del Pnrr, il governo Draghi ha attraversato 516 giorni tra successi e polemiche tra i partiti della “strana maggioranza” che lo ha sostenuto.
    Dopo la caduta del governo Conte II e l’impossibilità di un Conte III come chiedevano M5s, Pd e Leu, Mattarella ha assunto l’iniziativa per un “governo del Presidente”, un po’ come i predecessori Scalfaro e Napolitano con Ciampi e Monti. Il Capo dello Stato convocò per il 3 febbraio l’ex banchiere centrale europeo, e mentre questi saliva al Quirinale la Borsa segnava un +3%. Draghi accettò l’incarico con riserva che, dopo le consultazioni a Montecitorio tra il 4 e il 9 febbraio, fu sciolta il 12, quando si presentò al Quirinale anche con la lista dei ministri: un mix di politici e tecnici. Il giorno dopo ci fu il giuramento e il primo Consiglio dei ministri in cui il neo premier esortò i suoi ministri a parlare solo “con i fatti”; ma già due giorni dopo, il 15, una feroce polemica tra i partiti e alcuni ministri sulle riaperture degli impianti sciistici lasciò intendere il mood della “strana maggioranza”. Comunque il 17 febbraio Draghi incassò la prima fiducia, in Senato, con ben 262 sì, sui 321 inquilini di Palazzo Madama e il giorno successivo analoghi numeri “monstre” si registrano alla Camera: i sì furono 535 sui 630 deputati.
    I due punti indicati da Matterella erano al centro del discorso di Draghi per la fiducia assieme a un forte europeismo: il premier parlò esplicitamente di “federalismo” europeo. Draghi effettivamente, in asse con Macron, è stato da premier tra i promotori di una maggior integrazione europea, anche perché l’uscita di scena di Merkel assegnava a Francia e Italia maggiore spazio. Il 26 novembre scorso il Trattato del Quirinale ha sancito questo asse tra i due Paesi, che in Europa hanno proceduto poi sempre insieme.
    Sul piano interno, la nomina il 3 marzo del generale degli alpini Paolo Figliuolo a commissario per l’emergenza Covid ha condotto ad uno dei successi del governo, con una netta accelerazione delle vaccinazioni, grazie agli Hub nelle Regioni.
    Altro tema al centro del mandato era il Pnrr: il 31 marzo il Parlamento approvò il piano predisposto dal governo, senza un esame approfondito, dato il poco tempo a disposizione, il che provocò varie tensioni tra i partiti. I diversi obiettivi da raggiungere a fine 2021 e a giugno 2022 sono stati raggiunti, grazie anche a riforme varate dal Parlamento. I distinguo tra i partiti della larga maggioranza hanno marcato tutto i 516 giorni delle esecutivo Draghi, su provvedimenti di natura parlamentare, come il ddl Zan, il fine Vita e ora sullo Ius Soli e la cannabis. Per non parlare delle polemiche di Lega, Fi e Iv contro il reddito di cittadinanza.
    Non sono mancate i distinguo dei partiti rispetto al governo, che è stato anche messo in minoranza, come sul Superbonus nella legge di Bilancio. Draghi disse che occorreva superare del tutto la misura, smentito dai partiti nella legge.
    Il 2022 è stato segnato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con Draghi subito a favore degli aiuti militari a Kyiv, sui quale ci sono state le riserve di Lega e M5s. Poi il 29 giugno ecco le “rivelazioni” di De Masi secondo il quale Draghi aveva chiesto a Grillo la testa di Conte. La crisi precipita fino al passo odierno di Draghi.    

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    Moral suasion di Mattarella ma Draghi si dimetterà

    Parlamentarizzare la crisi. Come tentativo estremo per ricucire uno strappo che, a fine giornata, sembra impossibile da ricomporre. Perché il paese è in difficoltà ed è il momento, per tutti, della responsabilità. E delle scelte ponderate. Sergio Mattarella non accetta le dimissioni di Mario Draghi e lo rinvia alle Camere, nella “sede propria”, per affrontare una crisi deflagrata con il non voto della fiducia del Movimento 5 Stelle, ma che covava da tempo sotto le ceneri. Una situazione complessa che sembra solo rinviare di qualche giorno le di missioni “irrevocabili” del presidente del Consiglio Ma “la decisione è presa” dicono i collaboratori del premier, che mercoledì si presenterà in Parlamento per spiegare le “profonde ragioni” che hanno portato a una scelta che, ora che il dado è tratto, i partiti chiedono a gran voce di rivedere.
    Prima c’è da fare il viaggio in Algeria. Dove il premier non si può presentare dimissionario perché, uno dei ragionamenti del capo dello Stato per rinviare il “giorno della verità” alla prossima settimana, “un amministratore delegato senza deleghe non può firmare contratti”. Ci sarà quindi il vertice intergovernativo, che è confermato ma potrebbe essere condensato in una sola giornata, poi ci sarà il definitivo showdown, scommettono tutti a Palazzo Chigi. Dopo le comunicazioni in Parlamento, il presidente del Consiglio dovrebbe annunciare di voler salire nuoivamente al Quirinale ped dimettersi, bloccando così il voto parlamentare sul suo intervento.
    Poi, spetterà al Quirinale valutare se conferire un nuovo incarico o, scenario che ogni ora che passa sembra più concreto, secondo quanto si registra sempre in ambienti parlamentari, sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate.
    Il presidente della Repubblica riceve una prima volta al Quirinale il presidente del Consiglio mentre ancora è in corso la seconda chiama al Senato. Un colloquio teso, a tratti anche ruvido, si racconta in ambienti aprlamentari.. Draghi arriva al Colle con le dimissioni in tasca. Basta con i distinguo, basta con i ricatti, con il rimanere ostaggio di desiderata inevitabilmente inconciliabili di una maggioranza di unità nazionale che, con l’avvicinarsi della scadenza della legislatura, tornano ad affacciarsi con prepotenza.
    Il premier rientra a Palazzo Chigi prendendosi ancora un tempo per riflettere ma al Consiglio dei ministri, convocato a borse chiuse, dice in modo inequivocabile che la sua esperienza a capo del governo è arrivata al capolinea. Un consiglio dei ministri rapido, dove Draghi prende la parola solo per leggere la dichiarazione che viene subito dopo diffusa alla stampa. Il patto di fiducia è venuto meno, gela i ministri, non si può più continuare. Il tempo di ricevere un applauso e il premier lascia la sala della riunione, mentre parte un battibecco tra il dem Andrea Orlando e il ‘tecnico’ Cingolani.
    Draghi sale di nuovo al Colle, questa volta consegnando nelle mani del capo dello Stato le sue dimissioni. Che Mattarella respinge, anche nella speranza che alcuni giorni di ulteriore riflessione, anche da parte dei partiti, possa portare a un esito diverso che eviti la fine della legislatura. Una “cesura” chiara, e poi un Draghi bis, peraltro, era uno dei suggerimenti lanciati dal leader Iv Matteo Renzi, che aveva richiamato in Aula alla responsbilità non solo i partiti, ma anche il premier.
    E dai Dem, per primi, arriva la richiesta di lavorare perché “si ricrei una maggioranza” e il governo, con Draghi a capo, possa ripartire. Lo stesso auspicio che fa Forza Italia che continua a sostenere la possibilità di un governo anche senza il Movimento, su cui, anche nella lettura della Lega, ricade tutta la responsabilità della crisi d’estate.   

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    Taxi riprendono il servizio, confermato lo sciopero del 20 e 21/7

    Riprenderà alla mezzanotte il servizio taxi che negli ultimi due giorni si era spontaneamente fermato in seguito alle proteste contro il ddl concorrenza. “Alla luce delle dimissioni presentate dal primo ministro Mario Draghi al Presidente Mattarella e da questo poi respinte, l’attività parlamentare, sia d’aula che di Commissione, è sospesa. Fermo restando che, ad oggi, resta fissato lo sciopero per i giorni 20 e 21 luglio, rimarremo vigili sugli sviluppi dell’attività parlamentare, con particolare riferimento al Ddl Concorrenza. Pertanto sospendiamo il presidio presso Palazzo Chigi”. Lo dichiarano Ugl Taxi, Usb Taxi, Federtaxi Cisal, Unica Cgil, Uti, Fit Cisl, Tam, Claai, Satam, Or.sa Taxi, Fast Confsal Taxi, Uritaxi, Unimpresa, Ati Taxi, Associazioni Tutela Legale Taxi, Silvio.
    “Ringraziamo le tassiste ed i tassisti – prosegue il comunicato delle organizzazioni sindacali – che ci hanno sostenuto in questo sforzo, e che in segno di solidarietà nei confronti dei colleghi ancora impegnati nello stesso, hanno spontaneamente sospeso il servizio, riteniamo necessario ora far ripartire l’attività lavorativa”. “Vogliamo inoltre ringraziare la questura, le donne e gli uomini delle forze dell’ordine – concludono i tassisti – per aver gestito giorni difficili in modo encomiabile capendo la protesta della nostra categoria”.

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    Mattarella respinge le dimissioni di Draghi – IL PUNTO ALLE 20

    Mattarella respinge le dimissioni di Draghi. La crisi aperta dallo strappo del M5s, che non ha votato al Senato la fiducia sul decreto Aiuti, prende così una nuova piega. Il presidente della Repubblica, si legge in una nota del Quirinale, ‘non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica’. La posizione del capo dello Stato dopo due colloqui con Draghi al Quirinale. Il primo, di un’ora, intorno alle 17.
    Il secondo dopo le 19, concluso con la nota del Colle. Il premier aveva convocato alle 18.15 il Consiglio dei ministri e annunciato la sua decisione di tornare al Colle per rinunciare all’incarico. Subito dopo, Palazzo Chigi aveva girato ai giornalisti il testo del suo breve discorso (compresi il ‘Buonasera a tutti’ dell’esordio e il ‘Grazie’ finale) perchè non ci potessero essere interpretazioni.
    Eccolo: ‘Buonasera a tutti, voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo’. ‘In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente’.
    ‘Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi’. ‘Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani. Grazie’.
    Quindici righe che sembravano chiudere la partita. Ora la porta si riapre. Fonti ministeriali fanno sapere che Draghi ha detto in Cdm che riferirà mercoledì sulla crisi al Senato. Saranno quella l’occasione e la sede chieste dal capo dello Stato per la ‘valutazione della situazione’. Tra le ipotesi, anche quella di un governo di scopo che chiuda la legislatura almeno portando a casa la Legge di Bilancio del 2023 con le riforme del Pnrr e garantisca all’Italia i fondi messi a disposizione dall’Europa.
    Il Pd archivia il campo largo con il M5s di Conte (che convoca per le 20 un nuovo Consiglio nazionale) e spera che la corsa di Draghi non sia finita. ‘La giornata decisiva sarà mercoledì, quando Draghi riferirà in Senato, non oggi’, dice il ministro Franceschini. Il centrodestra, soprattutto con Lega e Fdi, si ricompatta in vista delle elezioni attaccando i Cinque Stelle. ‘Non temiamo il voto’, aveva detto anche Berlusconi, mentre per il ministro di Fi Brunetta ‘l’Italia non può fare a meno di Draghi’. Sembrano pensarla così anche i mercati. La Borsa di Milano, maglia nera d’Europa, ha chiuso a -3,44% e bruciato 17 miliardi.
    Lo spread ha arrestato per ora la sua ascesa a 206,6 punti, il rendimento del Btp decennale a 3,34%. L’Europa guarda all’Italia ‘con preoccupato stupore’, dice Gentiloni. ‘Totale incredulità per gli sviluppi politici’ dal presidente di Confindustria Bonomi.

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    Il comunicato del Quirinale

    Il testo del comunicato del Quirinale: 
    Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto.Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica.

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    Il testo dell'intervento di Draghi al Cdm

    Buonasera a tutti,Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più.È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi.Queste condizioni oggi non ci sono più.Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti.Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.Grazie.