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    Governo: 1.861 sindaci hanno firmato l'appello a Draghi

    Sono arrivati a quota 1.861 i sindaci che hanno sottoscritto l’appello a Mario Draghi ad andare avanti in nome della stabilità. Si tratta di un lungo elenco che va dalle grandi città ai piccoli comuni, con una rappresentanza di diverse forze politiche e liste civiche, anche di centrodestra. “Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo. Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni”. “Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità”.

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    Crisi di governo: si alza tensione, incognita governisti M5s – IL PUNTO ALLE 18

    Passano le ore e manca ancora il “fatto politico” che potrebbe consentire di sbloccare la crisi di governo. I governisti 5S continuano a stare coperti mentre Forza Italia e la Lega alzano la posta. Salvini e Berlusconi si vedono a Villa Grande: un vertice nel corso del quale non solo ribadiscono il no ai Cinque Stelle ma mettono a verbale anche l’irritazione per l’incontro fra il premier Mario Draghi e il segretario del Pd Enrico Letta. Palazzo Chigi non può limitarsi a un confronto esclusivamente con il Pd e il Movimento, è la rivendicazione a cui si aggiunge la richiesta di essere trattati con pari dignità. Le porte di Palazzo Chigi – viene però precisato da fonti di governo – sono sempre state aperte. Sono momenti di grande tensione fra i partiti, con i Dem che non mollano il pressing verso il presidente del Consiglio affinché resti alla guida del governo e il M5s attraversato da profonde divisioni. Dissensi che però non riescono ancora a prendere una forma: e se fra i parlamentari c’è chi è pronto a scommettere che in serata la rottura possa consumarsi, l’ottimismo con cui si era aperta la giornata necessariamente ha ceduto il posto a una maggiore cautela. Anche perché chi nel centrodestra ragiona dell’ipotesi di un Draghi bis senza il M5s di Giuseppe Conte deve necessariamente fare i conti con la variabile di un rimpasto. Pontieri sarebbero già a lavoro per sminare il campo dalle richieste dei partiti: i desiderata della Lega – che potrebbe volere un cambio al ministero dell’interno e della Salute dove siedono la ministra Luciana Lamorgese e il collega Roberto Speranza – sarebbero destinati a essere delusi perché considerati “irricevibili”. Non è invece escluso, si ragiona in ambienti parlamentari, che il partito guidato da Matteo Salvini possa ambire al ministero delle Politiche agricole, oggi guidato da Stefano Patuanelli che insieme alla collega Fabiana Dadone (M5s) e ad una pattuglia di sottosegretari potrebbe dimettersi. Ma in questo caso si tratterebbe – viene spiegato – di semplici sostituzioni. Il momento della verità sarà domani: Draghi è atteso alle 9.30 in Senato dove terrà le sue comunicazioni, che saranno poi seguite da un lungo dibattito. Il voto di fiducia infatti, se si terrà sarà solo in serata. I deputati invece dovranno eventualmente attendere giovedì.

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    Mercoledì Draghi in Senato alle 9.30, eventuale voto 19.30, il timing

    Iniziano mercoledì 20 luglio alle 9.30 le comunicazioni del premier Mario Draghi in Senato. La giornata a palazzo Madama dovrebbe terminare alle 19.30 per passare alla Camera il giorno successivo. Lo si apprende al termine della conferenza dei capigruppo del Senato. Il timing della giornata prevede anche, sempre che le condizioni lo permettano, una pausa alle 10.30 per la consegna del discorso del presidente alla Camera. L’Aula del Senato riprenderebbe intorno alle 11 con la discussione generale di circa 5 ore. Verso le 18.40 potrebbe iniziare la chiama.Alla Camera le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi si terranno giovedì. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Dalle 9 alle 11.30 ci sarà la discussione generale. Alle 11.30 la replica di Draghi.Domani, mercoledì 20 luglio, alle 10.30 il presidente del Consiglio Draghi, dopo aver svolto le sue comunicazioni al Senato, verrà in Aula a Montecitorio a consegnarne il testo, che non ripeterà alla Camera. A quel punto la seduta verrà tolta. Giovedì alle 9.30 ci sarà il dibattito. Alle 11.30 è prevista la replica di Draghi, dopodichè ci saranno le dichiarazioni di voto, fino alle 13.45, quando avrà inizio la votazione, il cui risultato sarà noto intorno alle 15.30.

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    Crisi di governo: trattative serrate, ira Lega per Letta a Chigi – IL PUNTO ALLE 15

    Giornata di incontri, trattative sottotraccia e telefonate per cercare di allargare il pertugio individuato dal Pd per salvare il governo Draghi. In un gran numero di colloqui, alcuni coperti e altri alla luce del sole, si cerca affannosamente una via d’uscita per evitare che domani si vada in Aula al Senato al buio, cioè senza un percorso di salvaguardia definito. A 24 ore dalle comunicazioni del premier in Senato, i partiti sono tutti riuniti e i protagonisti si sono consultati ai più alti livelli. Il presidente del Consiglio è salito al Colle per fare il punto della situazione con il presidente Mattarella ma regna il riserbo sui contenuti della conversazione al Quirinale se si eccettua la conferma che la situazione rimane molto complessa. Indiscrezioni confermano che la linea del premier non è cambiata e che Draghi non ha intenzione di cedere troppo nelle sue comunicazioni in Aula. Poco prima della salita al Colle si è visto entrare a palazzo Chigi il segretario del Pd Enrico Letta che sta alacremente lavorando per salvare la vita dell’esecutivo. Un passaggio che non è piaciuto affatto alla Lega che ha immediatamente protestato esprimendo ‘sconcerto’ perché il presidente Mario Draghi ha ricevuto il segretario del Pd e non i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica. Nel centrodestra, al di là della posizione di Giorgia Meloni che spinge i suoi alleati per correre al voto, si registrano incertezze e tatticismi: Matteo Salvini ha visto in mattinata i vertici della Lega per poi spostarsi a Villa Grande, la casa di Roma di Berlusconi, per un nuovo incontro con il presidente di Forza Italia. In attesa di novità concrete che consentano al capo del governo di presentare a Palazzo Madama le condizioni per proseguire il lavoro iniziato un anno e mezzo, il premier è al lavoro sul discorso del Senato. Dovrebbe essere un’agenda ristretta ma ben chiara di impegni da rispettare a cominciare dalle misure contro la crisi sociale e sull’emergenza energetica, dalle riforme del Pnrr al sostegno all’Ucraina e alla lotta alla pandemia. Intanto cresce il pressing interno ed internazionale affinchè Draghi resti alla guida del governo. L’ultimo segnale viene dall’agenzia di rating Fitch: ‘Le dimissioni di Draghi annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate. Senza di lui il risanamento di bilancio è più difficile’. Resta quindi altissima l’attesa sulle decisioni del Movimento e molti, a partire dai Dem, si augurano che la pattuglia governista si faccia avanti per evitare un possibile voto di fiducia al buio. Anche se Luigi Di Maio parlando all’assemblea dei parlmentari Ipf ha annunciato che il direttivo M5s della Camera ha già deciso di votare la fiducia a Draghi. A complicare il quadro si aggiunge la posizione della Lega che continua a sottolineare come ‘il partito sia indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili Cinque Stelle e senza chiarezza’.

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    Governo, Di Maio riunisce gruppi parlamentari di Ipf: “Conte responsabile della crisi”

    “Dalle dimissioni di Draghi ad oggi sono successi due fatti politici clamorosi. Le manifestazioni e gli attestati di supporto al governo Draghi affinché possa restare in carica: oltre 1600 sindaci, la società civile, gli imprenditori, la comunità finanziaria e quella internazionale. Il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici”. Così il ministro Luigi Di Maio durante l’assemblea congiunta di Insieme per il Futuro. 
    “Siamo in una situazione surreale, dovevamo occuparci di problemi reali del paese, pensando a famiglie e imprese, ma siamo invece in mezzo a una crisi di governo. La maggioranza dei cittadini sa chi è il responsabile di questa crisi, ha un nome e cognome: è Giuseppe Conte”.

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    Crisi di governo: Si tratta a oltranza, no della Lega ai 5S – IL PUNTO ALLE 13

    Si tratta a oltranza per salvare il governo alla vigilia delle comunicazioni di Draghi al Senato sulla crisi aperta dai Cinque Stelle. Il leader del Pd Letta è stato questa mattina a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, che poi è salito al Quirinale per un colloquio di circa mezz’ora con il presidente della Repubblica Mattarella. Intanto, Salvini ha visto i vertici della Lega e si è saputo che all’ora di pranzo sarà a Villa Grande, la casa di Roma di Berlusconi, per un nuovo incontro con il presidente di Forza Italia.
    La giornata andrà avanti aspettando fatti politici nuovi che consentano al capo del governo di presentare a Palazzo Madama le condizioni per proseguire il lavoro iniziato un anno e mezzo fa fino al termine della legislatura. Un’agenda magari ristretta ma ben chiara di impegni da rispettare a cominciare dalle misure contro la crisi sociale e sull’emergenza energetica, dalle riforme del Pnrr al sostegno all’Ucraina e alla lotta alla pandemia.
    L’agenda potrebbe essere messa a disposizione del Parlamento perchè la sostenga prima del voto, come hanno chiesto gli appelli venuti in questi giorni da imprenditori (250 firme sul Sole 24 Ore questa mattina), rettori, associazioni, dai 1.600 sindaci. E anche dalle cancellerie occidentali e dai mercati.
    L’ultimo segnale da Fitch: ‘Le dimissioni di Draghi annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate. Senza di lui il risanamento di bilancio è più difficile’, si legge in una nota dell’agenzia di rating.
    Il premier ha iniziato la giornata incontrando a Palazzo Chigi Enrico Letta. Il Pd, che non commenta il colloquio di questa mattina, spinge a tutti livelli affinché sia garantita continuità al governo. Poi il colloquio di Draghi con Mattarella. Per sbloccare la situazione servono segnali precisi dai partiti, segnali che al momento mancano, soprattutto dal fronte M5s. Ad esempio, dai Dem ci si augura che la pattuglia governista si faccia avanti per evitare un possibile voto di fiducia al buio.
    Su cosa dirà Draghi domani a Palazzo Madama in ordine alla sua disponibilità ad andare avanti e alle condizioni per farlo, dunque, c’è ancora riserbo, sia a Palazzo Chigi che al Quirinale. Il primo fatto politico della giornata, intanto, è una conferma che viene dall’incontro di Salvini con ministri e sottosegretari della Lega: ‘Il partito è indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili Cinque Stelle e senza chiarezza. L’auspicio è garantire all’Italia soluzioni all’altezza, evitando che provocazioni, liti e figure inadatte blocchino il Paese’. Niente Cinque Stelle, dunque.
    L’attenzione si sposta così verso il Movimento alle prese con il fortissimo travaglio interno che si manifesta nello scontro tra ortodossi e governisti, con un drappello di alcune decine di parlamentari, guidati dal capogruppo alla Camera Crippa e dal ministro D’Incà, che sarebbe pronto a lasciare i pentastellati per passare al Gruppo Misto.    

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    Borsellino:Mattarella, svelare oscuri tentativi deviare indagini

    “Paolo Borsellino, come Giovanni Falcone e altri magistrati, fu ucciso dalla mafia perché, con professionalità, rigore e determinazione, le aveva inferto un colpo durissimo, disvelandone la struttura organizzativa e l’attività criminale.
    La mafia li temeva perché avevano dimostrato che non era imbattibile e che la Repubblica era in grado di sconfiggerla con la forza del diritto. Nel trentesimo anniversario del terribile attentato di via D’Amelio, desidero rendere omaggio alla sua memoria e a quella degli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, che con lui persero la vita a causa del loro impegno in difesa della legalità delle istituzioni democratiche”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel trentesimo anniversario della Strage di via D’Amelio.
    “Paolo Borsellino aveva la ferma convinzione che il contrasto alla mafia si realizzasse efficacemente non solo attraverso la repressione penale, ma soprattutto grazie a un radicale cambiamento culturale, a un impegno di rigenerazione civile, a cominciare dalla scuola e dalla società. Preservarne la memoria vuol dire rinnovare questo impegno nel tenace perseguimento del valore della legge, del diniego nei confronti del compromesso, dell’acquiescenza e dell’indifferenza che aprono la strada alla sopraffazione”, prosegue il Capo dello Stato.
    “Il suo ricordo impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l’intera comunità non può prescindere. Quell’anelito di verità che è indispensabile nelle aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente.Con questo spirito e nell’indelebile ricordo di Paolo Borsellino, rinnovo ai suoi figli e ai familiari degli agenti caduti, i sentimenti di gratitudine e di vicinanza dell’intero Paese”, conclude.