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    Elezioni: c'è accordo Letta-Calenda, tensione con Si e Verdi

    Il Pd e Azione con Più Europa hanno raggiunto l’accordo. Dopo giorni di tira e molla, veti e ultimatum, Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova hanno firmato il patto, al termine di una riunione alla Camera durata due ore. Un’intesa “elettorale per essere vincenti nei confronti della destra”, ha detto Letta. “Oggi si riapre la partita”, ha ribadito Calenda. Sondaggi alla mano, il centrosinistra sa che il centrodestra parte di gran lunga favorito. Per questo, Letta ha sempre cercato di costruire un’alleanza la più larga possible. Dopo l’addio al M5s, reo di non aver votato la fiducia a Draghi, il compagno di viaggio più corteggiato è stato Calenda che, però stava coltivando la tentazione di correre da solo, al centro, in una lista con Più Europa. Il senso dell’alleanza è stato riassunto da Letta: “Non è immaginabile che, dopo Draghi, il Paese passi al governo delle destre e sia guidato da Giorgia Meloni”. E Calenda: “L’accordo elettorale riapre la partita. Tutti i punti che avevamo chiesto a Letta sono stati recepiti. I voti di Azione non andranno a chi ha sfiduciato Draghi”. Caustico Giuseppe Conte: “Finalmente è finita la telenovela. In bocca al lupo alla nuova ammucchiata”.

    La firma dell’alleanza ha subito prodotto uno smottamento. Da tempo il Pd ha un dialogo anche con Sinistra Italiana e Verdi, che adesso chiedono “di verificare se ancora ci siano le condizioni di un’intesa elettorale”. Per Nicola Fratoianni (Si), “l’accordo tra Pd e Azione/+Europa è legittimo ma non vincolante sul tema programmatico”. Non piace il richiamo al governo Draghi, che vedeva Si e Verdi all’opposizione, e diversi passaggi, come quello sul via libera ai rigassificatori. Un chiarimento è in programma a breve: Letta incontrerà Fratoianni e Angelo Bonelli (Verdi) domani pomeriggio, al Nazareno. Per la verità, i contatti fra i tre sono frequenti, anche in giornata ce ne sono stati almeno due: uno di prima mattino e uno nel pomeriggio. Le schegge del patto sono arrivate anche più in là. Siccome l’intesa prevede che nessun segretario di partito e nessun fuoriuscito da FI e M5s possa essere candidato nei collegi uninominali, il Pd ha offerto un posto nei listini proporzionali della sua lista Democratici e progressisti “ai leader di partiti e movimenti che entreranno a far parte dell’alleanza”: è il cosiddetto diritto di tribuna. L’opportunità può tentare chi guida forze che rischiano di non il 3% e quindi di non avere eletti. In Transatlantico, sono venuti subito in mente Bruno Tabacci e Luigi Di Maio, fondatori di Impegno civico. E infatti, nel pomeriggio il ministro degli Esteri ha incontrato Letta, seminando scompiglio nei parlamentari che lo hanno seguito nell’uscita dal M5s: “Se accetta il diritto di tribuna ci abbandona e Impegno civico salta”, commentava un deputato.Non pare che il Pd abbia fatto l’offerta a Matteo Renzi. Malgrado sia Letta sia Calenda ufficialmente dichiarino che non ci sono veti, il leader di Iv è intenzionato a correre da solo, al centro: l’alleanza fra Pd, Azione e +E “poco ha a che fare con la politica dove si sta insieme se si condividono le idee”, ha detto Renzi. Che poi ha chiarito la collocazione di Iv: “Quello che gli altri definiscono solitudine, noi lo chiamiamo coraggio. Noi siamo il vero voto utile”. L’intesa fra Calenda, Della Vedova e Letta si è chiusa nelle due ore di colloquio. L’incontro ha anche rischiato di partire col piede sbagliato, quando, prima che iniziasse, al Pd è arrivata una bozza di accordo scritta dalla controparte. Un salto in avanti ritenuto inopportuno dai dem. Poi il colloquio. Fra i punti dell’accordo, la divisione dei seggi uninominali: 70% al Pd e 30% ad Azione +E. Ma su quello l’intesa c’era da giorni. Fra i presenti, c’è chi racconta che l’accelerata sia arrivata quando fra la richiesta di Calenda di non candidare negli uninominali Fratoianni, Di Maio e Bonelli, e l’intenzione del Pd di non mettere veti sui nomi, è stata trovata la soluzione di far fare un passo indietro a tutti i big. “Abbiamo dimostrato tutti grande senso di responsabilità – ha detto Letta – l’Italia vale di più rispetto alle discussioni interne”.”Una coalizione si fa sui programmi quindi adesso è necessario aprire una riflessione. Dovremo rivederci e fare un punto della situazione tra di noi”. Lo ha afferma Luigi Di Maio, capo politico di impegno Civico, intervenendo in una breve riunione della congiunta con i parlamentari del suo partito.”L’alleanza Pd-Azione fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda. Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
    “Azione getta la maschera. È la quinta colonna del Partito democratico e della sinistra. Altro che progetto per creare un nuovo centro, altro che governo Draghi, semplicemente al servizio di chi vuole la patrimoniale per qualche posto in più”. Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia.

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    Pd tenta Di Maio col listone, ma seggi a rischio per L'Ape

     Accettare l’offerta del “diritto di tribuna” e assicurarsi almeno un posto, o due, nel prossimo Parlamento. O declinare l’invito, come hanno già fatto Bonelli e Fratoianni, e rimanere a capo della lista dell’ape. La mossa di Enrico Letta, che stringe l’accordo con Azione e Più Europa e offre ai potenziali alleati spazio nel listone “Democratici e progressisti”, spiazza il neonato Impegno Civico, e coglie di sorpresa lo stesso Luigi Di Maio.    Il ministro degli Esteri chiama il segretario Dem alla Farnesina per capire meglio i contorni di una proposta che, di primo impatto, rischia di tagliare le gambe al progetto coltivato dopo l’addio ai 5 Stelle. La “tribuna”, almeno sulla carta, è aperta ai “leader” delle liste alleate, quindi eventualmente ai soli Di Maio e a Bruno Tabacci. In quanto “ex”, secondo le clausole dell’accordo di Letta e Calenda, Di Maio non può puntare a un collegio uninominale – che invece potrebbe essere riservato a Tabacci.    In Parlamento quasi non si parla d’altro: i suoi temono la debacle senza il leader a giocare in prima persona la partita e sarebbero anche pronti a rinunciare alla lista, date le scarse possibilità di superare lo sbarramento. Proprio i sondaggi che danno Impegno Civico sotto il 3% sono anche quelli, però, che lasciano aperta la riflessione. Entrare nel listone Pd consentirebbe quanto meno di mantenere una testimonianza nella prossima legislatura, diversamente il rischio è di rimanere del tutto fuori. Ma cedendo alle sirene dem potrebbero non trovare casa, almeno al momento, nemmeno i fedelissimi di Di Maio, a partire dalla viceministra all’Economia Laura Castelli, Vincenzo Spadafora o dal vice alla Farnesina, Manlio Di Stefano, . Lo stesso vale per un altro vicinissimo al leader, Sergio Battelli.    Telefoni spenti, bocche cucite, in Transatlantico non si incrocia nessuno dei parlamentari del gruppo, che attendono di capire le decisioni del leader . Una riunione convocata in serata è stata aperta e subito rinviata. A dimostrazione dell’incertezza che regna in queste ore nel partito del ministro degli Esteri.    Una alternativa potrebbe essere quella di abbandonare l’idea della lista autonoma e chiedere al Pd di imbarcare altri nomi oltre ai leader. O declinare l’invito e proseguire sulla via tracciata poche ore fa, con la presentazione del simbolo. Come fanno Verdi e Sinistra italiana: “Non abbiamo bisogno di diritti di tribuna”, chiarisce Bonelli, che a sua volta incontrerà Letta insieme a Fratoianni domani, partendo dal presupposto, però, di andare avanti “con il progetto politico che si sta radicando nel paese”.     

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    Elezioni: c'è l'accordo Letta-Calenda. Al Pd 70% candidati, Azione/+Eu 30%

    Il Pd e Azione con Più Europa hanno raggiunto l’accordo. Dopo giorni di tira e molla, veti e ultimatum, Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova hanno firmato il patto, al termine di una riunione alla Camera durata due ore. Un’intesa “elettorale per essere vincenti nei confronti della destra”, ha detto Letta. “Oggi si riapre la partita”, ha ribadito Calenda. Sondaggi alla mano, il centrosinistra sa che il centrodestra parte di gran lunga favorito. Per questo, Letta ha sempre cercato di costruire un’alleanza la più larga possible. Dopo l’addio al M5s, reo di non aver votato la fiducia a Draghi, il compagno di viaggio più corteggiato è stato Calenda che, però stava coltivando la tentazione di correre da solo, al centro, in una lista con Più Europa. Il senso dell’alleanza è stato riassunto da Letta: “Non è immaginabile che, dopo Draghi, il Paese passi al governo delle destre e sia guidato da Giorgia Meloni”. E Calenda: “L’accordo elettorale riapre la partita. Tutti i punti che avevamo chiesto a Letta sono stati recepiti. I voti di Azione non andranno a chi ha sfiduciato Draghi”. Caustico Giuseppe Conte: “Finalmente è finita la telenovela. In bocca al lupo alla nuova ammucchiata”.

    La firma dell’alleanza ha subito prodotto uno smottamento. Da tempo il Pd ha un dialogo anche con Sinistra Italiana e Verdi, che adesso chiedono “di verificare se ancora ci siano le condizioni di un’intesa elettorale”. Per Nicola Fratoianni (Si), “l’accordo tra Pd e Azione/+Europa è legittimo ma non vincolante sul tema programmatico”. Non piace il richiamo al governo Draghi, che vedeva Si e Verdi all’opposizione, e diversi passaggi, come quello sul via libera ai rigassificatori. Un chiarimento è in programma a breve: Letta incontrerà Fratoianni e Angelo Bonelli (Verdi) domani pomeriggio, al Nazareno. Per la verità, i contatti fra i tre sono frequenti, anche in giornata ce ne sono stati almeno due: uno di prima mattino e uno nel pomeriggio. Le schegge del patto sono arrivate anche più in là. Siccome l’intesa prevede che nessun segretario di partito e nessun fuoriuscito da FI e M5s possa essere candidato nei collegi uninominali, il Pd ha offerto un posto nei listini proporzionali della sua lista Democratici e progressisti “ai leader di partiti e movimenti che entreranno a far parte dell’alleanza”: è il cosiddetto diritto di tribuna. L’opportunità può tentare chi guida forze che rischiano di non il 3% e quindi di non avere eletti. In Transatlantico, sono venuti subito in mente Bruno Tabacci e Luigi Di Maio, fondatori di Impegno civico. E infatti, nel pomeriggio il ministro degli Esteri ha incontrato Letta, seminando scompiglio nei parlamentari che lo hanno seguito nell’uscita dal M5s: “Se accetta il diritto di tribuna ci abbandona e Impegno civico salta”, commentava un deputato.Non pare che il Pd abbia fatto l’offerta a Matteo Renzi. Malgrado sia Letta sia Calenda ufficialmente dichiarino che non ci sono veti, il leader di Iv è intenzionato a correre da solo, al centro: l’alleanza fra Pd, Azione e +E “poco ha a che fare con la politica dove si sta insieme se si condividono le idee”, ha detto Renzi. Che poi ha chiarito la collocazione di Iv: “Quello che gli altri definiscono solitudine, noi lo chiamiamo coraggio. Noi siamo il vero voto utile”. L’intesa fra Calenda, Della Vedova e Letta si è chiusa nelle due ore di colloquio. L’incontro ha anche rischiato di partire col piede sbagliato, quando, prima che iniziasse, al Pd è arrivata una bozza di accordo scritta dalla controparte. Un salto in avanti ritenuto inopportuno dai dem. Poi il colloquio. Fra i punti dell’accordo, la divisione dei seggi uninominali: 70% al Pd e 30% ad Azione +E. Ma su quello l’intesa c’era da giorni. Fra i presenti, c’è chi racconta che l’accelerata sia arrivata quando fra la richiesta di Calenda di non candidare negli uninominali Fratoianni, Di Maio e Bonelli, e l’intenzione del Pd di non mettere veti sui nomi, è stata trovata la soluzione di far fare un passo indietro a tutti i big. “Abbiamo dimostrato tutti grande senso di responsabilità – ha detto Letta – l’Italia vale di più rispetto alle discussioni interne”.”L’alleanza Pd-Azione fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda. Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
    “Azione getta la maschera. È la quinta colonna del Partito democratico e della sinistra. Altro che progetto per creare un nuovo centro, altro che governo Draghi, semplicemente al servizio di chi vuole la patrimoniale per qualche posto in più”. Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia.

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    Ddl Concorrenza: via libera definitivo del Senato, 161 sì

    Via libera definitivo dall’Aula del Senato al Ddl sulla Concorrenza con 161 voti favorevoli, 21 contrari e 2 astenuti. Il provvedimento, legato al Pnrr, ha visto lo stralcio della norma sui taxi da parte della Camera. Il prossimo governo, come ricordato dal vice ministro al Mise, Gilberto Pichetto Fratin, dovrà occuparsi dell’attuazione delle deleghe previste.Il Ddl arriva alla meta senza il tanto dibattuto articolo 10 sui taxi e con lo slittamento anche del nodo delle concessioni balneari, prevedendo una delega al Governo per il riordino della materia. PORTI. Un decreto del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili definirà i criteri sulle concessioni. E’ previsto che un concessionario ottenga solo una concessione per ciascun porto, ma la regola non vale per gli hub di rilevanza internazionale e nazionale. GAS. L’articolo 6 punta a valorizzare con una serie di disposizioni le reti di distribuzione degli enti locali e rendere più veloci le procedure per le gare. CONCESSIONI IDROELETTRICHE. Le Regioni fisseranno i criteri che dovranno essere seguiti per effettuare le gare. Le procedure dovranno essere fissate entro la fine del prossimo anno. Sono previsti alcuni indennizzi per i concessionari uscenti. SERVIZI PUBBLICI LOCALI. Anche in questo caso un testo unico del Governo riordinerà la materia. Per dare una spinta alle gare nel trasporto pubblico è previsto un taglio del Fondo nazionale trasporti per gli enti locali che abbiano affidato i servizi senza procedure di evidenza pubblica o tramite gare non conformi. COLONNINE DI RICARICA. Gare dei concessionari autostradali anche per assegnare le colonnine di ricarica “mediante procedure competitive, trasparenti e non discriminatorie, nel rispetto del principio di rotazione”. RIFIUTI. L’articolo 15 interviene sulle tariffe per le utenze non domestiche prevedendo nuovi compiti per l’Arera e modifiche al Codice dell’ambiente ove si prevede la stipula di un accordo di programma su base nazionale tra Conai e sistemi autonomi e tutti gli operatori del comparto di riferimento con l’Anci, con l’Upi o con gli Enti di gestione di Ambito territoriale ottimale.

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    Patto Letta-Calenda, 70% candidati Pd e 30% Azione/+Europa

    Nessun big candidato nei collegi uninominali, quindi sulla scheda non sarà possibile mettere la croce sul nome del segretario Pd, Enrico Letta, o del leader di Azione, Carlo Calenda. Il 70% dei candidati nei collegi uninominali sarà della lista del Pd – Democratici e Progressisti – e il 30% di Azione e Più Europa: stessa ripartizione per gli spazi tv. Un riconoscimento esplicito all’esperienza del governo Draghi. E poi un impegno sulla transizione ecologica, che non esclude la realizzazione di rigassificatori. Sono alcuni dei punti dell’accordo siglato fra Pd, Azione e Più Europa, che correranno in coalizione alle elezioni di settembre.    FRONT-RUNNER – I front-runner saranno Enrico Letta per la lista Democratici e progressisti e Carlo Calenda per Azione/+Europa.    I BIG – Per quel che riguarda i big, “nei collegi uninominali – è scritto nell’accordo – non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)”.    Quindi non ci saranno nemmeno Luigi Di Maio, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Gli “esclusi” dai collegi uninominali potranno comunque essere candidati nei listini proporzionali.    IUS SCHOLAE E SUPERBONUS – Il programma di Pd, Azione e Più Europa prevede un impegno a correggere il reddito di cittadinanza e il superbonus 110% e a dare “assoluta priorità all’approvazione delle leggi in materia di dritti civili e Ius scholae”. Altri punti in comune: salario minimo e “una riduzione consistente del cuneo fiscale a tutela in particolare dei lavoratori”.    ENERGIA – Sull’energia il patto chiede “un’intensificazione degli investimenti in energie rinnovabili, il rafforzamento della diversificazione degli approvvigionamenti per ridurre la dipendenza dal gas russo, la realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile”.    DRAGHI – Le premesse dell’accordo sono di politica interna: “Le parti condividono e si riconoscono nel metodo e nell’azione del governo guidato da Mario Draghi. I partiti che hanno causato la sua caduta si sono assunti una grave responsabilità dinanzi al Paese e all’Europa”.    EUROPA – Riguardo la collocazione internazionale: “Le prossime elezioni – è spiegato – sono una scelta di campo tra un’Italia tra i grandi Paesi europei e un’Italia alleata con Orban e Putin. Sono uno spartiacque che determinerà la storia prossima del nostro Paese e dell’Europa”.     

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    Via libera della Camera all'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. Il testo passa al Senato

    Via libera dell’Aula della Camera alla ratifica dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico (Nato) sull’adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia. I voti a favore sono stati 398, i nove i contrari (i deputati di Alternativa), venti gli astenuti. Il disegno di legge di ratifica ora passa al Senato. Finlandia e Svezia avevano chiesto l’adesione alla Nato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
    “Il via libera della Camera all’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato è una buona notizia. Di fronte all’aggressione russa contro l’Ucraina, il rafforzamento del fronte europeo dell’Alleanza è un passaggio importante che può fungere da deterrente a nuove minacce russe”. Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Questo ingresso è importante anche nell’ottica di un maggiore protagonismo occidentale nella sfida dell’Artico, quadrante geopolitico spesso sottovalutato ma di importanza strategica in termini di sicurezza e di approvvigionamento energetico”, conclude.

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    Centrodestra: Berlusconi posta il simbolo. Nel pomeriggio al via tavolo candidature

    Messaggio per il voto degli italiani all’Estero da parte di Silvio Berlusconi che posta sul suo profilo Facebook anche il simbolo dell’alleanza di centrodestra con il suo nome e quelli di Meloni e Salvini.

    Intanto dopo quello sul programma di ieri, al via nel pomeriggio la prima riunione del tavolo sulle candidature del centrodestra. Appuntamento stavolta invece del Senato, alla Camera, in particolare alle 15 in una sala del gruppo leghista. Si dovrebbe cominciare con l’esame delle candidature unitarie nelle circoscrizioni estere. Alla riunione dovrebbero essere presenti Antonio Tajani e il governatore della Calabria Roberto Occhiuto, per Fi, Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida e Giovanni Donzelli per Fdi, Roberto Calderoli e Giancarlo Giorgetti per la Lega, Lorenzo Cesa e Antonio De Poli per l’Udc. Atteso a Roma anche Saverio Romano per Noi con l’Italia.
    “E’ giusto – ha affermato in mattinata a Morning news su Canale 5 Matteo Salvini – presentare agli italiani almeno una parte della squadra di chi guiderà il Paese. Ricordiamoci che ancora non abbiamo vinto. Noi possiamo proporre idee, abbiamo tanti sindaci e presidenti di Regioni. Chiederò a Meloni e Berlusconi i nomi dei ministri più importanti, penso all’Economia”. 

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    Elezioni: Svp punta su mini primarie a livello locale

    (ANSA) – BOLZANO, 01 AGO – In vista delle elezioni politiche
    del 25 settembre la Svp punta su una sorta di mini primarie a
    livello locale. Come stabilito dalla direzione del partito di
    raccolta dei sudtirolesi di lingua tedesca, entro il 6 agosto i
    vari organi della Svp potranno presentare i loro candidati. Il
    16 agosto si svolgeranno poi le primarie a livello di
    circondari, il risultato sarà poi confermato dalla direzione del
    partito. “Con questo modello rafforziamo i circondari”,
    sottolinea il segretario Svp Philipp Achammer. (ANSA).