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    Elezioni: primi manifesti a Milano, sono di Giorgia Meloni

    (ANSA) – MILANO, 04 AGO – I primi manifesti di quella che
    sarà una campagna elettorale ‘lampo’ in vista del 25 settembre
    comparsi a Milano sono di Giorgia Meloni: ‘Pronti a risollevare
    l’Italia’ dicono, sotto il primo piano della leader di Fratelli
    d’Italia, vestita di un sorriso smagliante. Campeggiano in via
    Melchiorre Gioia e in viale Lunigiana, in zona Stazione
    Centrale, a due passi dalla sede di Regione Lombardia, altro
    terreno di battaglia che vedrà cittadini alle urne nel 2023, la
    cui presidenza è in mano al partito di Matteo Salvini da oltre
    dieci anni.   
    Per ora comunque si pensa alle politiche: la leader di
    Fratelli d’Italia batte tutti sul tempo e fa capolino con le sue
    bandiere nel capoluogo lombardo. Ancora vergini da cartelloni e
    slogan sono le altre zone della città, tra cui il centro
    storico, porta Venezia e Buenos Aires, porta Romana e Navigli.   
    (ANSA).   

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    De Magistris: 'Con Unione Popolare contro il circo politico'

    ”Unione popolare è l’unica vera novità politica di fronte ai saltimbanco del circo della politica. In un momento così difficile per il nostro Paese, stiamo assistendo a un riposizionamento politico di politicanti che pensano solo alle poltrone”. Con queste parole, Luigi de Magistris ha presentato oggi il simbolo di Unione Popolare, movimento politico di cui è portavoce nazionale e che vede insieme ManifestA, Rifondazione e Potere al Popolo. Un simbolo che riprende i colori arcobaleno della bandiera della pace. La coalizione infatti ha tra i propri principi fondanti il pacifismo, la lotta alle disuguaglianze sociali, l’ambientalismo, la lotta alle mafie. Una coalizione che a metà agosto deve depositare 35mila firme per essere ammessa alla competizione elettorale per il rinnovo del Parlamento.    ”Nei prossimi giorni – ha aggiunto de Magistris – proveremo a mettere in campo storie credibili che rappresentano quella parte del Paese reale che non si sente adeguatamente rappresentato nelle istituzioni politiche e da portavoce di questa coalizione voglio ringraziare non solo chi è qui oggi con me, ma anche chi ci ha creduto fin dall’inizio. Siamo tanti e dobbiamo fare un lavoro enorme per raccogliere le firme in pieno agosto con dipendenti comunali e avvocati in ferie, ma noi queste firme le raccoglieremo e di questo voglio rassicurare Fratoianni”.

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    Malpezzi (Pd): 'Accordo con SI e Europa Verde si farà'

     “Noi continuiamo a tenere aperto il dialogo con Sinistra Italiana e Europa Verde. Con Calenda e +Europa è stato fatto un accordo di natura elettorale che il Rosatellum consente di fare. Quindi è un accordo a due che non vieta che il Pd faccia un accordo che si basi sui temi condivisi con SI e Europa Verde. Il nostro obiettivo è tenere unito e compatto il campo dei democratici, progressisti e riformisti perché è fondamentale per il Paese. Queste elezioni sono una sfida importante, uno spartiacque tra una visione dell’Europa e un’altra e noi abbiamo bisogno che la nostra visione d’Europa solidale e forte sia difesa e protetta. Non vorremmo lasciare l’Europa alla destra sovranista che ha altre posizioni e mira a indebolire il progetto europeo non certo a rafforzarlo. Per questo noi lavoreremo perché questo accordo ci possa essere e riteniamo giusto provarci. Il Pd porta in se i valori della sinistra e sono convinta che Fratoianni e Bonelli sanno che il campo della sinistra è quello dove c’è il Pd e che non vogliano rompere questo campo ma che anzi vogliano contribuire a mantenere l’unità di questo fronte”. Così Simona Malpezzi, capogruppo Pd in Senato, questa mattina a Radio 24.   

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    Berlusconi: 'Contro Meloni demonizzazione vergognosa'

    Contro Giorgia Meloni “è in atto una demonizzazione vergognosa, come è stato fatto di volta in volta nei confronti dei leader di centrodestra che hanno avuto successo nei sondaggi”. Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ospite di Rtl 102.5.    “La sua scelta di non partecipare al governo Draghi appartiene al passato – aggiunge – Noi abbiamo preferito essere protagonisti di una azione di governo che ha permesso di contenere la pandemia e di far ripartire il Paese, ma ora dobbiamo guardare al futuro. E Giorgia ha dei meriti: è stata buon ministro nel mio governo, non manca di tenacia e di coraggio, e soprattutto ha ridato prospettiva a una comunità di destra che è da sempre una parte importante dell’elettorale italiano”   

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    Libano: Papa, sia terra di pace e pluralismo

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 04 AGO – “Auspico che il Libano,
    con l’aiuto della Comunità internazionale, continui a percorrere
    il cammino di rinascita, rimanendo fedele alla propria vocazione
    di essere terra di pace e di pluralismo dove le comunità di
    religioni diverse possano vivere in fraternità”. Lo dice il Papa
    in un tweet nel secondo anniversario dell’esplosione nel porto
    di Beirut. (ANSA).   

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    Sinistra italiana e Verdi rinviano l'incontro con Letta. Calenda a Fratoianni e Bonelli: 'Nessuna rinegoziazione del patto'

    “Fratoianni e Bonelli chiedono a Enrico Letta di rinegoziare il patto sottoscritto ieri. Non c’è alcuna disponibilità da parte di Azione_it a farlo. L’agenda Draghi è il perno di quel patto e tale rimarrà. Fine della questione”. Lo scrive su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda. “Quando abbiamo cominciato a ragionare col Pd c’era la consapevolezza di costruire un fronte – aveva detto in serata il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, in diretta a Metropolis, podcast di Repubblica – . Dopodiché l’accordo di ieri con Calenda, con quel profilo programmatico sposta, non tanto il baricentro, ma non parla più al popolo di centrosinistra”. “Se c’è una rinegoziazione dei punti, assieme a una questione che indichi un profilo programmatico che parli al popolo del centro sinistra ci possono essere le condizioni per un accordo”. 
    L’alleanza Verdi e Sinistra ha deciso di rinviare l’incontro di oggi con il segretario del Pd Enrico Letta alla luce delle novità politiche emerse nella giornata di ieri. “Registriamo comunemente un profondo disagio nel paese e in particolare nel complesso dell’elettorato di centro-sinistra che ha a cuore la difesa della democrazia, la giustizia climatica e sociale – viene spiegato da Ev e Si -. Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore”.
    La firma dell’alleanza Letta-Calenda di ieri produce subito uno smottamento. Da tempo il Pd ha un dialogo anche con Sinistra Italiana e i Verdi ma ora questi chiedono “di verificare se ci siano ancora le condizioni per un’intesa elettorale”. Per Nicola Fratoianni (Si), “l’accordo tra Pd e Azione/+Europa è legittimo ma non vincolante sul tema programmatico”. Non piace il richiamo al governo Draghi, che vedeva Si e Verdi all’opposizione e diversi passaggi, come quello sul via libera ai rigassificatori. “Se c’è l’Agenda Draghi io non ci sono” aveva detto Fratoianni in un’intervista a ‘La Stampa’. E un chiarimento tra i tre ci sarebbe dovuto essere a breve. Invece, Angelo Bonelli e Fratoianni rinviano l’incontro con Letta fissato nel pomeriggio, al Nazareno. 
    Il Pd e Azione con Più Europa raggiungono l’accordo – Dopo giorni di tira e molla, veti e ultimatum, Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova hanno firmato il patto, al termine di una riunione alla Camera durata due ore. Un’intesa “elettorale per essere vincenti nei confronti della destra”, ha detto Letta. “Oggi si riapre la partita”, ha ribadito Calenda. Sondaggi alla mano, il centrosinistra sa che il centrodestra parte di gran lunga favorito. Per questo, Letta ha sempre cercato di costruire un’alleanza la più larga possible. Dopo l’addio al M5s, reo di non aver votato la fiducia a Draghi, il compagno di viaggio più corteggiato è stato Calenda che, però stava coltivando la tentazione di correre da solo, al centro, in una lista con Più Europa. Il senso dell’alleanza è stato riassunto da Letta: “Non è immaginabile che, dopo Draghi, il Paese passi al governo delle destre e sia guidato da Giorgia Meloni”. E Calenda: “L’accordo elettorale riapre la partita. Tutti i punti che avevamo chiesto a Letta sono stati recepiti. I voti di Azione non andranno a chi ha sfiduciato Draghi”.

    Agenzia ANSA

    Aperto il dialogo con Verdi e Sinistra Italiana. Renzi? Lo lasceremo solo alle sue iniziative… 

    Il diritto di Tribuna – L’intesa Letta-Calenda prevede che nessun segretario di partito e nessun ex di FI e M5s possa essere candidato nei collegi uninominali, il Pd offre dunque un posto nei listini proporzionali della sua lista Democratici e progressisti “ai leader di partiti e movimenti che entreranno a far parte dell’alleanza”: il cosiddetto diritto di tribuna. L’opportunità può tentare chi guida forze che rischiano di non il 3% e quindi di non avere eletti. In Transatlantico, si pensa subito a Bruno Tabacci e Luigi Di Maio, fondatori di Impegno civico. E infatti, ieri il ministro degli Esteri ha incontrato Letta, seminando scompiglio nei parlamentari fedelissimi: “Se accetta il diritto di tribuna ci abbandona e Impegno civico salta” era il timore. Di Maio convoca i suoi e si apre il confronto. 
    Renzi resta solo e attacca – Malgrado Letta e Calenda ufficialmente dichiarino che non ci sono veti, il leader di Iv sembra ormai intenzionato a correre da solo, al centro. ‘L’alleanza fra Pd, Azione e +Europa ha poco a che fare con la politica del ‘si sta insieme se si condividono le idee'”, commenta Matteo Renzi che, in un’intervista a ‘Qn’, confessa di aver avuto con Letta solo una telefonata di “due minuti e quaranta secondi”, nella quale il segretario Dem gli avrebbe detto che “non voleva Italia Viva nella coalizione perché pensava e pensa che gli facciamo perdere più voti di quanti ne guadagni. Questo è il massimo del dialogo che Enrico ha interpretato” dichiara. E sull’ipotesi del ‘diritto di tribuna’ per Di Maio, sbotta: ‘Letta ha proposto il diritto di tribuna. Che significa? Un posto garantito come capolista del PD a tutti i leader dei partiti in coalizione. Così entrano in Parlamento. Pare che al momento abbia accettato di prendere questo posto e correre con il simbolo del PD, Luigi Di Maio. Amici miei, ma la dignità dov’è?”.
    La riunione e la soluzione per sciogliere il nodo candidature – L’intesa fra Calenda, Della Vedova e Letta si chiude dopo due ore di colloquio. L’incontro rischia anche di partire col piede sbagliato, quando, prima dell’inizio dei lavori arriva al Pd una bozza di accordo già scritta dal leader di Azione: un salto in avanti ritenuto inopportuno dai dem. Poi, però, si apre il dialogo che porta all’intesa. Fra i punti dell’accordo, la divisione dei seggi uninominali: 70% al Pd e 30% ad Azione +Europa. Ma, soprattutto, si trova il modo di bypassare l’ostacolo delle “candidature scomode”. Fra la richiesta di Calenda di non candidare negli uninominali Fratoianni, Di Maio e Bonelli e l’intenzione del Pd di non mettere veti sui nomi, si trova la soluzione di far fare un passo indietro a tutti i big. “Abbiamo dimostrato tutti grande senso di responsabilità – ha detto Letta – l’Italia vale di più rispetto alle discussioni interne”. I commenti – “L’alleanza Pd-Azione fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda. Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo”, dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Azione getta la maschera. È la quinta colonna del Partito democratico e della sinistra. Altro che progetto per creare un nuovo centro, altro che governo Draghi, semplicemente al servizio di chi vuole la patrimoniale per qualche posto in più”, scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia. L’accordo di ieri tra Pd e Calenda “è un’allegra brigata che mette insieme Di Maio, Fratoianni, Calenda, Gelmini, Letta, Speranza: quindi coerenza zero, concretezza zero. Ho visto che l’unico punto su cui sono d’accordo è la spartizione dei collegi elettorali”, ribadisce il leader della Lega, Matteo Salvini. “In bocca al lupo alla grande ammucchiata” è la battuta ironica del leader del M5S Giuseppe Conte. 

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    Conte: 'Subito le parlamentarie per scegliere i candidati M5S'

    Virginia Raggi sta spingendo in queste ore affinché il M5s rispetti le sue tradizionali regole nella definizione delle liste, a partire dalle parlamentarie. Come confermano fonti autorevoli del partito, l’ex sindaco di Roma, membro del Comitato di garanzia del M5s, è contraria in particolare alla deroga al principio di territorialità, secondo cui ci si può candidare solo dove si ha residenza, domicilio personale o professionale o centro principale degli interessi vitali. Secondo le stesse fonti, la deroga a questo principio è un’ipotesi concreta sul tavolo. In giornata Giuseppe Conte avrà una riunione con i coordinatori regionali.
    Le autocandidature per entrare nelle liste elettorali del M5s potranno essere presentate dalle 14 di venerdì 5 agosto alle 14 di lunedì 8 agosto. Lo annuncia il Movimento sul proprio sito, spiegando che potrà autocandidarsi ciascun iscritto “fatta salva la facoltà del Presidente di indicare modalità e i criteri per la formazione delle liste di candidati”. La proposta di autocandidatura, viene precisato, si intende relativa alla Circoscrizione/Collegio di residenza, ma si potrà indicare anche quello in cui si ha domicilio professionale o il “centro principale dei propri interessi”.
    “Dobbiamo assolutamente farle, è un passaggio che rientra nella democrazia diretta per dare agli iscritti la possibilità di dare indicazioni sulla scelta dei candidati”. Lo dice il leader M5s Giuseppe Conte ad Agorà, rispondendo a chi gli chiede se il Movimento sia pronto a scegliere i candidati attraverso le parlamentarie. “Il Pd – afferma – è diventato una sorta di ufficio di collocamento, il centro impiego per coloro che hanno cambiato casacca”.

    No alle ammucchiate, no alle proposte assurde della destra. Sì al campo giusto, dove si rispettano gli impegni con i cittadini.Qui la mia intervista oggi a “Agorà Estate” | 3/08/2022https://t.co/Y8eMUEBUYO pic.twitter.com/fkKoQPtQHF
    — Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) August 3, 2022

     
       Le alleanze – Poi, commentando l’alleanza tra Pd, Carlo Calenda e +Europa, Conte aggiunge: “Siamo soprattutto davanti ad aggregazioni di personalità e in tempi non sospetti io ho sempre detto, anche quando si parlava di campo largo, che il M5s è interessato alla coerenza dei temi e sui programmi . Per portare avanti i progetti non serve solo allargare il più possibile se poi ricevi il mandato ma non puoi realizzare il programma. Oggi c’è il M5s che va in un suo proprio campo, il più naturale, quello dove si elaborano proposte”. Quindi sottolinea come il Movimento abbia rispettato più “dell’80% degli impegni” presentati nel programma del 2018. A chi gli chiede invece del dialogo con Renzi, replica: “Il dialogo con Renzi è un poco complicato, lo abbiamo già sperimentato. lo lasceremo solo alle sue iniziative”. Più possibile invece l’intesa con Europa Verde e Sinistra Italiana: “Con le persone serie che vogliono condividere l’agenda sociale con noi c’è sempre la possibilità di farlo”.
       La sicurezza – “Il problema della sicurezza è un problema serio e non possiamo assumere atteggiamenti snobistici”, dichiara Giuseppe Conte. “Non possiamo dire per pregiudizi ideologici che è un tema della destra: la sicurezza è un tema che riguarda tutti noi” spiega evidenziando però che non per questo si debba perseguire “con pene razziste o xenofobe i migranti”.
       Il ‘Melenchon italiano’ – “Io non ho la pretesa di essere la sinistra, il Melenchon italiano. Io sono l’ultimo arrivato, ma noi siamo quelli della transizione ecologica della prima ora, pacifisti, vocati a realizzare la giustizia sociale”, dichiara. “Io sono per formazione un cattolico democratico – aggiunge – e il nostro è un progetto riformatore del Paese”.

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    Nato: ok del Senato all'ingresso di Svezia e Finlandia, 202 i sì

    Via libera dall’Aula del Senato al Ddl di ratifica del trattato sull’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia con 202 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astenuti.
    “Quello che compiamo oggi – ha detto intervenendo in Aula Alessandro Alfieri, capogruppo del Pd in commissione Esteri a Palazzo Madama – è un atto politico, non solo diplomatico e simbolico. Dopo la caduta di Draghi a Mosca hanno brindato. Ma in noi rimane forte l’immagine dei leader europei sul treno per Kiev: quell’immagine ci diceva che l’Occidente, che l’Europa rappresentano e difendono la democrazia. Per questo facciamo bene ad arrivare velocemente al voto sull’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato. E’ un segnale forte, ed è importante il voto del Parlamento che sancisce da che parte sta l’Italia. Il Pd è stato il primo partito a schierarsi dalla parte dell’Ucraina. Il problema per Putin è sempre stato che Kiev guardasse più a Bruxelles che a Mosca. L’aggressione russa ha fatto scattare in paesi che erano stati sempre neutrali la consapevolezza che la democrazia vive meglio sotto una guida atlantista e occidentale”.