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    Sondaggi: Il Centrodestra sempre avanti, Iv-Azione al 6%

    IL SONDAGGIO SWG
     Continua la sfida tra Fdi e Pd nella corsa elettorale. Secondo un sondaggio Swg realizzato ieri il 23,8 dei partecipanti al voto si dice pronto a scegliere Fratelli d’Italia seguito dal 23,3 di votanti per il Partito democratico. Per entrambi si registra una flessione dello 0,4 per cento rispetto ad un sondaggio del 1 agosto.    La Lega invece al 12,5% con un incremento dello 0,5. Seguono M5s al 10,4 (+0,4); Forza Italia 8% (+0,5). Mentre Azione e +Europa dati ancora insieme raggiungono il 6,5% con una flessione dello 0,3.   Date di esecuzione: 3-8 agosto 2022. Metodo di rilevazione: sondaggio CATI-CAMI-CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 1200 soggetti maggiorenni. I dati da gennaio 2021 a luglio 2022 si riferiscono a medie mensili. NOTA METODOLOGICA: Date di esecuzione: 3-8 agosto 2022. Metodo di rilevazione: sondaggio CATI-CAMI-CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 1200 soggetti maggiorenni. I dati da gennaio 2021 a luglio 2022 si riferiscono a medie mensili.
    E’ sempre Giorgia Meloni a condurre la classifica del gradimento dei leader con il 32% delle preferenze. E’ quanto risulta da un sondaggio SGW che fornisce la classifica dei capi partito. La leader di FdI è seguita da Giuseppe Conte (25%). Si registra un testa a testa tra Enrico Letta e Matteo Salvini entrambi al 23%. In coda Carlo Calenda (20%) e Silvio Berlusconi (19%). L’elettorato di centrodestra, secondo il sondaggio, risulta essere il più motivato ad andare a votare. Fuori dai due principali poli l’astensione è invece alta. Infatti, numeri alla mano, solo il 28% tra gli elettori di destra e centrodestra non andrà a votare mentre annuncia la sua astensione il 54% dell’elettorato di Centro e il 31% di quello di sinistra e centrosinistra. Infine il 67% di chi non si recherà alle urne è tra i politicamente “non collocati”. NOTA METODOLOGICA: valori espressi in %. Date di esecuzione: 3-5 agosto 2022. Metodo di rilevazione: sondaggio CATI-CAMI-CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 800 soggetti maggiorenni.
    Tra le poche certezze sull’esito del voto del prossimo 25 settembre c’è l’astensionismo, Si dichiarano pronti ad andare a votare poco più della metà degli aventi diritto. E’ quanto risulta da un sondaggio Swg. Attualmente infatti soltanto il 58% degli elettori è fermamente intenzionato a recarsi alle urne. Tra 42% degli astenuti tuttavia c’è chi ancora non ha preso la decisione definitiva (17%), solo il 9 % è sicuro di non andare, mentre un altro 9% deciderà poco prima delle elezioni. Il motivo della dissaffezione è per il 30% degli intervistati l’offerta politica poco convincente e la disillusione. Convinto che votare non serve a nulla è il 28% dei partecipanti al sondaggio, mentre il 21% si dice non interessato alla politica. Il 16% invece boicotta le urne “per protesta”, seguito dal 13% “disgustato dalla politica”. Solo il 6% afferma “impossibilitato a votare il 25 settembre”.NOTA METODOLOGICA: valori espressi in %. Date di esecuzione: 3-5 agosto 2022. Metodo di rilevazione: sondaggio CATI-CAMI-CAWI su un campione rappresentativo nazionale di 800 soggetti maggiorenni.
    IL SONDAGGIO QUORUM/YOUTREND
    Cresce il centrodestra e aumenta il divario con la coalizione di centrosinistra. E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione svolta da Quorum/YouTrend per SkyTg24 sulle intenzioni di voto degli italiani, il primo dopo la rottura tra Azione e Partito democratico e la conseguente separazione tra il partito di Calenda e +Europa. Nel dettaglio: FdI resta stabile al 24,2%, mentre il Pd scende al 22,3% (-1,1%). La Lega registra un 14% (+0,5%) e il Movimento 5 stelle ottiene il 10,6% (+0,7%). Forza Italia raggiunge l’8,9% (+0,9%); Sinistra italiana/Europa Verde si attesta al 3,9% (-0,1%); ItalExit al 3,2% (+0,6%); Azione al 2% (la scorse settimana era stata rilevata con +Europa), Italia Viva al 2,2% (-0,4%); Impegno Civico all’1,5% (- 0,3%); +Europa all’1,6% (la scorse settimana era stata rilevata con Azione); Noi con l’Italia – Italia al Centro allo 0,8%; Unione Popolare allo 0,7%; Udc – Coraggio Italia allo 0,3%. La quota di indecisi e astenuti è pari al 38,7%*, un dato che fa il pari con quello, basso, della fiducia nella politica (83%), anche tra quelli che comunque votano: una sfiducia che spesso si tramuta in rabbia, soprattutto tra i votanti (60%). I due temi principali responsabili del progressivo aumento dell’astensione sono – in base al sondaggio – gli interessi particolari dei politici (52%) e il non mantenere da parte dei partiti gli impegni assunti (49%). L’accordo sulla priorità di questi due punti è unanime, con un picco tra gli elettori del Movimento 5 Stelle (38%). Per il sondaggio, le figure in cui le persone ripongono ancora maggiormente fiducia sono il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (62%) e Mario Draghi (56%). Seguono: Giorgia Meloni (40%), Silvio Berlusconi (36%), Giuseppe Conte (35%), Matteo Salvini (32%), Enrico Letta (25%), Luigi Di Maio (19%), Matteo Renzi (15%) e Carlo Calenda (16%). NOTA METODOLOGICA: Sondaggio di 1.000 interviste svolte tra il 5 e il 7 Agosto 2022. Il margine d’errore generale è del +/- 3,1%, con un intervallo di confidenza del 95%. *Il sondaggio relativo ai dati dell’astensione è basato su un campione di 1.000 interviste svolte tra il 7 e l’8 Agosto 2022. Il margine d’errore generale è del +/- 3,1%, con un intervallo di confidenza del 95%.

    IL SONDAGGIO DELL’ISTITUTO CATTANEO   
    L’Istituto Cattaneo aggiorna le proprie stime dello scorso 26 luglio, tenendo conto della possibile presenza di una ulteriore lista (Italia Viva-Azione), autonoma dalle principali coalizioni, che potrebbe superare la soglia di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi su basi proporzionali. E sulla base del voto delle europee 2019, della media dei sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, e – ancora – nel caso di Iv-Azione, delle intenzioni di voto espresse nei primi 4 mesi del 2022, la fotografia che ne deriva è un allargamento della maggioranza di centrodestra. Non tale però, avverte il Cattaneo, da farle raggiungere la quota dei due terzi del Parlamento che consentirebbe di varare in solitaria le riforme costituzionali. “Nella precedente analisi – si legge nel dossier dell’Istituto – abbiamo stimato il grado di contendibilità dei collegi uninominali e la probabile distribuzione complessiva dei seggi tra coalizioni e liste non coalizzate”. La stima precedente, dunque, era stata prodotta ipotizzando che a sostegno dei candidati della coalizione di centrosinistra convergesse il complesso dell’elettorato che secondo i sondaggi di luglio (la media di tutti quelli pubblicati) aveva intenzione di votare per una delle forze politiche teoricamente collocabili in quell’area: PD, Sinistra, Verdi, Insieme per il Futuro (Di Maio), +Europa, Azione (Calenda), Italia Viva (Renzi). Gli eventi successivi hanno chiarito che le ultime due non faranno parte della coalizione di centrosinistra e che, secondo l’ipotesi attualmente più accreditata, potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che la chance di superare la soglia di sbarramento del 3% e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale. Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno del’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al centrosinistra e alla ipotizzata lista IV-Azione, il Cattaneo ricorre alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato porta il centrosinistra a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%. 

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    Sondaggi: la possibile lista Iv-Azione allarga il divario destra/sinistra

    L’Istituto Cattaneo aggiorna le proprie stime dello scorso 26 luglio, tenendo conto della possibile presenza di una ulteriore lista (Italia Viva-Azione), autonoma dalle principali coalizioni, che potrebbe superare la soglia di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi su basi proporzionali. E sulla base del voto delle europee 2019, della media dei sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, e – ancora – nel caso di Iv-Azione, delle intenzioni di voto espresse nei primi 4 mesi del 2022, la fotografia che ne deriva è un allargamento della maggioranza di centrodestra. Non tale però, avverte il Cattaneo, da farle raggiungere la quota dei due terzi del Parlamento che consentirebbe di varare in solitaria le riforme costituzionali.
    “Nella precedente analisi – si legge nel dossier dell’Istituto – abbiamo stimato il grado di contendibilità dei collegi uninominali e la probabile distribuzione complessiva dei seggi tra coalizioni e liste non coalizzate”. La stima precedente, dunque, era stata prodotta ipotizzando che a sostegno dei candidati della coalizione di centrosinistra convergesse il complesso dell’elettorato che secondo i sondaggi di luglio (la media di tutti quelli pubblicati) aveva intenzione di votare per una delle forze politiche teoricamente collocabili in quell’area: PD, Sinistra, Verdi, Insieme per il Futuro (Di Maio), +Europa, Azione (Calenda), Italia Viva (Renzi). Gli eventi successivi hanno chiarito che le ultime due non faranno parte della coalizione di centrosinistra e che, secondo l’ipotesi attualmente più accreditata, potrebbero allearsi fra loro dando vita a una lista comune indipendente che la chance di superare la soglia di sbarramento del 3% e dunque di accedere alla ripartizione dei seggi della quota proporzionale.
    Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati tra la seconda settimana di luglio e la prima di agosto, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale, al M5S poco meno del’11%. Per stabilire quale quota di voti è plausibile attribuire oggi al centrosinistra e alla ipotizzata lista IV-Azione, il Cattaneo ricorre alla stima delle intenzioni di voto dei sondaggi pubblicati nei primi quattro mesi del 2022, quando Azione e +Europa venivano misurate separatamente. Il risultato porta il centrosinistra a circa il 30%, la lista IV-Azione al 6%.    

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    Forza Italia si rinnova, Ppe nel simbolo del 2018

    Tre parole in più – dentro lo stesso simbolo delle ultime elezioni politiche – per ribadire il “pedigree” centrista ed europeista di Forza Italia. A poco più di un mese dal voto, il partito di Silvio Berlusconi si rifà il look e aggiunge al logo del 2018 – contrassegnato dal nome dello schieramento nei caratteri del Tricolore e dal nome del fondatore – le parole “Partito popolare europeo”, in cima. Niente di casuale, soprattutto politicamente. La new entry nel simbolo è un altro modo per rafforzare l’intesa con quella che è la prima forza politica nel Parlamento di Strasburgo (il Ppe appunto), con cui FI è alleata da tempo. E implicitamente per segnare la differenza con Lega e Fratelli d’Italia, alleati in Italia e divisi in Europa.
    “FI garantirà sempre l’appartenza all’Europa, ai valori dell’Occidente, alla Nato e che guarda agli Usa come al principale alleato in politica estera”, puntualizza Antonio Tajani.Tocca a lui mostrare la novità con i crismi dell’inaugurazione ufficiale: nella sede del partito alle spalle di Montecitorio, il coordinatore nazionale svela il nuovo logo, prima nascosto da un pannello scorrevole. In contemporanea parte l’inno di FI, a Tajani si avvicinano altri azzurri che indicano il simbolo con un dito e l’immagine corre in diretta su Facebook, oltre che immortalata da fotografi e cameramen in sala. Poi Tajani scandisce: “In accordo con la famiglia popolare, abbiamo deciso di ribadire che a questa campagna elettorale c’è una presenza forte di un’anima cristiana, democratica, liberale, riformista, garantista che fa esplicito riferimento ai valori del popolarismo europeo”.
    Ma se contano i modi, contano pure i tempi. Proprio quando il campo dei moderati, dominato da Carlo Calenda e forse da Matteo Renzi, si sta organizzando autonomamente, gli azzurri rafforzano il proprio profilo. Estetico e nei contenuti. “Noi siamo il vero centro alternativo alla sinistra, siamo il centro che si richiama ai valori del popolarismo europeo”, insiste Tajani che è pure vicepresidente del Ppe. E poi punzecchiando l’eventuale terzo polo centrista, aggiunge: “Il centro non è un accordo politico per avere alcuni posti in Parlamento ma una scelta che viene fatta 365 giorni l’anno”.    

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    Migranti in Barbagia, sindaco di Como scatena polemica

    (ANSA) – MILANO, 09 AGO – E’ polemica per le parole del
    sindaco di Como Alessandro Rapinese, In un’intervista a ‘La
    provincia di Como’, commentando uno stupro avvenuto in centro,
    aveva detto “se io fossi il legislatore non consentirei la
    libera circolazione a chi non ha i documenti in regola, come nel
    caso del pachistano che ha violentato e ferito la donna nella
    cabina telefonica a Porta Torre. E mentre si attende che vengano
    rimpatriati ci sono ampie zone deserte della Barbagia che
    potrebbero ospitarli”.   
    “Sindaco di Como: i migranti in Barbagia. Ormai l’inflazione
    di stupidaggini è a tripla cifra” il commento di Pier Luigi
    Bersani su twitter. “Siamo sicuri che il sindaco di Como, tal
    Alessandro Rapinese, voglia prontamente scusarsi con
    tutti i barbaricini e tutti i sardi per l’infelice battuta sulle
    zone desertiche della stessa Barbagia in cui trasportare gli
    immigrati e siamo altrettanto sicuri che non si limiterà a
    parole ma lo voglia fare comprando degli spazi pubblicitari
    nella sua città e nei quotidiani lariani pubblicizzando la
    prossima edizione di ‘Autunno in Barbagia’” dice il deputato
    sardo di FdI Salvatore Diedda. “La zona deserta è la sua testa,
    non la Barbagia”. Così Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore
    regionale di Forza Italia, commenta le affermazioni del sindaco
    di Como sulla Sardegna. (ANSA).   

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    Elezioni, Renzi: 'E' Calenda che deve decidere su terzo polo con noi'

    “Carlo Calenda e i suoi devono decidere se fare o no l’accordo con noi, se fare una lista unica. Noi siamo disponibili a stare in squadra perché il Terzo polo sarebbe la grande sorpresa delle elezioni e solo con un terzo Polo forte si potrà chiedere a Draghi di rimanere a Palazzo Chigi”, ha detto Matteo Renzi parlando a Omnibus.
    “Con Renzi ci siamo parlati ieri e ci riparleremo oggi. Ma quello che voglio è chiarezza sui temi e sui comportamenti. Ho deciso di dedicare questa parte della mia vita alla politica ma non ho intenzione di giorcamri la reputazione”, ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda a Morning News su Canale 5. Per Calenda la questione della raccolta firme “pesa zero” spiegando: “ieri il Parlamento europeo ha mandato al Viminale la certificazione che io sono stato eletto in una lista composita, quindi non è un problema l’esenzione che è a piena norma di legge”.
    Carlo Calenda lancia la sua campagna elettorale che si chiamerà “Italia sul serio”. Lo annuncia parlando a Canale 5 spiegando che con Matteo Renzi sono in corso contatti da ieri e ci saranno anche oggi. “L’importante – spiega – che ci sia chiarezza, che le cose siano fatte bene. L’obiettivo di Azione, se gli italiani gli daranno credito, sarà quello di “chiedere a Draghi di rimanere”. Calenda risponde anche ad una domanda su Giorgia Meloni: “Ha un problema di preparazione”, dice riferendosi alla possibilità che possa diventare presidente del Consiglio. “Non penso che sia fascista – aggiunge – ma non ha mai detto la parola definitiva su questo tema, con il rischio di finire nella serie C dell’Europa, che sarebbe gravissimo”. Il leader di Azione ritorna anche sui rapporti con Enrico Letta dicendosi “dispiaciuto” per la rottura con il Pd. “Ma c’era nell’alleanza una classe dirigente ex M5s, come Di Maio e Di Stefano – aggiunge – impresentabile”. Per non parlare del rapporto con la sinistra di Fratoianni. “Quello che ,manca nella politica è la nettezza”, dice ancora spiegando che lui ci sta provando ad esserlo da “uomo libero”. “Ci presenteremo con un programma molto chiaro e di buon senso che ricalcherà il discorso fatto da Mario Draghi al Senato”.
    “Ripeto, se non addirittura prima, immediatamente dopo il ⁦Pd riaprirà ai 5S. Vedrete quanto ci metteranno i binari a riincrociarsi”, ha scritto su Twitter.
     “Una delle regole più scontate, soprattutto quando si rompe di colpo un’alleanza, è cercare di seminare zizzania nel campo avverso. Ho il timore che a questo sia dedito Calenda che prima ha più volte sottolineato di avere telefonato a me e non a Letta e ora ammicca addirittura al fatto che io avrei ‘capito perfettamente’ le sue ragioni”. Lo dice all’Ansa il ministro della Cultura, Dario Franceschini (Pd). “In effetti ho capito le sue motivazioni, totalmente sbagliate, e quando, nel corso di quella telefonata, ho cercato di parlarne, mi ha bloccato dicendo: non ho chiamato per discutere ma per comunicare una decisione già presa”.

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    Sala, sul Flat tax balle portate avanti da politici superficiali

    (ANSA) – MILANO, 09 AGO – La Flat Tax “sarebbe un errore
    clamoroso. Non credete a queste ‘balle’ portate avanti da
    politici superficiali”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe
    Sala, ha commentato sulle sue pagine social la proposta sul
    fisco del leader della Lega, Matteo Salvini, di una Flat tax al
    15% per tutti.   
    Secondo Sala questa proposta “è economicamente insostenibile per
    un paese già enormemente indebitato – ha aggiunto -. La
    progressività delle tasse è stata una conquista politica e
    sociale per una maggiore equità, che va difesa”.   
    “In questa triste campagna elettorale c’è una vittima
    sacrificale: la verità. Chi non ha il coraggio di dire la verità
    alle italiane e agli italiani non può nemmeno avere un’idea di
    futuro – ha concluso -. E figuriamoci se può avere credibilità e
    concretezza”. (ANSA).   

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    Elezioni, Calenda: 'il patto l'ha rotto Letta'. Meloni: 'Io premier se prendo un voto in più'

     Calenda attacca l’ex alleato Letta: “Il Pd ha fatto prima un patto con noi e poi uno con chi in fondo è comunista”. Verso la conferma dell’accordo con Letta intanto +Europa. In casa M5s invece, Di Battista e Casalino non hanno presentato l’autocandidatura per partecipare alle parlamentarie del prossimo 16 agosto: il termine scadeva oggi.
    Nel centrodestra Salvini chiede la Flat tax all 15% e la Meloni ribadisce: 0’Io premier se prendo un voto in più’

    Agenzia ANSA

    Meloni: ‘Se più voti a FdI il nome del premier è il mio, le regole si conoscono nel centrodestra’, ha detto la leader di FdI. Berlusconi: ‘Letta vuole la patrimoniale, no a nuove tasse’ (ANSA)

    Carlo Calenda ha rotto l’intesa con Enrico Letta e scatena l’ira dei dem. “Il Pd ha fatto prima un patto con noi e poi ha fatto un patto, con contenuti contrari, con chi ha votato 55 volte contro la fiducia a Draghi, con chi dice di no a tutto, al termovalorizzatore, con chi in fondo è comunista, perché poi, alla fine della fiera è questo. E io ho detto a Letta, se firmi un patto e formalizzi questo la gente non ci capirà più niente, sembrerà un’accozzaglia di persone come erano Bertinotti, Turigliatto, Pecoraro Scanio”, ha detto il leader di Azione al Tg5. “Letta sapeva perfettamente che avrei rotto, lo sapeva Più Europa. Hanno pensato di tenerci dentro dicendo: sennò dovete raccogliere le firme. Raccolgo le firme, perché questa cosa qua è inguardabile”.  

    Ecchela la. Sono diventato fascista. Contavo i minuti pic.twitter.com/MFE6N9CowH
    — Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 8, 2022

    Quelle di Emma Bonino “sono critiche totalmente in malafede – ha aggiunto Calenda -. Sapeva tutto e, non solo, ha sempre negoziato dalla parte del Pd. Il perché lo dovrà spiegare ai suoi elettori. Come fa una persona che si definisce atlantista” a stare “con chi vota contro la Nato e fa tutto contro l’Europa e contro l’agenda Draghi, lo dovrà spiegare Emma Bonino. Con grande affetto, ma Emma Bonino sapeva tutto e ha fatto una scelta, chiaramente una scelta che pagherà in termini di posti”.  
    Terzo polo con Renzi? “Io in questo momento sto lavorando a una cosa sola  – ha spiegato Calenda intervistato al Tg5 -, a costruire un programma solido, sulla scia di quello che abbiamo presentato peraltro con Più Europa, che parla di rigassificatori, termovalorizzatori, no tasse, revisione del reddito di cittadinanza. Basta con la politica del bonus, questo Paese ha bisogno di parlare di come risolvere i problemi. Da noi gli elettori non avranno programmi irrealizzabili, ma solo cose nette delle cose da fare per l’italia”.
    Più Europa intanto va verso la conferma del patto elettorale con il Pd: la decisione, tuttavia, sarà formalizzata solo nella direzione di questa sera. “Noi ieri come segreteria di Più Europa abbiamo riconosciuto e confermato l’importanza del contenuti del patto siglato con il Pd solo 6 giorni fa e poi stralciato da Calenda. Consideriamo che in quei contenuti ci sia uno spostamento dell’asse della coalizione in una direzione liberaldemocratica. Stasera dalle 18 ne discuteremo in direzione perché teniamo a condividere le scelte all’interno di organi collegiali”, dice il deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi interpellato dall’ANSA.
    E Giuseppe Conte parla a Canale 5 ribadendo il no ad un accordo con i dem: “Mi dispiace per il disastro politico del Pd, noi abbiamo i nostri progetti che realizzeremo con le unghie e i denti….”. “Li ho tolti dall’imbarazzo di ricevere un altro no, spiega chiarendo che i 5 stelle possono anche aver commesso degli errori ma non possono essere tacciate di essere persone “non serie””. “Non ci sono i presupposti politici e programmatrici per una intesa”, aggiunge ribadendo quelle che a suo avviso sono le emergenze per il Paese: il lavoro sottopagato, il precariato, la sanità e l’ambiente. “Andiamo davanti agli elettori con un programma serio e preciso”, dice difendendo a spada tratta il superbonus e il reddito di cittadinanza: il primo – afferma – ha contribuito al rilancio del settore delle costruzioni, il secondo ha garantito un sistema di protezione sociale togliendo dalla povertà un milione di persone”. “Le frodi relative all’applicazione del superbonus – prosegue – sono state minime e sono state comunque attivate delle correzioni per evitarle”, Conte chiude il suo ragionamento annunciando che i 5 stelle saranno più radicali di prima nell’attuazione del loro progetto. Positivo da parte del leader M5s l’apporto di Alessandro Di Battista (“è un intrerlocutore serio”), e il rapporto con il fondatore Beppe Grillo.
    Calenda strappa col Pd, Letta ‘noi andiamo avanti’

    Basta. Basta con questa politica dove nulla cambia: Meloni al posto di Salvini; Bonelli e Fratoianni al posto di Bertinotti e Pecoraro Scanio. Vi proporremo una politica netta, chiara e trasparente per fare le cose che servono alla Nazione. Il resto è nelle vostre mani. pic.twitter.com/vdq4Y629jn
    — Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 8, 2022

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    Elezioni, Calenda: 'Letta ha fatto un patto con chi è comunista'

    Carlo Calenda ha rotto l’intesa con Enrico Letta e scatena l’ira dei dem. “Il Pd ha fatto prima un patto con noi e poi ha fatto un patto, con contenuti contrari, con chi ha votato 55 volte contro la fiducia a Draghi, con chi dice di no a tutto, al termovalorizzatore, con chi in fondo è comunista, perché poi, alla fine della fiera è questo. E io ho detto a Letta, se firmi un patto e formalizzi questo la gente non ci capirà più niente, sembrerà un’accozzaglia di persone come erano Bertinotti, Turigliatto, Pecoraro Scanio”, ha detto il leader di Azione al Tg5. “Letta sapeva perfettamente che avrei rotto, lo sapeva Più Europa. Hanno pensato di tenerci dentro dicendo: sennò dovete raccogliere le firme. Raccolgo le firme, perché questa cosa qua è inguardabile”.  

    Ecchela la. Sono diventato fascista. Contavo i minuti pic.twitter.com/MFE6N9CowH
    — Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 8, 2022

    Quelle di Emma Bonino “sono critiche totalmente in malafede – ha aggiunto Calenda -. Sapeva tutto e, non solo, ha sempre negoziato dalla parte del Pd. Il perché lo dovrà spiegare ai suoi elettori. Come fa una persona che si definisce atlantista” a stare “con chi vota contro la Nato e fa tutto contro l’Europa e contro l’agenda Draghi, lo dovrà spiegare Emma Bonino. Con grande affetto, ma Emma Bonino sapeva tutto e ha fatto una scelta, chiaramente una scelta che pagherà in termini di posti”.  
    Terzo polo con Renzi? “Io in questo momento sto lavorando a una cosa sola  – ha spiegato Calenda intervistato al Tg5 -, a costruire un programma solido, sulla scia di quello che abbiamo presentato peraltro con Più Europa, che parla di rigassificatori, termovalorizzatori, no tasse, revisione del reddito di cittadinanza. Basta con la politica del bonus, questo Paese ha bisogno di parlare di come risolvere i problemi. Da noi gli elettori non avranno programmi irrealizzabili, ma solo cose nette delle cose da fare per l’italia”.
    Più Europa intanto va verso la conferma del patto elettorale con il Pd: la decisione, tuttavia, sarà formalizzata solo nella direzione di questa sera. “Noi ieri come segreteria di Più Europa abbiamo riconosciuto e confermato l’importanza del contenuti del patto siglato con il Pd solo 6 giorni fa e poi stralciato da Calenda. Consideriamo che in quei contenuti ci sia uno spostamento dell’asse della coalizione in una direzione liberaldemocratica. Stasera dalle 18 ne discuteremo in direzione perché teniamo a condividere le scelte all’interno di organi collegiali”, dice il deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi interpellato dall’ANSA.
    E Giuseppe Conte parla a Canale 5 ribadendo il no ad un accordo con i dem: “Mi dispiace per il disastro politico del Pd, noi abbiamo i nostri progetti che realizzeremo con le unghie e i denti….”. “Li ho tolti dall’imbarazzo di ricevere un altro no, spiega chiarendo che i 5 stelle possono anche aver commesso degli errori ma non possono essere tacciate di essere persone “non serie””. “Non ci sono i presupposti politici e programmatrici per una intesa”, aggiunge ribadendo quelle che a suo avviso sono le emergenze per il Paese: il lavoro sottopagato, il precariato, la sanità e l’ambiente. “Andiamo davanti agli elettori con un programma serio e preciso”, dice difendendo a spada tratta il superbonus e il reddito di cittadinanza: il primo – afferma – ha contribuito al rilancio del settore delle costruzioni, il secondo ha garantito un sistema di protezione sociale togliendo dalla povertà un milione di persone”. “Le frodi relative all’applicazione del superbonus – prosegue – sono state minime e sono state comunque attivate delle correzioni per evitarle”, Conte chiude il suo ragionamento annunciando che i 5 stelle saranno più radicali di prima nell’attuazione del loro progetto. Positivo da parte del leader M5s l’apporto di Alessandro Di Battista (“è un intrerlocutore serio”), e il rapporto con il fondatore Beppe Grillo.
    Calenda strappa col Pd, Letta ‘noi andiamo avanti’

    Basta. Basta con questa politica dove nulla cambia: Meloni al posto di Salvini; Bonelli e Fratoianni al posto di Bertinotti e Pecoraro Scanio. Vi proporremo una politica netta, chiara e trasparente per fare le cose che servono alla Nazione. Il resto è nelle vostre mani. pic.twitter.com/vdq4Y629jn
    — Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 8, 2022