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    Da Casini a Cottarelli, le scelte tra big e new entry

    Enrico Letta sarà capolista per la Camera sia in Veneto, sia in Lombardia, dove Carlo Cottarelli, “mr Spending Review”, è il nome forte per Palazzo Madama. La pasionaria Elly Shlein guiderà, insieme all’ex ministra Paola De Micheli, le liste per Montecitorio in Emilia Romagna, mentre all’uninominale di Bologna, per il Senato, nonostante le polemiche territoriali, l’ha spuntata Pierferdinando Casini.
    Le liste del PD passate dalla direzione nazionale, sono un mix di tradizione e innovazione, posti riservati alla coalizione per allargare il campo (oltre 60 collegi uninominali) e quote ‘giovani’. Così, se nel Lazio spicca il nome del governatore Nicola Zingaretti (a capo della lista per la Camera) in Campania si fa notare quello di Roberto Speranza, ministro della Salute e segretario di Articolo Uno. Altra novità, il ruolo di capolista in Europa affidato al noto virologo Andrea Crisanti.    Quattro gli under 35 scelti dal Nazareno come capilista: Caterina Cerroni, 31 anni, stata la più giovane candidata dem alle ultime europee e ora correrà in Molise; Marco Sarracino, 32, è segretario metropolitano del capoluogo campano e ora si presenterà a Napoli; Raffaele La Regina è un 29enne originario di Potenza che ha come slogan “il diritto a restare”, sarà candidato in Basilicata; Rachele Scarpa, 25 anni, guiderà il collegio plurinominale Venezia-Treviso-Belluno.
    A loro si aggiunge un’altra “giovane”, ma over 35: si tratta di Silvia Roggiani in Lombardia. In Piemonte, Debora Serracchiani è capolista alla Camera insieme a Mauro Berruto, Federico Fornaro (LeU) e Chiara Gribaudo; per il Senato, ci sono Anna Rossomando ed Erico Boghi.
    Alla guida dei collegi lombardi della Camera compaiono, tra gli altri, il segretario Enrico Letta e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
    I capilista del Senato, invece, sono Alessandro Alfieri, Carlo Cottarelli e Simona Malpezzi. Se Antonio Misiani è candidato all’uninominale di Milano, a Sesto San Giovanni c’è Emanuele Fiano e a Cremona, di nuovo, Carlo Cottarelli. Nel Veneto tra i capilista per la Camera c’è anche Alessandro Zan, autore del noto disegno di legge contro l’omotransfobia. Accanto a lui, di nuovo Letta e Alessia Rotta. Andrea Martella e Beatrice Lorenzin sono i nomi forti veneti per Palazzo Madama.    Debora Serracchiani sarà a capo anche del collegio plurinominale della Camera in Friuli Venezia Giulia, il ministro del Lavoro Andrea Orlando di quello in Liguria. In Emilia Romagna l’ex sindaco Virginio Merola è candidato all’uninominale di Bologna per Montecitorio. Quanto alla corsa per Palazzo Madama, al proporzionale si punta su Graziano Delrio e Sandra Zampa. Nella vicina Toscana, i capilista della Camera saranno Anna Ascani, Laura Boldrini e Simona Bonafè (seguita dal coordinatore nazionale di Articolo 1 Arturo Scotto e i dem Caterina Bini e Stefano Ceccanti).
    L’uninominale Camera di Livorno è per Andrea Romano, quello di Pisa è assegnato alla “coalizione” (dovrebbe essere assegnato al leader di SI Nicola Fratoianni). In Umbria a capeggiare la lista per Montecitorio sarà di nuovo Anna Ascani, al Senato Walter Verini.    Oltre a Zingaretti, nel Lazio guidano le liste di Montecitorio la consigliera regionale Michela Di Biase (e moglie di Dario Franceschini), Claudio Mancini, Marianna Madia e Matteo Orfini. Al Senato i due nomi principali sono: Cecilia D’Elia (seguita dal segretario del Psi Enzo Maraio) e Bruno Astorre.    Per quanto riguarda gli uninominali, a Roma per la Camera correrà anche Paolo Ciani (Demos), per il Senato ci sono Filippo Sensi e Monica Cirinnà, che ha accettato la candidatura “data come perdente” in polemica con il partito. In Campania, insieme a Speranza, a guidare una delle liste per Montecitorio ci sarà Piero De Luca, deputato e figlio del governatore. I capilista del Senato sono, invece, Dario Franceschini e l’ex leader della Cgil Susanna Camusso. In Puglia il primo della lista per Palazzo Madama è l’ex ministro Francesco Boccia; il vicesegretario del partito Giuseppe Provenzano è capolista alla Camera in Sicilia, dove l’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan guida la lista per il Senato. Il quadro delle candidature è dato come definitivo, in quanto approvato dalla direzione del partito, ma sono ancora in corso modifiche per le rinunce arrivate.    

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    Elezioni: 70 simboli ammessi, il 22 agosto tocca alle liste

    Prosegue la road map degli adempimenti da svolgere in vista delle elezioni politiche in programma il 25 settembre prossimo. Il deposito dei simboli si è concluso il 14 agosto al Viminale. Nella prima valutazione il ministero dell’Interno ha ammesso 70 dei 101 contrassegni depositati. Sono 14 quelli che non hanno passato il vaglio mentre 17 hanno 48 ore per presentare integrazioni in quanto “non consentono la presentazione di liste”. Tra chi non ha superato il vaglio ministeriale anche la lista dell’ex pm Palamara (Palamara oltre il Sistema), Italiani con Draghi Rinascimento, Up con de Magistris e il primo simbolo depositato del Partito Liberale Italiano. Stop anche al Movimento politico Libertas; Partito Pensionati al Centro; Democrazia cristiana; Pensiero e Azione – Ppa, Popolo Partite Iva; L’Italia sè desta, Lega per l’Italia, Partito federalista italiano. Tra i non ammessi anche ‘Sud chiama Nord’ dell’ex M5s, Dino Giarrusso che ha poi ritirato il simbolo. Il prossimo passaggio formale è rappresentato dalle presentazioni delle liste: il 21 e 22 agosto presso le cancellerie delle Corti di appello (dalle ore 8 alle 20 entrambi i giorni), il 35esimo e il 34esimo giorno antecedente il voto. I prossimi, quindi, sono gli ultimi giorni per completare la raccolta delle firme. Il “quantum” delle sottoscrizioni è legato al numero di collegi plurinominali definiti nella legge elettorale e diminuiti dopo i tagli del numero dei parlamentari. Prima del 2020 servivano, sia ad un partito che ad una coalizione, per i 63 collegi plurinominali alla Camera e per i 33 del Senato “almeno 1500 e non più di 2000″ sottoscrizioni da parte di elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nel medesimo collegio plurinominale o, in caso di collegio plurinominale compreso in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tale collegio plurinominale”.
    Dopo il voto referendario i collegi plurinominali per la Camera sono scesi a 49 e quelli per il Senato a 26. Per potersi presentare su tutto il territorio nazionale servirebbero, quindi, circa 73.500 firme. La legge dice però che “in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, dunque 750 firme per ogni collegio plurinominale. E’ necessario quindi raccogliere complessivamente 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato); ma visto che chi firma per la Camera lo fa anche per il Senato, la soglia è di 36.750 persone che firmino le liste. Sottoscrizioni che devono essere autenticate da funzionari pubblici o notai e avvocati. Nel decreto Elezioni, varato dal Governo il 5 maggio scorso, sono previste delle esenzioni: l’articolo 6 bis del provvedimento stabilisce che possono presentare le liste senza raccogliere le firme “i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021”, dunque Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva e Coraggio Italia. Il 25 settembre, giorno delle elezioni, i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23. Poi entro il 15 ottobre dovrà tenersi la prima seduta del nuovo Parlamento. A stabilirlo è l’articolo 61 della Costituzione, in base al quale “la prima riunione” delle Camere “ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”

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    Elezioni, Berlusconi: 'La nostra coalizione è leale a Ue e Nato'

    “Siamo pro-Europa, pro-Occidente, pro-NATO, con la democrazia liberale come unico punto di riferimento”. Lo ha detto Silvio Berlusconi a Politico EU aggiungendo che “non prenderebbe parte a nessun governo” se non fosse assolutamente sicuro della sua “correttezza democratica, senso di responsabilità e lealtà verso l’Europa e l’Occidente”. Berlusconi ha negato che i partiti dell’alleanza di destra siano estremisti, sostenendo che la coalizione è di centrodestra e che “non ha nulla a che fare con i movimenti estremisti di altri Paesi”. Secondo Berlusconi, è il centrosinistra ad essere discutibile, poiché la sua coalizione comprende un partito di estrema sinistra che ha votato contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. 
    “Avremmo preferito che il governo Draghi fosse andato avanti fino alla scadenza naturale della legislatura con le elezioni del 2023 – ha affermto Berlusconi stando a Politico EU -. Ma questo non è stato possibile a causa del comportamento irresponsabile dei 5 Stelle e delle manovre ambigue dei Democratici. Pertanto, “non c’era altra soluzione che restituire il voto al popolo”. 

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    Letta capolista alla Camera in Lombardia e in Veneto

    Con 3 voti contrari e 5 astenuti la Direzione nazionale del Pd, riunita al Nazareno, ha approvato nella notte le liste per le candidature in vista delle prossime elezioni. La riunione, convocata e slittata più volte nel corso della giornata, si è conclusa intorno alle 00.45. Gli esponenti della corrente di Base riformista, una ventina circa, non hanno partecipato al voto. Quindi non sono conteggiati né tra i 3 voti contrari né tra i 5 astenuti sulle liste.
    “Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti. Ma è impossibile per la riforma del taglio dei parlamentari ma anche per esigenza di rinnovamento”. È un passaggio – secondo quanto si apprende da fonti Dem – dell’intervento del segretario del Pd, Enrico Letta, aprendo la riunione. “Potevo imporre persone “mie’ ma non l’ho fatto perche il Partito è comunità”, ha aggiunto, spiegando che ha “chiesto personalmente sacrifici ad alcuni. “Mi è pesato tantissimo -ha detto il leader Pd – Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte”.
    Il segretario del Pd sarà candidato come capolista alla Camera in Lombardia e Veneto. È quanto si apprende da fonti Dem, mentre Carlo Cottarelli sarà capolista al Senato a Milano e il professore e microbiologo Andrea Crisanti sarà capolista in Europa. Tra le candidature in lizza ci saranno anche 4 giovani under 35 indicati come capolista. Sono: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Fonti del Pd assicurano che è stata rispettata la parità di genere nella composizione dei candidati nelle liste.
    Tra le altre candidature scelte dal Pd per le prossime elezioni ci sarà il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, in lizza al collegio proporzionale in Toscana, al quarto posto. Su di lui erano circolate voci sul rischio di una mancata candidatura o una mancata elezione. In corsa pure il senatore Tommaso Nannicini, che sarà candidato in un collegio contendibile. 
    La senatrice Monica Cirinnà, uscendo dalla direzione del Pd, ha annunciato che “La mia avventura parlamentare finisce qui”. “Domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura – ha spiegato – Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori”. Cirinnà ha poi indicato che  “non ho votato queste liste ma credo che anche altri rinunceranno”.
    Tra i big esclusi dalle liste del Pd ci sarebbe anche Luca Lotti. Il suo nome non compare nelle liste dei candidati che correranno nei collegi per elezioni del 25 settembre, spiegano diversi partecipanti alla  Direzione nazionale del Pd.

    Agenzia ANSA

    I post di Meloni, Salvini, Berlusconi e Calenda (ANSA)

    Il Ferragosto dei politici
    Non si vedono, se non in foto. Alcuni twittano. Altri latitano pure dai social, ma è il puzzle delle candidature nei collegi ad agitare le acque, soprattutto nel Pd alle prese con le new entry dettate dalle recenti alleanze e gli esclusi, inevitabilmente più numerosi a causa del taglio dei parlamentari che incombe. E’ lo strano Ferragosto dei leader politici italiani, condizionati per la prima volta dal conto alla rovescia per il voto del 25 settembre.A tenere i conti dei giorni mancanti è Matteo Salvini con un lapidario “-41” e lo slogan della sua campagna elettorale, “Credo,” aggiunto a ogni tweet. Per il leader della Lega, il battage procede sui social e sui temi più sentiti. Dalla flat tax – promessa anche a dipendenti e pensionati – agli sbarchi di migranti. Auguri di Ferragosto con la foto di un abbraccio alla figlia, sul divano, per Giorgia Meloni, mentre Silvio Berlusconi sceglie uno scatto a tavola con la compagna Marta Fascina.
    Il segretario del Enrico Letta, in una lettera al Corriere di Bologna, ha spiegato che la possibile candidatura di  Casini nel collegio uninominale di Bologna per la coalizione di centrosinistra rappresenta una “voce” a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra potrebbe volere cambiare.
    “La legge elettorale attuale – scrive in un passaggio della missiva – è pessima: io non l’ho votata e la considero un errore gravissimo. Ma è in vigore e va quindi usata, nel bene o nel male. Nei collegi proporzionali ogni lista presenta i suoi candidati. E a Bologna e in Emilia-Romagna – prosegue Letta – il Pd locale esprimerà ovviamente i propri, emanazione delle diverse federazioni territoriali. Poi ci sono i collegi uninominali, in comune con le diverse liste della coalizione. È in molti di questi collegi che, come coalizione, presenteremo candidati non strettamente riconducibili ai diversi partiti”. Tra cui, presumibilmente, Casini. E questo, osserva il segretario Dem in un altro passaggio della lettera “per una ragione principale. È possibile, non probabile ma possibile, che nella prossima legislatura si tenti un assalto alla Costituzione da parte della destra”. Si tratta, argomenta, di “un disegno nefasto. Da sventare”.
    Quindi, evidenzia ancora, “credo, in questo senso, che la voce di Casini potrebbe dare un contributo importante e utile ad allargare il sostegno intorno a noi e a rendere più efficace il nostro compito a tutela della Costituzione”. Ed è “da questa preoccupazione”, quella di un mutamento della Carta Costituzionale , conclude Letta, “che origina l’idea di chiedere a Casini di essere in Parlamento per la difesa della Costituzione contro ogni torsione presidenzialista”.

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    Elezioni: la direzione del Pd rinviata tre volte, si discute sulle candidature

    Non si vedono, se non in foto. Alcuni twittano. Altri latitano pure dai social, ma è il puzzle delle candidature nei collegi ad agitare le acque, soprattutto nel Pd alle prese con le new entry dettate dalle recenti alleanze e gli esclusi, inevitabilmente più numerosi a causa del taglio dei parlamentari che incombe. E’ lo strano Ferragosto dei leader politici italiani, condizionati per la prima volta dal conto alla rovescia per il voto del 25 settembre.

    Agenzia ANSA

    I post di Meloni, Salvini, Berlusconi e Calenda (ANSA)

    A tenere i conti dei giorni mancanti è Matteo Salvini con un lapidario “-41” e lo slogan della sua campagna elettorale, “Credo,” aggiunto a ogni tweet. Per il leader della Lega, il battage procede sui social e sui temi più sentiti. Dalla flat tax – promessa anche a dipendenti e pensionati – agli sbarchi di migranti. Auguri di Ferragosto con la foto di un abbraccio alla figlia, sul divano, per Giorgia Meloni, mentre Silvio Berlusconi sceglie uno scatto a tavola con la compagna Marta Fascina.
    Enrico Letta è impegnato su una Direzione notturna dopo due rinvii nella giornata: prevista inzialmente alle 11, rinviata alle 15 e infine alle 20 e successivamente alle 21,30. La riunione risente della competizione sui posti da spartirsi. Il Nazareno tranquillizza: “Nessuna tensione, ma solo fisiologiche discussioni. Siamo un partito”.
    Del resto, per la deadline del 22 agosto manca ancora un po’. Ma le prime voci che circolano non piacciono a tutti. Tra le opzioni plausibili, la corsa di Letta a Vicenza per insidiare la Lega nel suo storico feudo, e quelle di Roberto Speranza di Leu e Nicola Fratoianni di Sinistra italiana in Toscana.
    Ma è sui possibili esclusi che il clima si surriscalda. I cattolici democratici non lo nascondono di fronte alla probabile assenza del costituzionalista Stefano Ceccanti. “Stupisce che le competenze di Ceccanti non siano riconosciute e valorizzate dal Pd – confessa il gesuita e politologo Francesco Occhetta -, così si mette a rischio anche il voto del cattolicesimo democratico e riformista”.
    Disagio sul nome di Pier Ferdinando Casini, che potrebbe essere schierato dal Pd a Bologna. Più agguerrita la comunità lgbt sul caso di Monica Cirinnà, senatrice paladina dei diritti, tema su cui il partito ha scommesso. “Le è stato proposto a Roma un collegio uninominale perdente”, rivela Franco Grillini che denuncia: “Non averla nel prossimo Parlamento sarebbe un danno gravissimo per i diritti e le libertà di tutti. La destra sarà contenta”. Domani la sfida si sposta anche sui 5 Stelle con l’avvio delle ‘parlamentarie’: nella lista di 2000 candidati già on line, c’è anche Giuseppe Conte che punta al collegio della Camera Lazio 1.

    Il segretario del Enrico Letta, in una lettera al Corriere di Bologna, ha spiegato che la possibile candidatura di  Casini nel collegio uninominale di Bologna per la coalizione di centrosinistra rappresenta una “voce” a difesa della Carta Costituzionale che il centrodestra potrebbe volere cambiare.
    “La legge elettorale attuale – scrive in un passaggio della missiva – è pessima: io non l’ho votata e la considero un errore gravissimo. Ma è in vigore e va quindi usata, nel bene o nel male. Nei collegi proporzionali ogni lista presenta i suoi candidati. E a Bologna e in Emilia-Romagna – prosegue Letta – il Pd locale esprimerà ovviamente i propri, emanazione delle diverse federazioni territoriali. Poi ci sono i collegi uninominali, in comune con le diverse liste della coalizione. È in molti di questi collegi che, come coalizione, presenteremo candidati non strettamente riconducibili ai diversi partiti”. Tra cui, presumibilmente, Casini. E questo, osserva il segretario Dem in un altro passaggio della lettera “per una ragione principale. È possibile, non probabile ma possibile, che nella prossima legislatura si tenti un assalto alla Costituzione da parte della destra”. Si tratta, argomenta, di “un disegno nefasto. Da sventare”.
    Quindi, evidenzia ancora, “credo, in questo senso, che la voce di Casini potrebbe dare un contributo importante e utile ad allargare il sostegno intorno a noi e a rendere più efficace il nostro compito a tutela della Costituzione”. Ed è “da questa preoccupazione”, quella di un mutamento della Carta Costituzionale , conclude Letta, “che origina l’idea di chiedere a Casini di essere in Parlamento per la difesa della Costituzione contro ogni torsione presidenzialista”.

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    Gli auguri social dei leader politici per Ferragosto

     Ferragosto in famiglia per Giorgia Meloni che sui social fa gli auguri postando una sua foto mentre abbraccia la figlia, ripresa di spalle. “Buon Ferragosto a tutti”, scrive la leader di Fratelli d’Italia.    Auguri on line anche dal segretario della Lega, Matteo Salvini: “Buon Ferragosto, amici, a chi è in vacanza, ma soprattutto a chi è rimasto a casa e a chi lavora”, scrive sui social aggiungendo una foto mentre parla al telefono, e chiudendo con l’hashtag “Credo” che è lo slogan della sua campagna elettorale. Poco prima, Salvini ha dedicato un twitt alla flat tax (“Abbiamo approvato la flat tax al 15% per 2 milioni di partite iva: ora la faremo anche per dipendenti e pensionati”) e un altro a un sondaggio di ieri che registra la crescita della Lega al 15,2%, un punto in più rispetto al 30 luglio. 
    “Vi auguro di trascorrere un Ferragosto sereno, una festa della Madonna Assunta con i vostri cari e con le persone che amate. Da domani si ricomincia a lavorare per l’Italia!”. E’ il messaggio di auguri che il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi pubblica sui social con una foto di lui, sorridente e seduto a tavola accanto alla compagna Marta Fascina. Entrambi alzano dei calici per il brindisi.
    Arrivano gli auguri anche da Calenda. “In campagna con l’unico membro della famiglia che non mi abbandona mai”

       

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    Berlusconi: 'Apprezzo il lavoro di Salvini. Con Meloni mai distanti'

    “Di Matteo Salvini io apprezzo molte cose. Prima di tutto la grande capacità di lavoro, di ascolto, di mettersi in sintonia con gli elettori. Ma Forza Italia non si è spostata verso nessuno” e con Giorgia Meloni “non c’è mai stata una distanza. Abbiamo avuto valutazioni diverse sul governo Draghi, con grande rispetto reciproco per le rispettive scelte”. Sono le opinioni espresse dal presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi parlando dei leader alleati in un’intervista al quotidiano Libero.
    Sui rapporti tra il suo partito e la Lega, l’ex premier ha aggiunto: “Noi siamo la componente liberale, cristiana, garantista, europeista, atlantica del centrodestra. Rappresentiamo con orgoglio in Italia il Partito popolare europeo, la maggiore famiglia politica d’Europa, il centro alternativo alla sinistra. Il rapporto fra noi è molto cordiale, ma la Lega ha una storia e un ruolo politico diverso dal nostro”.
    Idem per Fratelli d’Italia con cui, ha ribadito Berlusconi, ci sono “differenze di cultura politica, di linguaggio e di metodo”. Infine, rispondendo a una domanda sul “collante” del centrodestra, ha detto: “Il centrodestra esiste nel cuore degli italiani, prima che negli accordi fra i partiti. La sinistra è divisa su tutto, il Partito democratico, che parla ogni giorno di atlantismo, non ha esitato ad allearsi con la sinistra di Fratoianni, che ha appena votato contro l’allargamento della Nato alla Finlandia e alla Svezia”.
    “Nei primi cento giorni dovremo semplicemente mettere in sicurezza i conti dello Stato per evitare l’esercizio provvisorio”, ha detto ancora Berlusconi, elencando poi gli impegni per i prossimi 5 anni, in vista del voto del 25 settembre.
    “La nostra priorità è liberare l’Italia dalle tre oppressioni, quella fiscale, con la flat tax al 23%, quella burocratica, con l’abolizione delle autorizzazioni preventive e quella giudiziaria con il rafforzamento dei diritti del cittadino – spiega – Avremo una particolare attenzione per i più deboli e per gli anziani, portando tutte le pensioni a 1000 euro al mese per 13 mensilità. Ci adopereremo per il futuro dei nostri ragazzi, perché possano avere un lavoro stabile e retribuito in maniera dignitosa. Dedicheremo una particolare cura all’ambiente, al verde, alle energie rinnovabili. Naturalmente per realizzare tutto questo bisogna rafforzare con il voto le liste di Forza Italia”. 

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    Elezioni: M5s pubblica programma, “dal salario minimo al Superbonus”

    Il Movimento 5 stelle ha pubblicato sul proprio sito la lista dei 2000 candidati che correranno alle Parlamentarie del prossimo 16 agosto. Come annunciato, anche il leader pentastellato Giuseppe Conte ha inviato la propria autocandidatura per il collegio della Camera Lazio 1.
    In un post il M5s che pubblica il programma elettorale su Facebook: “Da quando siamo entrati in Parlamento, la nostra azione ha sempre seguito un’unica strada: la tutela degli interessi dei cittadini. Con il programma con cui ci presentiamo alle elezioni del prossimo 25 settembre intendiamo proseguire su questa strada e portare a termine il lavoro che abbiamo iniziato. A finte alleanze, matrimoni di comodo e balletti abbiamo preferito la serietà. Per questo ci troverete schierati da un’altra parte: la parte giusta”. 
    “La parte delle lavoratrici e dei lavoratori sottopagati e precari, per cui vogliamo introdurre un salario minimo legale di 9 euro lordi l’ora e agevolare la sottoscrizione di contratti a tempo indeterminato – recita il post -. La parte dei giovani sfruttati, che vogliamo aiutare a costruire un percorso di vita indipendente attraverso l’eliminazione di stage e tirocini gratuiti e la stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa. La parte delle donne, a cui vogliamo garantire un’effettiva parità salariale.
    La parte della transizione ecologica e dell’ambiente, che vogliamo proteggere attraverso un nuovo Superbonus energia imprese, la stabilizzazione del Superbonus e degli altri bonus edilizi e quella del meccanismo della cessione dei crediti d’imposta, per garantire liquidità a cittadini e imprese. La parte delle imprese, che vogliamo sostenere con il taglio del cuneo fiscale, l’eliminazione dell’IRAP e il potenziamento del Fondo di salvaguardia. La parte della salute, che vogliamo tutelare riformando il titolo V della Costituzione per riportarla alla gestione diretta dello Stato e aumentando le retribuzioni del personale sanitario.
    La parte dei diritti, che vogliamo allargare attraverso il matrimonio egualitario, la legge contro l’omotransfobia e lo Ius scholae. La parte della scuola, dell’università e della ricerca, per cui vogliamo aumentare i fondi e adeguare gli stipendi degli insegnanti ai livelli europei”, si legge.
    Il programma contiene anche, sul fronte ambientale, il no a impianti di rifiuti obsoleti e il sì al vuoto a rendere.
    Nel capitolo lavoro c’è la riduzione dell’orario lavoro a parità di salario e il rafforzamento del reddito di cittadinanza.
    La “sfiducia costruttiva”, presente nel documento programmatico votato sabato dal Pd, compare – come pure altri titoli – anche nel programma del M5s: “Un Governo non può essere sfiduciato se contestualmente non si vota la fiducia a un altro esecutivo”.
    Il M5s propone anche l’estensione ai 16enni del diritto di voto, il limite dei due mandati esteso a tutti i partiti, limiti alla decretazione d’urgenza, legge sul conflitto di interessi e “stop ai cambi di casacca in Parlamento”.