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    Ilaria Cucchi candidata del centrosinistra per il Senato a Firenze

    “Ilaria Cucchi sarà candidata nel collegio uninominale per il Senato a Firenze. Aboubakar Soumahoro al collegio uninominale per la Camera a Modena. Posso dire che sono i collegi dove verranno eletti. Entrambi saranno anche alla guida delle nostre liste in più di un collegio uninominale”. Lo ha detto il leader di SI Nicola Fratoianni in conferenza stampa.

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    Elezioni: record parlamentarie M5s, 50 mila votanti

    Via libera degli iscritti M5s al cosiddetto “listino Conte”, la lista di 15 nomi proposta del Presidente M5s e da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati 5 stelle. Hanno risposto Sì in 43.282 iscritti, pari all’86,54% dei voti espressi Hanno risposto No in 6.732 pari all’13,46% dei voti espressiDato record per le parlamentarie M5s per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre: alla consultazione hanno partecipato 50.014 persone, su un totale di 133.664 aventi diritto: è il dato più alto di sempre. Alle parlamentarie del 2018 ad esempio, parteciparono 39mila persone ma si votò per due giorni, da martedì 16 a mercoledì 17 gennaio, dalle 10 alle 21. Nel 2012 la stessa votazione ebbe ancora meno partecipanti.

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    Parlamentarie M5s, Conte tenta l'en plein

    Dalle 10 alle 22 si vota per indicare i candidati del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato per le elezioni politiche del 25 settembre. Nonostante le polemiche sul “listino” dei candidati blindati da Giuseppe Conte, le parlamentarie per l’indicazione dei candidati 5 Stelle che correranno alle prossime politiche del 25 settembre potrebbero risultare come le più partecipate dagli iscritti del Movimento. I dati sull’affluenza rincuorano Giuseppe Conte già nel primo pomeriggio. A metà sessione del giorno di votazione, che cade immediatamente dopo ferragosto e mentre gran parte degli italiani è in vacanza, i votanti risultavano essere già 40 mila, più dei circa 39 mila totalizzati dalle parlamentarie del 2018, quelle condotte da Di Maio capo politico. “Vedo una grande partecipazione democratica” si compiace il leader pentastellato durante un’intervista a LaStampa.it in cui non mostra di temere il risultato elettorale e tantomeno così basso da costringerlo ad un passo indietro dalla guida del Movimento. “Siamo molto ambiziosi, ci aspettiamo una percentuale alta” anche a due cifre. E glissa sulla lista dei “fedelissimi”, la quota di 15 nomi blindati che ha fatto infuriare tanti ex 5 Stelle. Ma anche esponenti di primo piano come Danilo Toninelli : “I listini bloccati lasciamoli alla Meloni o a Letta”, tuona l’ex ministro che fa campagna per il Movimento dall’alto del suo raggiunto secondo mandato. Ma è il dato sulla partecipazione degli iscritti alle sue consultazioni quello che inorgoglisce il leader del M5s, soprattutto a paragone di quelle precedenti del 2018 e ancora di più di quelle per le prime elezioni del 2013, quelle in cui i 5 stelle entrarono nel Parlamento per aprirlo come una “scatoletta di tonno”. Per la Camera nel 2018 si espressero 39.991 iscritti per un totale di 92.870 clic. Per il Senato votarono 38.878 iscritti per un totale di 86.175 preferenze. Anche allora gli iscritti avevano dichiarato le loro preferenze su tre candidati deputati e i candidati senatori per ogni circoscrizione plurinominale, con l’indicazione dei candidati scelti dall’allora capo politico, Di Maio, per i collegi uninominali. Cosa che, anche in quell’occasione, non mancò di suscitare polemiche. In termini assoluti tra gli esponenti più votati emersero allora Carla Ruocco alla Camera, con 1691 voti, e Paola Taverna al Senato, con 2136 clic. Entrambe correvano a Roma. Luigi Di Maio, in Campania, prese solo 490 voti. Per le politiche del 2013 le primarie M5s si svolsero a dicembre del 2012 e la votazione venne battezzata per la prima volta con il nome di “parlamentarie”. All’epoca l’operazione di scelta dei candidati con lo strumento della “democrazia diretta” era stata supervisionata direttamente da Beppe Grillo. Fu all’epoca che il “vigilante” M5s mise l’obbligo di divieto di organizzare cordate a sostegno dei candidati: ”Chi cercherà di pilotare il voto con assemblee o comitati – scrisse all’epoca sul suo blog – sarà diffidato e escluso dalle votazioni”. In quell’occasione votarono solo gli iscritti prima di ottobre 2012: i votanti, certificò lo stesso Grillo dal suo blog, furono 20.252 su 31.612 aventi diritto. Lo stesso blog tuttavia precisava allora che il numero complessivo degli iscritti al M5s ammontava all’epoca a 255.339 persone. Ne è passata di acqua sotto i ponti e ora Conte e Grillo marciano di concerto per salvare il M5s da un possibile crollo elettorale. “I miei rapporti con Grillo sono molto buoni, ci sentiamo costantemente”, dice ora il leader M5S che ricorda gli attriti intercorsi: “c’è stata effettivamente una incomprensione iniziale, quello è stato un momento vero di scontro ma poi c’è stata una ricomposizione” assicura, cercando di gettare acqua sul fuoco anche rispetto agli attriti con Virginia Raggi.

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    Elezioni, tensione sulla liste del Pd. Cirinnà ci ripensa: 'Accetto collegio difficile'. L'ira degli esclusi. Renzi: 'Solo rancore'

    Alta tensione nel Pd dopo il via libera della Direzione alle liste dei candidati. Letta sarà capolista alla Camera in Veneto e Lombardia, Franceschini al Senato a Napoli, Casini e l’ex sindaco Merola a Bologna, l’ex segretaria della Cisl Furlan in Sicilia, Zingaretti nel Lazio. Candidati l’economista Cottarelli (capolista al Senato a Milano) e l’epidemiologo Crisanti (capolista in Europa). Fuori, tra gli altri, Lotti, Ceccanti e Gasbarra. Cirinnà ci ripensa: ‘accetto un collegio difficile’. Il taglio dei parlamentari riduce i seggi disponibili e aumenta i malumori degli esclusi. ‘Sono scelte politiche, niente scuse vigliacche’, l’affondo dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E Renzi attacca: ‘Le scelte di Letta dettate dal rancore’. 
    Tra le candidature in lizza ci saranno anche 4 giovani under 35 indicati come capolista. Sono: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Fonti del Pd assicurano che è stata rispettata la parità di genere nella composizione dei candidati nelle liste.”Cirinnà va su un collegio dato perdente, senza paracadute e senza che glielo diciamo…”. Così la senatrice uscente Monica Cirinnà, paladina dei diritti Lgbt, sintetizza la scelta del Pd sulla sua candidatura. “L’uninominale Roma 4 contiene dei territori per cui io non sono adatta”, spiega Cirinnà riferendo dei molti messaggi di supporto ricevuti. “Letta chiacchiera di occhi di tigre, io li tiro fuori, ma lo faccio solo per loro, per una comunità. Combattere come ultimo dei gladiatori è l’unico modo per non sottrarmi alla battaglia. Non è un ripensamento dettato da interesse, ma da amore e rispetto”.”I territori sono stati usati in modo strumentale per portare avanti un disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd e che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza ad un partito che ha dimostrato di aver così poca cura di quella dimensione plurale e progressista che aveva costruito negli ultimi anni”. Lo ha dichiarato l’on. Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera dei Deputati, esclusa dalle candidature alle prossime elezioni. “Anche per questo non ho votato la proposta di liste presentata ieri in direzione dal segretario Letta”, ha spiegato.
    Fuori dalle liste Dem Luca Lotti: “Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche – ha scritto su Fb l’ex ministro Luca Lotti -. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è”. “La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche”, aggiunge.
    Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, su twitter scrive: Un orgoglio essere il capolista del Pd a #Napoli. Cercherò di essere la voce al Senato di questa terra straordinaria, di questa città unica al mondo, da sempre e per sempre Capitale della Cultura. #dallapartedinapoli”.
    “Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd – dice nella sua E-news, Matteo Renzi, leader di Italia Viva -. A me pare che – dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste – la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre”. “Auguro ogni bene a tutti – aggiunge Renzi -, candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, non coi risentimenti. Noi staremo sui contenuti. Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi. Noi abbiamo chiara una idea di innovazione del Paese che passa dal dire SÌ alle infrastrutture necessarie, non NO a tutto. E noi non vogliamo alzare le tasse. Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd”, conclude. Renzi definisce poi ‘sacrosanta e giusta’ la richiesta di Carlo Calenda di un dibattito a quattro in tv con Letta, Meloni e Conte: ‘Nei paesi democratici funziona così. Vediamo chi fugge da questo confronto’, afferma Renzi.

    Agenzia ANSA

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    Elezioni: chi sono i quattro capilista under 35 del Pd

     Caterina Cerroni, 31 anni, Marco Sarracino, 32 anni, Raffaele La Regina, 29 e Rachele Scarpa, 25.Sono i quattro capilista under 35 schierati dal Partito democratico in vista delle prossime elezioni politiche. Caterina Cerroni, originaria di Agnone, in provincia di Isernia sarà la capolista nel collegio plurinominale della Camera in Molise. Alle ultime elezioni europee è stata la più giovane candidata del Pd. Oggi guida i Giovani dem. Dal 2018 al 2021 è stata vicepresidente della Unione Internazionale della Gioventù Socialista (IUSY). È stata alla guida del network mondiale social democratiche.   
    Nel collegio plurinominale Napoli 2 della Camera capolista sarà Marco Sarracino, segretario metropolitano del capoluogo campano. Sotto la sua direzione il Pd è tornato ad amministrare Napoli dopo oltre 10 anni e ha conquistato diversi comuni dell’area metropolitana.  Raffaele La Regina è originario di Potenza e sarà capolista alla Camera nel collegio plurinominale in Basilicata. Laureato in Scienze della Pubblica Amministrazione, dottorando precario in Storia contemporanea. “Il diritto a restare” è stato lo slogan della sua campagna congressuale del 2021. Attualmente è segretario regionale del Pd.
    La più giovane dei quattro, Rachele Scarpa, è capolista alla Camera nel collegio plurinominale Venezia-Treviso-Belluno. Le sue prime esperienze politiche prima nel movimento studentesco a livello provinciale e regionale e poi in quello degli universitari. Nel 2020, a 23 anni, si candida, prima dei non eletti con quasi 5000 voti di preferenze, nelle liste dem per la Regionali in Veneto.
    Nel 2021 consegue la laurea triennale a Padova in Lettere antiche. Vice segretaria comunale del Pd a Treviso e membro della Direzione regionale, segue le tematiche giovanili, le politiche di genere, le questioni della transizione ecologica.   

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    Da Casini a Cottarelli, le scelte tra big e new entry

    Enrico Letta sarà capolista per la Camera sia in Veneto, sia in Lombardia, dove Carlo Cottarelli, “mr Spending Review”, è il nome forte per Palazzo Madama. La pasionaria Elly Shlein guiderà, insieme all’ex ministra Paola De Micheli, le liste per Montecitorio in Emilia Romagna, mentre all’uninominale di Bologna, per il Senato, nonostante le polemiche territoriali, l’ha spuntata Pierferdinando Casini.
    Le liste del PD passate dalla direzione nazionale, sono un mix di tradizione e innovazione, posti riservati alla coalizione per allargare il campo (oltre 60 collegi uninominali) e quote ‘giovani’. Così, se nel Lazio spicca il nome del governatore Nicola Zingaretti (a capo della lista per la Camera) in Campania si fa notare quello di Roberto Speranza, ministro della Salute e segretario di Articolo Uno. Altra novità, il ruolo di capolista in Europa affidato al noto virologo Andrea Crisanti.    Quattro gli under 35 scelti dal Nazareno come capilista: Caterina Cerroni, 31 anni, stata la più giovane candidata dem alle ultime europee e ora correrà in Molise; Marco Sarracino, 32, è segretario metropolitano del capoluogo campano e ora si presenterà a Napoli; Raffaele La Regina è un 29enne originario di Potenza che ha come slogan “il diritto a restare”, sarà candidato in Basilicata; Rachele Scarpa, 25 anni, guiderà il collegio plurinominale Venezia-Treviso-Belluno.
    A loro si aggiunge un’altra “giovane”, ma over 35: si tratta di Silvia Roggiani in Lombardia. In Piemonte, Debora Serracchiani è capolista alla Camera insieme a Mauro Berruto, Federico Fornaro (LeU) e Chiara Gribaudo; per il Senato, ci sono Anna Rossomando ed Erico Boghi.
    Alla guida dei collegi lombardi della Camera compaiono, tra gli altri, il segretario Enrico Letta e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
    I capilista del Senato, invece, sono Alessandro Alfieri, Carlo Cottarelli e Simona Malpezzi. Se Antonio Misiani è candidato all’uninominale di Milano, a Sesto San Giovanni c’è Emanuele Fiano e a Cremona, di nuovo, Carlo Cottarelli. Nel Veneto tra i capilista per la Camera c’è anche Alessandro Zan, autore del noto disegno di legge contro l’omotransfobia. Accanto a lui, di nuovo Letta e Alessia Rotta. Andrea Martella e Beatrice Lorenzin sono i nomi forti veneti per Palazzo Madama.    Debora Serracchiani sarà a capo anche del collegio plurinominale della Camera in Friuli Venezia Giulia, il ministro del Lavoro Andrea Orlando di quello in Liguria. In Emilia Romagna l’ex sindaco Virginio Merola è candidato all’uninominale di Bologna per Montecitorio. Quanto alla corsa per Palazzo Madama, al proporzionale si punta su Graziano Delrio e Sandra Zampa. Nella vicina Toscana, i capilista della Camera saranno Anna Ascani, Laura Boldrini e Simona Bonafè (seguita dal coordinatore nazionale di Articolo 1 Arturo Scotto e i dem Caterina Bini e Stefano Ceccanti).
    L’uninominale Camera di Livorno è per Andrea Romano, quello di Pisa è assegnato alla “coalizione” (dovrebbe essere assegnato al leader di SI Nicola Fratoianni). In Umbria a capeggiare la lista per Montecitorio sarà di nuovo Anna Ascani, al Senato Walter Verini.    Oltre a Zingaretti, nel Lazio guidano le liste di Montecitorio la consigliera regionale Michela Di Biase (e moglie di Dario Franceschini), Claudio Mancini, Marianna Madia e Matteo Orfini. Al Senato i due nomi principali sono: Cecilia D’Elia (seguita dal segretario del Psi Enzo Maraio) e Bruno Astorre.    Per quanto riguarda gli uninominali, a Roma per la Camera correrà anche Paolo Ciani (Demos), per il Senato ci sono Filippo Sensi e Monica Cirinnà, che ha accettato la candidatura “data come perdente” in polemica con il partito. In Campania, insieme a Speranza, a guidare una delle liste per Montecitorio ci sarà Piero De Luca, deputato e figlio del governatore. I capilista del Senato sono, invece, Dario Franceschini e l’ex leader della Cgil Susanna Camusso. In Puglia il primo della lista per Palazzo Madama è l’ex ministro Francesco Boccia; il vicesegretario del partito Giuseppe Provenzano è capolista alla Camera in Sicilia, dove l’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan guida la lista per il Senato. Il quadro delle candidature è dato come definitivo, in quanto approvato dalla direzione del partito, ma sono ancora in corso modifiche per le rinunce arrivate.    

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    Elezioni: 70 simboli ammessi, il 22 agosto tocca alle liste

    Prosegue la road map degli adempimenti da svolgere in vista delle elezioni politiche in programma il 25 settembre prossimo. Il deposito dei simboli si è concluso il 14 agosto al Viminale. Nella prima valutazione il ministero dell’Interno ha ammesso 70 dei 101 contrassegni depositati. Sono 14 quelli che non hanno passato il vaglio mentre 17 hanno 48 ore per presentare integrazioni in quanto “non consentono la presentazione di liste”. Tra chi non ha superato il vaglio ministeriale anche la lista dell’ex pm Palamara (Palamara oltre il Sistema), Italiani con Draghi Rinascimento, Up con de Magistris e il primo simbolo depositato del Partito Liberale Italiano. Stop anche al Movimento politico Libertas; Partito Pensionati al Centro; Democrazia cristiana; Pensiero e Azione – Ppa, Popolo Partite Iva; L’Italia sè desta, Lega per l’Italia, Partito federalista italiano. Tra i non ammessi anche ‘Sud chiama Nord’ dell’ex M5s, Dino Giarrusso che ha poi ritirato il simbolo. Il prossimo passaggio formale è rappresentato dalle presentazioni delle liste: il 21 e 22 agosto presso le cancellerie delle Corti di appello (dalle ore 8 alle 20 entrambi i giorni), il 35esimo e il 34esimo giorno antecedente il voto. I prossimi, quindi, sono gli ultimi giorni per completare la raccolta delle firme. Il “quantum” delle sottoscrizioni è legato al numero di collegi plurinominali definiti nella legge elettorale e diminuiti dopo i tagli del numero dei parlamentari. Prima del 2020 servivano, sia ad un partito che ad una coalizione, per i 63 collegi plurinominali alla Camera e per i 33 del Senato “almeno 1500 e non più di 2000″ sottoscrizioni da parte di elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nel medesimo collegio plurinominale o, in caso di collegio plurinominale compreso in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tale collegio plurinominale”.
    Dopo il voto referendario i collegi plurinominali per la Camera sono scesi a 49 e quelli per il Senato a 26. Per potersi presentare su tutto il territorio nazionale servirebbero, quindi, circa 73.500 firme. La legge dice però che “in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà”, dunque 750 firme per ogni collegio plurinominale. E’ necessario quindi raccogliere complessivamente 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato); ma visto che chi firma per la Camera lo fa anche per il Senato, la soglia è di 36.750 persone che firmino le liste. Sottoscrizioni che devono essere autenticate da funzionari pubblici o notai e avvocati. Nel decreto Elezioni, varato dal Governo il 5 maggio scorso, sono previste delle esenzioni: l’articolo 6 bis del provvedimento stabilisce che possono presentare le liste senza raccogliere le firme “i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021”, dunque Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva e Coraggio Italia. Il 25 settembre, giorno delle elezioni, i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23. Poi entro il 15 ottobre dovrà tenersi la prima seduta del nuovo Parlamento. A stabilirlo è l’articolo 61 della Costituzione, in base al quale “la prima riunione” delle Camere “ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”

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    Elezioni, Berlusconi: 'La nostra coalizione è leale a Ue e Nato'

    “Siamo pro-Europa, pro-Occidente, pro-NATO, con la democrazia liberale come unico punto di riferimento”. Lo ha detto Silvio Berlusconi a Politico EU aggiungendo che “non prenderebbe parte a nessun governo” se non fosse assolutamente sicuro della sua “correttezza democratica, senso di responsabilità e lealtà verso l’Europa e l’Occidente”. Berlusconi ha negato che i partiti dell’alleanza di destra siano estremisti, sostenendo che la coalizione è di centrodestra e che “non ha nulla a che fare con i movimenti estremisti di altri Paesi”. Secondo Berlusconi, è il centrosinistra ad essere discutibile, poiché la sua coalizione comprende un partito di estrema sinistra che ha votato contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. 
    “Avremmo preferito che il governo Draghi fosse andato avanti fino alla scadenza naturale della legislatura con le elezioni del 2023 – ha affermto Berlusconi stando a Politico EU -. Ma questo non è stato possibile a causa del comportamento irresponsabile dei 5 Stelle e delle manovre ambigue dei Democratici. Pertanto, “non c’era altra soluzione che restituire il voto al popolo”.