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    Elezioni, scontro Crisanti-Salvini. Berlusconi: 'Le sentenze di assoluzione non saranno appellabili'. Alt dell'Anm

    “Se fossimo stati nelle mani di Salvini ci sarebbero 300mila vittime di Covid al posto di 140mila”. Le parole del microbiologo Andrea Crisanti, candidato capolista in Europa con il Pd, accendono lo scontro tra centrodestra e centrosinistra e riportano prepotentemente il tema Covid nella campagna elettorale.
    Se Matteo Salvini, tagliente, si limita a citare il virologo padovano, Giorgio Palù che definì Crisanti “un esperto di zanzare”, il suo partito non tarda a reagire compatto: “Speculare sui morti. Gli attacchi di Crisanti a Salvini sono a dir poco vergognosi”. La richiesta è che il segretario Enrico Letta si dissoci dalle parole dell’esperto, ma questi – al contrario – si schiera prontamente al suo fianco: “A destra prevale la cultura no vax. Ce li ricordiamo gli ‘aprire, aprire, aprire'”.
    Rincara la dose il ministro della Salute Roberto Speranza: “Purtroppo da parte della destra, di alcuni esponenti dei partiti di Meloni e Salvini su questo terreno ci sono state troppe ambiguità”. Si indigna la forzista Licia Ronzulli: “Ho proposto io l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, altro che centrodestra no vax!”. Per Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, “mentre le Regioni a guida Lega erano in prima linea a combattere la battaglia contro il virus, Crisanti era impegnato nel suo show televisivo con finalità adesso note a tutti”. Gli risponde Nicola Zingaretti, governatore dem e ora capolista nel Lazio: “Se l’Italia ha sconfitto il Covid, è grazie a noi e alla fiducia che abbiamo riposto nella scienza”.
    L’argomento finisce anche al centro di un botta e risposta triangolare tra Letta, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Questi, nel commentare la corsa del microbiologo, aveva espresso il timore “che al primo raffreddore ci becchiamo una quarantena di due mesi”. Il segretario dem rimarca caustico: “I meriti della candidatura di Crisanti. Ognuno dice cosa pensa veramente”. Ma Calenda non ci sta: “Abbiamo sostenuto tutti i provvedimenti presi dai diversi governi con lealtà – ricorda prontamente -. Non strumentalizzate la pandemia”.

    Agenzia ANSA

    L’Anm: “La Corte costituzionale l’ha dichiarata illegittima”. Lega e FdI appoggiano proposta (ANSA)

    Mentre infuria la polemica, al Nazareno si tira un sospiro di sollievo per le liste: il grosso è fatto, ora non resta che schiacciare sull’acceleratore della campagna elettorale. Eppure, nonostante l’impalcatura delle candidature sia ormai in piedi, non si escludono alcune limature. Un’operazione chirurgica che servirà a rimpiazzare quei posti ‘difficili’ rimasti vacanti dopo le rinunce (la deputata Alessia Morani, dopo aver declinato l’offerta ci ha ripensato e correrà nelle Marche), ma – forse – non solo. In ballo ci sarebbero ancora le collocazioni di Enzo Amendola, il sottosegretario agli affari europei del governo Draghi che forse si aspettava qualcosa di più del terzo posto per il Senato in Campania, e quella del costituzionalista Stefano Ceccanti che compare solo al quarto posto di uno dei colleghi plurinominali toscani. “Contrariamente a quanto scrivono alcuni, non sono candidato al numero 4 proporzionale Firenze-Pisa, che qualunque esperto (anche minimo) di legge elettorale sa essere sicuramente solo testimoniale”, spiega Ceccanti riservandosi ancora un po’ di tempo prima di esprimersi definitivamente a riguardo, un “ritardo” che definisce “non immotivato”. E che, dunque, fa presumere trattative in corso.
    Qualcuno immagina che, last minute, si possa riaprire anche la questione Monica Cirinnà. Ma dal partito bocche cucite. Di certo restano da definire gli oltre 60 collegi uninominali riservati dal Pd alla coalizione. Ad oggi, tra le poche certezze c’è la corsa di Ilaria Cucchi a Firenze per il Senato e quella di Aboubakar Soumahoro a Modena per la Camera, collegi ritenuti sicuri dalla federazione Europa Verde-Sinistra italiana che li ha candidati. Quanto al leader di SI, Nicola Fratoianni, si parla dell’uninominale di Pisa ma lui non conferma: “Io e Bonelli (il co-portavoce di Europa Verde, ndr) saremo certamente candidati al proporzionale”, per il resto “nelle prossime ore avrete risposte definitive”. Il leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio, potrebbe essere candidato in Campania, nell’uninominale che comprende la sua Pomigliano d’Arco, mentre Bruno Tabacci a Milano. Per Emma Bonino si parla del collegio di Roma centro per il Senato, per il radicale Riccardo Magi di Torino 1 per la Camera.

    Agenzia ANSA

    “In vista della tornata elettorale del 25 settembre, nel più ampio contesto delle iniziative editoriali già avviate, la RAI inviterà al confronto i leader delle diverse formazioni politiche. (ANSA)

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    Silvio Berlusconi: “Le sentenze di assoluzione non saranno appellabili”

    Silvio Berlusconi torna alla presunzione d’innocenza e riparte da una vecchia promessa: “blindare” le sentenze di assoluzione, per evitarne l’appello da parte dei pm. “Quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione, di primo o di secondo grado, non saranno appellabili”, assicura il leader di Forza Italia. E’ il messaggio clou della sua pillola elettorale del giorno
    Berlusconi: ‘Sentenze di assoluzione non saranno appellabili’

    “La Corte costituzionale l’ha dichiarata illegittima”, ammonisce il presidente dei magistrati, Giuseppe Santalucia. La Suprema corte ha riconosciuto il carattere anti costituzionale in varie parti e ridotto all’osso la norma (resta in vigore per le sentenze di non luogo a procedere e quelle di condanna solo se l’imputato risulta colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio). 
    Il Pd stoppa l’idea perché “le assoluzioni non sono una priorità del Parlamento”, sottolinea il senatore Luciano D’Alfonso che ricorda che sul processo penale è stata approvata la riforma Cartabia. La lotta alla “malagiustizia”resta nel dna di Forza Italia, che non a caso è il partito che più ha spinto perché fosse nel programma elettorale del centrodestra. Tra i 15 punti, la giustizia occupa il terzo posto, affiancato alle riforme costituzionali (alias il presidenzialismo tanto caro a Giorgia Meloni) e alla sburocratizzazione. E in effetti gli alleati si allineano. Lo fa la Lega, attraverso Giulia Bongiorno: “L’inappellabilità delle sentenze di assoluzione è un’antica battaglia, sacrosanta e oggi più che mai attuale”, rimarca la senatrice e penalista, convinta che “se risultano assolte, le persone hanno diritto a riavere la propria serenità, libertà e dignità”.  Sposa la proposta pure Fratelli d’Italia, anche se qualche distinguo non manca. “E’ decisamente fondata, ha un senso costituzionale, storico e politico”, è la premessa di Andrea Delmastro, responsabile del dipartimento Giustizia di FdI, che aggiunge: “Credo che debba essere valutata alla luce di una più organica riforma della giustizia”. 

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    Bonino-Calenda, a Roma il duello tra gli ex alleati. Sfida Renzi-Berlusconi

       Con la definizione delle liste si delineano, fra collegi e circoscrizioni, alcuni scontri diretti, sfide fra big e leader di partiti e coalizioni che si daranno battaglia faccia a faccia.. Succederà, ad esempio, a Roma, dove nel primo collegio ci sarà la sfida fra ex soci Bonino-Calenda. Ma anche in Lombardia dove, nel plurinominale del Senato, si profila lo scontro diretto fra Renzi e Berlusconi. E altri si aggiungeranno, anche per creare partite di cartello che cattureranno l’attenzione visto che molti dei big che scenderanno in pista nel collegio uninominale (dove o si vince o si è fuori) saranno riprotetti nelle quote proporzionali. Roma 1 è il collegio che comprende la parte più centrale della Capitale, considerato favorevole per il centrosinistra.
    Qui, peraltro, nell’ultima legislatura (anche se stavolta in virtù della riduzione del numero dei parlamentari i confini sono un po’ più ampi) si è votato ben tre volte con un 3-0 per il centrosinistra: prima con Paolo Gentiloni, poi con Roberto Gualtieri quando Gentiloni è andato in Commissione europea, infine con Cecilia D’Elia quando Gualtieri è diventato sindaco. In questo collegio il centrosinistra schiera Emma Bonino, alla quale si opporrà Carlo Calenda. Per avere l’esatta percezione della sfida, però, sarà fondamentale attendere le decisioni del centrodestra che potrebbe schierare un candidato forte per provare a inserirsi nel duello fra ex alleati e cercare il colpaccio.
    Sulla carta il centrodestra ha molti collegi che considera sicuri, molti meno ne ha il centrosinistra, concentrati in Emilia, Toscana e nelle grandi città: ma FdI, Lega e Forza Italia stanno valutando le contromosse anche in questi. Come ad esempio nel collegio senatoriale di Bologna dove Pd e alleati candidano Pier Ferdinando Casini.
    Numeri alla mano per il centrodestra la sfida sembra proibitiva, ma si accarezza l’idea di schierare contro l’ex alleato democristiano un big del centrodestra (con l’elezione garantita da un’altra parte) o qualcuno con una storia politica simile a quella di Casini. Oppure il collegio, sempre al Senato, di Firenze dove Pd e alleati candidano Ilaria Cucchi, figura identitaria individuata da Sinistra Italiana e Europa Verde, alla quale il centrodestra sta pensando di opporsi con un’altra candidatura di combattimento. Matteo Renzi, invece, ha deciso di sfidare frontalmente Silvio Berlusconi: oltre che in Toscana si candiderà infatti anche in Lombardia al Senato.
    In questo caso non sarà esattamente una sfida diretta, visto che entrambi saranno alla guida delle rispettive liste nel plurinominale e quindi entrambi hanno possibilità di elezione. “Sarà molto divertente e utile per i cittadini – ha detto Renzi – mi piacerebbe tanto fare un bel confronto con lui, fra l’altro sono sette anni che non vedo Berlusconi, mi fa anche piacere rivederlo”.
    La geografia dei collegi tuttavia, proporrà sicuramente altre sfide che andranno tenute d’occhio. Si conosceranno con precisione, però, solo quando tutte le forze politiche definiranno il quadro delle candidature: questione di giorni, visto che il termine per la presentazione è fissato per lunedì 22. 

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    Ilaria Cucchi candidata del centrosinistra per il Senato a Firenze

    “Ilaria Cucchi sarà candidata nel collegio uninominale per il Senato a Firenze. Aboubakar Soumahoro al collegio uninominale per la Camera a Modena. Posso dire che sono i collegi dove verranno eletti. Entrambi saranno anche alla guida delle nostre liste in più di un collegio uninominale”. Lo ha detto il leader di SI Nicola Fratoianni in conferenza stampa.

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    Elezioni: record parlamentarie M5s, 50 mila votanti

    Via libera degli iscritti M5s al cosiddetto “listino Conte”, la lista di 15 nomi proposta del Presidente M5s e da inserire, con criterio di priorità, nelle liste di candidati 5 stelle. Hanno risposto Sì in 43.282 iscritti, pari all’86,54% dei voti espressi Hanno risposto No in 6.732 pari all’13,46% dei voti espressiDato record per le parlamentarie M5s per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre: alla consultazione hanno partecipato 50.014 persone, su un totale di 133.664 aventi diritto: è il dato più alto di sempre. Alle parlamentarie del 2018 ad esempio, parteciparono 39mila persone ma si votò per due giorni, da martedì 16 a mercoledì 17 gennaio, dalle 10 alle 21. Nel 2012 la stessa votazione ebbe ancora meno partecipanti.

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    Parlamentarie M5s, Conte tenta l'en plein

    Dalle 10 alle 22 si vota per indicare i candidati del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato per le elezioni politiche del 25 settembre. Nonostante le polemiche sul “listino” dei candidati blindati da Giuseppe Conte, le parlamentarie per l’indicazione dei candidati 5 Stelle che correranno alle prossime politiche del 25 settembre potrebbero risultare come le più partecipate dagli iscritti del Movimento. I dati sull’affluenza rincuorano Giuseppe Conte già nel primo pomeriggio. A metà sessione del giorno di votazione, che cade immediatamente dopo ferragosto e mentre gran parte degli italiani è in vacanza, i votanti risultavano essere già 40 mila, più dei circa 39 mila totalizzati dalle parlamentarie del 2018, quelle condotte da Di Maio capo politico. “Vedo una grande partecipazione democratica” si compiace il leader pentastellato durante un’intervista a LaStampa.it in cui non mostra di temere il risultato elettorale e tantomeno così basso da costringerlo ad un passo indietro dalla guida del Movimento. “Siamo molto ambiziosi, ci aspettiamo una percentuale alta” anche a due cifre. E glissa sulla lista dei “fedelissimi”, la quota di 15 nomi blindati che ha fatto infuriare tanti ex 5 Stelle. Ma anche esponenti di primo piano come Danilo Toninelli : “I listini bloccati lasciamoli alla Meloni o a Letta”, tuona l’ex ministro che fa campagna per il Movimento dall’alto del suo raggiunto secondo mandato. Ma è il dato sulla partecipazione degli iscritti alle sue consultazioni quello che inorgoglisce il leader del M5s, soprattutto a paragone di quelle precedenti del 2018 e ancora di più di quelle per le prime elezioni del 2013, quelle in cui i 5 stelle entrarono nel Parlamento per aprirlo come una “scatoletta di tonno”. Per la Camera nel 2018 si espressero 39.991 iscritti per un totale di 92.870 clic. Per il Senato votarono 38.878 iscritti per un totale di 86.175 preferenze. Anche allora gli iscritti avevano dichiarato le loro preferenze su tre candidati deputati e i candidati senatori per ogni circoscrizione plurinominale, con l’indicazione dei candidati scelti dall’allora capo politico, Di Maio, per i collegi uninominali. Cosa che, anche in quell’occasione, non mancò di suscitare polemiche. In termini assoluti tra gli esponenti più votati emersero allora Carla Ruocco alla Camera, con 1691 voti, e Paola Taverna al Senato, con 2136 clic. Entrambe correvano a Roma. Luigi Di Maio, in Campania, prese solo 490 voti. Per le politiche del 2013 le primarie M5s si svolsero a dicembre del 2012 e la votazione venne battezzata per la prima volta con il nome di “parlamentarie”. All’epoca l’operazione di scelta dei candidati con lo strumento della “democrazia diretta” era stata supervisionata direttamente da Beppe Grillo. Fu all’epoca che il “vigilante” M5s mise l’obbligo di divieto di organizzare cordate a sostegno dei candidati: ”Chi cercherà di pilotare il voto con assemblee o comitati – scrisse all’epoca sul suo blog – sarà diffidato e escluso dalle votazioni”. In quell’occasione votarono solo gli iscritti prima di ottobre 2012: i votanti, certificò lo stesso Grillo dal suo blog, furono 20.252 su 31.612 aventi diritto. Lo stesso blog tuttavia precisava allora che il numero complessivo degli iscritti al M5s ammontava all’epoca a 255.339 persone. Ne è passata di acqua sotto i ponti e ora Conte e Grillo marciano di concerto per salvare il M5s da un possibile crollo elettorale. “I miei rapporti con Grillo sono molto buoni, ci sentiamo costantemente”, dice ora il leader M5S che ricorda gli attriti intercorsi: “c’è stata effettivamente una incomprensione iniziale, quello è stato un momento vero di scontro ma poi c’è stata una ricomposizione” assicura, cercando di gettare acqua sul fuoco anche rispetto agli attriti con Virginia Raggi.

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    Elezioni, tensione sulla liste del Pd. Cirinnà ci ripensa: 'Accetto collegio difficile'. L'ira degli esclusi. Renzi: 'Solo rancore'

    Alta tensione nel Pd dopo il via libera della Direzione alle liste dei candidati. Letta sarà capolista alla Camera in Veneto e Lombardia, Franceschini al Senato a Napoli, Casini e l’ex sindaco Merola a Bologna, l’ex segretaria della Cisl Furlan in Sicilia, Zingaretti nel Lazio. Candidati l’economista Cottarelli (capolista al Senato a Milano) e l’epidemiologo Crisanti (capolista in Europa). Fuori, tra gli altri, Lotti, Ceccanti e Gasbarra. Cirinnà ci ripensa: ‘accetto un collegio difficile’. Il taglio dei parlamentari riduce i seggi disponibili e aumenta i malumori degli esclusi. ‘Sono scelte politiche, niente scuse vigliacche’, l’affondo dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E Renzi attacca: ‘Le scelte di Letta dettate dal rancore’. 
    Tra le candidature in lizza ci saranno anche 4 giovani under 35 indicati come capolista. Sono: Rachele Scarpa, Cristina Cerroni, Raffaele La Regina, Marco Sarracino. Fonti del Pd assicurano che è stata rispettata la parità di genere nella composizione dei candidati nelle liste.”Cirinnà va su un collegio dato perdente, senza paracadute e senza che glielo diciamo…”. Così la senatrice uscente Monica Cirinnà, paladina dei diritti Lgbt, sintetizza la scelta del Pd sulla sua candidatura. “L’uninominale Roma 4 contiene dei territori per cui io non sono adatta”, spiega Cirinnà riferendo dei molti messaggi di supporto ricevuti. “Letta chiacchiera di occhi di tigre, io li tiro fuori, ma lo faccio solo per loro, per una comunità. Combattere come ultimo dei gladiatori è l’unico modo per non sottrarmi alla battaglia. Non è un ripensamento dettato da interesse, ma da amore e rispetto”.”I territori sono stati usati in modo strumentale per portare avanti un disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd e che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza ad un partito che ha dimostrato di aver così poca cura di quella dimensione plurale e progressista che aveva costruito negli ultimi anni”. Lo ha dichiarato l’on. Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera dei Deputati, esclusa dalle candidature alle prossime elezioni. “Anche per questo non ho votato la proposta di liste presentata ieri in direzione dal segretario Letta”, ha spiegato.
    Fuori dalle liste Dem Luca Lotti: “Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche – ha scritto su Fb l’ex ministro Luca Lotti -. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è”. “La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche”, aggiunge.
    Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, su twitter scrive: Un orgoglio essere il capolista del Pd a #Napoli. Cercherò di essere la voce al Senato di questa terra straordinaria, di questa città unica al mondo, da sempre e per sempre Capitale della Cultura. #dallapartedinapoli”.
    “Oggi il mondo della politica commenta le scelte sui candidati del Pd – dice nella sua E-news, Matteo Renzi, leader di Italia Viva -. A me pare che – dalla scelta di come costruire la coalizione ai nomi delle liste – la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere. Vedremo i frutti il 26 settembre”. “Auguro ogni bene a tutti – aggiunge Renzi -, candidati ed esclusi, ed evito con cura ogni dibattito sul tema: mi hanno insegnato che la politica si fa coi sentimenti, non coi risentimenti. Noi staremo sui contenuti. Noi non abbiamo candidati che hanno votato contro la fiducia a Draghi. Noi abbiamo chiara una idea di innovazione del Paese che passa dal dire SÌ alle infrastrutture necessarie, non NO a tutto. E noi non vogliamo alzare le tasse. Su questi temi siamo molto distanti, purtroppo, dal nuovo Pd”, conclude. Renzi definisce poi ‘sacrosanta e giusta’ la richiesta di Carlo Calenda di un dibattito a quattro in tv con Letta, Meloni e Conte: ‘Nei paesi democratici funziona così. Vediamo chi fugge da questo confronto’, afferma Renzi.

    Agenzia ANSA

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    Elezioni: chi sono i quattro capilista under 35 del Pd

     Caterina Cerroni, 31 anni, Marco Sarracino, 32 anni, Raffaele La Regina, 29 e Rachele Scarpa, 25.Sono i quattro capilista under 35 schierati dal Partito democratico in vista delle prossime elezioni politiche. Caterina Cerroni, originaria di Agnone, in provincia di Isernia sarà la capolista nel collegio plurinominale della Camera in Molise. Alle ultime elezioni europee è stata la più giovane candidata del Pd. Oggi guida i Giovani dem. Dal 2018 al 2021 è stata vicepresidente della Unione Internazionale della Gioventù Socialista (IUSY). È stata alla guida del network mondiale social democratiche.   
    Nel collegio plurinominale Napoli 2 della Camera capolista sarà Marco Sarracino, segretario metropolitano del capoluogo campano. Sotto la sua direzione il Pd è tornato ad amministrare Napoli dopo oltre 10 anni e ha conquistato diversi comuni dell’area metropolitana.  Raffaele La Regina è originario di Potenza e sarà capolista alla Camera nel collegio plurinominale in Basilicata. Laureato in Scienze della Pubblica Amministrazione, dottorando precario in Storia contemporanea. “Il diritto a restare” è stato lo slogan della sua campagna congressuale del 2021. Attualmente è segretario regionale del Pd.
    La più giovane dei quattro, Rachele Scarpa, è capolista alla Camera nel collegio plurinominale Venezia-Treviso-Belluno. Le sue prime esperienze politiche prima nel movimento studentesco a livello provinciale e regionale e poi in quello degli universitari. Nel 2020, a 23 anni, si candida, prima dei non eletti con quasi 5000 voti di preferenze, nelle liste dem per la Regionali in Veneto.
    Nel 2021 consegue la laurea triennale a Padova in Lettere antiche. Vice segretaria comunale del Pd a Treviso e membro della Direzione regionale, segue le tematiche giovanili, le politiche di genere, le questioni della transizione ecologica.