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    Elezioni: ammessi dal Viminale 75 simboli

    (ANSA) – ROMA, 18 AGO – Sono 75 (sui 101 consegnati) i
    contrassegni elettorali ammessi dal Viminale alla prossima
    tornata elettorale del 25 settembre. E’ quanto si evince dalle
    bacheche esposte nella sede del ministero degli Interni. Ai 70
    simboli approvati nella prima valutazioni se ne aggiungono altri
    cinque: Palamara oltre il sistema, Peretti Liberazione
    Democrazia Cattolica Liberale, Partito federalista italiano,
    Popolo partite Iva, Italia sé desta. (ANSA).   

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    A Bologna la Festa dell'Unità è un caso: Fdi, viola le regole

     A poco più di un mese dalle elezioni, a Bologna la Festa dell’Unità, che comincia la prossima settimana, diventa un caso. “E’ una violazione delle regole – dice il deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami che nelle settimane scorse ha presentato un esposto in prefettura – è uno spazio pubblico che viene dato in concessione a un partito senza rispettare le regole della campagna elettorale. A Bologna le regole valgono per tutti, ma per il Pd valgono sempre meno”. 
    Il Pd di Bologna annuncia che la Festa sarà senza bandiere del Pd e senza simboli di partito, ma solo con il logo tradizionale della festa. 
    All’inaugurazione ci sarà il segretario Enrico Letta. “Sarà una festa con qualche doverosa modifica dettata dalla normativa – ha detto il responsabile della festa Lele Roveri – ma con l’anima e l’atmosfera che sempre hanno caratterizzato ogni Festa de L’Unità. Il tutto verrà organizzato nel rispetto delle regole, come sempre è stato. Regole che tutti i partiti politici devono rispettare”.
    “Ringraziamo – prosegue Roveri – il Prefetto, Attilio Visconti per aver esplicitato e reso trasparenti elementi che già stavamo approfondendo da un paio di settimane con le autorità competenti e con nostri legali. Con ciò ribadiamo che quella della Festa de L’Unità sarà un’occasione per fare buona politica riconoscendo che i 30 giorni di avvio della par condicio non coincidono con l’inaugurazione della Festa”.
    La decisione è stata presa per le regole relative alla par condicio in campagna elettorale, visto che l’area dove si svolge la festa, il Parco Nord, è uno spazio pubblico (dato in concessione a un’azienda privata, ma a maggioranza pubblica, come BolognaFiere) non compreso fra le aree destinate dal Comune di Bologna alla campagna elettorale.    

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    Scontro Crisanti-Salvini. Il Cav: 'Sentenze di assoluzione inappellabili'

    “Se fossimo stati nelle mani di Salvini ci sarebbero 300mila vittime di Covid al posto di 140mila”. Le parole del microbiologo Andrea Crisanti, candidato capolista in Europa con il Pd, accendono lo scontro tra centrodestra e centrosinistra e riportano prepotentemente il tema Covid nella campagna elettorale.
    Se Matteo Salvini, tagliente, si limita a citare il virologo padovano, Giorgio Palù che definì Crisanti “un esperto di zanzare”, il suo partito non tarda a reagire compatto: “Speculare sui morti. Gli attacchi di Crisanti a Salvini sono a dir poco vergognosi”. La richiesta è che il segretario Enrico Letta si dissoci dalle parole dell’esperto, ma questi – al contrario – si schiera prontamente al suo fianco: “A destra prevale la cultura no vax. Ce li ricordiamo gli ‘aprire, aprire, aprire'”.
    Rincara la dose il ministro della Salute Roberto Speranza: “Purtroppo da parte della destra, di alcuni esponenti dei partiti di Meloni e Salvini su questo terreno ci sono state troppe ambiguità”. Si indigna la forzista Licia Ronzulli: “Ho proposto io l’obbligo vaccinale per il personale sanitario, altro che centrodestra no vax!”. Per Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, “mentre le Regioni a guida Lega erano in prima linea a combattere la battaglia contro il virus, Crisanti era impegnato nel suo show televisivo con finalità adesso note a tutti”. Gli risponde Nicola Zingaretti, governatore dem e ora capolista nel Lazio: “Se l’Italia ha sconfitto il Covid, è grazie a noi e alla fiducia che abbiamo riposto nella scienza”.
    L’argomento finisce anche al centro di un botta e risposta triangolare tra Letta, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Questi, nel commentare la corsa del microbiologo, aveva espresso il timore “che al primo raffreddore ci becchiamo una quarantena di due mesi”. Il segretario dem rimarca caustico: “I meriti della candidatura di Crisanti. Ognuno dice cosa pensa veramente”. Ma Calenda non ci sta: “Abbiamo sostenuto tutti i provvedimenti presi dai diversi governi con lealtà – ricorda prontamente -. Non strumentalizzate la pandemia”.

    Agenzia ANSA

    L’Anm: “La Corte costituzionale l’ha dichiarata illegittima”. Lega e FdI appoggiano proposta (ANSA)

    Mentre infuria la polemica, al Nazareno si tira un sospiro di sollievo per le liste: il grosso è fatto, ora non resta che schiacciare sull’acceleratore della campagna elettorale. Eppure, nonostante l’impalcatura delle candidature sia ormai in piedi, non si escludono alcune limature. Un’operazione chirurgica che servirà a rimpiazzare quei posti ‘difficili’ rimasti vacanti dopo le rinunce (la deputata Alessia Morani, dopo aver declinato l’offerta ci ha ripensato e correrà nelle Marche), ma – forse – non solo. In ballo ci sarebbero ancora le collocazioni di Enzo Amendola, il sottosegretario agli affari europei del governo Draghi che forse si aspettava qualcosa di più del terzo posto per il Senato in Campania, e quella del costituzionalista Stefano Ceccanti che compare solo al quarto posto di uno dei colleghi plurinominali toscani. “Contrariamente a quanto scrivono alcuni, non sono candidato al numero 4 proporzionale Firenze-Pisa, che qualunque esperto (anche minimo) di legge elettorale sa essere sicuramente solo testimoniale”, spiega Ceccanti riservandosi ancora un po’ di tempo prima di esprimersi definitivamente a riguardo, un “ritardo” che definisce “non immotivato”. E che, dunque, fa presumere trattative in corso.
    Qualcuno immagina che, last minute, si possa riaprire anche la questione Monica Cirinnà. Ma dal partito bocche cucite. Di certo restano da definire gli oltre 60 collegi uninominali riservati dal Pd alla coalizione. Ad oggi, tra le poche certezze c’è la corsa di Ilaria Cucchi a Firenze per il Senato e quella di Aboubakar Soumahoro a Modena per la Camera, collegi ritenuti sicuri dalla federazione Europa Verde-Sinistra italiana che li ha candidati. Quanto al leader di SI, Nicola Fratoianni, si parla dell’uninominale di Pisa ma lui non conferma: “Io e Bonelli (il co-portavoce di Europa Verde, ndr) saremo certamente candidati al proporzionale”, per il resto “nelle prossime ore avrete risposte definitive”. Il leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio, potrebbe essere candidato in Campania, nell’uninominale che comprende la sua Pomigliano d’Arco, mentre Bruno Tabacci a Milano. Per Emma Bonino si parla del collegio di Roma centro per il Senato, per il radicale Riccardo Magi di Torino 1 per la Camera.

    Agenzia ANSA

    “In vista della tornata elettorale del 25 settembre, nel più ampio contesto delle iniziative editoriali già avviate, la RAI inviterà al confronto i leader delle diverse formazioni politiche. (ANSA)

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    Meloni, orgogliosi della fiamma, ma io non sono fascista

    “La fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia non ha niente a che fare con il fascismo, ma è il riconoscimento del viaggio fatto dalla destra democratica attraverso la storia della nostra Repubblica. E noi ne siamo orgogliosi”. Lo dice la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in un’intervista rilasciata al settimanale britannico The Spectator, che in copertina riporta una caricatura della politica italiana con il titolo ‘Giorgia Meloni è la donna più pericolosa in Europa?’.    Nel lungo colloquio con l’intervistatore Nicholas Farrell – autore della biografia ‘Mussolini: A New Life’ – Meloni spiega che “quando abbiamo fondato Fratelli d’Italia, lo abbiamo fondato come centro-destra, a testa alta. Quando sono qualcosa, io lo dichiaro. Io non mi nascondo. Se fossi fascista, direi che sono fascista. Non ho mai parlato di fascismo, invece, perché non sono fascista”.
    “Nel Dna di Fratelli d’Italia non c’è nostalgia per fascismo, razzismo o antisemitismo. C’è invece un rifiuto per tutte le dittature: passate, presenti e future”, aggiunge.    Meloni considera sé stessa e il partito da lei guidato più vicino alle posizioni di Roger Scruton, filosofo britannico ed esponente del conservatorismo tradizionalista, che al socialismo rivoluzionario di Mussolini. “Penso che oggi la grande sfida globale, non soltanto in Italia, sia tra coloro che difendono l’identità e coloro che non lo fanno. Questo è quello che Scruton vuole dire quando afferma che se si distrugge qualcosa, non necessariamente si crea qualcosa di nuovo e migliore. Se fossi britannica, probabilmente sarei una Tory. Ma sono italiana”, è la chiosa.    

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    Medvedev agli europei, 'alle urne punite i vostri governi'

     Alle urne “vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche dire qualcosa di più coerente.  Ad esempio, che li chiamino a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità”. Lo scrive il vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale russo, Dmitri Medvedev, su Telegram, sottolineando che “i voti degli elettori sono una potente leva di influenza”. 
    Immediata la reazione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “È davvero preoccupante l’ingerenza del governo russo nelle elezioni italiane. Un esponente russo, Medvedev, interviene nuovamente a gamba tesa su questioni di politica interna, questa volta dando anche un’indicazione di voto. Le forze politiche italiane prendano le distanze in maniera netta, senza alcuna timidezza, dalla propaganda russa. Noi stiamo lavorando per diversificare le fonti di approvvigionamento del gas, perché non si può dipendere da chi, con i soldi degli italiani, finanzia la guerra sanguinosa in Ucraina”. “Per questo serve anche un tetto massimo in Ue al prezzo del gas”.
    Il Partito Democratico con Enrico Borghi attacca: “Medvedev, il falco del regime russo tifoso dei massacri in Ucraina, entra nella campagna elettorale italiana, invitando gli elettori a punire nelle urne il governo. Grave fatto di ingerenza, tutti ne prendano le distanze, iniziando da una destra sempre più ambigua sul tema”.

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    Palamara, inappellabilità assoluzione è civiltà giuridica

    (ANSA) – PERUGIA, 18 AGO – “Quello della inappellabilità
    delle sentenze di assoluzione è un principio di civiltà
    giuridica che serve anche a spezzare il corto circuito mediatico
    giudiziario. Questo Paese si deve liberare dell’idea di portare
    la magistratura sul terreno della contrapposizione politica”: ad
    affermarlo è l’ex magistrato e candidato alle prossime elezioni
    Luca Palamara. Il quale in una dichiarazione all’ANSA interviene
    sulla inappellabilità delle sentenze di assoluzione che Silvio
    Berlusconi è tornato a proporre.   
    “Chi ha paura di affrontare il tema delle assoluzioni
    inappellabili, soprattutto quando vengono emesse a distanza di
    tanti anni dal fatto – sostiene Palamara -, e rievoca il
    pronunciamento della Corte costituzionale del 2006, è troppo
    attaccato a quella idea giustizialista che considera il processo
    penale una clava da utilizzare contro il nemico di turno. E non
    invece il luogo nel quale accertare nel contraddittorio tra le
    parti davanti ad un giudice terzo se un fatto si è verificato o
    meno e se costituisca reato”. (ANSA).   

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    Centrodestra al lavoro sulle liste, 'ci saranno sacrifici'

    E’ tempo di liste anche per il centrodestra, in alto mare con collegi da assegnare, documenti da vagliare e sacrifici da imporre a chi resta fuori. Inevitabilmente. Non ci gira intorno Antonio Tajani che ammette le difficoltà di Forza Italia nel definire il puzzle elettorale, a pochi giorni dalla presentazione delle candidature (la deadline è il 22 agosto). “Il taglio dei parlamentari pesa per tutti”, argomenta il numero due del partito, sicuro però che “troveremo il modo di far sentire ognuno parte della squadra”.
    Problema comune alla Lega, all’opera sulle candidature e che intanto svela i nomi di altri due candidati civici: il giurista Giuseppe Valditara e il presidente di FareAmbiente, Vincenzo Pepe, in aggiunta al presidente dell’Unione ciechi, Mario Barbuto. Matteo Salvini tuttavia garantisce che “ascolterà il territorio, oltre a tutti i dirigenti”. Rassicurazioni a parte, i numeri sono inclementi e destinati a pesare soprattutto per Lega e FI. Colpa dell’effetto doppio della riforma costituzionale – che riduce di un terzo il Parlamento, con 600 eletti in tutto – e dei consensi attesi in calo per i due partiti, rispetto ai tempi d’oro. Risultato: meno posti e più scontenti. Tutt’altro clima si respira in Fratelli d’Italia, complice il vento in poppa registrato dai sondaggi e di conseguenza il rischio ‘overbooking’ all’orizzonte. Per ora su nomi e collegi, bocche cucite anche in via della Scrofa. Parola d’ordine è il ritorno alla politica, che dovrebbe dominare le liste con più candidati politici che ‘civici’. I tecnici potrebbero invece essere arruolati per la futura squadra di governo. Riguardo ai big, è probabile che Giorgia Meloni si candidi nel collegio uninominale di Latina 1, dove è stata eletta in passato, oppure in un altro collegio romano.
    Nel Lazio dovrebbero correre pure il capogruppo del partito alla Camera, Francesco Lollobrigida e il vicepresidente a Montecitorio, Fabio Rampelli. Tra le new entry spunta l’ex pilota Emerson Fittipaldi: l’italo-brasiliano che fu campione di Formula uno sarebbe in lizza nella circoscrizione sudamericana di FdI.
    Ancora un paio di giorni servono a FI per chiudere la partita, ma non si esclude che si arriverà in extremis “come sempre succede”, ricordano i parlamentari più anziani. Certa è la sfida di Silvio Berlusconi nel collegio uninominale della ‘sua’ Monza, la stessa della sua squadra che ha conquistato la serie A, oltre che capolista in più regioni. In lizza agli uninominali alla Camera, il capogruppo Paolo Barelli, mentre non ci saranno nomi storici come Adriano Galliani e Renato Schifani (in corsa per la presidenza della Sicilia). Ma nelle chat dei parlamentari – raccontano alcuni azzurri – la fibrillazione è alta e ormai è caccia aperta alla conferma. Stando alle stime più fosche che lasciano il partito poco sotto il 10%, il rischio è che gli eletti azzurri si riducano a una cinquantina, tra deputati e senatori rispetto agli attuali 123. Non andrebbe meglio alla Lega che dai 192 attuali, teme di perderne una sessantina oltre a quanti verranno esclusi per via del voto. 

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    Ghedini, Casellati: mi mancherà amico di sempre e mente arguta

    (ANSA) – ROMA, 18 AGO – “Caro Niccolò, amico di sempre, delle
    battaglie politiche come dell’impegno a favore della nostra
    amata Padova. Ho un grande dolore. Mi mancherai profondamente.   
    Come amico, che ho sempre amato con la testa oltre che con il
    cuore. Come collega con cui ho condiviso una parte fondamentale
    del mio cammino istituzionale e politico. Una mente arguta e
    sottile, un giurista raffinato e combattente, un politico di
    altri tempi, un uomo dall’etica autentica. Un uomo generoso che
    regalava felicità ai meno fortunati. Non ti dimenticherò mai”.   
    Così la presidente del Senato, Elisabetta Casellati.   
    “A nome mio e di Fratelli d’Italia desidero esprimere cordoglio
    per la scomparsa del senatore Niccolò Ghedini. Alla sua famiglia
    e ai suoi cari la nostra vicinanza”. Lo dichiara il presidente
    di Fdi, Giorgia Meloni. (ANSA).