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    Energia, Conte: 'Subito nuova tassazione su extraprofitti'

    “Proponiamo l’allargamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti. Poi, permettere ai lavoratori che sono nel sistema misto di uscire a 63 anni percependo subito la parte contributiva, a cui verrà sommata quella retributiva al raggiungimento dei 67 anni”. Così il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, in una intervista concessa a Money.it. “Ancora – aggiunge Conte -: aumento degli assegni più bassi, proroga di Ape sociale e Opzione Donna e riconoscimento alle mamme lavoratrici di un anticipo di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di 3 anni. Per la pensione di garanzia per i giovani e il riscatto gratuito della laurea, Quota 100 è costata 10 miliardi in meno del previsto: mettiamo questi soldi sui nostri ragazzi”, conclude Conte.  
    “Subito una vera tassazione degli extra-profitti delle società energetiche per recuperare 9 miliardi di mancato gettito e tagliare le bollette agli italiani”. Così Giuseppe Conte, in una intervista concessa a Money.it. “Poi spazio ad un fisco più leggero e digitale, lavoro stabile e investimenti a costo zero nella transizione ecologica, grazie alla stabilizzazione del Superbonus, degli altri bonus edilizi e della cedibilità dei crediti d’imposta”, conclude Conte.
    “Enrico che ti succede? Ti parlo sinceramente. Prima hai strappato con noi dicendo di voler costruire con Calenda, Gelmini, Di Maio e Tabacci un programma basato sull’agenda e sul metodo Draghi, salvo poi scoprire che l’agenda non esiste e il metodo è quello di un rinvio in cui a pagare il conto, le bollette, sono imprese e cittadini, come solo il M5S dice da mesi”. Così su Facebook il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, rivolgendosi ad Enrico Letta e facendo riferimento all’ultima campagna di comunicazione del Pd. “Ora stai puntando tutto su una campagna di demonizzazione della Meloni – aggiunge Conte -, salvo poi sederti con lei allo stesso tavolo a chiacchierare amabilmente per metterti d’accordo su un confronto a lume di candela, solo voi due, trattando la Rai come fosse un vostra questione privata. Non pensi che di questo passo i cittadini finiscano per percepire ancor più la politica come un fatuo e inutile teatrino? Non pensi che dipingere il mondo in rosso e nero, lungi dal sollecitare una efficace mobilitazione popolare, finisca per associare il voto al tavolo del gioco d’azzardo, incoraggiando l’astensionismo e la perdita di fiducia dei cittadini nella politica? Discutiamo nel merito le politiche di questo centrodestra, che non ha mai prodotto nulla di utile per il Paese. A me sembrano davvero inadeguate e insufficienti. Ma discutiamole nel merito battendole con proposte e idee migliori. Non di certo così”, conclude il leader del Movimento 5 stelle.

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    Parodia manifesti Pd, pancetta/guanciale? Letta: 'Guanciale sempre'

     “Guanciale Tutta La Vita!”: così Enrico Letta replica con ironia, su Twitter, alla parodia che circola sui social a proposito dei nuovi manifesti Dem. La nuova campagna del partito democratico propone infatti una serie di manifesti con una grafica pensata per “polarizzare” il messaggio: “Con Putin/Con l’Europa. Combustibili fossili/energie rinnovabili. Lavoro sotto pagato/Salario minimo. Discriminazioni/Diritti. Più condoni per gli evasori/Meno tasse per chi lavora. No Vax/Scienza e vaccini”.
    Nelle sei versioni i manifesti sono divisi a metà: la prima alternativa è da un lato su sfondo nero, mentre quella che propone il Pd è dall’altro su sfondo rosso, con un primo piano di Enrico Letta, il logo del Partito democratico e il claim ‘Scegli’.
    Sui social è apparsa una parodia appunto in cui l’alternativa proposta è: “Con la pancetta/Con il guanciale”; nella metà su sfondo rosso al posto del viso del segretario del Pd un maccherone mentre nella metà con sfondo nero in basso un logo con scritto “Pasta&rivoluzione” e un raviolo con la bandiera tricolore.
    “Siamo tutti felici, Enrico Letta, che ti stia divertendo con questo tuo giochino rosso o nero. Ma visto che sei a Modena, fai un salto a Sassuolo e vedi se si stanno divertendo anche i produttori di piastrelle che rischiano di fermarsi e stanno già chiedendo la cassa integrazione”. Lo scrive su twitter il leader di Azione Carlo Calenda.
    Ironia sui manifesti in rosso e nero del Pd anche da Matteo Salvini. Su Twitter il segretario della Lega posta un facsimile del manifesto Dem diviso tra la scritta ‘Torno in Francia’ su sfondo nero, e accanto la frase ‘Resto in Italia’ e la foto di Enrico Letta compreso il logo del Pd e il loro slogan elettorale ‘Scegli’. Salvini inoltre scrive: “Dopo il 25 settembre cosa farai? Letta, scegli. Anzi scegliamo noi: #25settembrevotolega”.

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    Elezioni, Bonino: '5 milioni di italiani fuorisede non potranno votare'

    “Sono preoccupata dall’astensione e mi pongo il problema dei 5 milioni di fuorisede, tanti giovani ma anche tanti lavoratori, che non potranno votare. Non che i responsabili politici non conoscano il tema: è dal 2017 che poniamo il problema e tutte le volte ci viene risposto che non è il momento. Invito comunque tutti ad andare votare qualunque cosa votino; se poi votano me, sono più contenta”. Lo ha detto a 24 Mattino su Radio 24 la leader di +Europa Emma Bonino.

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    Giomi, ecco perchè ho votato contro delibera Agcom

    ”Ieri ho votato contro la delibera AgCom n. 304/22/CONS, adottata a fronte di diverse segnalazioni ricevute in relazione al confronto politico programmato dalla trasmissione “Porta a Porta” per il 22 settembre” ha dichiarato oggi la commissaria Elisa Giomi.    “Ritengo che tutelare la par condicio e i suoi principi cardine – pari opportunità e pluralismo delle forze politiche, completezza, imparzialità e obiettività dell’informazione – significhi, nella sostanza, moltiplicare, e non ridurre, le occasioni di confronto fra punti di vista, anche attraverso formule capaci di interessare il pubblico e incentivarne la partecipazione informata alla competizione elettorale” prosegue Giomi.    Secondo la Commissaria la delibera rischia di pregiudicare questi obiettivi ritenendo “non conforme” alla normativa sulla par condicio “un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici (…) suscettibile di determinare, in capo ai soggetti partecipanti al confronto, un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri”. Si tratta di un’ipotesi di violazione che non trova fondamento alcuno, né nelle risultanze istruttorie di AgCom né nelle dichiarazioni della redazione di “Porta a Porta”, la quale ha anzi chiarito da subito la propria disponibilità a ospitare più leader e più confronti fra leader, anche nella stessa serata. Agitare una simile ipotesi potrebbe costituire dunque strumentale ingerenza nella programmazione di pubblico servizio e rischia di inibire anche la libertà editoriale delle altre emittenti nonché le iniziative dei politici.    “Vi sono infatti casi in cui “tutti o nessuno” da principio paritario rischia di trasformarsi in strumento censorio. Essendo quattro le coalizioni, prevalentemente con più liste all’interno, per assicurare confronti “a matrice”, di tutti con tutti, servirebbe un’intelligenza artificiale. Potremmo allora fare a meno di quella umana, e del quotidiano impegno di professionisti e professioniste dell’informazione, ma non so se l’opinione pubblica ne guadagnerebbe. E certamente non guadagnerebbe se, in nome di un ideale di uguaglianza del tutto astratto dalle concrete logiche del funzionamento televisivo, rinunciassimo a format più flessibili – come il confronto, appunto, ampiamente previsto dalla normativa di settore e consolidato nella rappresentazione mediatica del dibattito politico” aggiunge Giomi.    Nessun “indebito vantaggio elettorale” deriva poi dall’ordine di apparizione dei confronti stessi, stando agli studi sulla ricezione delle campagne politiche, che insegnano come coloro che parlano per primi non necessariamente godano di condizioni di favore. In ogni caso, un inizio c’è sempre, e rientra nella totale autodeterminazione delle emittenti scegliere da quale abbinamento partire, purché vengano dati a tutti le stesse opportunità, che la delibera attuativa indica molto chiaramente nel format, nel tipo di intervento, nella periodicità del programma, nell’argomento trattato. “Ulteriore punto critico della delibera è: “La definizione delle modalità di eventuali confronti fra esponenti politici non può essere rimessa agli esponenti politici medesimi, rientrando, tale definizione, nella responsabilità editoriale dei direttori responsabili dei programmi” sottolinea la Commissaria che specifica: “Al contrario, ciascun esponente politico ha il diritto di proporre forme e modalità di confronto con altri e altre, incontrando l’unico limite del loro consenso, della disponibilità della trasmissione e dell’obbligo, in capo a questa, di assicurare la parità di trattamento di cui sopra”. “Il rischio che vedo nell’approccio della delibera, insomma, è la censura della libertà dei giornalisti e degli esponenti politici e il frustrarne la ricerca di forme innovative di comunicazione, capaci di incrementare la partecipazione della cittadinanza al dibattito politico e quindi alla sfera pubblica” chiosa la Commissaria che conclude “Nel metodo, l’intero percorso che ha portato all’adozione della delibera è costellato di irregolarità. La delibera è il risultato di un iter procedimentale del tutto irrituale, che supera la soluzione prospettata dagli Uffici all’esito della loro istruttoria e si pone quale frutto di una problematica sovrapposizione tra funzioni istruttorie proprie degli uffici e funzioni decisionali proprie del Consiglio. Ciò peraltro è avvenuto senza informazione alcuna a tutti i componenti del Consiglio, che hanno ricevuto la bozza di delibera solo pochi minuti prima della riunione del 24 agosto. Incommentabile è, infine, l’ennesima fuga di notizie: le valutazioni abbozzate in una precedente riunione informale tra i soli 5 componenti approdano nel dettaglio sulla stampa dei giorni seguenti, anticipando decisioni non ancora adottate e conclamando l’incapacità del Consiglio di mantenere la riservatezza dei propri dossier più delicati”.    

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    Elezioni, Bonino lancia il suo slogan: “Non sono Giorgia, sono Emma”

    “Io non sono Giorgia, io sono Emma”. Questo il claim che campeggia sulle pagine social di Emma Bonino, la leader di +Europa. “Credo – spiega Bonino nel post – che si possa e si debba fare campagna elettorale senza insultare gli avversari. A distinguerci bastano le idee. Io, ad esempio, non condivido una sola parola, una sola proposta della signora Meloni, e vorrei che fosse chiaro agli italiani che il 25 settembre dovranno scegliere tra due visioni di Italia”.
    “Il partito di Giorgia Meloni – sottolinea la leader di +Europa – ha votato contro il Pnrr in Europa e in Italia ma ora si candida a gestirne i fondi. Il mio vede nel Pnrr una straordinaria occasione per rilanciare il nostro Paese e unire ancora di più l’Europa. Nel suo programma Giorgia Meloni dice di voler aiutare solo le donne che scelgono di non abortire, noi – prosegue Bonino – vogliamo che tutte le donne possano scegliere se diventare madri o no di abortire nella propria regione, con un numero garantito di medici non obiettori. Lei parla di blocco navale contro per fermare le migrazioni, noi vogliamo una gestione europea dell’immigrazione e dell’accoglienza con regole certe ed umane. Il suo partito crede che esista un solo modello di famiglia. Noi crediamo che di famiglie non ce ne sia soltanto una, che ogni persona costruisca i propri affetti come vuole e come può. Il 25 settembre – conclude Bonino – gli italiani dovranno scegliere in quale di queste Italia vogliono vivere. Tutto qui”.     

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    Elezioni, Meloni: 'Io cauta, non metteremo a rischio i conti'

    “Sono molto cauta… Nessuna persona responsabile, prima di avere un quadro completo delle risorse che possono essere investite, può immaginare di rovinare le finanze del Paese”. E’ un passaggio dell’intervista della leader di FdI, Giorgia Meloni, pubblicata sul sito della Reuters. “La prima cosa che dovremo fare – aggiunge – la legge di bilancio e abbiamo chiaramente intenzione di farla entro i parametri richiesti”. 
    “Vogliamo un diverso atteggiamento italiano sulla scena internazionale, ad esempio nei confronti della Commissione Europea. Questo non significa che vogliamo distruggere l’Europa, che vogliamo lasciare l’Europa, che vogliamo fare cose pazze”. “Significa semplicemente spiegare – aggiunge Meloni – che la difesa dell’interesse nazionale è importante per noi come lo è per i francesi e per i tedeschi”.   

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    Calenda: 'Emergenza gas, stop alla campagna elettorale'. Salvini: 'Sa di aver perso'

     “Siamo in emergenza nazionale. Grazie a ⁦Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte. Il Governo Draghi ha le mani legate. Ma servono 10 miliardi per le imprese, sganciamento rinnovabili dal gas e 30 miliardi sulle famiglie. Ora. Le forze politiche sospendano la campagna elettorale e si dichiarino pronte a supportare il piano del governo, rigassificatore incluso, e un eventuale scostamento di bilancio”. Lo scrive su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda. 
     “Calenda dice che la campagna elettorale andrebbe sospesa perché c’è necessità di trovare fondi per famiglie e imprese? Forse sa che ha già perso”. Così, con una battuta, il leader della Lega Matteo Salvini ha risposto a Grazzanise (Caserta) alle domande dei cronisti sulle dichiarazioni del leader di Azione che proponeva uno stop della campagna elettorale allo scopo di trovare misure condivise sul caro energia. “Calenda – ha aggiunto Salvini – è lo stesso che ieri ha detto che tutti i ragazzi dovrebbero frequentare il liceo. Purtroppo denota ignoranza”.
    “Calenda propone di sospendere la campagna elettorale per supportare il governo sul caro gas. Insomma, da Calenda arriva una proposta elettorale che non abbasserà il prezzo del gas”. Lo scrive Angelo Bonelli su Twitter, co-portavoce nazionale di Europa Verde e candidato dell’Alleanza Verdi-Sinistra. “Noi Verdi, – dichiara Bonelli, – da tempo chiediamo al governo, e lo ribadiamo, di introdurre subito un tetto nazionale al prezzo del gas come in Spagna e Portogallo; prelevare gli oltre 40 miliardi di euro di extra-profitti per restituirli a famiglie e imprese e chiedere, in sede europea, lo stop alla contrattazione del gas alla borsa TTF dove si stanno realizzando speculazioni che stanno portando al massacro sociale i cittadini europei e, ovviamente, italiani”. “Serve subito un piano sulle rinnovabili, – conclude il co-portavoce di Europa Verde – per installare entro tre anni 60 Gigawatt di energie rinnovabili che sostituiranno 15 miliardi di metri cubi di gas”. 

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    Elezioni, Letta: 'Scelta è fra noi e Meloni-Salvini'

    “La legge elettorale ha una parte maggioritaria – dice il leader del Pd Enrico Letta a Radio Capital -, per cui in un terzo dei collegi vince solo uno, il primo. Il che vuol dire che i piccoli partiti qui non possono eleggere nessuno. A me non piace questa legge ma questa è. Cancellare con un colpo di spugna immaginario questo non si può: il voto è o di qua o di là, o si vota per una destra con Meloni e Salvini oppure l’unica alternativa che possa competere siamo noi, è un fatto oggettivo”. 
    “Non ho difficoltà a dire che da parte nostra sia più facile dialogare con Calenda e Conte che con Salvini e Meloni, vedremo quale sarà il risultato e poi dialogheremo con quelli con cui è più facile dialogare”, ha aggiunto Letta rispondendo a chi gli chiede di possibili future intese post elezioni. “Il tema del dialogo si porrà dopo le elezioni ma ora la legge elettorale prevede che ci si schieri o di qua o di là, con il centrosinistra o con il centrodestra. I 5S hanno si sono autoesclusi facendo cadere il governo Draghi e alle elezioni vanno da soli”, conclude.
    “Lavoro, diritti, tasse: il voto è uno spartiacque, di qua o di là. Noi vogliamo dare agli italiani un’alternativa a chi crede che l’Italia governata da Meloni e Salvini sarebbe un arretramento”. Letta ha sottolineato come la proposta del modello di famiglia dell’Ungheria di Orban sia lontana da quello al quale guarda il Pd e al quale guarda l’Europa.
    Per il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a Rtl102.5: “Tra di noi alleati abbiamo linguaggi diversi. Tuttavia abbiamo deciso che il partito che avrà più voti esprimerà il presidente del Consiglio”. “Il problema dei duelli in tv – ha detto ancora Berlusconi – non mi appassiona: sono scettico sui confronti in tv, spesso si trasformano in risse. Molto meglio che ogni leader illustri il proprio programma”. “No, ora è il momento di dare una mano al mio Paese con queste elezioni”, ha detto ancora il presidente di FI a Rtl102.5, rispondendo alla domanda se pensi ancora al Quirinale.