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    Meloni a Napoli per rush finale, cambiamo l'Italia

     In linea con una campagna elettorale vissuta tutta di corsa, Giorgia Meloni arriva trafelata a Napoli per il rush finale. L’appuntamento è a Bagnoli, un tempo roccaforte operaia, con i giovani di Fdi che inizialmente avrebbe dovuto incontrare a Ostia salvo dirottare l’evento su Napoli, unica tra le grandi città in principio non toccata dalla sua agenda elettorale. La zona è blindata dalle forze dell’ordine presenti in gran numero dopo le recenti scaramucce verificatesi nei comizi tenuti in altre città. La temuta manifestazione dei centri sociali viene tenuta a bada a distanza di un chilometro dal luogo in cui parla la leader di Fdi a ridosso del mare. Giacca rosa su pantaloni chiari, prima del comizio Meloni risponde ai cronisti sulla polemica legata alle dichiarazioni del presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen che ieri era intervenuta sulle elezioni italiane paventando possibili contromisure nel caso di una deriva sul modello della Polonia o dell’Ungheria. Salvo oggi chiarire che il discorso non riguardava l’Italia, ma solo i due paesi citati. Meloni ne prende atto ma non risparmia una frecciata: “Una cosa sono i partiti politici – mette in chiaro – il Parlamento, il ruolo politico, ma i commissari è come se fossero i ministri di tutta la Commissione europea. Quindi consiglio prudenza, se si crede nella credibilità dei commissari europei e della Commissione”.    La domanda successiva serve a sgonfiare l’altro caso del giorno, quello innescato dalle parole benevole di Silvio Berlusconi nei confronti dell’ex amico Putin. Anche qui parole chiare: “Chi è Putin? Putin è il presidente russo che ha fatto una cosa inaccettabile per me. Questo c’è scritto sul programma del centrodestra, mi pare che Berlusconi abbia spiegato che le parole che aveva espresso erano non un’interpretazione del suo pensiero ma un’interpretazione del pensiero di altri. Spero – ha aggiunto Meloni – che prima o poi chiederete a Enrico Letta conto del fatto che è alleato con un partito che dice che bisogna fermare l’invio delle armi all’Ucraina”. Sbrigata la pratica con la stampa, c’è il palco. Più che un comizio è una chiacchierata, anche dai toni informali, con i giovani di Fdi arrivati in bus da tutta Italia. Si toccano i temi d’attualità, inframezzati da qualche ironia. “Avete visto? Dicono che faccio paura. Allora mi sono vestita di rosa per essere più pannosa, più petalosa come dice la Lorenzin e meno spaventosa”. La platea risponde divertita. Qualcuno prova ad anticipare i temi da trattare e viene bonariamente ripreso: “Aspè ci sto arrivando, lo vuoi fare te il comizio al posto mio?”, il rimbrotto della leader di Fdi. Che poi attacca il filosofo francese Bernard Henry Levy (“Doveva venire dalla Francia a darci lezioni uno che si oppose alla estradizione di Cesare Battisti?”). Applausi. Il clima è disteso, ma non si può perdere d’occhio l’obiettivo. Di qui l’appello: “Occhio a tutto questo entusiasmo, non ci dobbiamo distrarre. Io stasera stacco, domani passo la giornata con mia figlia. E vi assicuro che ho dato tutto, di più non potevo. Ho preso pure cinque chili in questa campagna elettorale, sembro una meringa”. Parla meno di 40 minuti Giorgia Meloni. E poi, sempre di corsa, in auto per partecipare a una diretta Rai. “Ragazzi, devo andare – il commiato -. Non vorrete mica che Letta faccia il confronto da solo? Ma da domani tocca a voi, sapendo che se vinciamo noi salta il sistema di potere del Pd e cambiamo l’Italia”.    

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    Berlusconi nella sua Milano, one man show al Manzoni

     Dopo una campagna elettorale social per le conseguenze, svela, di una brutta caduta, Silvio Berlusconi torna sul palcoscenico per l’ultimo appello al voto.    Il leader di Forza Italia sceglie la sua città, Milano, e il suo teatro, il Manzoni, per invitare gli elettori a votare FI e il centrodestra ed è ‘one man show’. L’ex premier ripaga la lunga attesa del pubblico, quasi due ore, con un intervento dei suoi: canta l’inno azzurro, fa battute, imita il segretario del Pd Enrico Letta e poi illustra il programma di un governo che, assicura, sarà “europeo, occidentale e atlantista”.    Intervistato da Alessandro Sallusti e Augusto Minzolini, Berlusconi torna subito sulla polemica per le sue parole sull’Ucraina: “Pensate il dolore che provo io nel vedere cosa sta accadendo. Hanno distorto le mie parole e la posizione di Forza Italia. Ancora una volta a sinistra danno i numeri”, sottolinea ricordando i suoi meriti per la firma dell’accordo di Pratica di Mare, nel 2002, e per avere evitato l’invasione russa della Georgia nel 2008. “C’è chi dice – aggiunge – che c’era bisogno di una mediazione con Putin e oggi usano parole da macellaio”.    Il pubblico applaude il suo leader, sventola le bandiere e gli dedica una standing ovation quando si alza dalla poltroncina bianca dalla quale ha tenuto quasi tutto il suo intervento.    “Siamo, come Ppe, parte integrante dell’Europa, e ci sentiamo amici degli Stati Uniti”, sottolinea ancora prima di passare ai temi della politica interna. “Meloni e Salvini? Sono due persone leali – dice – Il mio rapporto con loro, spero non si offendano, è da padre a figlio. Ho una cultura imprenditoriale e sportiva che mi permetterà di chiamarli, magari di offrirgli una splendida cena, e di metterli d’accordo entro mezzanotte”, afferma a proposito di chi parla di litigiosità fra gli alleati del centrodestra. Ce n’è poi anche per gli avversari: “Ho sentito una sola proposta del signor Letta: ‘Metteremo la patrimoniale'”, dice con la voce in falsetto suscitando la risata della platea.    Quello di domenica, come ricorda anche lo slogan della sua campagna elettorale, è “una scelta di campo”. C’è da affrontare un autunno difficile tra le tensioni internazionali e le loro conseguenze economiche. “Rincari? Colpa della sinistra e dei suoi no ai termovalorizzatori, ai biogassificatori, e persino alla ricerca sul nucleare pulito” ricorda il presidente, che poi elenca uno dopo l’altro i principali punti del suo programma elettorale, dalla flat tax al milione di alberi da piantare, per concludere con una promessa: “Continuerò anche dopo la campagna elettorale a parlare su TikTok perché mi sono divertito e ho scoperto dei giovani consapevoli, concreti e informati”.    

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    Di Maio chiude a Napoli, il Reddito non si tocca

     ”La Meloni dice che il reddito va abolito. Io vi dico che il reddito l’ho fatto e ne sono orgoglioso come sono orgoglioso delle altre leggi che ho contribuito a fare. Per me abolirlo è follia”. Luigi Di Maio, leader di Impegno civico e ministro degli Esteri, chiude la campagna elettorale tra gli applausi del teatro Sannazaro di Napoli, dopo il tour de force degli ultimi giorni nel capoluogo campano che lo vede candidato sia nel plurinominale, sia nel difficile collegio di Fuorigrotta conteso con altri big come Mara Carfagna, Sergio Costa e Mariarosaria Rossi.    Un mix di immagini della partita di Champions Napoli-Liverpool accoglie sul palco Di Maio che dà la carica ai suoi: ”Non ci sono imprese impossibili ma solo imprese da realizzare. Ribalteremo i pronostici”. Il ministro è convinto che Impegno civico sarà “la rivelazione” delle elezioni di domenica. ”Abbiamo ancora 24 ore per coinvolgere e convincere tanti indecisi, persone che se vanno a votare il Paese sicuramente non finisce in mano a Salvini, Berlusconi e Meloni.    Se non vanno a votare è come se avessero votato per loro, e questo glielo dobbiamo spiegare”. Sul palco anche una sagoma di Salvini: “Ho cercato in tutti i modi il confronto con lui ma è stato inutile”. Poi l’attacco: “Quando qualcuno si oppone al tetto io inizio a preoccuparmi perché magari sta più dalla parte di Putin che degli italiani. Nel nostro paese ci sono partiti che non sono d’accordo sul tetto massimo al prezzo del gas e uno di questi è il partito di Matteo Salvini. Quando aumentano le bollette, non solo paghiamo di più ma paghiamo a Putin ed è questo che mi fa arrabbiare di più”.    “Questa campagna elettorale – è il bilancio del ministro – è stata bellissima ma durissima. Si è trasformata in un referendum sul reddito di cittadinanza e questo è molto preoccupante. Nel bel mezzo di una crisi energetica e di una crisi legata all’inflazione non dobbiamo abbandonare le fasce deboli e allo stesso tempo dobbiamo stare vicini alle imprese. Ci sono imprenditori che hanno il terrore negli occhi nel parlare della bolletta di settembre, hanno avuto difficoltà a pagare già quella di luglio e di agosto. Serve un decreto taglia bollette, immediatamente dopo le elezioni”.    Quanto al Reddito, ”esserne orgoglioso significa anche essere pronti a migliorarlo ed io sono d’accordo, ma che in un momento del genere, con queste bollette e l’inflazione, si decida di eliminare il reddito significa non avere capito le tensioni sociali che ci sono. Vorrei dire alla Meloni che le persone a cui toglierà il reddito andranno anche dai suoi sindaci e presidenti di Regione a chiedere aiuto per le loro famiglie”.    Infine, senza citarlo, un riferimento agli ex compagni del M5s: “Fare l’opposizione non può essere un obiettivo politico.Occorre avere l’ambizione di governare, se si vuole cambiare il Paese”.    

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    Terzo polo, “vento in poppa, sarà grande risultato”

     L’ultimo appello, con la voce ormai ai minimi termini, è per gli indecisi, “a quelli per cui la politica è un magna magna”. “No, la politica dipende da chi la vota”, ha messo in chiaro Carlo Calenda, prima che dagli altoparlanti partisse Born to Run di Bruce Springsteen, e che la folla alla Terrazza sul Gianicolo applaudisse il suo abbraccio con Matteo Renzi. Un binomio nato quasi a sorpresa a un mese dalle elezioni, che punta a non perdere Mario Draghi a Palazzo Chigi: “Se prendiamo più del 10% credo che quella potrebbe diventare la vera soluzione, la soluzione giusta”.    Questa esperienza elettorale poi potrebbe sfociare in un progetto più strutturato: “Innanzitutto saremo protagonisti in Parlamento – spiega il capo di Italia viva – e nel 2024 poeteremo Renew Europe non solo a essere il primo parroco in Europa ma anche in Italia, troveremo le forme”.    Intanto l’obiettivo è creare le condizioni per conservare Mario Draghi alla guida del Paese. “Ci aspettiamo un voto intelligente degli italiani, l’unico modo per tenere il Paese in sicurezza, è votare il Terzo polo”, è la tesi di Calenda. Il suo compagno di viaggio, Renzi, non può citare i sondaggi ma è sicuro: “Abbiamo il vento in poppa, avremo un grande risultato”.    La chimica fra i due leader ha retto finora. “Molti scommettevano su quando avremmo litigato io e Calenda. Abbiamo litigato, ma non ve lo abbiamo fatto vedere – ha rivelato l’ex premier -. Anche sul luogo di questa manifestazione”. La gente in piazza – oltre 4mila secondo gli organizzatori – ride e applaude. “Il Terzo polo ha rappresentato l’unica novità di questa campagna elettorale. Il Pd – dice Renzi – forse vince le elezioni nel Metaverso”.    Sventolano le bandiere bianche e blu nuove di zecca, sul palco si alternano i big dei due partiti, a partire dalle ministre Elena Bonetti, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che lancia un avvertimento su Giorgia Meloni, potenzialmente la prima donna premier in Italia: “Mi dicevano ‘dai Mara, una donna premier vuole dire sfondare un tetto di cristallo’. Ma il rischio è che i cocci di quel tetto di cristallo ricadano sulla testa delle donne italiane”.    “Chi la vota perché gli sta simpatica, poi non si lamenti. Con il centrodestra al governo in quattro mesi saremo come nel 2011”, il rilancio di Calenda, che definisce “aberranti” le parole di Silvio Berlusconi su Vladimir Putin e “insufficiente” il suo chiarimento: “Caro Silvio Berlusconi, è arrivato il momento che vai a fare altro, e noi ti aiuteremo a farlo accadere”. Nel mirino dell’ex ministro ci sono anche Giuseppe Conte (“Non sei tu il papà del Reddito di cittadinanza ma i cittadini che lo pagano”) ed Enrico Letta, accusato di aver puntato su una campagna elettorale divisiva, anche in tema di vaccini. Un collage di film ambientati nei luoghi più suggestivi di Roma dà a Calenda lo spunto per rilanciare un’idea di politica nata da “emozione e bellezza”. “Il 90% di quello che hanno detto gli altri sono grandissime palle, la flat tax, i 10mila euro ai 18enni, il presidenzialismo. Questo Paese è fragile, deve ricominciare dai fondamentali”, chiarisce, puntando sulla difesa di “due pilastri del welfare, la sanità e la scuola, che stanno crollando sotto i nostri occhi”. (ANSA).   

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    Letta, non permetteremo che Costituzione venga stravolta

    Tante bandiere del Pd e arcobaleno alla manifestazione di chiusura del Pd, Italia democratica e progressista. La piazza è piena per circa la metà, qualche migliaio i militanti. Applauso per il ricordo di David Sassoli da parte di Pina Picierno e Nicola Zingaretti. Due minuti a testa per gli esponenti Dem chiamati a intervenire sul palco.”Abbiamo fatto la scelta di difendere la Costituzione italiana, nata dalla Resistenza e dell’antifascismo, non permetteremo che quella Costituzione, la più bella del mondo, venga stravolta dalla destra”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, al comizio in Piazza del Popolo a Roma con cui viene chiusa della campagna elettorale della lista Pd-Italia democratica e progressista.”Vi chiedo in queste ultime ore di fare un’ultima riflessione, su cosa ha rappresentato questa campagna elettorale, non abbiamo solo detto le nostre idee ma anche seminato tanto pensando a un’Italia positiva, del futuro. La vera differenza è che abbiamo fatto campagna parlando dell’Italia del futuro, loro dell’Italia del passato, delle divisioni”.

    “La scelta l’abbiamo fatta sui diritti, sapendo che dall’altra parte abbiamo un’Italia retrograda che non pensa sia possibile dare libertà alle persone di vivere i diritti. Le scelte che anno fatto e le parole che usano sono intollerabili. Noi su questi temi si deve andare avanti. A partire dalla legge sulla cittadinanza”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, al comizio in Piazza del Popolo a Roma con cui viene chiusa della campagna elettorale della lista Pd-Italia democratica e progressista. “Dico a Zan che nella prossima legislatura la sua proposta diventerà legge”.”La speranza siamo noi quando combattiamo le ingiustizie, quando non alziamo muri”. “Viva l’Ue, l’Italia democratica e progressista. Viva il Pd. Andiamo a vincere domenica”, ha detto il segretario pd.  “La rimonta di questi giorni è figlia del fatto che nel nostro partito” c’è “la migliore classe politica sui territori”, ha aggiunto.

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    Bruxelles frena, nessuna interferenza sul voto. Bufera sulle parole di Berlusconi

     La Commissione europea non entra nelle campagna elettorale dei Paesi membri ed è pronta a lavorare con tutti. Il rumore delle dichiarazioni di Ursula von der Leyen a New York in vista del voto italiano e delle polemiche che si sono accese a Roma arriva in una manciata d’ore nel cuore del quartiere europeo di Bruxelles. E porta l’esecutivo europeo ad una frenata. Formale più che sostanziale, ma che serve a chiarire un punto: Palazzo Berlaymont non ha alcuna intenzione di interferire nelle questioni di politica interna italiane.
    Nel consueto briefing con la stampa internazionale è stato il portavoce della Commissione Eric Mamer, interpellato a riguardo, a chiarire il senso delle parole della numero uno dell’esecutivo europeo. “La presidente von der Leyen non è intervenuta sulle elezioni italiane e ha esplicitamente detto che la Commissione lavorerà con tutti i governi che usciranno dalle elezioni e che vogliono lavorare con la Commissione europea”, ha sottolineato Mamer. Ribadendo un concetto: “La presidente ha cercato di spiegare il ruolo della Commissione di guardiana dei Trattati, in particolare nel campo dello stato di diritto”. Ed a questo ruolo fanno riferimento gli “strumenti” citati da von der Leyen oltreoceano.
    Strumenti che la Commissione ha già usato per Ungheria e Polonia, congelando il sì all’esborso dei fondi del Pnrr finché non si adegueranno ai parametri previsti dal meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto. A Bruxelles, insomma, la parola d’ordine è ‘wait and see’. O, come spiegava pochi giorni fa una qualificata fonte europea, “bisogna prima aspettare gli atti, e non guardare a cosa viene detto in campagna elettorale”. Il timing delle parole di von der Leyen, arrivate a due giorni dal voto, ha portato Palazzo Berlaymont alla frenata. Anche perché c’è un dato politico che, a diversi eurodeputati, non è sfuggito: quelle dichiarazioni potrebbero avere un effetto boomerang per le forze più europeiste in Italia, come quelle del cancelliere Olaf Scholz qualche giorno fa in occasione dell’incontro con Enrico Letta.
    D’altra parte a Bruxelles sono consapevoli che l’exploit della destra in Svezia, la possibile vittoria del centrodestra a trazione FdI in Italia e un eventuale arrivo del centrodestra (con Vox suo alleato) in Spagna possono sbriciolare l’asse Spd-Ppe che, finora, aveva sostanzialmente retto. Con tutte le incognite del caso sui futuri negoziati europei. Il momento, quindi, è delicato. “E’ vitale, in Italia e in Ue, evitare deviazioni” dall’unità a favore dell’Ucraina, ha scandito il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Tracciando quella che, a Bruxelles, considerano una linea rossa: il sostegno a Kiev. Basta guardare all’Ungheria che annunciava un prossimo referendum sulle sanzioni Ue mentre il suo ministro degli Esteri si incontrava a New York con Sergei Lavrov. “Esiste un quadro giuridico specifico per l’adozione delle sanzioni. E’ un processo stabilito dai trattati e dalla legislazione europea, non qualcosa determinato sulla base di referendum”, ha precisato Mamer. E chi, come Budapest, stenta ad adeguarsi ai Trattati rischia di perdere non solo i fondi del Pnrr ma anche quelli di coesione che annualmente l’Ue esborsa per tutti gli Stati membri.
    Ed è  per questo che sono diventate un caso  le parole di Berlusconi a Porta a Porta, secondo cui Putin “voleva sostituire Zelensky con un governo di persone perbene”. Il Cav ha poi precisato: ‘Noi con l’Ue e la Nato’. Ma non è bastato. 
    All’attacco il segretario Dem, Enrico Letta. Quelle di Berlusconi su Putin “son parole scandalose e gravissime. Mi chiedo e chiedo a Meloni se le condivide e se gli italiani possano condividerle. Peraltro sono parole sconclusionate; gli aiuti li ha votati Berlusconi stesso con Fi sostenendo Draghi. Siamo oltre l’immaginabile, sono parole che fanno piacere a Putin. Se domenica sera se vince la destra il primo felice sarebbe Putin. Noi siamo sempre contro l’aggressore che come dice lo stesso Berlusconi, ‘usa le truppe per mettere le persone perbene'”.
    “Il Ppe ha condannato l’invasione russa fin dal primo giorno. In modo inequivocabile. Ha sostenuto e guidato le sanzioni contro la Russia. Incrollabilmente. Ha sostenuto l’invio di aiuti militari e umanitari all’Ucraina. Con fermezza. I tentativi di suggerire il contrario sono assurdi. Punto”. Lo ha scritto in un tweet il segretario generale del Partito Popolare europeo, Thanasis Bakolas. In un precedente tweet, dopo le polemiche sulle parole di Berlusconi, il Ppe aveva sottolineato come “la posizione di Forza Italia è cristallina: sostiene l’Ucraina nella lotta alla guerra illegale della Russia”. 
    Duro anche Carlo Calenda, leader del terzo polo, a 24 Mattino su Radio 24. “Ieri Berlusconi ci ha portato fuori da ogni tipo di alleanza europea ed euro-atlantica. Ieri Berlusconi ha parlato come un generale di Putin. Ma una coalizione che litiga su tutto vuol dire Italia in default. Altre soluzioni significano Italia al disastro. Qui o noi ci mettiamo in testa che stiamo in un mare agitatissimo, o ci spaccheremo la testa.Io la faccio molto semplice: se si vota Pd è un voto buttato, se si vota destra è un disastro annunciato. Noi non possiamo scegliere altro che il terzo polo per mantenere il paese in sicurezza”.   
     Interviene il portavoce di Zelensky. “Putin è al potere da più di 20 anni. Ha ucciso o imprigionato gli avversari politici. Ha mandato un esercito di assassini stupratori nel territorio di uno Stato sovrano. Ha organizzato un massacro in Siria, è responsabile dell’abbattimento di un aereo passeggeri con 300 persone nel 2014. E ora minaccia le armi nucleari. Quindi, se capiamo bene, Berlusconi si fida di lui e usa il suo esempio per definire chi è persona rispettabile e chi no?”, dice a Repubblica Seriiy Nykyforov, aggiungendo sul voto in Italia: “E’ essenziale che i cittadini scelgano candidati che abbiano e seguano i giusti principi morali”.

    Agenzia ANSA

    Il leader del Carroccio: ‘Non avremo ministri tecnici, prima di cambiare la Costituzione pensiamo alle bollette’ (ANSA)

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    Elezioni: Conte, ci davano per morti, siamo in buona salute

    “Ci avevano dati per morti. Questa piazza però mi sembra sintomo di buona salute. Ancora una volta si sono sbagliati. Domenica è un momento importante per la nostra comunità nazionale: dobbiamo scegliere e comprendere la portata storica di questo voto”. Così il presidente del M5s, Giuseppe Conte, dal palco di piazza santi a Apostoli a Roma per la chiusura della campagna elettorale.”Domenica siamo chiamati tutti a decidere se alzare gli stipendi di chi prende 4 euro l’ora: oppure li volgiamo alzare a chi prende 10 mila euro al mese? Dobbiamo decidere se abbassare le tasse e detassare le pensioni di chi prende mille euro al mese, o fare come Meloni che ha votato la Fornero. Dobbiamo decidere se la regola sono i contratti a tempo determinato, il jobs act o non invece che la regola siano i contratti a tempo indeterminato”.”La svolta green la vogliamo solo a chiacchiere o vogliamo approfittare per correre verso il futuro delle rinnovabili?”, ha detto Conte.
    Nessun simbolo di M5s sul palco dal quale Conte chiude la campagna elettorale. Sullo sfondo del palco e sui maxi schermi campeggia il logo “Dalla parte giusta. Conte presidente”.”Onestà, onestà”, lungamente ripetuto è risuonano tra i militanti al comizio di chiusura di M5s a piazza Santi Apostoli a Roma. A suscitare l’entusiasmo dei militanti un intervento dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha ricordato le leggi anticorruzione e di lotta alle mafie promosse dal Movimento.Conte ribadisce il suo no a un eventuale governo di unità nazionale. “No. Un governo di larghe intese lo abbiamo già sperimentato come quello dei ‘migliori’, e non abbiamo avuto nessun risultato”, ha detto a Restart. “Mi auguro che l’Italia abbia un governo con un progetto politico serio, che si torni alla politica per offrire un indirizzo di politica sociale forte, coraggioso e preciso. Noi abbiamo le carte in regola per rispondere alle esigenze del Paese. E io ho già dimostrato a Palazzo Chigi di non perdere lucidità nella gravissima crisi del Covid e di difendere gli interessi dei cittadini”, conclude.”Dobbiamo pensare a un cashback fiscale. Lo sperimenteremo per le spese sanitarie e veterinarie che consenta di avere uno sconto immediato”. Lo dice Giuseppe Conte di M5S a Restart. “Sono convinto della bontà delle nostre proposte. Vogliam trasformare questo Paese”, conclude.

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    Sicilia:Ingroia,memoria a Procura su esclusione nostra lista

    (ANSA) – PALERMO, 23 SET – “Depositeremo una memoria alla
    Procura di Palermo per difenderci e smentire le accuse che ci
    vengono rivolte sulle presunte falsificazioni di documenti per
    la presentazione della lista alle elezioni regionali”. Così
    l’avvocato Antonio Ingroia, candidato alla Camera in Sicilia e
    fondatore nel partito Italia sovrana e popolare (Isp), la cui
    lista regionale è stata respinta per vizi di forma. A deciderlo,
    infatti, sono stati i giudici amministrativi d’appello (Cga) che
    hanno respinto il ricorso presentato da Fabio Maggiore,
    candidato alla presidenza della Regione Siciliana per Isp,
    confermando la decisione del Tar di Sicilia, e trasmesso gli
    atti alla Procura di Palermo.
    “Gli ostacoli contro di noi sono stati enormi – dice Ingroia –
    siamo stati totalmente censurati dalla stampa e nessuno ci ha
    invitati nei talk televisivi, ignorati dai giornali, da
    telegiornali. In questo quadro, denunciamo l’ingiusta
    ricusazione della nostra lista all’elezione regionali, che
    lascia sbalorditi, visto che in presenza della stessa
    documentazione, soltanto l’ufficio centrale regionale di Palermo
    ha ricusato la nostra lista, mentre tutte le altre commissioni
    provinciali nel resto della Regione le hanno ammesse, così come
    in qualsiasi parte in Italia. Si è arrivati al punto di
    insinuare che i presentatori della lista di Isp possano avere
    falsificato un documento di quelli presentati”.   
    “Il documento che attesta il deposito di un mandato conferito al
    presentatore della lista autenticato dal notaio non è falso –
    conclude il fondatore di Isp – e il Cga poteva accorgersene,
    perché nella relazione firmata dal segretario della commissione
    della Corte d’appello di Palermo, dove è menzionato il verbale,
    viene riconosciuta l’interpretazione autentica del suo verbale”.   
    (ANSA).