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    Elezioni: ecco i primi exit poll, il centrodestra è avanti

    Secondo il primo exit poll del Consorzio Opinio Italia per la Rai, alla Camera la coalizione di centrodestra è avanti al 41-45% (Fdi è il primo partito al 22-26%) mentre la coalizione di centrosinistra è al 25,5-29,5% e M5s è al 13,5%-17,5%. Azione-Italia Viva è al 6,5-8,5%. Italexit per l’Italia 0,5-2,5. Altri 4-6.
    Al Senato la coalizione di centrodestra è avanti al 41-45%, mentre la coalizione di centrosinistra è al 25,5-29,5% e M5s è al 13,5-17,5%. Azione-Italia Viva è al 6,5-8,5%, Italexit per l’Italia 0,5-2,5%, altri 4-6%.
    Seggi: alla Camera Cdx 227-257; Csx 78-98; M5s 36-56; Azione-Italia Viva 15-25. Al Senato: Cdx 111-131 ; Cds 33-53 ; M5s 14-34 : Azione-Italia Viva 4-12.
    Secondo il primo exit poll di Trend Swg per La7 Fdi è la prima forza politica con una percentuale tra il 23 e il 27%. il Pd ha una percentuale tra il 18 e il 22%; il M5s tra il 13,5 e il 17,5%, Lega tra il 9,5 e il 13,5% e Forza Italia tra il 6 e l’8%. Alleanza Verdi-Sinistra si attesta al 3-4%, +Europa al 2-3%, Italexit al 2-3% e Impegno civico al 0,5-1,50%.
    Secondo il primo Instant Poll Quorum/Youtrend per SkyTg24 al Senato FdI è il primo partito con il 23,7%, segue il Pd con 20,1%, M5s 16,1%, Lega 9,8%, Fi 7,9%, Azione/Iv 7,4%. Per quanto riguarda le coalizioni, alla Camera il centrodestra ha il 42%, il centrosinistra 28,3%, Movimento 5 Stelle 16,4%, Azione/Iv 7,2%. II centrodestra avrebbe 228 seggi, il centrosinistra 95, il Movimento 5 Stelle 47, Azione/Iv 19, altri 3, estero 8. Al Senato, invece, il centrodestra è in vantaggio con 115, centrosinistra 44, Movimento 5 Stelle 24, Azione/Iv 10, altri 3, estero 4. tra le liste al Senato Fratelli d’Italia sarebbe il primo partito con 66 seggi, poi il Pd con 38, la Lega con 28, M5s con 24, Forza Italia 19, Azione/Iv 10, Verdi/Sinistra 5, estero 4, Svp 3, Noi Moderati 2, Più Europa 1. Alla Camera, Fratelli d’Italia avrebbe 110 seggi, Pd 77, Lega 66, Movimento 5 Stelle 47, Forza Italia 46, Azione/Iv 19, Verdi-Sinistra 14, Estero 8, Noi Moderati 6, Più Europa 3, Svp 3, Impegno Civico 1.
    Nel primo intention poll realizzato da Tecné per Mediaset, il centrodestra sarebbe avanti alla Camera e al Senato con la stessa forchetta tra il 41,5% e il 45,5%. Alla Camera il centrosinistra è al 25-29%, M5s 14-18%, Azione 5-9%. Italexit tra 1,5 e 3,5%. Tra i singoli partiti Fdi è primo con 22,5-26,5%, Pd secondo con 17-21%, Lega 8,5-12%, Forza Italia 5-9%. Al Senato il centrosinistra è al 25-29%, M5s 14-18%, Azione 5-9%. Italexit tra 1,5 e 3,5%. Tra i singoli partiti Fdi primo con 22,5-26,5%, poi Pd 17-21%. Lega al 8,5-12% e Forza Italia 5-9%.

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    Arianna Meloni alla sorella Giorgia, io e te come Sam e Frodo

    “Se solo sapessero l’ansia che hai provato, come quella prima volta a Porta a Porta. Le notti passate in bianco a studiare. I silenzi e le angosce, spesso insieme, per capire, riflettere e guardarsi intorno. Gli sfoghi, quando eri troppo stanca e sapevi che con me potevi mostrare il tuo lato vulnerabile. Non ti ho visto mai cedere alle lusinghe del potere, mai privilegiare il tuo interesse personale rispetto a quello che consideravi giusto fare per questa Nazione.Siamo arrivati dove siamo, senza aiuti, anzi con molti ostacoli”. Così Arianna Meloni, sorella della leader di Fratelli d’Italia, in un lungo post su Facebook per Giorgia Meloni.

    “Ti accompagnerò sul monte Fato – prosegue – a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo, sapendo che non è la mia storia che verrà raccontata, ma la tua, come è giusto che sia. Mi basterà sapere che sono stata utile in qualche modo in questa grande avventura che stai costruendo, perché quando avevi bisogno di riposare, di piangere, di rilassarti o di un consiglio, io c’ero”. E conclude: “Buon lavoro sorella mia. Io ci sono e non sono l’unica. Questa volta siamo in tanti!”.     

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    Affluenza alle ore 19 al 51,16%, in calo

    L’AFFLUENZA ALLE 19 Alle elezioni per il rinnovo della Camera alle ore 19 ha votato il 51,16% degli aventi diritto (dati relativi a 7.904 comuni su 7.904). Lo si rileva dal sito del ministero dell’Interno. Nella precedente tornata elettorale del 2018 alla stessa ora si era recato alle urne il 58,40% degli elettori per la Camera.
    L’AFFLUENZA ALLE 12 Alle elezioni per il rinnovo della Camera alle ore 12 ha votato il 19,21% degli aventi diritto, (7.904 comuni su 7.904). Nella precedente tornata elettorale del 2018 alla stessa ora si era recato alle urne il 19,43% degli elettori per la Camera.

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    Elezioni: i leader al voto

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha votato questa mattina, alle 8.45, nella scuola Giovanni XXIII – Piazzi a Palermo. Il capo dello Stato ha anticipato l’arrivo nell’istituto di via Rutelli, per evitare la concomitanza con la cerimonia di commemorazione per l’uccisione del giudice Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancus, avvenuta il 25 settembre del 1979 nella stessa via. Il capo dello Stato ha votato, come di consueto, nella sezione 535, accolto da un applauso degli scrutatori e delle persone presenti.
    Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha votato a Milano nel seggio di via Pietro Martinetti. Andando via ha detto ai cronisti che trascorrerà la giornata di votazioni con la figlia in agriturismo. “Conto che la Lega sia la forza parlamentare sul podio, prima, seconda o terza al massimo”, ha detto inoltre Salvini, dopo aver votato. A chi gli chiedeva se il quarto posto sarebbe una sconfitta, ha risposto: “Gioco per vincere, non per partecipare”.
    Il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha votato a Firenze nella scuola Villani di viale Giannotti, a Gavinana. Insieme a Renzi ha votato anche la moglie Agnese Landini. Renzi e la moglie erano accompagnati da Francesco Bonifazi, senatore uscente di Iv e candidato per il Terzo Polo, che ha votato pure lui nello stesso seggio elettorale. Matteo Renzi adesso parte per Tokyo per andare ai funerali di Stato di Shinzo Abe.
    Il segretario del Pd Enrico Letta ha votato stamane al suo seggio, presso l’istituto De Amicis/Cattaneo di via Galvani, nel quartiere Testaccio a Roma.
    “Votate, votate liberamente, senza condizionamenti e senza paure. L’Italia è sempre più forte di chi la vuole debole”: così il leader di Azione Carlo Calenda, che stamane ha votato a Roma insieme alla moglie Violante Guidotti Bentivoglio.
    Anche il leader del M5S Giuseppe Conte ha votato.
    Cambio di programma per la presidente di FdI Giorgia Meloni: voterà questa sera, a Roma, in chiusura dei seggi alle 23, anziché stamane come inizialmente previsto. La scelta – viene spiegato dal suo staff – è stata dettata dall’esigenza di consentire un voto sereno agli elettori: il seggio infatti era gremito di fotografi e la calca – è stata la valutazione – non avrebbe permesso ai cittadini di esercitare il proprio diritto di voto con la necessaria calma. 

    Agenzia ANSA

    Le immagini dalle città (ANSA)

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    Elezioni: Cala affluenza, crolla a Sud. Lazio tiene, Campania ultima

    Meno italiani alle urne rispetto a quattro anni fa, almeno secondo le percentuali. Continua a scendere l’affluenza di elettori e crolla al Sud rispetto al 2018. Cambia ancora la geografia della partecipazione al voto, nel Mezzogiorno sale l’astensionismo e in nessuna regione il dato supera o eguaglia quello delle precedenti elezioni politiche: a livello nazionale il gap è di oltre 7 punti percentuali, ma in alcuni casi, come in Campania, raggiunge il -15 punti.
    A quattro ore dalla chiusura dei urne, alle ore 19, l’affluenza era del 51,14%. Rispetto al 2018 le regioni che registrano il minor calo dell’affluenza sono Lazio (-2,3), Lombardia (-4,2), Sicilia (-5,2, considerando che qui si svolgono anche le elezioni regionali), Toscana (-5,8) e Friuli-Venezia Giulia (-6,2). L’Emilia Romagna è invece la regione dove in percentuale si è votato di più, al 59,76 (ore 19). I cali più importanti dell’affluenza rispetto a quattro anni fa si registrano invece in Campania (-13,9), Calabria (-12,7), Molise (-12,4), Basilicata (-11,9) e Sardegna (-11,5).
    Alle precedenti politiche invece era stato proprio il Sud a trainare i dati di affluenza rispetto al passato, un elemento che – visti poi i risultati elettorali – aveva portato alte percentuali di voto per il Movimento 5 stelle, primo partito alle elezioni 2018. Quest’anno i numeri sono in minor calo – secondo le rilevazioni di YouTrend – nei Comuni dove ci sono più laureati, occupati e con maggiore presenza di stranieri mentre diminuiscono ulteriormente dove c’è maggiore presenza di disoccupati e dove c’è una minor presenza di stranieri. Ancora, analizzando i dati pervenuti alle 19, in base alle caratteristiche dei Comuni, l’affluenza cala maggiormente in quelli meno popolosi e con il reddito inferiore rispetto a quelli più popolosi e con il reddito medio più alto.
    A Roma ha votato il 54,15% (rispetto al 56,24% delle precedenti politiche) e a Rieti, in controtendenza, l’affluenza aumenta: 54,29% rispetto al 53,71%. Inoltre, puntando la lente di ingrandimento su grandi città come la capitale, i municipi periferici della capitale, sia nelle aree popolari sia in quelle benestanti conservatrici, sono quelli dove l’affluenza per il voto è minore. In quelli storicamente progressisti l’affluenza cresce più della media – e molti ricadono nel collegio dove sono candidati Calenda e Bonino. Durante l’unica giornata di voto in tutta Italia, non sono mancati gli errori, i disguidi, le contestazioni e persino le querele. Alcune code si sono registrate in diversi seggi della Capitale e a Bari con elettori che, in diversi casi, hanno atteso oltre mezz’ora per votare e in alcuni episodi anche a causa di lentezze nelle procedure di voto dovute al tagliando antifrode, quello attaccato a un lembo della scheda e che va staccato prima di essere inserito nell’urna. Sempre a Roma in una scuola gli elettori con disabilità non hanno potuto votare se non dopo aver aspettato per ora la riparazione di un ascensore guasto.
    Disagi sono stati segnalati anche da alcuni cittadini malati di Covid che, nonostante una pec inviata agli uffici del Comune per la richiesta di voto a domicilio, non avrebbero ricevuto risposte. Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, ha segnalato situazioni di ‘caos’ nella capitale, con seggi in cui si sarebbero fatti votare elettori che portano nella cabina i telefonini e che poi postano le foto sui social e il caso di una cabina elettorale collocata fuori dal seggio, nell’androne della scuola, con schede elettorali portate fuori dal seggio, che avrebbero viaggiano tra un piano all’altro, passando tra le persone in coda per votare. A Torre del Greco, nel Napoletano, un guasto ai server del Comune, ha rallentato le duplicazioni dei certificati elettorali, tanto che è stato consentito di votare con quelli esauriti o non aggiornati. A Genova un errore di stampa o di assemblaggio di alcuni manifesti affissi in un seggio del centro ha fatto scomparire i nomi di alcuni candidati e ha inserito al loro posto quelli di un altro collegio. Nell’Imperiese invece, a Santo Stefano mare, alcuni elettori si sono ritrovati a votare già per le elezioni del 2025, per un errore sul timbro della scheda elettorale. A Cagliari la candidata della Lega, Roberta Loi, ha segnalato che nel plurinominale per il Senato, al posto di ‘Roberta’ è stato stampato il nome di ‘Roberto’. A Bologna Cathy La Torre, avvocata e attivista per i diritti della comunità Lgbt, ha invece detto di essere stata insultata da uno scrutatore, per il quale ha ora preannunciato una querela.

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    Ucraina: Mosca già canta vittoria, “il 93% per l'annessione”

    “Il 93% delle schede elettorali si esprime a favore dell’adesione alla Russia nel primo giorno del referendum nella regione di Zaporizhzhia”. L’agenzia russa Tass comincia con questo dato, riferito agli exit poll nella regione, la cronaca della terza giornata elettorale con i referendum indetti nei territori occupati già tacciati da Kiev e dalla comunità internazionale come ‘una farsa’. Questo mentre le autorità ucraine continuano a denunciare gli incessanti attacchi russi in tutto il Paese, senza sosta anche nelle ultime 24 ore e con un particolare episodio nella città di Melitopol, al momento sotto l’occupazione russa e anche sede di voto per il referendum sull’adesione a Mosca, dove si è segnalata una forte esplosione.
    “I russi rivendicano un’alta affluenza alle urne al referendum fittizio nell’oblast di Lugansk, distrutta e spopolata. Dicono che nelle distrutte Severodonetsk, Lysychansk e Rubizhne l’affluenza è del 41-46%, nonostante la maggior parte delle persone abbia lasciato la regione a causa dei combattimenti”, ha denunciato il governatore in esilio Sergiy Gaidai, ironizzando sui dati forniti dai filorussi e indicando che la percentuale di residenti che avrebbe votato confligge con lo spopolamento dovuto alla guerra. Però gli aggiornamenti sui dati sono continuati per tutto il giorno, senza ovviamente menzionare minacce e ricatti da parte dei soldati russi cui è stata sottoposta la popolazione locale: fino ad indicare in serata un 76,09% di affluenza nel Lugansk negli ultimi tre giorni; e un 51,55% nella regione di Zaporizhzhia, oltre quel 50,1% di ipotetico quorum che pure non era stato in un primo momento indicato come necessario per la validità della consultazione elettorale, come a rivendicare la validità della votazione sul piano delle regole internazionali.
    I referendum sull’adesione alla Russia sono cominciati nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e nelle aree occupate dai russi delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia il 23 settembre e proseguiranno fino a martedì: l’Ucraina ha per tutto il tempo, e anche nelle ultime ore, segnalato che non cessano gli attacchi e i combattimenti. Così le forze armate ucraine hanno annunciato di avere respinto gli attacchi nemici vicino agli insediamenti di Soledar, Vyimka, Kurdiumivka, Zaitseve, Novomykhailivka, Pervomaiske e Pavlivka, nell’oblast di Donetsk.
    “Il nemico continua ad attaccare le infrastrutture civili e le aree residenziali civili – ha scritto in una nota lo stato maggiore di Kiev -. C’è ancora una minaccia di attacchi aerei e missilistici in tutto il territorio dell’Ucraina”.
    Intanto il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov, in un post su Telegram, nel segnalare “una potente esplosione nella parte settentrionale” della città, ha parlato di “un’auto in fiamme”. E, ancora, “nel distretto di Nikopol, il nemico ha bombardato Marhanets con l’artiglieria e due edifici sono stati parzialmente danneggiati – ha annunciato in un post su Telegram Mykola Lukashuk, capo del Consiglio regionale di Dnipropetrovsk -. Anche la comunità di Myrove è finita sotto il fuoco nemico.
    Due edifici residenziali privati, tre fabbricati agricoli e tre linee elettriche sono stati colpiti. Non sono state segnalate vittime”. Nel distretto di Synelnykove, i russi hanno bombardato la comunità di Velyka Mykhailivka, colpendo due villaggi.
    In serata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista alla Cbs, ha annunciato che gli Stati Uniti hanno inviato due sistemi di difesa aerea Nasams in Ucraina. “Abbiamo assolutamente bisogno che gli Stati Uniti mostrino leadership. Voglio ringraziare il presidente Biden per una decisione positiva che è già stata presa”, ha detto. Il clima autunnale, del resto, potrebbe già cominciare a porre dei limiti o rallentare la campagna di riconquista lanciata dall’Ucraina dei territori occupati, come segnala il think tank di base in Usa ‘Institute for the Study of War’, affermando tuttavia che la controffensiva di Kiev continua nonostante tutto a guadagnare terreno. (ANSA).   

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    Affluenza alla Camera alle ore 19 al 51,14%, in calo

    (ANSA) – ROMA, 25 SET – Alle elezioni per il rinnovo della
    Camera alle ore 19 ha votato il 51,14% degli aventi diritto
    (dati relativi a 7.904 comuni su 7.904). Lo si rileva dal sito
    del ministero dell’Interno.   
    Nella precedente tornata elettorale del 2018 alla stessa ora
    si era recato alle urne il 58,40% degli elettori per la Camera.   
    (ANSA).   

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    Il timing, dal nuovo Parlamento al governo

    Timing variabile per la formazione del nuovo Governo dopo il voto del 25 settembre. L’unica data certa, al momento, è quella del 13 ottobre, quando si dovranno riunire, per la prima volta, le Camere. L’articolo 61 della Costituzione prevede, infatti, che i due rami del Parlamento vengano convocati “non oltre il ventesimo giorno” dal voto.
    Ma tutto il resto può variare, a seconda del responso che uscirà dalle urne e del tempo che ci metteranno le varie forze politiche a trovare un’intesa. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa capire che, visto il momento delicato, con l’Italia pressata da emergenze internazionali e dalla crisi energetica, l’intenzione è di fare al più presto. E anche se il tempo medio per la formazione di un Governo, secondo alcuni osservatori istituzionali, è stato di circa 30/35 giorni non sono mancati esempi di periodi molto più lunghi.
    Nella scorsa legislatura, ad esempio, a fronte di elezioni tenute il 4 marzo 2018, il governo giallo-verde, il Conte 1, si insediò solo l’1 giugno. Viceversa nel 2001, quando il 13 maggio si affermò in modo chiaro un centrodestra unito, già l’11 giugno, quindi dopo meno di un mese, il governo Berlusconi giurava al Quirinale. La speranza, insomma, è che dalle urne esca un risultato che consenta ai partiti di avviare subito le trattative per far nascere il nuovo Esecutivo. Viceversa, i tempi potrebbero dilatarsi per dare spazio ad alchimie e accordi, più o meno ‘trasversali’, come avvenne nel 2018 tra Lega e M5S.
    Il 13 ottobre, in ogni caso, sarà una data spartiacque perché i senatori e i deputati eletti, dopo aver dato vita ai gruppi parlamentari, dovranno scegliere come primo atto i presidenti di Camera e Senato: un voto che di fatto indica una maggioranza e prelude a un accordo di massima sul Governo. Una volta eletti i vertici del Parlamento, prenderanno il via le consultazioni del Capo dello Stato che chiamerà al Quirinale i capigruppo, i leader delle coalizioni, gli ex presidenti delle Camere e i presidenti emeriti della Repubblica per capire gli orientamenti prima di affidare l’incarico a formare il nuovo esecutivo.
    Qualora l’incarico sia pieno, come nel 2001, il prescelto si presenterà dopo pochi giorni con una lista di ministri. Se sarà “con riserva”, invece, come avvenne con Carlo Cottarelli nel 2018, il presidente incaricato svolgerà, a sua volta, delle consultazioni che lo porteranno a sciogliere la riserva e a presentare la lista dei ministri al Colle o a rinunciare. Nel caso in cui dalle consultazioni non emergesse un quadro chiaro, il Capo dello Stato potrà affidare un “incarico esplorativo” a una personalità terza per vedere se si potrà dar vita ad una nuova maggioranza. Un precedente, in questo senso, si ebbe sempre nel 2018 quando Mattarella affidò questo tipo di incarico, prima alla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e poi a quello della Camera, Roberto Fico. Una volta che chi è stato incaricato avrà concordato la lista dei ministri con il Colle, il Governo potrà giurare al Quirinale e a quel punto si riterrà formalmente insediato.
    Poi, però, entro 10 giorni, dovrà chiedere e ottenere la fiducia dai due rami del Parlamento. E solo dopo, l’Esecutivo sarà nel pieno dei propri poteri. Il Capo dello Stato potrebbe anche opporsi alla nomina di un ministro: avvenne nel 1994 con Oscar Luigi Scalfaro che disse no a Cesare Previti alla Giustizia o nel 2014 quando Giorgio Napolitano non volle Nicola Gratteri, proposto da Matteo Renzi, a via Arenula. Ma anche Mattarella si oppose nel 2018 all’indicazione di Lega e M5S per Paolo Savona all’Economia. Le incognite, insomma, possono essere molte, ma le emergenze, dal Pnrr ai temi del lavoro, premono e richiedono a breve “risposte concrete”, come ricorda il leader di SI Nicola Fratoianni.