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Salvini: 'Sulla cittadinanza a Ramy mi sono convinto da solo'

Tappa al Viminale per cinque ragazzini ‘eroi’ del bus di San Donato Milanese: oltre ai futuri italiani Ramy e Adam, anche Aurora, Fabio e Nicolò. A loro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, consegna una medaglia ricordo ed un consiglio: “ora tornate alla vita normale, la scuola, le gite, il pallone”. Sempre in tema di consigli, Salvini nega meriti al suo collega vicepremier Luigi Di Maio per la sua decisione di concedere la cittadinanza ai due ragazzi: “accolgo i suggerimenti di tutti, ma ho deciso da solo”. Ed accusa: “i ragazzini di Crema sono stati usati da qualcuno per fare battaglia politica”.

C’è dunque il riconoscimento dell’atto di “eroismo” da parte degli studenti della ‘Vailati’ e dei carabinieri intervenuti, anche loro accolti oggi nella stanza del ministro tra una scultura di Alberto da Giussano ed una copia della Champions League. Ma Salvini non nasconde la sua irritazione per chi, a suo parere, ha strumentalizzato la vicenda. Il riferimento è alla sinistra, ma anche agli alleati a Cinquestelle che hanno spinto per la cittadinanza a Ramy. E ai massmedia che hanno cavalcato i ‘ragazzini-eroi’. “C’è – spiega – chi li ha usati in studio per fare audience. Io appositamente non li ho voluti in conferenza stampa. C’è chi li ha usati come bandiera politica. Poi è sempre colpa di Salvini. Ma in questo caso mi sento quello che ha staccato la spina ad una situazione che alla lunga avrebbe fatto male ai ragazzi”.

Bus dirottato, Salvini riceve al Viminale ragazzi e carabinieri

E se Ramy e Adam diventeranno presto italiani, “ma solo loro due”, precisa il ministro, ciò non aprirà la strada a concessioni più facili di cittadinanza. La legge attuale, osserva, “funziona, abbiamo dato 140mila cittadinanze negli ultimi mesi. L’Italia è il Paese che ne ha date di più. Il dibattito quindi non esiste”. Quanto all’iniziale ostruzione su Ramy e Adam, sostiene, “ci siamo dati dei giorni per svolgere gli approfondimenti sul percorso da fare. Mi sono preso il tempo necessario per dire sì o no a ragion veduta e non a capocchia. Ho accolto con interesse le pressioni che arrivavano da mezzo mondo, ma poi la convinzione me la sono fatta io secondo coscienza e leggi vigenti”.


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