More stories

  • in

    Dalle relazioni economiche alla guerra russa in Ucraina, inizia la partita a scacchi di von der Leyen con Xi Jinping

    Bruxelles – Il viaggio più importante, quello per mettere in fila le priorità di Bruxelles nel dialogo tra l’Ue e la Cina, si è concluso. E per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ora inizia la partita a scacchi con il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, delle promesse che saranno davvero messe a terra e delle sfide da affrontare per riequilibrare un rapporto ormai troppo sbilanciato verso Pechino, che rischia di compromettere il dialogo in futuro.
    Il vertice trilaterale tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, e il presidente della Francia, Emmanuel Macron, a Pechino (6 aprile 2023)
    “Questa è un’opportunità per un confronto aperto e franco, le nostre relazioni sono vaste e complesse e il modo in cui le gestiamo oggi sarà un fattore determinante per la prosperità economica del futuro”, ha messo in chiaro la numero uno dell’esecutivo comunitario nel suo intervento al vertice trilaterale di oggi (6 aprile) a Pechino con Xi Jinping e con il presidente francese, Emmanuel Macron. L’interdipendenza è evidente e parte dai dati commerciali: “L’Ue è il maggiore mercato per le esportazioni cinesi e per noi la Cina è la terza destinazione delle merci esportate”, ha ricordato von der Leyen, sottolineando che si tratta di un valore commerciale di “oltre 2,3 miliardi di euro al giorno nel 2022”. Tuttavia, negli ultimi dieci anni si è assistito a un graduale squilibrio, con il deficit commerciale dell’Unione che “si è più che triplicato e ha quasi raggiunto i 400 miliardi di euro l’anno scorso”. Secondo quanto riferito da von der Leyen alla stampa, “ne abbiamo parlato perché questa traiettoria non è sostenibile e dimostra che ci sono questioni strutturali da affrontare”.
    Se nel faccia a faccia con il leader cinese la presidente della Commissione Ue ha ribadito che “nel contesto geopolitico attuale è importante più che mai parlarci e tenere aperte le linee di comunicazione” tra Bruxelles e Pechino, ai giornalisti ha ripetuto l’analisi sui rapporti Ue-Cina già presentata la settimana scorsa durante l’intervento al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre: “Alcune dipendenze commerciali sollevano dei rischi significativi e sappiamo che per alcuni la conseguenza è sganciarsi dalla Cina, ma io dubito che questa sia una soluzione desiderabile o percorribile“. Al contrario, “dobbiamo affrontare le soluzioni attraverso il dialogo e la diplomazia” e puntare piuttosto su “una strategia di de-risking, cioè focalizzarci sui rischi specifici, ma anche apprezzare il fatto che la grande maggioranza dei beni e servizi è priva di rischi”.
    In questa strategia di de-risking “rischi diversi richiedono diversi modi per affrontarli”, ha precisato von der Leyen. Per esempio, quelli sulle dipendenze strategiche “devono essere affrontati attraverso la diversificazione degli investimenti e dei rapporti commerciali“. Anche perché le imprese europee – sia quelle esportatrici sia per quelle che operano nel Paese asiatico – “sono preoccupate per le pratiche sleali e le politiche commerciali in alcuni settori, che impediscono l’accesso al mercato cinesi”, come nel caso di “prodotti agricoli o dispositivi medici”. Ecco perché sarà cruciale la ripresa dei dialoghi ad alto livello, sia quello economico e commerciale sia quello sul digitale, il cui accordo tra i leader è arrivato nel corso del vertice bilaterale: “Dovranno essere convocati quanto prima, per fare progressi su tutti i file e dare risultati tangibili”, è l’esortazione di von der Leyen. “In un mondo che sta attraversando profondi cambiamenti storici, dobbiamo aver la capacità e la responsabilità di superare le differenze”, ha puntualizzato Xi Jinping.

    La visione di von der Leyen sulla Cina globale
    Non è stata solo una questione di rapporti tra Bruxelles e Pechino, né esclusivamente di equilibri economici, la visita a Pechino di von der Leyen di concerto con il presidente francese Macron. Sul tavolo sono state portate anche questioni geopolitiche di strettissima attualità, che riguardano da vicino entrambe le potenze. “Questa visita arriva in un momento di insicurezza globale, dovuta soprattutto alla guerra russa in Ucraina”, e per l’Unione “il posizionamento della Cina è cruciale”, è stato l’avvertimento della leader dell’esecutivo comunitario al membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: “In quanto tale ha una grande responsabilità e ci aspettiamo che giochi un ruolo importante per promuovere una pace giusta che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina“. Il leader cinese si è detto “disponibile a collaborare per invitare la comunità internazionale a mantenere una moderazione razionale ed evitare di intraprendere azioni che portino la crisi fuori controllo”, con l’obiettivo di “promuovere i colloqui di pace e una soluzione politica”.
    Il vertice bilaterale tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, a Pechino (6 aprile 2023)
    Parlando di pace in Ucraina, i Ventisette sono sempre “fortemente dalla parte del piano in 10 punti del presidente Zelensky“, ma von der Leyen ha concesso a Xi Jinping – aldilà delle criticità e dello scetticismo generale sulla proposta avanzata da Pechino – di condividerne alcuni punti, in particolare “sulla sicurezza nucleare e sulla diminuzione dei rischi” di un conflitto con armi nucleari. Il presidente cinese è stato incoraggiato a chiamare al telefono il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, e lo stesso Xi Jinping “mi ha confermato che lo farà non appena le condizioni e le tempistiche saranno adeguate”, ha reso noto alla stampa la capa dell’esecutivo Ue. Rimane sempre valido l’avvertimento di “non fornire alcun equipaggiamento militare direttamente o indirettamente alla Russia”, perché “tutti sappiamo che armare l’aggressore andrebbe contro il diritto internazionale e danneggerebbe pesantemente le nostre relazioni“.
    Spazio – poco, almeno nel briefing di von der Leyen con i giornalisti – al tema dei diritti umani (“Ho espresso forte preoccupazione per la situazione nello Xinjiang e ho accolto con soddisfazione l’aver ripreso il nostro dialogo sui diritti umani”) e lo stesso si può dire di una questione spinosa alle porte della Cina, ovvero la stabilità nello Stretto di Taiwan. “È di cruciale importanza”, ha sottolineato la presidente della Commissione Ue: “Nessuno dovrebbe modificare unilateralmente lo status quo con minacce o l’uso della forza, sarebbe inaccettabile, e qualsiasi tensione va risolta con il dialogo”. Ci sono infine alcune “aree di convergenza e cooperazione sulle questioni globali”, su cui le due potenze condividono la “responsabilità, a partire dalla protezione del clima e dell’ambiente”. A questo proposito l’obiettivo è continuare sulla strada tracciata nell’ultimo anno e “cooperare da vicino in vista della Cop28” del 12 dicembre a Dubai: “Il cambiamento climatico rimane una delle sfide globali più urgenti, possiamo affrontarlo solo se rimaniamo uniti”. Un’esortazione sulla lotta ai cambiamenti climatici, ma che per von der Leyen va ben oltre.

    Nel suo viaggio congiunto con il presidente francese, Emmanuel Macron, la numero uno della Commissione Ue ha ribadito al leader cinese la necessità di riequilibrare i rapporti e impegnarsi per stabilizzare la scena globale: “Dobbiamo cercare soluzioni attraverso dialogo e diplomazia”

  • in

    Von der Leyen e Macron insieme in Cina, ma la leader Ue avrà un bilaterale con Xi Jinping

    Bruxelles – Con Macron e senza Macron. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, giovedì partirà alla volta di Pechino assieme al capo di Stato francese per una serie di incontri con le autorità del partner asiatico. Ma, oltre al previsto trilaterale con il presidente Xi Jinping, la leader dell’esecutivo Ue si intratterrà per un faccia a faccia bilaterale.
    Come ha suggerito di recente ai 27 anche il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, uno strappo con la Repubblica Popolare sarebbe un rischio enorme, visto il ruolo da ago della bilancia che Xi Jinping sta interpretando dopo lo sconquasso geopolitico provocato dalla guerra russa in Ucraina. Ecco perché, dopo la rinnovata dichiarazione di amicizia e partnership sino-russa e il piano di pace sostenuto dalla Cina, per l’Ue non c’è tempo da perdere: per non tornare da Pechino a mani vuote, von der Leyen sta pianificando nei dettagli la delicata missione.
    Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron all’Eliseo, 03/04/23 [Ph Twitter Ursula von der Leyen]Dopo l’incontro con Macron all’Eliseo nella giornata di ieri, in cui i due hanno “condiviso le analisi sui punti chiave da sollevare con il presidente Xi”, oggi (4 aprile) la leader Ue ha ascoltato le ragioni di Volodymyr Zelensky.  In seguito alla telefonata con il presidente ucraino, necessaria per “la preparazione del viaggio”, von der Leyen ha ribadito in un tweet che “l’Ue vuole una pace giusta che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
    È evidente che le preoccupazioni per la scelta di campo di Xi Jinping siano in cima alla lista dei temi da affrontare a Pechino: pochi giorni fa, nel suo discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre, von der Leyen ha affermato chiaramente che il modo in cui Pechino si rapporterà sul fronte della guerra in Ucraina “sarà un fattore determinante per le relazioni con l’Ue in futuro”. Concetto ribadito questa mattina dall’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, secondo cui la posizione della Cina sulla guerra russa “determinerà la qualità dei nostri rapporti”. Borrell ha fatto sapere, a margine dell’incontro avuto a Bruxelles con il segretario di stato americano Antony Blinken, che si recherà anche lui a Pechino la prossima settimana.
    Ma l’Ue è consapevole che raggiungere un nuovo equilibrio con la Cina è necessario anche per la propria prosperità economica. “Non è fattibile, né nell’interesse dell’Europa sganciarsi dalla Cina”, ha ammesso la presidente della Commissione: il gigante asiatico è per l’Ue un partner commerciale che rappresenta il 9 per cento delle esportazioni e più del 20 per cento delle importazioni, e che detiene sostanzialmente il monopolio della fornitura di materie prime strategiche per l’ambiziosa transizione verde europea. L’Ue dipende infatti dalla Cina per il 98 per cento delle forniture di terre rare, il 93 del magnesio e il 97 del litio.
    È probabile che con Xi Jinping si discuterà ampiamente di competitività industriale e di come riequilibrare le relazioni “sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese“. Prima del vertice a tre con Xi e Macron, che si terrà nel tardo pomeriggio, von der Leyen incontrerà a tal proposito il presidente della Camera di commercio Ue-Cina, Joerg Wuttke, e rappresentanti di diverse aziende europee con base nel Paese. E sarà ospite a un pranzo di lavoro con Li Qiang, capo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare.

    I had a phone call with President @ZelenskyyUa ahead of my visit to China.
    Ukraine will be an important topic of my meetings with President Xi and Premier Li.
    The EU wants a just peace that respects Ukraine’s sovereignty and territorial integrity.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 4, 2023

    Giovedì la missione congiunta Bruxelles-Parigi. Prima del vertice a tre e del faccia a faccia con il presidente della Repubblica Popolare, von der Leyen incontrerà il capo del Consiglio di Stato cinese e rappresentanti della Camera di commercio Ue-Cina. L’Ucraina in cima alla lista: oggi telefonata con Zelensky per “preparare il viaggio”

  • in

    Il Grand Tour cinese. In due settimane Sanchez, Macron e von der Leyen in visita a Pechino

    Bruxelles – Due settimane di intensi sforzi diplomatici per non far scappare la Cina dal dialogo con i Ventisette e cercare di spingere un’intesa per mettere pressione sulla Russia. Il colpo di coda della due-giorni di Consiglio Europeo ed Eurosummit all’insegna delle preoccupazioni sul blocco sino-russo è stato un triplice annuncio dei programmi del premier spagnolo, Pedro Sánchez, del presidente francese, Emmanuel Macron, e della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sulle rispettive visite a Pechino: una in solitaria di Sánchez, e l’altra del tandem Macron-von der Leyen, almeno “per una parte del viaggio”, ha puntualizzato l’inquilino dell’Eliseo.
    Il presidente francese, Emmanuel Macron (24 marzo 2023)
    Erano note da settimane le intenzioni di Macron di recarsi in visita in Cina verso la prima metà di aprile. L’annuncio alla stampa è arrivato dallo stesso presidente francese al termine del Consiglio Ue, che ha specificato il fatto di aver chiesto alla numero uno dell’esecutivo comunitario “di accompagnarmi in un pezzo della mia visita in Cina”. A strettissimo giro dalla comunicazione di Macron è seguita la conferma da parte dei portavoce della Commissione Europea (dal momento in cui non si è tenuta nessuna conferenza stampa in conclusione della vertice dei Paesi dell’Eurozona). La presidente von der Leyen si recherà in Cina con il presidente Macron nella prima settimana di aprile: “Giovedì prossimo terrà un discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre sulle relazioni Ue-Cina”, mentre la visita a Pechino si terrà “la settimana successiva”, ha reso noto il portavoce-capo dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer. Dettagli e programma per la stampa arriveranno “a breve”.
    Il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez (24 marzo 2023)
    Prima della trasferta congiunta di Macron e von der Leyen sarà Sánchez a essere ospite del presidente cinese, Xi Jinping, la prossima settimana. “È un viaggio a cui diamo la massima importanza”, ha confessato ai giornalisti lo stesso premier spagnolo in conferenza stampa, anticipando che “la guerra sarà oggetto delle discussioni a Pechino, analizzeremo in dettaglio la posizione cinese“. Perché se il piano di pace in 12 punti – che più che piano di pace ha tutti i tratti di un documento di posizione sullo scenario geopolitico secondo le lenti della potenzia orientale – è stato pesantemente criticato a livello Ue, è altrettanto vero che “la Cina è un attore globale, e la sua voce va ascoltata per vedere se, fra tutti noi, riusciamo mettere fine alla guerra“. Si partirà in particolare dai punti meno controversi, se non del tutto condivisibili, per cercare di influenzare la posizione del partner/competitor: rifiuto dell’uso di armi nucleari e il rispetto dell’integrità territoriale, sono i riferimenti espliciti di Sánchez.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (23 marzo 2023)
    Non cambia comunque il fatto che – come messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice dei leader Ue nel capitolo sull’Ucraina – i Ventisette sostengono la formula di pace del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e continuano a lavorare con Kiev sul piano di pace in 10 punti, perché “riteniamo che possa garantire una pace duratura e giusta”, ha ribadito con forza il premier spagnolo. Dopo la strada aperta da Sánchez, saranno i leader di Commissione Ue e Francia a tentare di spingere Pechino verso un “impegno diretto a fare pressioni sulla Russia” nel mettere fine alla guerra in Ucraina. Tema al centro anche del confronto bilaterale di questa mattina tra Macron e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che solo cinque mesi fa era stato il primo tra i leader europei a recarsi in visita in Cina.
    Oltre alle discussioni sulla guerra russa in Ucraina (con la mancata condanna anche nell’ultima Risoluzione Onu e la recente visita di Xi Jinping all’autocrate russo, Vladimir Putin, a Mosca), tra i tre leader e la leadership di Pechino servirà anche un confronto sul piano economico e commerciale – in modo da non far alimentare l’isolamento cinese – soprattutto per quanto riguarda le materie prime critiche su cui l’Unione Europea ha iniziato un percorso assertivo per non trovarsi legata a un concorrente non allineato ai suoi stessi valori nel percorso verso la doppia transizione digitale e verde.

    Tra fine marzo e inizio aprile i tre leader saranno ospiti del presidente Xi Jinping per un “impegno diretto a fare pressioni sulla Russia” per mettere fine al conflitto in Ucraina. “A breve” i dettagli e il programma dei viaggi

  • in

    Proteste in Cina per la politica ‘Zero Covid’, Xi Jinping pronto a maggiori riaperture

    Bruxelles – “La variante Omicron prevalente in questo momento in Cina, meno letale della Delta, permetterà maggiori aperture”: è quanto avrebbe dichiarato, secondo fonti diplomatiche, il leader cinese Xi Jinping nel bilaterale di ieri (1 dicembre) con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il leader della Repubblica popolare, incalzato da Michel sulle preoccupazioni dell’Ue per la repressione delle proteste contro i draconiani lockdown in diverse città cinesi, avrebbe risposto che si tratta soprattutto di “studenti e adolescenti, frustrati dopo tre anni di pandemia”.
    Tre anni in cui Pechino ha scelto di combattere i contagi con un ferreo controllo della popolazione, basato su lockdown, screening di massa e quarantene, piuttosto che investire nella prevenzione: la popolazione non è ancora sufficientemente immunizzata, anche a causa degli scarsi risultati ottenuti dai vaccini locali rispetto a quelli occidentali a tecnologia mRna. “Le compagnie farmaceutiche europee sono disponibili a consegnare i loro vaccini in Cina, quando verranno riconosciuti dalle autorità di Pechino”, ha dichiarato Michel dopo l’incontro con Xi Jinping, riferendosi all’offerta del governo tedesco di Olaf Scholz di inviare in Cina dosi del vaccino contro il Covid-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer.
    Charles Michel e Xi Jinping
    “I due leader hanno potuto scambiarsi le proprie esperienze nel contrasto alla pandemia”, hanno raccontato fonti diplomatiche vicine a Michel, “la sensazione è che la Cina potrebbe iniziare a seguire la linea europea”. Viste le proteste dell’ultima settimana, definite da molti come le più importanti manifestazioni di dissenso nel Paese dalla tragedia di Tien’anmen del 1989, è plausibile che il regime provi a cambiare strategia: negli ultimi giorni la Cina ha allentato la stretta anti-Covid in alcune grandi città come Guangzhou, Chongqing, Zhengzhou e Pechino, dove le autorità avrebbero concesso l’isolamento domiciliare solo per i pazienti contagiati a basso rischio, sospendendo il trasferimento obbligatorio nei siti di quarantena governativi.
    Allentamento delle restrizioni sulle libertà personali, ma maggiore controllo e censura dell’informazione: le autorità del partito, preoccupate per l’ondata di “fogli bianchi” nelle piazze cinesi, secondo il Wall Street Journal avrebbero adottato nuove misure per limitare l’accesso alle Vpn, utilizzate dai cittadini per aggirare i controlli governativi su internet.
    “Il diritto di manifestare è un diritto fondamentale”, ha ricordato Charles Michel a Xi Jinping, salutando con favore la disponibilità del leader cinese a riprendere il dialogo Ue-Cina sui diritti umani. Un dialogo che, vista la situazione in cui versano milioni di cittadini nel Paese asiatico a causa della politica “Zero-Covid”, non potrà che essere lungo e faticoso.

    Durante l’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il leader cinese avrebbe aperto a un allentamento delle misure anti-Covid, a causa della “bassa letalità della variante omicron prevalente ora nel Paese”

  • in

    Michel incontra Xi Jinping a Pechino: “Contiamo sulla Cina per fermare l’aggressione russa all’Ucraina”

    Bruxelles – “L’Ue conta sulla Cina, in qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per invitare la Russia a rispettare i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e contribuire a porre fine alla brutale occupazione dell’Ucraina”. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, può tornare da Pechino forte delle rassicurazioni del leader cinese, Xi Jinping, che ha condannato le minacce nucleari “inaccettabili” del Cremlino e ha dichiarato che “la Cina non sta vendendo armi a Putin”.
    Michel, che a Pechino era già stato nel novembre 2016 come primo ministro belga, ha incontrato oggi (giovedì primo dicembre) il presidente della Repubblica Popolare Cinese, a cui ha ribadito la necessità che la Cina “utilizzi la propria influenza sul Cremlino” per fermare la guerra. Non solo: in un tête-à-tête durato più di tre ore, i due leader hanno discusso delle crisi globali innescate dal conflitto e dell’importanza strategica dell’asse Bruxelles-Pechino.

    The EU promotes its interests and values in the world.With China, engaging openly on all aspects of our relationship is the only way forward.Today we addressed Russia’s war against Ukraine & its consequences, global challenges and the full breadth of our bilateral relationship. pic.twitter.com/dlw1k1upyh
    — Charles Michel (@CharlesMichel) December 1, 2022

    Il presidente del Consiglio Europeo ha portato all’attenzione di Xi Jinping la posizione comune che i 27 primi ministri Ue hanno stabilito poche settimane fa sul rapporto strategico con il gigante asiatico, ovvero la necessità di adottare un approccio realistico che parte da un dato di fatto: Pechino è il primo partner commerciale dell’Unione, con cui scambia merci per più di 2 miliardi di euro al giorno. Per i leader europei il tema chiave è “il riequilibrio delle relazioni commerciali”. Michel ha evidenziato che il commercio Ue-Cina “ha contribuito in modo sostanziale alla trasformazione economica” del Paese asiatico, ma che ora c’è bisogno “di maggiore reciprocità e di garantire parità di condizioni (level playing fields) per le imprese europee“. Perché se da una parte “i mercati sono aperti e per le compagnie cinesi è facile investire da noi”, Michel ha chiesto a Xi Jinping di rimuovere gli ostacoli che fanno sì che le imprese europee “abbiano difficoltà a operare in Cina”.
    L’Unione teme di sviluppare con il gigante asiatico un rapporto di dipendenza per le forniture di tecnologie (come i semiconduttori) e materie prime critiche, necessarie per la doppia transizione digitale e energetica. Per non ripetere l’errore della dipendenza dal gas russo, Bruxelles ha presentato l’European Chips Act e sta lavorando sull’Atto sulle materie prime critiche. Ma se Pechino si sta rivelando fondamentale per la differenziazione energetica, su cui l’Europa sta procedendo a tappe forzate a causa della guerra in Ucraina, Bruxelles potrebbe soccorrere la Repubblica popolare cinese ancora alle prese con confinamenti anti-Covid e con una campagna vaccinale che non decolla. “Le compagnie farmaceutiche europee sono disponibili a consegnare i loro vaccini in Cina, quando verranno riconosciuti dalle autorità di Pechino”, ha dichiarato Michel, che ha poi espresso a Xi Jinping la sua preoccupazione per le proteste e gli scontri in corso in diverse città cinese, ricordando che “il diritto di riunione è un diritto fondamentale”.
    Sulla questione dei diritti umani in generale, Michel ha accolto con favore la disponibilità del leader cinese a riprendere il dialogo Bruxelles-Pechino sui diritti umani, “che offrirà l’opportunità di affrontare in dettaglio la situazione delle minoranze nonché dei singoli casi”. Il presidente del Consiglio Ue ha ribadito “l’impegno a favore della politica di un’unica Cina“, facendo presente a Xi Jinping che le tensioni su Taiwan vanno a discapito degli interessi dell’Unione, visto che lo stretto di Taiwan è la rotta principale per le navi provenienti dalla Cina, dal Giappone, dalla Corea del Sud e da Taiwan verso l’Europa e che nell’isola si fabbricano circa il 50 per cento della produzione mondiale di semiconduttori. “Sia la Cina che l’Ue hanno interesse a un mondo basato sulla legge, con la carta delle Nazioni Unite al centro”, ha chiuso Michel, affermando che l’Ue “continuerà a dialogare con la Cina in vista del prossimo vertice Ue-Cina nel 2023”.

    Il leader cinese ha assicurato che “la Cina non sta vendendo armi alla Russia” e ha condannato le minacce nucleari del Cremlino. Nel bilaterale Michel ha fatto presente la necessità di “riequilibrare le relazioni commerciali”, garantendo parità di condizioni per le imprese europee

  • in

    “In Cina da cancelliere tedesco e da europeo”. Scholz in visita a Pechino tra le polemiche

    Bruxelles – Un’avanguardia europea per riscrivere le relazioni con la Cina di Xi Jinping. Così si vede il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che oggi (3 novembre) intraprenderà la prima visita di un leader del G7 a Pechino dallo scoppio della pandemia di Covid-19: “Se vado a Pechino come cancelliere tedesco, lo faccio contemporaneamente come europeo. La politica tedesca sulla Cina ha successo solo se inserita in quella europea”. In una lunga lettera pubblicata sul Frankfurter Allgemeine Zeitung Scholz ha provato a rassicurare le istituzioni Ue, che avevano fortemente criticato il suo viaggio solitario al cospetto del leader comunista.
    “Se la Cina cambia, anche il nostro rapporto con la Cina deve cambiare”, ha affermato il cancelliere, che arriva a Pechino a pochi giorni dalla riconferma per altri cinque anni di Xi Jinping al vertice del Partito Comunista. “Noi non vogliamo disaccoppiarci dalla Cina, importante partner economico per la Germania e per l’Europa. Ma cosa vuole Pechino?”, ha chiesto retoricamente Scholz ai lettori del quotidiano di Francoforte. Il focus sempre più accentuato sulla “stabilità del sistema comunista e sull’autonomia nazionale” cinese, secondo il leader tedesco avrà conseguenze per tutti i partner commerciali del gigante asiatico. Per questo l’obiettivo della delegazione di industriali tedeschi guidata da Scholz sarebbe insistere con il “partner, concorrente e rivale” cinese sul “principio della reciprocità” nei rapporti sino-europei: “Se la Cina rifiuta di consentire questa reciprocità, non sarà priva di conseguenze”, ha sentenziato il cancelliere socialdemocratico. “Differenziare i rapporti con la Cina è in linea con gli interessi strategici a lungo termine della Germania e dell’Europa”.
    Nonostante le rassicurazioni tedesche sulle intenzioni del viaggio, a Bruxelles c’è chi ritiene che Berlino voglia procedere a testa bassa nel perseguimento dei propri interessi, senza alcuna concertazione con gli altri membri Ue: il via libera di Scholz all’acquisizione di una quota del porto di Amburgo da parte dell’azienda cinese Cosco, malgrado le perplessità degli alleati occidentali, e l’istituzione del fondo da 200 miliardi per proteggere famiglie e imprese tedesche dal caro energia, con tanti saluti alla solidarietà europea, costituiscono in questo senso due precedenti scomodi. E intanto da Pechino il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha ricordato che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Germania e che la visita di Scholz darà slancio allo “sviluppo della partnership strategica completa” tra i due Paesi, che “consolideranno la fiducia reciproca politica e rafforzeranno la cooperazione”.
    I riflettori sono accesi sull’incontro di domani (4 novembre) tra i due leader: Berlino fa sapere che avrà luogo uno scambio di vedute approfondito su tutti gli aspetti delle relazioni sino-europee, incluse le tensioni su Taiwan, il tema del rispetto dei diritti umani (in riferimento alla persecuzione degli Uiguri nello Xinjiang), e non ultima la posizione di Pechino sul conflitto in Ucraina. E, a pochi giorni dalla COP27 a Sharm el-Sheikh in Egitto, anche gli obiettivi dell’Accordo di Parigi saranno verosimilmente nell’agenda del bilaterale: “Senza azioni risolute per ridurre le emissioni in Cina, non potremo vincere la battaglia contro il cambiamento climatico”, ha ricordato Scholz, promettendo che insisterà con Xi Jinping “perché la Cina si assuma ancora maggiori responsabilità per la protezione del clima”.

    Primo leader europeo a recarsi in Cina dal 2019, domani Scholz incontrerà il presidente Xi Jinping. Il cancelliere, duramente criticato a Bruxelles, ha spiegato in un articolo le ragioni della sua visita al leader del Partito comunista cinese

  • in

    La telefonata di Xi a Putin: In Ucraina spingere per una soluzione adeguata con responsabilità

    Bruxelles – Sostegno reciproco, ma non ‘senza limiti’. La seconda telefonata tra Xi Jinping e Vladimir Putin dallo scoppio della guerra in Ucraina è avvenuta in occasione del 69esimo compleanno del leader cinese (15 giugno), che ha sottolineato – secondo la nota del ministero degli Esteri cinese – che “dall’inizio dell’anno, la Cina e la Russia hanno mantenuto un solido slancio, nonostante le turbolenze e i cambiamenti globali”. Un modo per ribadire l’amicizia tra i due Paesi, affermata in occasione dei giochi olimpici di Pechino il 4 febbraio 2022. Questa volta però la Cina chiede responsabilità.
    “La Cina è disposta a continuare a sostenersi in maniera reciproca con la Russia su questioni legate agli interessi fondamentali”, “come la sovranità e la sicurezza, a stringere la cooperazione strategica tra i due Paesi, a rafforzare la comunicazione e il coordinamento nelle Nazioni Unite, nel BRICS” e in altre importanti organizzazioni internazionali e regionali. Queste le parole di Xi che ha aggiunto come la cooperazione tra i due Paesi, anche sul piano economico e commerciale, sia “progredita”. Come nel caso, sottolinea il presidente cinese, dell’apertura al traffico del ponte che collega la città di Heihe, nel nord-est della Cina, a quella russa di Blagoveshchensk, attraverso il fiume Amur. Durante l’inaugurazione, il 10 giugno 2022, il vice-premier Hu Chunhua aveva detto che la Cina era “pronta a incontrare la Russia a metà strada”, un segnale di ulteriore avvicinamento, questa volta fisico, tra i due Paesi.
    L’amicizia tra Pechino e Mosca è quindi salda: questo è il messaggio inviato dai due leader. Secondo Politico, Xi avrebbe offerto la dimostrazione di sostegno più inequivocabile dallo scoppio della guerra in Ucraina – mentre per il Wall Street Journal il leader cinese non sarebbe riuscito, ancora una volta, a schierarsi pubblicamente con Mosca. Finora la Cina ha infatti mantenuto una posizione di ambiguità nei confronti della guerra. Come durante la prima telefonata tra Xi e Putin subito dopo l’invasione di Kiev, il 25 febbraio 2022: da un lato Pechino invitava Mosca e Kiev a negoziare, dall’altro attaccava la NATO chiedendo di rispettare “le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi” e di superare una certa “mentalità da Guerra Fredda”. Una posizione ribadita anche durante l’incontro tra il ministro degli Esteri Wang Yi e l’omologo russo Sergey Lavrov il 30 marzo scorso.
    Questa volta, Xi ha invitato sottolineato che “tutte le parti dovrebbero spingere per una soluzione adeguata della crisi ucraina in modo responsabile” e che “la Cina continuerà a svolgere il proprio ruolo per questo obiettivo”. Pur non utilizzando mai i termini ‘guerra’ o ‘conflitto’ – ma ‘crisi’ – è l’invito alla responsabilità a diventare centrale, mentre spariscono i riferimenti alla ‘mentalità da Guerra Fredda’.
    Diversa è la nota rilasciata dal Cremlino, e che non accenna alla responsabilità: “I presidenti hanno dichiarato che le relazioni sino-russe hanno raggiunto un massimo storico”. Prosegue, Xi Jinping “ha sottolineato la legittimità delle azioni della Russia per proteggere gli interessi nazionali fondamentali per proteggere gli interessi nazionali fondamentali di fronte alle sfide alla sua sicurezza create da forze esterne”.

    Durante la seconda chiamata tra i due leader, ribadita l’amicizia tra Cina e Russia, ma non c’è “alleanza” per la guerra

  • in

    Xinjiang Police Files: pubblicate le prime foto non ufficiali all’interno dei campi per gli uiguri, durante la visita della commissaria ONU

    Bruxelles – L’ingresso di questa settimana di Michelle Bachelet, l’alta commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, in quelle che la Cina definisce ‘strutture di avviamento professionale’ – campi di internamento e rieducazione degli uiguri –, è stato anticipato dai media internazionali e senza alcun filtro da parte delle autorità di Pechino. A guidare all’interno dei centri oltre 5mila fotografie e centinaia di migliaia di documenti, in una raccolta chiamata ‘Xinjiang Police Files’, pubblicata dal think tank americano Fondazione Memoriale delle Vittime del Comunismo e da una serie di testate affiliate al Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ).
    Un’esercitazione delle forze di sicurezza di uno dei centri (foto di: vittime della Fondazione Memoriale del Comunismo)
    Il materiale arriva dai computer della polizia locale dopo un’operazione di hackeraggio e risale dai primi anni 2000 al 2018. Ci sono documenti confidenziali e interni, direttive e trascrizioni dei discorsi delle autorità locali e regionali del Xinjiang, tra cui dell’ex segretario regionale e membro dell’Ufficio politico di partito, Chen Quanguo, tra i principali fautori dei campi di internamento, e dell’attuale ministro della Pubblica sicurezza cinese, Zhao Kezhi. Si va da procedure contro la fuga durante le attività, con l’ordine di uccidere i detenuti se necessario fino a disposizioni speciali, di controllo più rigido, in occasione del Ramadan. In una trascrizione, il ministro della Pubblica sicurezza elenca gli obiettivi, stabiliti a livello centrale, per il Xinjiang: “in un anno stabilizzare la regione, in due consolidare i risultati, in tre normalizzare la stabilità sociale, in cinque raggiungere la stabilità nel complesso”.
    Foto di: vittime della Fondazione Memoriale del Comunismo
    Gran parte delle fotografie sono invece, secondo il think tank, un archivio per la raccolta dei dati biometrici, con i dettagli sull’internamento di 2.884 uiguri. I più giovani sono due ragazzi di 15 anni, le più anziane due donne di 73 anni. Molti sono stati puniti solo per aver esternato la propria fede islamica o per aver viaggiato in Paesi a maggioranza musulmana, altri per ‘crimini’ risalenti a più di dieci anni prima. Una serie di foto mostrano invece le operazioni all’interno di alcuni dei campi e sono le prime immagini non ufficiali mai pubblicate.
    “I documenti trapelati contengono nuove prove dall’interno sulle violazioni dei diritti umani nel Xinjiang, che verrebbero perpetrate a tutti i livelli amministrativi: dai principali funzionari, da unità speciali di polizia e da gruppi speciali delle forze armate”, ha dichiarato a Eunews Nabila Massrali, portavoce della Commissione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. “Si aggiungono all’insieme di prove esistenti sulle vergognose violazioni dei diritti umani – ha proseguito la portavoce – come l’esistenza di un’ampia rete di campi di rieducazione politica, le estese misure di sorveglianza e tracciamento, le limitazioni sistemiche all’esercizio delle libertà fondamentali – incluse quelle di credo e religione, l’uso di politiche di lavoro forzato, sterilizzazione forzata, controllo delle nascite e di separazione familiare, e di violenze sessuali e di genere”.
    Alcune fotografie di materiale religioso requisito agli uiguri (foto di: vittime della Fondazione Memoriale del Comunismo)
    Anche l’eurodeputato tedesco Reinhard Bütikofer (Verdi europei), a capo della delegazione per le relazioni con la Repubblica Popolare cinese e sanzionato da Pechino ha commentato i Xinjiang Police Files con un tweet: “I fatti parlano chiaro. La Cina commette crimini contro i diritti umani, contro gli uiguri e altre minoranze musulmane”. Ha aggiunto: “La chiarezza con cui von der Leyen e Michel hanno sollevato le questioni relative ai diritti umani al vertice UE-Cina di aprile necessita del sostegno chiaro e unanime di tutti i 27 governi dell’Unione. Ciò deve includere la volontà di accettare ulteriori sanzioni appropriate”.
    All’incontro di oggi, online, tra l’alta commissaria e il presidente Xi Jinping, Bachelet è stata tuttavia ammonita dal leader cinese: “Nelle questioni relative ai diritti umani, non esiste uno ‘Stato ideale’ perfetto, non c’è bisogno di insegnanti arroganti nei confronti degli altri Paesi, e neppure di utilizzare doppi standard che strumentalizzino e politicizzino i temi relativi ai diritti umani, prendendo i diritti umani come scusa per interferire nelle questioni interne degli altri Paesi”. La commissaria, al momento in Cina, sta lavorando da almeno tre anni al rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione degli uiguri nel Paese e visiterà il Xinjiang nei prossimi giorni.

    Oltre 5mila fotografie e centinaia di migliaia di documenti hackerati dalla polizia della regione autonoma cinese. La portavoce per gli affari esteri UE: “Nuove prove dall’interno sulle violazioni dei diritti umani”