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    Zelensky ‘a caccia’ di F-16: Paesi Bassi e Danimarca si impegnano a fornire decine di aerei all’Ucraina

    Bruxelles – Un impegno e la prima vera promessa di fornire caccia F-16 alle forze armate ucraine. Danimarca e Paesi Bassi muovono i primi passi sulle forniture di aerei da combattimento per Kiev, dopo l’apertura del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e hanno annunciato ieri (20 agosto) che forniranno diversi F-16 a Kiev, che contribuiranno a rimpolpare le difese aree ucraina e la controffensiva contro l’invasione della Russia, iniziata il 24 febbraio di un anno fa.
    L’occasione per annunciare il dispiegamento di forze armate è stata la visita del presidente ucraino Volodomyr Zelenskyj, ai rispettivi premier di Danimarca e Paesi Bassi, Mette Frederiksen e Mark Rutte. “Gli F-16 instilleranno nuova fiducia e motivazione sia nei guerrieri che nei comuni cittadini. Produrranno nuovi risultati per l’Ucraina e il resto d’Europa”, ha scritto su X (precedentemente Twitter) il presidente ucraino, riferendo di una giornata “potente e fruttuosa” sul fronte degli armamenti. 

    F-16s will instill fresh confidence and motivation in both warriors and ordinary citizens. They will produce fresh results for Ukraine and the rest of Europe.
    I thank you once again, dear @MinPres Mark, @Statsmin Mette, your teams, and the peoples of the Netherlands and Denmark. pic.twitter.com/ffSdtMHkfI
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 20, 2023

    Coalizione F-16
    Copenaghen e Amsterdam muovono i primi passi in quella che dovrebbe diventare una vera coalizione, a cui i due premier europei invitano anche gli altri 25 Stati membri Ue a prendere parte. La Danimarca, come riferito da Frederiksen, consegnerà 19 arei caccia da combattimento in totale, con i primi sei che dovrebbero essere spediti in Ucraina intorno a Capodanno e che saranno seguiti da otto nel 2024 e cinque nel 2025. Quanto ai I Paesi Bassi hanno 42 F-16 disponibili in tutto, ma devono ancora decidere se verranno donati tutti, ha detto domenica il primo ministro olandese Mark Rutte, quando Zelenskiy ha visitato il paese.
    Prima i carri armati tedeschi, ora quella dei caccia aerei. La fornitura dei cosidetti fighter jets ha sollevato in Ue non poche divisioni e non meno remore tra i Paesi dell’Unione. Nonostante le divisioni a dodici stelle, una svolta è arrivata a fine maggio con la decisione del presidente americano Joe Biden di consentire ai Paesi che lo vorranno di fornire aerei caccia da guerra Made in USA F-16 all’Ucraina. Dopo mesi di richieste da parte di Zelensky, Biden – l’occasione era la riunione dei leader G7 a Hiroshima, in Giappone – ha comunicato agli altri leader riuniti nel formato G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti e Unione europea) che gli Stati Uniti sosterranno anche gli sforzi di addestramento dei piloti ucraini sugli F-16, che potrebbero coinvolgere anche l’Italia. Roma è insieme alla Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Romania, Portogallo tra i Paesi Ue a disporre di questi velivoli.

    Dopo l’apertura di Biden, da Paesi Bassi e Danimarca arriva la prima promessa ufficiale a fornire a Kiev aerei caccia F-16 che contribuiranno a rafforzare le difese aree ucraine e la controffensiva contro l’invasione della Russia. “Una giornata potente e fruttuosa”, annuncia il presidente ucraino, in visita domenica nei due Paesi Ue

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    Fuga dal Niger, Bruxelles sostiene gli Stati membri. Macron attiva il Meccanismo Ue di protezione civile per i rimpatri

    Bruxelles – La Francia è il primo Paese Ue ad aver richiesto l’attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile per sostenere il rimpatrio dei cittadini francesi ancora presenti in Niger. Lo ha annunciato oggi (2 agosto) la Commissione europea in una nota, appena ventiquattro ore dopo aver annunciato che il suo personale continuerà a rimanere nel Paese dove venerdì scorso il capo della Guardia presidenziale Abdourahmane Tchiani si è autoproclamato nuovo leader del Paese a seguito del colpo di stato con il quale è stato deposto il presidente in carica dal 2021 democraticamente eletto, Mohamed Bazoum. 
    Mentre Bruxelles ha offerto al suo personale la possibilità di essere evacuato dal Paese (ma non lo ha ancora imposto come una vera e promisura di emergenza, diversi Stati membri dell’Ue, come anche l’Italia, la Francia e la Spagna hanno iniziato a evacuare i loro connazionali organizzato voli di rimpatrio. Oggi il governo di Roma ha accolto 36 cittadini italiani e 32 stranieri che “abbiamo aiutato a partire dal Niger”, ha riferito in un tweet il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani.

    Ho accolto a #Roma 36 italiani ed altri 32 cittadini stranieri che il Governo ha aiutato a partire dal #Niger. Sui loro volti la gratitudine verso la diplomazia e i militari🇮🇹 che li hanno sostenuti. Continuiamo a lavorare per la stabilità in Niger ed evitare altro caos nel Sahel pic.twitter.com/cT0QUFMN3Q
    — Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) August 2, 2023

    Parigi ha richiesto assistenza attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’UE per sostenere il rimpatrio dei cittadini europei e ha offerto quattro aerei per il rimpatrio da Niamey a Parigi. Due voli sono già arrivati in Francia, rimpatriando circa 500 persone e secondo Bruxelles altri voli sono in preparazione. Secondo il governo francese, sui due voli c’erano almeno 350 francesi evacuati. Il meccanismo Ue finanzierà il 75 per cento dei costi di trasporto. Il Meccanismo di protezione civile dell’UE può essere attivato dagli Stati membri e dai nove Stati partecipanti per richiedere assistenza consolare per i loro cittadini, ad esempio nelle operazioni di evacuazione. In situazioni di emergenza, i voli di rimpatrio coordinati nell’ambito del Meccanismo di protezione civile dell’UE garantiscono il rimpatrio sicuro dei cittadini dell’UE di diverse nazionalità.

    Parigi ha richiesto assistenza attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’UE per sostenere il rimpatrio dei cittadini europei e ha offerto quattro aerei per il rimpatrio da Niamey a Parigi. Due voli sono già arrivati in Francia, rimpatriando circa 500 persone e secondo Bruxelles altri voli sono in preparazione. Secondo il governo francese, sui due voli c’erano almeno 350 francesi evacuati. Il meccanismo Ue finanzierà il 75 per cento dei costi di trasporto

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    La stretta cinese all’export di gallio e germano preoccupa l’Ue: “Presto valutazione d’impatto sugli Stati”

    Bruxelles – La stretta cinese sull’esportazione di gallio e germanio, ovvero materie prime critiche per la produzione di semiconduttori, preoccupa l’Unione europea che sta valutando quale potrebbe essere l’impatto potenziale delle restrizioni sugli Stati membri. Parte delle restrizioni entrano in vigore da oggi (primo agosto) e la Commissione europea “sta attualmente lavorando su un’analisi dettagliata del potenziale impatto di queste misure restrittive alle esportazioni sui Ventisette”, ha spiegato la portavoce dell’Esecutivo europeo responsabile per il commercio, Miriam Garcia, durante il briefing quotidiano con la stampa, assicurando che l’Ue ha insistito con Pechino “sul fatto che questo controllo delle esportazioni non è” giustificato da “situazioni di sicurezza e quindi abbiamo sollevato le nostre preoccupazioni”.

    Non ha precisato quali saranno i tempi e quanto potrebbe richiedere la valutazione dell’impatto. A inizio luglio il ministero del Commercio cinese ha annunciato l’intenzione di Pechino di introdurre a partire dal primo agosto una serie di limiti all’esportazione di gallio e germanio, due materie prime utilizzate nella produzione di semiconduttori e di conseguenza per i microchip alla base delle tecnologie per la doppia transizione digitale e verde. Nel 2022 la Cina ha esportato circa 94 tonnellate di gallio e 43,7 tonnellate di germanio, coprendo rispettivamente circa l’80 e il 60 per cento (con il resto proveniente da Canada, Finlandia, Russia e Stati Uniti) del fabbisogno.
    Secondo uno studio pubblicato dai servizi della Commissione Ue, i Ventisette importano dalla Cina il 71 per cento del gallio e il 45 per cento del germanio necessari per la produzione industriale. Per anni Pechino è riuscita nel tempo a garantire una sorta di monopolio, proponendo sul mercato materie prime critiche a un prezzo competitivo. Entrambi i metalli sono utilizzati per lo sviluppo dei chip per computer ad alta velocità e nei settori della difesa e delle energie rinnovabili.
    Sulle materie prime critiche necessarie alla doppia transizione, Bruxelles ha chiarito più volte di non voler ripetere gli errori commessi in passato con la dipendenza energetica dai combustibili fossili importati (a prezzo basso) dal mercato russo. Quindi la strategia è quella della diversificazione, anche se sulle materie critiche non sarà facile come per gli idrocarburi. La Commissione europea ha varato lo scorso 16 marzo una vera e propria proposta di Legge sulle materie prime critiche (il Critical Raw material act) con cui ha individuato una lista di 34 materie critiche (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), ma riducendo l’elenco a sole 16 da considerarsi ‘strategiche’, tra cui gallio e germanio. Oltre alla Cina, piccole quantità di gallio sono prodotte da Giappone, Russia e Corea del Sud, mentre il Canada è il più grande produttore di germanio del Nord America.E’ nel quadro del Critical Raw Materials Act che la Commissione europea sta lavorando a un ‘Club’ delle materie prime critiche, ovvero un gruppo ristretto di partner affidabili con cui creare una catena di approvvigionamento, che non dipenda solo dalla Cina.

    In vigore dal primo agosto le restrizioni cinesi all’esportazione di alcune materie prime critiche necessarie alla transizione, gallio e germanio. Bruxelles lavora a un’analisi “dettagliata del potenziale impatto di queste misure restrittive alle esportazioni sui Ventisette”

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    Nessuna evacuazione, l’Unione europea “resta in Niger”

    Bruxelles – Nessuna evacuazione, almeno per ora. L’Unione europea con il suo personale resta in Niger, dove venerdì scorso il capo della Guardia presidenziale Abdourahmane Tchiani si è autoproclamato nuovo leader del Paese dopo un colpo di stato durato 48 ore con il quale è stato deposto il presidente in carica dal 2021 e democraticamente eletto, Mohamed Bazoum. “L’Unione europea ha deciso di offrire al personale Ue a Niamey”, la capitale nigeriana, “la possibilità di lasciare la città volontariamente, ma finora non abbiamo preso alcuna decisione formale di evacuare il nostro personale lì”, ha confermato oggi (primo agosto) Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea, rispondendo a una domanda sulla situazione nel Paese dopo il colpo di stato.
    L’Unione europea, dunque, “resterà presente nel Paese” insieme al suo staff. Almeno per ora. Tra le altre cose, in loco è presente, anche se sospesa, la missione di partenariato militare (Eupmm) lanciata lo scorso febbraio per sostenere la capacità delle forze armate nigeriane di contenere la “minaccia terroristica, proteggere la popolazione del Paese e garantire un ambiente sicuro e protetto nel rispetto dei diritti umani diritto e diritto internazionale umanitario”, precisa una nota del Consiglio. Bruxelles monitora “molto seriamente” la crisi politica interna, ma per ora sceglie di non lasciare il Paese con urgenza, sostenendo però gli Stati membri, come l’Italia e la Francia, che stanno organizzando voli e missioni per rimpatriare i connazionali in Niger. La portavoce ha ricordato ancora che “la sicurezza dei cittadini dell’Ue in Niger è la nostra massima priorità. Stiamo contribuendo a questo obiettivo sostenendo gli Stati membri dell’Ue e stiamo monitorando la situazione minuto per minuto”, ha assicurato.

    L’UE soutient toutes les mesures adoptées par la @ecowas_cedeao en réaction au coup d’Etat au #Niger et les appuiera rapidement et résolument.
    Il est important que la volonté du peuple nigérien, telle qu’exprimée par les suffrages, soit respectée.https://t.co/4MGecrv4T2
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) July 31, 2023

    Quanto alle misure, economiche e militari, annunciate dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao) per rispondere al colpo di stato, Bruxelles precisa di non aver ricevuto ancora alcuna richiesta specifica per un possibile sostegno militare. “La determinazione della Cedeao a invertire nel recente colpo di Stato in Niger è senza precedenti. Abbiamo chiaramente affermato il nostro sostegno a tutte le misure adottate dalla Cedeao al vertice del 31 luglio in risposta al colpo di Stato”, ha detto. “Finora, però, non abbiamo ricevuto alcuna richiesta da parte della Cedeao e, se la ricevessimo, la esamineremmo per definire il modo migliore per rispettare gli impegni politici assunti”. Bruxelles continua ad essere in contatto con il deposto presidente Bazoum che “è per adesso in buona salute”. La portavoce ha assicurato che ci sono stati molti contatti con il presidente Bazoum finora. Il presidente il Consiglio europeo Charles Michel ci parla regolarmente e l’Alto rappresentante (Josep) Borrell gli ha parlato diverse volte”.
    La Commissione europea ridimensiona inoltre le preoccupazioni su possibili rischi di approvvigionamento di uranio dal Paese, che insieme a Kazakistan e Russia è tra i principali fornitori di uranio all’Unione europea. “Non c’è alcun rischio di approvvigionamento” di uranio proveniente dal Niger “in quanto le imprese hanno sufficienti scorte di uranio naturale per mitigare qualsiasi rischio di approvvigionamento a breve termine e per il medio e lungo termine ci sono abbastanza depositi sul mercato mondiale per coprire il fabbisogno dell’Ue”, ha assicurato la portavoce della Commissione europea, ricordando che il Niger è un importante fornitore di uranio per gli Stati membri “nella sua forma naturale”, ovvero prima di aver subito processi di arricchimento, che servono per rendere l’uranio “utilizzabile come combustibile naturale”. Il processo di arricchimento, ha aggiunto il portavoce, viene effettuato in vari Paesi dell’Ue, tra cui Francia e Spagna.

    La conferma della portavoce della Commissione europea riguardo alla crisi in Niger

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    L’Ue contro l’inquinamento da plastica nelle Filippine, von der Leyen lancia l’iniziativa da 466 milioni di euro

    Bruxelles – Combattere la grave crisi ambientale che porta le Filippine a essere uno dei principali produttori al mondo di rifiuti da plastica. E’ nel quadro del suo viaggio a Manila per incontrare il presidente Ferdinand Marcos e rilanciare un dialogo commerciale, che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato oggi (31 luglio) che insieme agli Stati membri Ue finanzieranno con 466 milioni di euro un’iniziativa per l’economia green locale per attuare un modello alternativo di gestione dei rifiuti di plastica, portando a catene del valore della plastica più sostenibili e a una riduzione dei rifiuti, anche quelli marini.

    We are also joining forces to fight climate change.
    Today we launch the Global Gateway initiative on the Green Economy.#TeamEurope will provide €466 million in financing, as well as expertise, for the transition to a circular economy and the production of clean energy. pic.twitter.com/SMZqPprmEk
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 31, 2023

    La missione annunciata oggi è parte di Global Gateway, l’iniziativa di investimento globale da 300 miliardi di euro che la Commissione europea ha lanciato nel 2021 come strategia di soft power alternativa alla Via della Seta della Cina. In stretta collaborazione con le autorità locali, l’iniziativa annunciata contribuirà a sviluppare una politica di economia circolare, in particolare per affrontare il gravoso problema dei rifiuti di plastica, a integrazione della strategia nazionale per combattere i rifiuti marini.
    Il problema rifiuti nelle Filippine
    Il perché dell’iniziativa europea lo spiegano con chiarezza i dati sui rifiuti da plastica riportati da Our World in Data, secondo cui nel 2019 la popolazione filippina di 114 milioni di persone produceva oltre un terzo di tutti i rifiuti plastici oceanici del mondo, con 3,3 chilogrammi pro capite di rifiuti da plastica certificati nel 2019. Il Paese negli ultimi decenni ha osservato un aumento esponenziale di inquinamento da plastica dopo che il boom economico e la crescita della classe media hanno contribuito a stimolarne l’economia. Nel 2023, il governo ha approvato una legge per combattere l’inquinamento da plastica, che introduce la responsabilità estesa del produttore, ovvero obbliga i produttori di imballaggi in plastica ad assumersi la piena responsabilità per l’intero ciclo di vita dei loro prodotti, compresa la gestione dei rifiuti.
    Bruxelles spiega in una nota che l’iniziativa di investimento svilupperà una piattaforma di dialogo politico a livello governativo per promuovere i principi dell’economia circolare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Ci sarà un potenziamento delle capacità per il Dipartimento dell’Energia e altre parti interessate chiave per sostenere l’agenda dell’energia pulita. Saranno individuati nuovi investimenti del settore energetico privato incentrati sulla mitigazione del cambiamento climatico. Dopo l’annuncio fatto oggi da von der Leyen, questo progetto sarà presentato anche al Global Gateway Forum che si terrà a Bruxelles il 25-26 ottobre.
    Nello specifico, questa iniziativa riunisce Commissione europea, Francia, Spagna, Germania e Finlandia. Austria, Paesi Bassi e Svezia contribuiranno con competenze e trasferimento tecnologico. Il contributo di Team Europe all’iniziativa è di 466 milioni di euro, con 64 milioni dei quali provenienti dal bilancio comunitario mentre gli Stati membri dell’Ue contribuiscono con i finanziamenti rimanenti e contribuiranno anche con competenze. “Investiremo nella transizione verso un’economia circolare e nella generazione di energia verde. E forniremo anche competenze, formazione e trasferimenti di tecnologia, perché questo è il modo per potenziare le comunità locali, ed è ciò che interessa all’Ue”, commenta von der Leyen. “Insieme alle autorità filippine stiamo sviluppando una politica per un’economia circolare. Una riduzione dei rifiuti di plastica e delle catene del valore sostenibili della plastica avranno un impatto positivo sulla popolazione locale, poiché ci sarà meno inquinamento da rifiuti sulla terraferma, nei fiumi e nel mare”, ha ricordato Jutta Urpilainen, commissaria per i partenariati internazionali.

    A Manila per incontrare il presidente Ferdinand Marcos e rilanciare un dialogo commerciale, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che insieme agli Stati membri Ue finanzieranno un’iniziativa per l’economia green delle Filippine, contribuendo alla lotta contro l’inquinamento da plastica

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    Si chiude il vertice Ue-Celac e von der Leyen “vede” chiuso l’accordo con il Mercosur entro fine anno

    Bruxelles – Finalizzare l’accordo con il blocco del Mercosur entro la fine dell’anno. Dopo la due giorni (17-18 luglio) di Vertice Ue-America Latina e Caraibi che si è svolta a Bruxelles, Ursula von der Leyen si dice ancora più “fiduciosa” che i negoziati si sbloccheranno e l’accordo sarà finalizzato entro la fine del 2023. “Sono fiduciosa, soprattutto dopo questi due giorni, che nei prossimi mesi saremo in grado di accelerare i negoziati sull’accordo” con il blocco del “Mercosur”, ha detto la presidente della Commissione europea parlando in conferenza stampa al termine del vertice. 
    L’ambizione di Bruxelles è quella di “superare nei prossimi mesi le divergenze che ancora rimangono e arrivare a un accordo al più tardi entro la fine di quest’anno”, ha precisato la presidente tedesca, dicendosi fiduciosa di trovare “nei prossimi mesi un’intesa per modernizzare” anche “l’accordo Ue-Messico”. L’accordo Ue-Mercosur è stato concluso dall’Esecutivo comunitario e dai quattro paesi del blocco commerciale Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) il 28 giugno 2019 dopo due decenni di negoziati e mira alla riduzione delle tariffe sull’export in entrambi i mercati, tramite liberalizzazione dei dazi.
    E’ da allora però che il processo di ratifica ha subìto una brusca frenata, per una serie di ragioni. Intanto la parentesi di Jair Bolsonaro alla guida del Brasile dal 2019 al 2023 che ha imposto una politica ambientale più conservatrice, e si è opposto alle nuove richieste più attente a clima e ambiente da parte di Bruxelles. E questa è la seconda grande ragione che ha rallentato il negoziato, ovvero che dalla presentazione nel 2019 del Green Deal, il Patto verde per l’Europa, la Commissione europea spinge per garantire all’interno dell’accordo clausole di sostenibilità. Non solo critiche esterne, l’accordo è stato accusato anche internamente, in particolare del gruppo dei Verdi europei, di provocare danni ambientali e ricadere negativamente anche sulle condizioni dei diritti umani in Sud America, in Brasile soprattutto.
    Oggi, a detta di von der Leyen, le condizioni per rilanciare il negoziato sono a un punto di svolta. L’accordo con il Mercosur è stato il grande ‘elefante nella stanza’ nel tour dell’America Latina che la presidente ha fatto nel mese di giugno tra Brasile, Argentina, Messico e Cile. A giocare un ruolo fondamentale l’inversione di marcia del nuovo presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, e i ‘passi avanti’ che promette di compiere contro la deforestazione. Rispondendo a una domanda sull’accordo, la presidente della Commissione europea ha assicurato che entrambe le parti comprendono “l’alto valore di questo accordo e il mio viaggio in Brasile e in Argentina” nel mese di giugno “mi hanno aiutato molto ad ascoltare e a capire quali sono le idee. C’è un forte consenso, condividiamo gli stessi obiettivi: vogliamo la protezione del clima e della biodiversità e il presidente (del Brasile, ndr) Lula, da quando è in carica, ha fatto enormi progressi ad esempio per fermare la deforestazione”, ha assicurato. La Commissione Ue, a detta della sua presidente, è convinta che “tutto questo si rifletterà in un documento a cui stiamo lavorando” e che dovrebbe essere presentato nei prossimi mesi.

    Dopo la due giorni (17-18 luglio) di Vertice Ue-America Latina e Caraibi che si è svolta a Bruxelles, Ursula von der Leyen si dice ancora più “fiduciosa” che i negoziati si sbloccheranno e l’accordo con i Paesi del Mercosur sarà finalizzato entro la fine del 2023

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    L’Europarlamento chiede di avviare l’iter di adesione dell’Ucraina alla NATO dopo la fine della guerra

    Bruxelles – Spianare la strada all’ingresso dell’Ucraina nella NATO subito dopo la fine della guerra. E’ quanto chiede l’Europarlamento in una risoluzione non legislativa adottata oggi in plenaria a Strasburgo con 425 voti a favore, 38 contrari e 42 astensioni, precisando che il processo di adesione dovrebbe essere avviato dopo la fine della guerra e “ultimato quanto prima”.

    Solo di recente, al secondo vertice della Comunità politica europea che si è tenuto a inizio mese in Moldavia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a battere sul punto con gli alleati europei e non. “L’Ucraina è pronta per entrare nella Nato” e alla riunione dei capi di stato e di governo della NATO che si terrà l’11 e 12 luglio a Vilnius “è necessario ci sia un chiaro invito per l’Ucraina ad aderire all’Alleanza proprio come sono necessarie garanzie di sicurezza sul cammino verso l’adesione in futuro. Ed è necessaria una chiara decisione positiva sull’adesione dell’Ucraina alla Ue”, ha detto ai 45 capi di Stato e governo del blocco europeo.
    Nella risoluzione adottata l’Eurocamera ribadisce il proprio sostegno alla decisione del Consiglio europeo, adottata lo scorso anno, di concedere all’Ucraina lo status di candidato all’adesione e incalza anche ad avviare dopo la fine della guerra anche l’iter di adesione all’Alleanza Atlantica di cui fanno oggi parte 31 Paesi.
    Gli eurodeputati riuniti a Strasburgo hanno discusso martedì mattina con la Commissione Ue le conseguenze ambientali e umanitarie dell’esplosione che nelle scorse settimane ha coinvolto la diga idroelettrica di Nova Kakhovka, situata nelle aree occupate dai russi della regione di Kherson, nel sud del Paese, che ha messo a rischio inondazioni i territori costieri di 14 località dove risiedono più di 22.000 persone, tanto da costringere le autorità locali a cominciare l’evacuazione di migliaia di residenti. Gli eurodeputati hanno condannato con fermezza la distruzione, da parte della Russia, della diga, definendola senza mezzi termini un “crimine di guerra” e chiedendo inoltre un pacchetto finanziario di misure per la ripresa dell’Ucraina, che sia incentrato sul “soccorso, la ricostruzione e la ripresa del Paese nell’immediato e a medio e lungo termine”.

    L’Aula di Strasburgo incalza con una risoluzione non legislativa adottata con 425 voti a favore, 38 contrari e 42 astensioni ad avviare il processo di adesione di Kiev alla NATO subito dopo la fine della guerra

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    Von der Leyen in Argentina sigla il Memorandum d’intesa sulle materie prime critiche

    Bruxelles – Catene del valore integrate delle materie prime sostenibili, cooperazione per la ricerca e l’innovazione e per sfruttare i criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) e allineamento agli standard internazionali; infrastrutture per lo sviluppo dei progetti, riducendo al minimo il loro impatto ambientale e climatico; e rafforzamento delle capacità, l’istruzione e la formazione professionale e lo sviluppo delle competenze lungo le catene del valore delle materie prime sostenibili.
    Sono cinque le aree di collaborazione del Memorandum d’intesa sulle materie prime critiche tra Unione europea e Argentina siglato a Buenos Aires dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal presidente dell’Argentina, Alberto Fernandez. L’Argentina è la seconda tappa del tour che vede impegnata la presidente della Commissione europea da lunedì a giovedì in America Latina con l’obiettivo di rafforzare le relazioni con i principali Paesi della regione. Bruxelles getta le basi per preparare il vertice Ue-Celac (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi) che sarà ospitato nella capitale d’Europa il 17 e 18 luglio e von der Leyen dovrebbe annunciare in questi giorni una serie di progetti e iniziative d’investimento nella regione attraverso Global Gateway, la strategia di finanziamento da 300 miliardi di euro con cui l’Unione europea aspira a dar vita a una alternativa alla Via della Seta cinese.
    Di questi 300 miliardi, l’Ue ne ha riservati 10 alla regione dell’America latina e nei Caraibi, a cui pensa di poter integrare ulteriori risorse con i contributi bilaterali degli Stati membri e da investimenti del settore privato. Dopo la prima tappa di lunedì in Brasile il partenariato strategico con l’Argentina è il primo grande ‘annuncio’ fatto da von der Leyen. L’intesa mira a garantire lo sviluppo di un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime necessarie per l’energia pulita e la transizione digitale. Per von der Leyen “si tratta di un’iniziativa davvero vincente. È un grande passo avanti per le ambizioni climatiche dell’UE ed è vantaggioso per l’Argentina in quanto attore globale chiave nella transizione verso l’energia pulita. Una partnership basata su impegni condivisi per un futuro più verde, digitale e resiliente per tutti”.
    In conferenza stampa al fianco del presidente argentino, Alberto Fernández, von der Leyen ha insistito sul ruolo del litio nella transizione. “È praticamente ovunque: è nelle batterie; è nelle turbine eoliche. E mentre il mondo intero si sta imbarcando in queste tecnologie pulite per combattere il cambiamento climatico, la domanda di litio crescerà in modo significativo, non solo in America Latina ma in tutto il mondo. E questa è l’opportunità per l’Argentina di sviluppare questo settore con le catene del valore”, ha ricordato von der Leyen, precisando che la domanda europea di litio entro il 2030 sarà 12 volte maggiore di quanto non sia oggi. “Quindi il protocollo d’intesa che abbiamo appena firmato, ma anche l’accordo UE-Mercosur, renderanno possibili flussi di investimenti cruciali”, ha concluso.

    Buenos Aires è la seconda tappa del tour che vede impegnata la presidente della Commissione da lunedì a giovedì in America Latina con l’obiettivo di rafforzare le relazioni con i principali Paesi della regione. Bruxelles getta le basi per preparare il vertice Ue-Celac che sarà ospitato nella capitale d’Europa il 17 e 18 luglio