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    Borrell a Israele: “Niente attacchi all’Onu, fondamentale per pace e stabilità”

    Bruxelles – Le ragioni di Israele non valgono più di ogni altra cosa, sicuramente non più delle Nazioni Unite. L’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, manda un messaggio chiaro e deciso allo Stato ebraico e i suoi rappresentanti. Lo fa rispondendo a un’interrogazione parlamentare in cui ci si lamenta del comportamento di Gilad Erdan, ambasciatore di Israele presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, critico, troppo critico, nei confronti del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.Quello che è successo risale all’8 dicembre ed è la censura di Guterres sul modo in cui Israele sta rispondendo agli attacchi del 7 ottobre. Una risposta ritenuta eccessiva, tanto da indurre il segretario generale dell’Onu a chiedere il rispetto dei diritti umani e cessate il fuoco. Parole che non sono piaciute a Erdan, secondo cui criticando Israele ci si schiera con i terroristi di Hamas. L’ambasciatore israeliano ha chiesto le dimissioni di Guterres e minacciato di non concedere visti a nessun funzionario Onu.“L’Ue respinge gli attacchi contro il Segretario generale delle Nazioni Unite o i tentativi di squalificare l’Onu come organismo fondamentale che opera per la pace e la stabilità nel mondo“, replica oggi Borrell. Un messaggio chiaro per il governo di Netanyahu. Nei confronti del quale rincara la dose, insistendo sulla necessità del rispetto dei diritti umani di base.“L’Ue – continua Borrell nella sua risposta – sostiene l’appello rivolto dal Segretario generale delle Nazioni Unite al Consiglio di sicurezza dell’Onu affinché intervenga per evitare una catastrofe umanitaria a Gaza e il collasso del sistema umanitario”. Un implicito atto di accusa nei confronti di Israele, e di aver creato situazioni insostenibili e sempre più difficile da appoggiare. Le ragioni di Israele sono andate un po’ oltre il consentito, e Borrell lo dice come meglio non potrebbe.

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    Mar Rosso, Tajani celebra il lancio della missione Aspides: “Un successo italiano”

    Bruxelles – L’Italia gonfia il petto e celebra il lancio della missione navale europea nel Mar Rosso. Il comando dell’operazione EuNavFor Aspides è stato affidato alla Grecia, ma a dirigere le mosse nelle acque minacciate dagli Houthi sarà il contrammiraglio della Marina militare italiana, Stefano Costantino. “Siamo stati il Paese che più di ogni altro ha insistito perché ci fosse una missione militare per proteggere il traffico mercantile”, ha rivendicato da Bruxelles il vicepremier italiano, Antonio Tajani.I ministri degli Esteri dell’Ue hanno varato oggi (19 febbraio) l’operazione difensiva di sicurezza marittima che avrà l’obiettivo di ripristinare e salvaguardare la libertà di navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, dove da fine novembre i ribelli yemeniti filo-iraniani hanno attaccato decine di imbarcazioni cargo in risposta ai bombardamenti israeliani a Gaza. L’ultimo, rivendicato dagli Houthi, proprio oggi contro una nave mercantile battente bandiera del Belize ma registrata nel Regno Unito e operata dal Libano, colpita nello stretto di Bab el-Mandeb al largo delle coste dello Yemen, mentre dagli Emirati Arabi Uniti era diretta a Varna, in Bulgaria.

    Aspides “fornirà la consapevolezza della situazione marittima, accompagnerà le navi e le proteggerà da possibili attacchi multimodali in mare”, si legge nel comunicato del Consiglio dell’Ue. Rispondere ad attacchi aerei, come abbattere droni e missili, o a minacce via mare. Ma – come più volte ribadito dal Servizio di Azione Esterna dell’Ue (Seae), Aspides non condurrà mai operazioni sul suolo yemenita. La missione avrà un ampio raggio d’azione: attiva lungo le principali linee di comunicazione marittime dello Stretto di Baab al-Mandab e dello Stretto di Hormuz, nonché nelle acque internazionali del Mar Rosso, del Golfo di Aden, del Mare Arabico, del Golfo di Oman e del Golfo Persico.Al commodoro greco Vasilios Griparis il comando dell’operazione, mentre il comandante della forza navale sarà affidata al contrammiraglio Stefano Costantino. Il quartier generale avrà sede a Larissa, in Grecia. La Marina militare italiana guiderà il contingente europeo – per ora composto da tre navi – dal cacciatorpediniere Caio Duilio. Per quanto riguarda invece lo sforzo di Roma, “sarà il ministero della Difesa a decidere come sarà composto il contingente”, ha precisato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.Il vicepremier e leader di Forza Italia ha definito la missione “un successo italiano”, sottolineando il “messaggio forte” che così l’Italia manda “a un sistema che subendo danni, quello portuale”. Il 40 per cento del traffico marittimo italiano passa infatti dal canale di Suez. Ma lo stretto egiziano ha un peso sull’economia globale, non solo tricolore: rappresenta il 12 per cento del commercio mondiale in termini di transiti di merci, un dato che aumenta fino al 30 per cento se si considerano i container.

    Antonio TajaniPer ora ad Aspides, oltra a Grecia e Italia, parteciperanno la Francia – con il ruolo di vice nelle operazioni sul campo – e la Germania. Ma la missione, che durerà un anno, potrà essere allargata non solo ad altri Paesi membri (la Romania avrebbe dato la propria disponibilità a partecipare), ma anche a Paesi extra-Ue e extra-Nato.“Una grande notizia”, ha commentato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, mentre Ursula von der Leyen ha dichiarato, in un post su X: “Al di là della risposta alle crisi, si tratta di un passo avanti verso una più forte presenza europea in mare per proteggere i nostri interessi europei”. Un “importante passo verso una difesa comune europea“, le ha fatto eco Tajani.

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    Borrell avverte Netanyahu: “No ad azioni militari a Rafah”

    Bruxelles – Nessun intervento militare a Rafah. L’Unione europea prova a mettere pressione sul primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intimando a non eccedere oltre nella risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. E’ l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, a chiedere allo Stato ebraico di fermarsi. “ L’UE invita il governo israeliano a non intraprendere un’azione militare a Rafah che peggiorerebbe una situazione umanitaria già catastrofica“.La presa di posizione di Borrell non è incompatibile con le ragioni israeliane, tanto è vero che lo stesso Alto rappresentante dell’UE non nega “il diritto di Israele a difendersi”, che anzi l’Unione europea “riconosce”, ma deve essere “in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario”.La risposta militare di Israele a un’organizzazione che l’UE riconosce come terroristica non deve andare oltre Gaza, insiste Borrell. “L’Unione europea è molto preoccupata per i piani del governo israeliano per una possibile operazione di terra a Rafah, dove oltre un milione di palestinesi si stanno attualmente rifugiando dai combattimenti”. Proprio per questo si vedono rischi di ulteriori emergenze umanitarie, e vittime civili di cui l’Alto rappresentante dell’UE non fa esplicita menzione.Il tema sarà comunque oggetto della riunione dei ministri degli Esteri in programma il 19 febbraio, dove comunque la situazione in Medio Oriente era già stata inserita all’ordine del giorno della riunione dei Ventisette. Da programma, spiega una alto funzionario europeo, i ministri degli Esteri dovrebbero concentrarsi sulla questione umanitaria e “gli sforzi per evitare un’estensione del conflitto”. Le intenzioni del governo israeliane di intervenire a Rafah vanno nel senso opposto, rendendo la situazione sul terreno ancora più complicata e scombinando l’agenda a dodici stelle.Ne va anche dell’unità di un’Unione europea che di fronte al nuovo capitolo del conflitto arabo-israeliano sta iniziando a cambiare idea, e il sostegno allo Stato ebraico si sta sfilacciando. Irlanda e Spagna hanno chiesto una verifica urgente degli accordi di associazione UE-Israele proprio perché non convinti della condotta israeliana in linea con il diritto internazionale. In senso al Consiglio si è consapevoli che l’appoggio politico non è più lo stesso. “La domanda è se il comportamento di Israele significhi una violazione degli impegni sui diritti umani”, ammettono a Bruxelles..

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    La Commissione europea sta studiando la richiesta di Spagna e Irlanda di rivedere l’accordo di Associazione con Israele

    Bruxelles – Se sospendere effettivamente l’accordo di Associazione Ue-Israele è uno scenario ancora inverosimile, il fatto che la verifica del rispetto degli obblighi derivanti da tale accordo sia sul tavolo della Commissione Ue è un segnale politico non indifferente. Dopo la lettera inviata da Spagna e Irlanda a Ursula von der Leyen, oggi (15 febbraio) la conferma arriva direttamente dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell: “Stiamo studiando il documento dei due primi ministri“, ha dichiarato dal quartier generale della Nato a Bruxelles.La questione è ancora in una fase embrionale: le prossime tappe della procedura le ha spiegate la portavoce della Commissione europea responsabile per gli Affari esteri, Nabila Massrali. “La decisione di sospendere un accordo viene presa dal Consiglio dell’Ue, su proposta dell’Alto rappresentante o della Commissione”, ha chiarito Massrali la briefing quotidiano con la stampa. Spetterebbe dunque a Josep Borrell fare una valutazione politica sugli elementi che sussistono per una tale iniziativa, e sottoporla ai ministri degli Esteri dell’Ue. Ma perché l’accordo venga effettivamente sospeso, sarebbe necessario un voto all’unanimità dei 27 Paesi membri.“Presto potrò dire qualcosa rispetto a questo tema”, ha affermato il capo della diplomazia europea. Già lunedì 19 febbraio ad esempio, quando è previsto il vertice ministeriale Ue Affari Esteri e all’ordine del giorno – oltre all’Ucraina e al probabile lancio della missione navale Ue nel Mar Rosso – è presente un punto sulla crisi in Medio Oriente. “L’accordo di associazione è la base giuridica del nostro dialogo in corso con le autorità israeliane e fornisce importanti meccanismi per discutere le questioni problematiche. In questo quadro, l’Ue continuerà a riaffermare il suo impegno per l’applicabilità del diritto internazionale umanitario nei territori palestinesi occupati”, ha chiarito ancora Nabila Massrali. Ma portare avanti la procedura per una sua eventuale sospensione – e con esso tutte le agevolazioni commerciali che prevede -, potrebbe essere la leva per costringere Tel Aviv a rispettare effettivamente i propri obblighi.

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    Gentiloni: “2024 bivio nei rapporti UE-Stati Uniti, le elezioni possono incidere sulle relazioni”

    Bruxelles – Il 2024 può produrre un vero e proprio terremoto politico. L’incertezza delle urne, su una sponda dell’Atlantico come sull’altra, può ridefinire gli assetti di Unione europea e Stati Uniti, e inevitabilmente le relazioni tra le due parti. Paoll Gentiloni ne è consapevole e non lo nasconde. Il commissario per l’Economia, nel suo discorso pronunciato all’università di Harvard, lo dice chiaramente: considerando l’appuntamento elettorale UE di inizio giugno e quello degli Stati Uniti di novembre, “l’esito di entrambe le elezioni potrebbe avere gravi conseguenze per le nostre politiche sul clima e le nostre politiche economiche su entrambe le sponde dell’Atlantico”.Da una parte c’è l’Unione europea. Gli interrogativi non mancano, ammette il componente italiano del team von der Leyen, soprattutto su impegni politici rimessi in discussione. “La campagna per le prossime elezioni europee sarà, in una certa misura, anche un referendum sul Green Deal“, come dimostrano le proteste del mondo agricolo e la solidarietà mostrata da certi schieramenti. Gli stessi che potrebbero rimettere tutto in discussione nel corso della prossima legislatura. “L’Europa si sta preparando per le elezioni europee che potrebbero produrre uno spostamento verso gli estremisti, soprattutto a destra, e vedere il centro schiacciato”. Con le ripercussioni del caso. Perché, avverte Gentiloni, “i populisti in tutta Europa sono ancora concentrati sull’immigrazione ma hanno trovato un nuovo grido di battaglia e ora stanno cavalcando un’onda anti-verde”.Dall’altra parte ci sono gli Stati Uniti. Qui la situazione non è molto diversa. Analogamente a dinamiche a dodici stelle, “possiamo aspettarci che la campagna per le prossime elezioni presidenziali americane si basi su due visioni opposte sui meriti della transizione verde“, continua il commissario per l’Economia, preoccupato per le scelte che gli elettori d’oltre oceano prenderanno a novembre. “Le elezioni di novembre sembrano destinate a rappresentare una rivincita tra il presidente Biden e l’ex presidente Trump, vicini di età ma molto distanti su quasi tutto il resto”.Le preoccupazione di Gentiloni sono le stesse dell’intero collegio dei commissari. A Bruxelles si è consapevoli delle possibili ricadute nei rapporti bilaterali in caso di un’affermazione del repubblica Donald Trump, e ci si prepara allo scenario peggiore, quello di un rinnovato braccio di ferro commerciale a colpi di dazi. Un’eventualità che rischia anche di colpire quel Green Deal tanto centrale e che nel Vecchio Continente non si intende rimettere in discussione. “Voglio essere chiarissimo”, scandisce Gentiloni: “Invertire la rotta del Green Deal europeo sarebbe estremamente miope, dal punto di vista ambientale, economico e geopolitico”.In sostanza, sintetizza Gentiloni, “il 2024 è davvero un bivio per l’Europa. Ma il 2024 sarà, ovviamente, un bivio anche per gli Stati Uniti”. Da questo bivio si determinerà il futuro dell’UE, delle sue politiche, e delle sue strategie. In gioco c’è molto, soprattutto la tenuta economica del blocco dei Ventisette: “Guardando al futuro, le sfide stanno diventando chiare: un rallentamento economico, con punti interrogativi che incombono sulla competitività dell’Europa“.

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    Una commissione indipendente indagherà sulle accuse all’Unrwa. Michel: “Non dimentichiamo il lavoro umanitario” a Gaza

    Bruxelles – L’Agenzia dell’Onu per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (Unrwa) è sotto la lente d’ingrandimento, dopo le accuse da parte di Israele ad alcuni dei suoi dipendenti che avrebbero partecipato all’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre. Sono già in corso un’indagine interna e una da parte del massimo organo investigativo delle Nazioni Unite (l’Oios). E dal 14 febbraio inizierà il suo scrutinio anche un gruppo indipendente nominato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.La revisione sarà guidata da Catherine Colonna, ex ministro degli Esteri francese, che collaborerà con tre organizzazioni di ricerca: il Raoul Wallenberg Institute in Svezia, il Chr. Michelsen Institute in Norvegia e l’Istituto danese per i diritti umani. Il team dovrà valutare se l’Agenzia “sta facendo tutto ciò che è in suo potere per garantire la neutralità e per rispondere alle accuse di gravi violazioni”.

    IL Commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, e Josep Borrell (Photo by Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)È stato lo stesso commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, a chiedere la nomina di una commissione indipendente per fugare ogni dubbio sull’integrità dell’Agenzia. L’equipe è chiamata a presentare un rapporto intermedio sulla scrivania di Guterres alla fine di marzo, mentre il rapporto finale dovrebbe essere redatto e reso pubblico entro la fine di aprile.Rapporto che l’Alto rappresentate Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “attende con ansia”, come ha dichiarato in un post su X. Borrell ha messo in chiaro a più riprese che Bruxelles non ha intenzione di sospendere i finanziamenti all’Unrwa in seguito alle accuse di Tel Aviv, diversamente dalla scelta fatta già da 13 Paesi – Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito, Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Norvegia, Finlandia, Romania e Giappone – che rappresentano oltre il 50 per cento dei fondi dell’Unrwa. Alla luce di questi tagli, l’Agenzia ha già denunciato il rischio di non poter proseguire il proprio lavoro sul campo a Gaza dopo la fine di febbraio, se questi Paesi non sbloccheranno i propri finanziamenti. Intanto la Commissione europea ha richiesto all’Unrwa di “effettuare un audit dell’agenzia condotto da esperti esterni indipendenti nominati dall’Ue”, in modo da poter prendere eventuali decisioni su una partnership che prosegue da 50 anni.

    EP Plenary session – European Council and Commission statements – Conclusions of the special European Council meeting of 1 February 2024Sulla vicenda i governi dei 27 hanno preso posizioni differenti: al Consiglio europeo del 1 febbraio “diversi leader hanno menzionato, anzi denunciato, questo grave coinvolgimento di un certo numero di dipendenti dell’Unrwa”, ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, all’Eurocamera di Strasburgo. Michel ha dichiarato che “spetta a noi sostenere le indagini che sono state avviate sotto dalle Nazioni Unite in modo indipendente e in modo che venga fatta luce”, sottolineando tuttavia che “è anche nostro dovere non dimenticare che l’Unrwa ha 13 mila dipendenti che lavorano sul campo, svolgendo un lavoro umanitario estremamente vitale e prezioso”. Secondo i dati dell’Agenzia, circa 1,7 milioni di sfollati interni palestinesi stanno trovando riparo dai bombardamenti israeliani nei suoi rifugi di emergenza.Tel Aviv ha sostenuto, senza finora mostrare prove a corredo delle proprie accuse, che 12 dei 30 mila dipendenti regionali (13 mila ancora a Gaza) dell’agenzia fossero complice degli attacchi ai kibbutz ebraici in cui sono rimasti uccisi oltre 1.100 israeliani, in larga parte civili. Israele sostiene inoltre che in realtà una larga fetta degli operatori dell’Unrwa abbiano legami con Hamas. Il che è probabile oltre che banale, dal momento che Hamas governa il territorio dove l’Agenzia opera e che la maggior parte dei suoi dipendenti sono essi stessi profughi palestinesi. Le Nazioni Unite, nell’annunciare l’istituzione della commissione indipendente guidata da Catherine Colonna, ha evidenziato che “la cooperazione delle autorità israeliane, che hanno formulato queste accuse, sarà fondamentale per il successo dell’indagine“.

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    L’Ue guarda con preoccupazione agli sviluppi in Senegal e invita Macky Sall a indire elezioni “il prima possibile”

    Bruxelles – L’inizio di “un periodo di incertezza” in Senegal. La decisione del presidente Macky Sall di rinviare a tempo indeterminato le elezioni previste il prossimo 25 febbraio apre un pericoloso scenario in un Paese con una lunga tradizione di stabilità e democrazia. E l’Ue, che a causa di un susseguirsi di colpi di stato militari negli ultimi due anni ha già tagliato i ponti con Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger, guarda con ansia agli sviluppi in uno dei pochi Paesi partner rimasti nella regione del Sahel.Da Bruxelles l’invito “a tutte le parti coinvolte a lavorare, in un clima di calma, per lo svolgimento di elezioni trasparenti, inclusive e credibili il prima possibile e nel rispetto dello Stato di diritto”, si legge in una nota diffusa dal Servizio Europeo di Azione Esterna (Seae). L’Ue condivide le preoccupazioni dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, per le “circostanze che hanno portato al rinvio delle elezioni” e esorta Dakar ad “accelerare i vari processi al fine di fissare una nuova data per le elezioni”.Macky Sall, in carica dal 2012 e rieletto presidente del Senegal nel 2019, ha annunciato il rinvio dell’appuntamento elettorale sabato 3 febbraio in un discorso televisivo alla nazione, attribuendo la decisione a una controversia sulle liste dei candidati ammissibili alle elezioni. Sall, che è stato anche leader dell’Unione Africana tra il 2022 e il 2023, ha ribadito nel discorso la scelta di non ricandidarsi per un terzo mandato, senza però fornire indicazioni sulla data per le nuove elezioni. “Avvierò un dialogo aperto per ottenere le condizioni per elezioni libere, trasparenti e inclusive in un Senegal pacifico e riconciliato”, ha dichiarato.

    Una manifestazione per la liberazione di Ousmane Sonko a Parigi (Photo by Kiran RIDLEY / AFP)L’Ecowas si è “congratulato con il Presidente Macky Sall per aver mantenuto il suo impegno di non candidarsi per un altro mandato”. Ma il leader del partito centrista Alleanza per la Repubblica è accusato in patria di governare in modo sempre più autoritario: prima l’arresto e la condanna a due anni di carcere di Ousmane Sonko, leader del principale partito di opposizione (Pastef) poi – solo un mese fa – l’esclusione da parte del Consiglio costituzionale di alcuni importanti membri dell’opposizione dalle liste elettorali.

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    Borrell: “I finanziamenti all’UNRWA non vanno tagliati”

    Bruxelles – “Non vanno tagliati i finanziamenti all’Agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), perché se tagliamo i finanziamenti all’UNRWA colpiamo l’intero popolo palestinese”. Il capo della diplomazia UE, Josep Borrell, invita alla calma e al pragmatismo. L’eventualità che qualcuno, dall’interno dell’organismo delle Nazioni Unite, abbia potuto aiutare Hamas a colpire Israele il 7 ottobre scorso sono gravi e la Commissione non sottovaluta la cosa, ma l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza ricorda che cosa c’è in ballo.“Se si eliminano i finanziamenti non si possono aiutare i palestinesi”, aggravando una situazione che, dal punto di vista umanitario, preoccupa sempre più in Europa. “Dobbiamo continuare a lavorare con l’UNRWA“, scandisce Borrell al suo arrivo in Consiglio europeo per il vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE. Invita a lasciare che l’inchiesta faccia il suo corso, senza per questo pregiudicare un lavoro che risulta indispensabile. E aggiunge che dal punto di vista europeo non si intende procedere alla linea intransigente. “L’Unione europea non ha deciso di sospendere i finanziamenti all’UNRWA“, mette in chiaro. Ci sono le verifiche del caso, come peraltro annunciato, che è cosa diversa.Borrell sa di poter contare sull’appoggio dei leader dell’UE. Uno di questi è il primo ministro irlandese, Leo Varadkar. “Serve un cessate il fuoco umanitario a Gaza”, scandisce anche lui prima di prendere parte ai lavori del vertice del Consiglio europeo. In questa ottica di cessate il fuoco umanitario l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi ha ancora un ruolo da poter svolgere. Su questo Borrel è categorico. “Non c’è alternativa all’UNRWA, come hanno detto chiaramente le Nazioni Unite, se si vuole mantenere in vita queste persone”.