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    L’UE condanna la retorica “divisiva e incendiaria” della Repubblica Serba di Bosnia. Si inizia a discutere di sanzioni

    Bruxelles – Durissime parole, ma ancora non sono state prese misure altrettanto forti. L’UE ha condannato la “retorica divisiva e incendiaria” usata dai leader della Republika Srpska, l’entità serba della Bosnia ed Erzegovina, durante le celebrazioni di domenica (9 gennaio) in occasione del 30esimo anniversario dalla nascita dell’istituzione. Ma sanzioni UE contro i responsabili di queste tensioni in Bosnia ancora non se ne vedono.
    A 30 anni dall’inizio dei quasi quattro anni di guerra etnica in Bosnia, “tale retorica e le conseguenti azioni hanno ulteriormente aumentato le tensioni tra le comunità in tutto il Paese e stanno ulteriormente aggravando la crisi politica in corso“, si legge in una nota del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE). Celebrazioni nazionaliste/secessioniste che “mettono in pericolo la stabilità e la prosperità del Paese”, che sono in “completa contraddizione” con la prospettiva UE (“che può essere basata solo su una Bosnia ed Erzegovina unica, unita e sovrana”) e che non rispettano nemmeno la Costituzione nazionale.
    Il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik
    È da fine novembre che il Parlamento UE invoca sanzioni economiche contro i responsabili di questa “preoccupante tendenza all’odio e all’intolleranza” in Bosnia, compresa la glorificazione dei criminali di guerra o la negazione dei loro crimini. Una decisione che è già stata presa dagli Stati Uniti una settimana fa (mercoledì 5 gennaio), ma che a Bruxelles ancora si cerca di lasciare come ultima sponda.
    “Se la situazione in Bosnia dovesse peggiorare ulteriormente e solo se tutti gli sforzi diplomatici falliranno, allora si procederà con l’ampia gamma di strumenti di cui l’UE dispone, compreso il quadro delle sanzioni già esistente“, ha spiegato ieri (martedì 11 gennaio) durante il punto quotidiano con la stampa il portavoce del SEAE, Peter Stano.
    L’auspicio della Commissione è che si possa ancora risolvere la situazione attraverso il dialogo facilitato dall’UE: “Abbiamo ripetutamente esortato la leadership della Republika Srpska [tra cui il membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik, ndr] a porre fine a inaccettabili passi divisivi e a tornare pienamente al lavoro delle istituzioni statali”.
    Tra le preoccupazioni maggiori dell’esecutivo comunitario c’è l’instabilità politica e i ritardi nel raggiungimento delle riforme, che “stanno rallentando il cammino verso l’UE della Bosnia e peggiorando le condizioni di vita per il popolo bosniaco”.
    È altrettanto vero che, come ricordato dal portavoce Stano, “gli Stati membri hanno già iniziato a discutere della possibilità di imporre misure restrittive” e questo tema sarà uno dei punti in agenda del prossimo Consiglio Affari Esteri (24 gennaio). “Saranno i ministri europei a dover stabilire quando sarà il giusto momento per portare l’azione a un nuovo livello”, ha ribadito con forza Stano. In ogni caso, eventuali sanzioni economiche “saranno dirette solo contro attori interni alla Bosnia“.
    La precisazione è arrivata a seguito di alcune domande dei giornalisti sul riferimento al “deplorevole sostegno portato da altri partner [tra cui Russia e Serbia] a tali manifestazioni, che minacciano la stabilità regionale e incidono sulle relazioni di buon vicinato”. Ma l’UE dovrà anche affrontare possibili divisioni interne, dal momento in cui l’Ungheria di Viktor Orbán sembra essere più che restia a introdurre sanzioni contro l’alleato Dodik e potrebbe porre il proprio veto in seno al Consiglio.
    Trovi un ulteriore approfondimento nella newsletter BarBalcani, curata da Federico Baccini

    La Commissione UE spera ancora di riportare la leadership dei serbi di Bosnia al tavolo del dialogo, nonostante la “preoccupante tendenza all’odio e all’intolleranza”. Sarà il Consiglio Affari Esteri del 24 gennaio a decidere se è arrivato il tempo di misure restrittive

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    Bielorussia, l’UE impone sanzioni economiche: colpiti petrolio, ed export tecnologico. Sospesi gli investimenti

    Bruxelles – Come promesso solo tre giorni fa dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, l’Unione Europea ha deciso di imporre sanzioni economiche contro la Bielorussia. Il Consiglio dell’UE ha introdotto oggi (giovedì 24 giugno) nuove misure restrittive nei confronti del regime del presidente, Alexander Lukashenko, per rispondere all’escalation di “gravi violazioni dei diritti umani” e alla “repressione violenta” della società civile, dell’opposizione democratica e della libera informazione, si legge in una nota. Ultimo caso, in ordine cronologico, il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sofia Sapega.
    Dopo quattro pacchetti di misure restrittive contro 166 persone e 15 entità legate al regime (che comprendono il congelamento dei beni e il divieto di viaggio nell’UE), le nuove sanzioni economiche prendono di mira il settore dei prodotti petroliferi, del cloruro di potassio, del tabacco e delle tecnologie civili e militari. Vietata la vendita, la fornitura e l’esportazione “direttamente o indirettamente a chiunque in Bielorussia” di apparecchiature, tecnologie o software destinati al monitoraggio o all’intercettazione delle attività online e delle comunicazioni telefoniche.
    Limitato anche l’accesso ai mercati dei capitali dell’Unione e vietata la fornitura di assicurazioni al governo, agenzie ed enti pubblici bielorussi. Infine, la Banca Europea per gli Investimenti sospenderà ogni erogazione o pagamento nell’ambito di “eventuali accordi esistenti” e gli Stati membri UE saranno tenuti a intraprendere azioni “per limitare il coinvolgimento in Bielorussia delle banche multilaterali di sviluppo di cui sono membri”, conclude la nota.

    Via libera dal Consiglio dell’UE alle nuove misure restrittive mirate, che si aggiungono ai quattro pacchetti contro persone ed entità legate al regime di Lukashenko