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    Le istituzioni Ue contro Minsk per la condanna a 10 anni di carcere per Bialiatski, Premio Nobel bielorusso per la Pace

    Bruxelles – Una condanna già scritta, ma che comunque fa un rumore assordante. Il Premio Nobel per la Pace 2022, vincitore del Premio Sakharov per la libertà di pensiero, attivista e fondatore dell’organizzazione per i diritti umani Viasna, Ales Bialiatski, è stato condannato oggi (3 marzo) a 10 anni di carcere dal regime dell’autoproclamato presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, con l’accusa di contrabbando di denaro e di finanziamento di “attività che violano gravemente l’ordine pubblico”. Insieme a Bialiatski sono stati condannati anche il vicepresidente di Viasna Valiantsin Stefanovic, l’attivista Zmitser Salauyou e l’avvocato Uladzimir Labkovich, rispettivamente a nove, otto e sette anni di carcere
    Il fondatore dell’organizzazione per i diritti umani Viasna, Ales Bialiatski, al Parlamento Europeo (16 aprile 2015)
    Un “insulto alla giustizia”, è il durissimo attacco della presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, leader dell’istituzione comunitaria da sempre più vicina e a supporto dell’opposizione a Lukashenko. L’ennesima sentenza politicamente motivata, contro uno degli esponenti più rilevanti della società civile in Bielorussia che si oppone all’elezione truccata del 9 agosto 2020. Parole di condanna anche da parte dai presidenti delle altre due istituzioni comunitarie. “La loro lotta per i diritti umani e la giustizia in Bielorussia continuerà”, ha messo in chiaro la leader della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, promettendo che “i tentativi di metterli a tacere falliranno, saremo portatori delle loro voci”. Per il numero uno del Consiglio Ue, Charles Michel, le sentenze di Minsk “sono una vergogna, le accuse sono inventate e montante” e per questo motivo il diktat di Bruxelles al regime di Lukashenko è di “rilasciare tutti gli altri attivisti democratici ingiustamente imprigionati”.
    “L’Unione Europea condanna con la massima fermezza questi processi farsa, che rappresentano un altro terribile esempio del tentativo del regime di Lukashenko di mettere a tacere coloro che si battono in difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo bielorusso”, è l’altrettanto netta presa di posizione dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, anticipando una “reazione alla brutale repressione” di coloro che “hanno osato opporsi alle violazioni dei diritti umani nel Paese e che hanno rifiutato il ruolo della Bielorussia nella guerra della Russia contro l’Ucraina”.
    Ales Bialiatski alla cerimonia di conferimento del Premio Sakharov per la libertà di pensiero, alla sede del Parlamento Europeo a Bruxelles (16 dicembre 2020)
    Nel dicembre del 2020 Bialiatski era tra i leader dell’opposizione in Bielorussia a cui il Parlamento Ue aveva conferito il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, mentre lo scorso anno alla sua organizzazione Viasna è stato assegnato il Nobel per la Pace insieme all’ong russa per la difesa dei diritti umani Memorial e all’organizzazione ucraina Centro per le Libertà Civili. Ma dal luglio 2021 si trova in carcere a Minsk e il processo a suo carico era iniziato lo scorso gennaio: da subito si sapeva che avrebbe rischiato tra i 7 e i 12 anni di carcere. In tutti questi mesi è rimasta alta l’attenzione dell’Eurocamera e delle altre istituzioni comunitarie sulla situazione di Bialiatski, grazie anche ai numerosi inviti alla presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche in Bielorussia, Sviatlana Tsikhanouskaya. “Invito la comunità internazionale a unirsi alla campagna di solidarietà con il difensore dei diritti umani Ales Bialiatski”, ha twittato la leader bielorussa, lanciando l’hashtag #freeales: “Sosteneteci organizzando eventi e rilasciando dichiarazioni, se il regime vuole mettere a tacere Ales, dobbiamo fare in modo che il suo nome si senta ancora più forte“.

    I call on the international community to join the campaign of solidarity with human rights defender Ales Bialiatski — #freeales. Please support us by organizing events & making statements. The regime wants to silence Ales, so we have to make sure his name is heard even louder! pic.twitter.com/bBbHMWQM8D
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) March 3, 2023

    Bialiatski e gli altri prigionieri politici in Bielorussia
    Il numero dei prigionieri politici continua a crescere di giorno in giorno, e ora ha toccato quota 1461, come riportano i corrispondenti della BBC. Lo scorso 27 febbraio il marito della leader dell’opposizione, Siarhei Tsikhanouski – già condannato a 18 anni di reclusione dopo essere stato imprigionato il 29 maggio del 2020 con l’obiettivo di impedirgli di partecipare alle elezioni presidenziali – ha ricevuto un’ulteriore inasprimento della condanna di un anno e mezzo. Da tre mesi non si hanno invece notizie da Maria Kolesnikova, una delle tre leader dell’opposizione nel 2020 che ha scontato il primo anno di carcere degli 11 a cui è stata condannata: a inizio dicembre è stata ricoverata in ospedale in gravi condizioni di salute.
    La presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche in Bielorussia, Sviatlana Tsikhanouskaya (credits: John Thys / Afp)
    Intanto il Parlamento nazionale e l’autoproclamato presidente Lukashenko hanno approvato gli emendamenti alla legislazione sulla cittadinanza del 2002, introducendo la possibilità di privare della cittadinanza i bielorussi all’estero condannati per reati di “partecipazione a un’organizzazione estremista” o “grave danno agli interessi della Bielorussia”, anche in assenza dell’imputato a processo. Una legge tagliata su misura della leader delle forze democratiche Tsikhanouskaya, il cui processo in contumacia è iniziato lo scorso 17 gennaio: l’ennesima “farsa che non ha niente a che fare con la giustizia”, è stato l’attacco della presidente ad interim riconosciuta dall’Ue nel corso della sessione plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) della scorsa settimana.

    “È un insulto alla giustizia”, è l’attacco della presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola. Il fondatore dell’organizzazione per i diritti umani Viasna accusato di contrabbando di denaro e di finanziamento delle proteste dal regime dell’autoproclamato presidente Lukashenko

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    Le notizie sullo stato di salute dell’oppositrice bielorussa Maria Kolesnikova preoccupano l’Ue: “Sia subito liberata”

    Bruxelles – Maria Kolesnikova, una delle tre leader di spicco dell’opposizione bielorussa, ha scontato il primo anno di carcere degli 11 a cui è stata condannata, ma le notizie che arrivano da Gomel (nel Sud-est del Paese) sono sempre più preoccupanti. “Maria Kolesnikova è stata ricoverata in ospedale in gravi condizioni, all’avvocato viene negato l’accesso e la diagnosi è tenuta segreta”, ha reso noto il suo entourage, che su Twitter tiene accesi i riflettori su quanto sta vivendo da dietro le sbarre la donna che dall’interno del Paese ha denunciato le violazioni dei diritti fondamentali da parte del regime di Alexander Lukashenko.
    La leader dell’opposizione Maria Kolesnikova e il membro del Presidium del Consiglio di coordinamento Maksim Znak
    Quello che si sa al momento è che né al suo avvocato né al padre viene concesso l’accesso alla stanza dell’ospedale, così come alla diagnosi, con la motivazione della “assenza del consenso scritto di Maria”, riportano i portavoce dell’attivista. Fonti non confermate affermano allo stesso entourage dell’oppositrice bielorussa che “potrebbe avere una perforazione dello stomaco“. La notizia ha raggiunto ieri (mercoledì 30 novembre) anche Bruxelles, con una nuova presa di posizione netta del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae).
    Il portavoce Peter Stano ha messo in chiaro che l’Ue è “estremamente preoccupata” per lo stato di salute di Kolesnikova: “Il regime deve garantirle cure mediche urgenti e adeguate e rilasciarla immediatamente“, dal momento in cui “hanno la responsabilità della sua salute”, ha ribadito oggi (giovedì primo dicembre) nel punto quotidiano con la stampa. Si tratta di una “detenzione illegale, è una prigioniera politica”, ha precisato con forza Stano.

    The diagnosis was not disclosed even to her father. Reason: absence of Maria’s written consent. Unconfirmed sources say Maria might have stomach perforation.
    — Maria Kalesnikava (@by_kalesnikava) November 30, 2022

    Bruxelles continua a ribadire anche la richiesta di “rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici“, il cui numero ha superato i 1350, come ha recentemente reso noto la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche bielorusse, Sviatlana Tsikhanouskaya. “L’Ue sta portando il caso nei forum internazionali con i nostri partner”, ha aggiunto Stano nel punto con la stampa europea, ricordando ciò che Bruxelles ha già fatto: “Abbiamo introdotto sanzioni contro la repressione delle violenze” interne al Paese, oltre a quelle per il coinvolgimento di Minsk nella guerra russa in Ucraina.
    “Sappiamo che ai prigionieri politici in Bielorussia viene negata un’adeguata assistenza medica”, ha denunciato su Twitter Tsikhanouskaya: “È impossibile immaginare cosa abbia passato Maria Kolesnikova nella cella di punizione“. La leader dell’opposizione al regime dell’autoproclamato presidente Lukashenko ha poi avvertito che “senza maggiori informazioni e senza avere accesso a lei, non possiamo essere certi che stia ricevendo le cure adeguate”.

    We know that political prisoners in Belarus are being denied proper medical care. It is impossible to imagine what Maria Kalesnikava has been going through in the punishment cell. Without more information & access to her, we can’t be sure she is getting the proper treatment. pic.twitter.com/zkCNZVKKuQ
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) November 30, 2022

    La vicenda di Maria Kolesnikova
    Kolesnikova è la figura politica di opposizione più importante rimasta in Bielorussia. Quasi tutti gli altri leader, inclusa Tsikhanouskaya, si trovano in esilio all’estero. L’attivista era una delle due compagne di campagna elettorale di Tikhanovskaya durante le elezioni del 9 agosto 2020, insieme a Veronika Tsepkalo. Kolesnikova, flautista e insegnante di musica, era entrata in politica seguendo la campagna di un altro politico dell’opposizione, l’ex banchiere Viktor Babaryko, a cui era però stata impedita la corsa alle presidenziali con l’arresto. Quando a Tsikhanouskaya, insegnante e traduttrice di inglese senza esperienza politica, era stato concesso di candidarsi, Kolesnikova e Tsepkalo l’avevano sostenuta durante le manifestazioni e la campagna elettorale, elaborando un segno distintivo per ciascuna: un pugno alzato per Tsikhanouskaya, un cuore per Kolesnikova e il segno di vittoria per Tsepkalo.
    Da sinistra, le tre leader dell’opposizione alle elezioni in Bielorussia nel 2020: Veronika Tsepkalo, Sviatlana Tsikhanouskaya e Maria Kolesnikova
    Dopo l’esito truccato delle elezioni presidenziali – in cui Lukashenko aveva annunciato la propria rielezione con l’80 per cento dei voti – l’attivista era rimasta l’unica delle tre politiche a guidare le decine di migliaia di manifestanti scesi in piazza. Il 31 agosto aveva annunciato di voler lanciare con la squadra di Babaryko un nuovo partito, “Insieme”, per spingere sulla questione della riforma costituzionale, oltre alle dimissioni dell’autocrate Lukashenko. Questo prima dell’inizio della sua repressione da parte del regime. Il 7 settembre l’attivista 40enne era stata rapita dai servizi segreti bielorussi a Minsk in pieno giorno. Portata alla frontiera con l’Ucraina, le autorità avevano tentato di espellerla dal Paese, ma Kolesnikova si era opposta e aveva distrutto il suo passaporto. A quel punto era stata arrestata e portata in isolamento nel carcere della capitale, dove il 10 settembre la sua avvocata aveva potuto incontrarla.
    Il 6 settembre dello scorso anno Kolesnikova (insieme con il membro del Presidium del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa Maksim Znak) è stata condannata dal tribunale regionale di Minsk a 11 di carcere. Entrambi gli oppositori sono stati ritenuti colpevoli di aver incitato la popolazione a “commettere azioni contro la sicurezza nazionale della Bielorussia, di cospirazione per impadronirsi del potere con mezzi incostituzionali e di creazione e direzione di una formazione estremista”, è stata la sentenza del tribunale.

    The regime sentenced Maria Kalesnikava & Maksim Znak to 11 & 10 years in prison. We demand the immediate release of Maria & Maksim, who aren’t guilty of anything. It’s terror against Belarusians who dare to stand up to the regime. We won’t stop until everybody is free in Belarus. pic.twitter.com/RbnefQzX0q
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) September 6, 2021

    Una delle tre leader dell’opposizione a Lukashenko, condannata a 11 anni di prigione nel 2021, è ricoverata in ospedale in gravi condizioni. Da Bruxelles arriva l’ennesima denuncia al regime di Minsk: “Deve garantirle cure mediche urgenti e adeguate e rilasciare tutti i prigionieri politici”

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    Bielorussia, Consiglio dell’UE introduce divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione Europea per le compagnie di Minsk

    Bruxelles – Seguendo le conclusioni del vertice dei leader UE dello scorso 24 maggio, il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso oggi (venerdì 4 giugno) di rafforzare le misure restrittive nei confronti la Bielorussia. Nello specifico, è stato introdotto il divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione e di accesso agli aeroporti europei per tutti i vettori e le compagnie aeree bielorusse.
    Da oggi, gli Stati membri UE sono tenuti a negare il permesso di atterrare, decollare o sorvolare i rispettivi territori nazionali a qualsiasi aereo, anche commerciale, che voli sotto bandiera rosso-verde.
    La misura si inserisce nel contesto della condanna dell’Unione Europea del dirottamento del volo Ryanair FR4978 Atene-Vilnius di domenica 23 maggio verso l’aeroporto nazionale di Minsk, su cui l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO) ha già annunciato di voler aprire un’indagine per determinare la violazione del diritto internazionale dell’aviazione e il potenziale rischio per la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio dell’aereo.
    Il dirottamento su Minsk era stato deciso – ma mai ufficialmente rivendicato – dal regime del presidente Alexander Lukashenko, per arrestare il giornalista e oppositore Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega, che viaggiavano entrambi su quel volo.

    Rafforzate le misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko, in linea con le conclusioni dei leader UE di fine maggio. Il permesso di atterrare, decollare e sorvolare i Paesi membri sarà negato a qualsiasi tipo di vettore, anche commerciale

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    Bielorussia, Sassoli ai leader europei: “Dimostrate che UE non è tigre di carta. Punite responsabili del dirottamento Ryanair”

    Bruxelles – Si prepara la risposta europea al dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk, e, stando alle dichiarazioni dei leader europei alla stampa, quello che si è aperto stasera sarà un Consiglio Europeo infuocato. Sul banco degli imputati c’è il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, e l’ultimo capo d’accusa per un probabile inasprimento delle sanzioni è da thriller: l’arresto di un giornalista e oppositore politico, dopo la deviazione di un aereo di linea internazionale che stava sorvolando lo spazio aereo della Bielorussia.
    “Stasera avete la grande responsabilità di dimostrare che l’Unione non è una tigre di carta“, ha tuonato il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, durante il vertice con i capi di Stato e di governo dell’UE. Leader europei che sono stati invitati ad “agire senza esitazioni e punire i responsabili“, dal momento in cui serve una risposta “forte, immediata e unitaria”.
    Per il presidente del Parlamento UE, “i fatti di Minsk sono di una gravità inaudita“. L’ex-direttore di Nexta (canale bielorusso di informazione Telegram), Roman Protasevich, e la sua compagna, Sophia Sapega, sono al momento detenuti in un carcere della capitale e per questo Sassoli ha invocato con forza “l’immediato rilascio di entrambi senza condizioni e la possibilità per loro di lasciare il Paese”. Non si ferma qui l’atto di accusa, che comprende la richiesta di aprire un’indagine internazionale, “per verificare se la sicurezza del trasporto aereo e dei passeggeri è stata messa a repentaglio da uno Stato sovrano”, secondo la Convenzione di Chicago (base dell’aviazione civile e del trasporto aereo mondiale).
    L’incontro tra il presciente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e il primo ministro italiano, Mario Draghi, prima del Consiglio UE (24 maggio)
    Si parla di inasprimento delle sanzioni verso il regime di Lukashenko, ma quello delle misure restrittive è un filo rosso che collega la Bielorussia con la Russia e riguarda direttamente il presidente Sassoli: “Risulta evidente che le ultime sanzioni della Russia non erano dirette soltanto contro la mia persona e quella della vicepresidente [della Commissione UE, ndr] Věra Jourová, ma anche contro le nostre rispettive istituzioni“. Tuttavia, “anziché intimidirci, questo ci incoraggia a non fermarci” nella richiesta di rilascio di Alexei Navalny, l’oppositore del presidente russo, Vladimir Putin. “La democrazia non è incisa nella pietra, è fragile e se non la proteggiamo può sgretolarsi più velocemente di quanto osiamo immaginare”, ha poi avvertito i leader UE affrontando il tema della disinformazione e delle provocazioni dirette agli Stati membri da parte del Cremlino.
    Gli altri temi sul tavolo
    Dopo un incontro con il premier Mario Draghi, il presidente del Parlamento Europeo ha affrontato anche con gli altri leader europei i temi in agenda per questo Consiglio. Uno su tutti, quello dell’immigrazione (prioritario proprio per il primo ministro italiano). “Dobbiamo fare delle scelte coraggiose”, è stata l’esortazione di Sassoli, fissando l’obiettivo: “Possiamo presentarci come attore globale solo se mostriamo di essere capaci di gestire uniti un fenomeno strutturale come quello della mobilità umana“. Dai drammi nel Mar Mediterraneo, all’arrivo a nuoto di persone sulle coste spagnole, fino alle “tragedie umane” lungo la rotta balcanica, l’Unione deve dimostrare che “questa non è la nostra carta d’identità”.
    La proposta è quella di “agire su tre versanti”. Salvare vite umane, “un obbligo giuridico e morale” e una “responsabilità che non possiamo lasciare solo alle ONG, che svolgono una funzione di supplenza”. Ecco perché “dobbiamo tornare a pensare a una grande operazione comune nel Mediterraneo” con un meccanismo europeo di ricerca e salvataggio in mare. Secondo, canali umanitari sicuri: “Le persone bisognose di protezione devono poter arrivare nell’Unione Europea senza rischiare la vita”, potendo contare su “un sistema di reinsediamento” e sul loro “contributo per la ripresa delle nostre società”. Infine, una politica europea di accoglienza sull’immigrazione, definendo “criteri di un permesso unico di ingresso e di soggiorno”.
    Altra questione all’ordine del giorno è il certificato europeo COVID-19: “Siamo particolarmente soddisfatti per il lavoro svolto insieme al Consiglio”, è stato il commento di Sassoli sul risultato del trilogo dello scorso giovedì (20 maggio). Tuttavia, “per il Parlamento, il certificato non può essere una condizione ostativa per la libera circolazione” ed è stato “indicato chiaramente che nessuno deve essere discriminato per le sue condizioni di salute o le scelte sanitarie”. La vera svolta sarà determinata dalla rapidità della campagna vaccinale dentro e fuori l’UE, motivo per cui è necessario che “tutti seguano l’esempio dell’Unione, esportando i vaccini e donando le dosi in sovrannumero ai Paesi a basso e medio reddito”. Sulla questione della sospensione dei brevetti, “è giusto esplorare tutte le opzioni che possono consentire la vaccinazione della popolazione mondiale in breve tempo”.
    È caldo anche il fronte della risorse proprie: “L’anno scorso ha dimostrato di cosa siamo capaci quando restiamo uniti”, ha sottolineato Sassoli davanti ai leader europei. “Adesso dobbiamo concentrarci sull’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza” e sull’adozione della decisione sulle risorse proprie, “necessaria per dare impulso alla nostra ripresa”.
    E infine, la questione della lotta ai cambiamenti climatici e le misure sugli impegni presi dall’UE nel quadro dell’accordo di Parigi. Il presidente Sassoli ha avvertito che “i nostri cittadini si aspettano che vengano rispettate quelle promesse”, mentre il Parlamento Europeo sta negoziando insieme al Consiglio la legge sul clima. C’è determinazione nelle parole di Sassoli nel ricordare che “il Parlamento non può essere chiamato solo ad apporre il suo timbro d’approvazione a fatti compiuti” e che è necessario ascoltare l’impegno degli eurodeputati, per arrivare a un “ambizioso pacchetto sul clima e l’energia prima dell’estate“.

    Nel suo discorso al Consiglio, il presidente del Parlamento Europeo ha invocato un’azione “forte, immediata e unitaria” nei confronti del regime di Lukashenko. Ma con la stessa decisione ha chiesto uno sforzo maggiore sull’immigrazione, la lotta contro il COVID-19 e l’accordo sulla legge sul clima

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    Bielorussia, volo Ryanair dirottato per arrestare giornalista. Sanzioni per “terrorismo di Stato” sul tavolo del Consiglio UE

    Bruxelles – Terrorismo di Stato, pirateria aerea, inasprimento delle sanzioni. Tornano a scaldarsi gli animi dei capi di Stato europei nei confronti del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, dopo il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius di ieri (domenica 23 maggio) verso Minsk, per arrestare il giornalista e oppositore politico, Roman Protasevich. Sul tavolo del Consiglio UE – convocato per oggi e domani – si ripresenta il dossier Bielorussia. Potrebbero essere inasprite le sanzioni nei confronti del regime, considerato il continuo deterioramento della situazione nel Paese, tra proteste pacifiche represse con la violenza e giornalisti arrestati e condannati arbitrariamente.
    Il giornalista e oppositore bielorusso Roman Protasevich, ex-direttore del canale bielorusso di informazione Telegram, Nexta
    Il caso di Protasevich è l’ultimo in ordine cronologico e senza dubbio quello più appariscente a livello internazionale. Il volo FR4978 operato dalla compagnia aerea low cost irlandese è stato deviato dalla sua rotta verso la capitale della Lituania e scortato da un jet da combattimento bielorusso all’aeroporto di Minsk, a seguito di una comunicazione dei controllori del traffico aereo nazionale di una “possibile minaccia di bomba a bordo“. Una volta che l’aereo è stato fatto atterrare d’emergenza alle ore 12.25, due passeggeri sono stati arrestati: oltre all’ex-direttore di Nexta (canale bielorusso di informazione Telegram), inserito dal regime nell’elenco delle “persone coinvolte in attività terroristiche”, anche la compagna Sophia Sapega, studentessa russa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius.
    Le istituzioni europee, attive a sostegno dell’opposizione bielorussa dall’inizio delle proteste nel Paese il 9 agosto dello scorso anno, hanno subito denunciato con forza l’accaduto. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che “TUTTI i passeggeri devono essere in grado di continuare il loro viaggio immediatamente”, mentre il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha preteso “spiegazioni immediate”. La leader dell’esecutivo UE, Ursula von der Leyen, è stata invece la prima a far trapelare quali saranno le prossime mosse di Bruxelles: dopo aver definito l’azione “oltraggiosa e illegale”, che “avrà delle conseguenze”, su Twitter ha riferito che “i responsabili del dirottamento devono essere sanzionati” e che il Consiglio Europeo “discuterà le azioni da intraprendere”.

    The outrageous and illegal behaviour of the regime in Belarus will have consequences.
    Those responsible for the #Ryanair hijacking must be sanctioned.
    Journalist Roman Protasevich must be released immediately.
    EUCO will discuss tomorrow action to take.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 23, 2021

    La conferma è arrivata dal Consiglio Europeo. Il portavoce Barend Leyts ha riferito che oggi i leader europei discuteranno di “possibili sanzioni”, dopo i tre pacchetti già adottati dall’UE, mentre il presidente Charles Michel in una nota ha messo in chiaro che sarà affrontato “questo incidente senza precedenti”, che “non rimarrà senza conseguenze”. Una decisione che parte dalle reazioni molto dure nelle capitali europee (e non solo). Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha definito il dirottamento e gli arresti un “atto di terrorismo di Stato”, mentre da Berlino all’Italia, passando per Parigi, Vilnius, Dublino e Londra, sono arrivati moniti a Minsk per il rilascio del giornalista e della compagna.
    L’accaduto è stato condannato “fermamente” anche da Washington: “Questo atto scioccante perpetrato dal regime di Lukashenko ha messo in pericolo la vita di oltre 120 passeggeri, compresi i cittadini statunitensi”, ha reso noto in un comunicato il segretario di Stato, Antony Blinken. “Stiamo coordinando da vicino la risposta con i nostri partner”, che riguarderà in primo luogo un’indagine da parte del Consiglio dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale, ma anche la denuncia delle “continue molestie e la detenzione arbitraria di giornalisti”.
    Le reazioni in Italia
    Anche dall’Italia sono arrivate dure condanne per l’azione intrapresa ieri dal regime bielorusso. “È un atto violento che l’Europa unita non può accettare e che non può restare senza conseguenze”, ha denunciato su Twitter il sottosegretario per gli Affari Europei, Enzo Amendola. “Chiediamo l’immediato rilascio di tutti i passeggeri del volo Ryanair dirottato”, concludendo con #freebelarus. Lo stesso hashtag è stato utilizzato dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, dopo aver ribadito che “dirottare un aereo è un atto terroristico e come tale va trattato”.
    Per il presidente della commissione Esteri della Camera dei Deputati, Piero Fassino, si tratta di un “atto di pirateria aerea, illegale, arrogante e in dispregio di ogni diritto”, ma anche “la conferma di quanto il regime di Lukashenko rappresenti un pericolo per la Bielorussia e la sicurezza internazionale”. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, si è unito al coro di denunce, chiedendo che Protasevich e gli altri passeggeri siano liberati “immediatamente”, oltre al fatto che “questa violenza non può rimanere impunita“.

    È inaccettabile che il volo Ryanair da Atene a Vilnius sia stato dirottato con la forza su Minsk: Roman #Protasevich e tutti gli altri passeggeri illegalmente detenuti dal regime di #Lukashenka devono essere immediatamente liberati, e questa violenza non può rimanere impunita!
    — Fabio Massimo Castaldo (@FMCastaldo) May 23, 2021

    L’aereo scortato all’aeroporto di Minsk da un jet da combattimento per “possibile minaccia di bomba a bordo”. In manette l’oppositore Protasevich e la compagna Sapega. Il vertice dei leader europei discuterà oggi della risposta dell’Unione

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    Bielorussia, bloccato il sito indipendente Tut.by e arrestati giornalisti. L’UE: “Si fermino le vessazioni contro stampa”

    Bruxelles – Non si fermano più gli attacchi alla libertà di stampa in Bielorussia e probabilmente in questi giorni stiamo assistendo all’apice della repressione delle voci indipendenti e critiche verso il regime del presidente Alexander Lukashenko. Tut.by, uno dei più importanti siti di informazione bielorussi è stato messo off-line dalle autorità del Paese, dopo che martedì (18 maggio) hanno fatto irruzione nella redazione e hanno iniziato a perquisire le abitazioni private della direttrice, Marina Zolotova, e di altri dipendenti.
    Gli agenti che hanno effettuato le perquisizioni appartengono al dipartimento per le Indagini finanziarie del Comitato di controllo statale della Bielorussia. Come ha confermato il ministero dell’Informazione bielorusso, la causa del provvedimento sarebbe stata la pubblicazione sul sito di “materiale di un fondo di solidarietà non registrato”: secondo le autorità, Tut.by avrebbe violato la legge sui media, dando spazio online a BYSOL, una fondazione che sostiene le vittime della repressione politica nel Paese.
    In aggiunta, lo stesso dipartimento ha avviato un procedimento penale per “evasione di imposte e tasse su larga scala” nei confronti di alcuni dirigenti del sito di informazione. Dopo le perquisizioni nelle abitazioni private e il sequestro di computer e cellulari, 15 redattori sono stati arrestati, mentre la direttrice Zolotova è stata portata al dipartimento per le Indagini finanziarie per essere interrogata.
    Stando ai dati forniti dall’Associazione bielorussa dei giornalisti, sono 16 i giornalisti al momento dietro le sbarre per (presunti) reati commessi nel riportare cosa sta accadendo nel Paese, dal 9 agosto dello scorso anno in protesta pacifica contro i risultati della rielezione-farsa del presidente Lukashenko. A febbraio erano state condannate a due anni di carcere due giornaliste ventenni, Katsiaryna Andreyeva e Darya Chultsova, con l’accusa di “fomentare le proteste contro il presidente” (stavano trasmettendo in live streaming una manifestazione in memoria dell’attivista Raman Bandarenka). Una delle reporter di Tut.by, Katsiaryna Barysevich, era invece finita a processo per aver rivelato informazioni scomode contro il regime proprio sulle dinamiche della morte di Bandarenka.
    Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione bielorussa e presidente legittima riconosciuta dall’UE, su Twitter ha invocato “un’azione immediata” da parte della comunità internazionale: “Le repressioni contro il principale portale di notizie Tut.by sono un chiaro tentativo di distruggere i resti dei media indipendenti in Bielorussia“, quelli che ancora “coprono coraggiosamente la brutale realtà e la situazione sul campo”.

    Action needed now! The repressions against leading news portal @tutby are a clear attempt to destroy the remains of independent media in Belarus, which bravely covers the brutal reality and the situation on the ground. @osce @AnnLinde @riber @OSCE_RFoM @IreneKhan @RSF_inter pic.twitter.com/ZP9QN0qblW
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) May 18, 2021

    Nella giornata di ieri è arrivata la risposta da parte dell’Unione Europea, tra gli attori internazionali più attivi a sostegno dell’opposizione al presidente Lukashenko. “Le recenti azioni delle autorità bielorusse contro i media e i giornalisti indipendenti mostrano il totale disprezzo per la libertà di espressione e contraddicono i principali impegni internazionali assunti dalla Bielorussia”, ha reso noto in un comunicato Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
    Nella nota si fa riferimento anche alle detenzioni di Alexander Burakov, freelance di Deutsche Welle, Vladimir Laptsevich, reporter del portale di notizie online Mogilev Region, Tatyana Kapitonova, fotoreporter freelance, e Lyubov Kasperovich, giornalista di Tut.by. “Le vessazioni nei confronti dei giornalisti devono cessare e tutti i detenuti devono essere immediatamente rilasciati, insieme a tutti i prigionieri politici”.

    Bloccato l’accesso al dominio della redazione bielorussa, perquisite le case della direttrice e di 15 redattori. Il portavoce dell’alto rappresentante Borrell punta il dito contro il regime Lukashenko per il “totale disprezzo della libertà di espressione”