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    Ucraina, per il Papa la guerra “iniziata da Mosca” è “moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega”

    Città del Vaticano – La guerra in Ucraina è stata “iniziata dalla Federazione Russa” e Papa Francesco la condanna come “moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega”. La Santa Sede mette un punto alle continue interpretazioni delle parole del Pontefice e alle strumentalizzazioni che portano a gesti diplomatici plateali.
    Lo scorso mercoledì, al termine dell’udienza generale, Francesco ha lanciato un appello per scongiurare un disastro nucleare intorno alla centrale di Zaporizhzhia. In quell’occasione, ha parlato della morte di Darya Dugina, figlia del filosofo russo nazionalista Alexandr, definendola una delle “vittime innocenti” che hanno pagato le spese del conflitto. Dopo l’intervento, Kiev richiamato il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, giudicando “poco gradita” quella frase del Papa.
    “L’Ucraina è profondamente delusa dalle parole del Pontefice, che confrontano ingiustamente l’aggressore e la vittima”, aveva spiegato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, motivando la decisione. “La scelta di menzionare nel contesto della guerra la morte di un cittadino russo sul territorio della Russia, con la quale l’Ucraina non ha nulla a che fare, provoca incomprensioni”. Kuleba aveva poi lamentato che “dall’inizio dell’invasione, il pontefice non ha mai prestato particolare attenzione alle vittime specifiche della guerra, tra cui 376 bambini ucraini morti per mano degli occupanti russi”.
    “Le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica”, scandisce oggi il Vaticano. E ricorda che sono numerosi gli interventi di Jorge Mario Bergoglio e dei suoi collaboratori, avanzati dallo scoppio della guerra: “Hanno come finalità per lo più quella di invitare i Pastori ed i fedeli alla preghiera, e tutte le persone di buona volontà alla solidarietà e agli sforzi per ricostruire la pace”, precisa. Non c’è quindi nessun “significato politico” da attribuire.

    Il Pontefice interviene dopo il richiamo del Nunzio in Ucraina da parte di Kiev, seguito al ricordo della morte di Darya Dugina al termine dell’udienza di mercoledì 24 agosto. “Le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica”, scandisce il Vaticano

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    Disinformazione online, scontro al Parlamento UE tra PD e Lega su ingerenze di Mosca nelle democrazie europee

    Bruxelles – Il palcoscenico è quello di Strasburgo, l’emiciclo del Parlamento Europeo. Lo scenario, il dibattito odierno (martedì 6 luglio) in sessione plenaria sulle interferenze straniere nei processi democratici dell’Unione Europea. Ad affrontarsi, uno dopo l’altro sul podio al centro dell’Aula, Pierfrancesco Majorino, con la casacca del Partito Democratico, e Marco Dreosto, in verde Lega. Uno scontro verbale che dalla dimensione europea si è spostata a quella nazionale e viceversa, seguendo il filo della polemica sulle ingerenze di Mosca attraverso campagne di disinformazione online e finanziamenti a partiti e fondazioni nei Paesi membri UE.
    L’eurodeputato in quota PD, Pierfrancesco Majorino
    “Tanti sono gli strumenti messi in campo contro di noi, ma hanno tutti due cose in comune: tendono a favorire i sovranismi e hanno come obiettivi preferiti minoranze o soggetti più vulnerabili, come migranti, donne e comunità LGBT”, è stato il preambolo di Majorino, prima di lanciare la sua stoccata. “Vogliamo smascherare i complici presenti tra le forze di estrema destra europea, che sventolano ipocritamente bandiere nazionali, ma prendono ordini da Mosca”, ma anche quei “partiti che hanno intrattenuto relazioni ambigue con i vertici russi, come la Lega di Salvini“.
    Veemente la risposta di Dreosto, che si è scagliato contro la fonte stessa dell’accusa: “Sarebbe necessario collaborare tutti assieme per dare all’Europa gli strumenti necessari di contrasto, invece di venire a prendere lezioni da chi ha origini dal Partito comunista italiano, che per oltre 50 anni è stato finanziato da Mosca“. Il riferimento è alle antiche radici non solo di una parte del Partito Democratico, ma soprattutto a quelle dello stesso eurodeputato milanese, in politica dal 1998 con i Democratici di Sinistra (proveniente prevalentemente dalla cultura politico-sociale del PCI, poi confluito nel PD). Forse dimenticando le origini del leader del suo stesso partito – che con Majorino condivide l’anno di nascita, il 1973 – quel Matteo Salvini entrato nel Movimento dei comunisti padani all’età di 24 anni.
    L’eurodeputato in quota Lega, Marco Dreosto
    Ere geologiche fa, politicamente parlando, ma il filo rosso nell’intervento dell’europarlamentare leghista è proprio il comunismo: “Non vogliamo rimanere inermi contro le minacce alle nostre democrazie”, soprattutto contro quelle “portate dallo Stato gestito dal più grande partito comunista al mondo, che massacra gli iuguri, perseguita i cristiani, minaccia militarmente Taiwan e calpesta libertà civili a Hong Kong”. Per rispondere alla Cina e a “chi viola i nostri principi democratici”, la posizione della Lega “è molto chiara: noi stiamo dalla parte della democrazie occidentali, senza se e senza ma”. In questo quadro sono gli Stati Uniti il referente privilegiato: “L’Unione Europea non può fare da sola, non possiamo escludere il nostro partner più importante in questa battaglia”.
    Sul fronte PD, l’attenzione rimane invece incentrata sul rafforzamento della strategia europea di difesa della propria democrazia: “È un bene prezioso da difendere in tutti i modi da attori stranieri, statali e non, che vogliono indebolire il nostro progetto e i valori su cui si fonda“. Rischi di interferenze che, nella panoramica fornita da Majorino, hanno contorni più sfumati e non riguardano solo Russia e Cina: “Ci sono regimi e sistemi antidemocratici che cercano e intrattengono pericolosi contatti con esponenti politici europei, penso per esempio all’Arabia Saudita“. Nessun nome e cognome, questa volta, ma non rimane nemmeno troppo tra le righe il riferimento all’altro Matteo, il leader di Italia Viva, Renzi, e al suo rapporto privilegiato con il “nuovo Rinascimento” del principe saudita, Mohamed bin Salman.
    Sullo sfondo, il più ampio dibattito che non coinvolge certamente solo l’Italia, ma tutta l’Unione. “Non ci sono più linee di demarcazione chiare, perché affrontiamo nemici che corrompono e indeboliscono, ma non distruggono interamente”, ha avvertito Raphaël Glucksmann, presidente della commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell’Unione europea, inclusa la disinformazione (INGE) del Parlamento UE. Il rischio è concreto – “siamo permeabili e vulnerabili e la nostra democrazia è davvero a rischio” – ma al momento si attende ancora una “strategia ambiziosa” da parte delle istituzioni europee, perché “non disponiamo di risorse a sufficienza per affrontare tutti gli attacchi e le campagne di disinformazione”.
    Una prima risposta è arrivata dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “Per il momento il nostro obiettivo fondamentale è contrastare la disinformazione che arriva dalla Russia” e proteggere la democrazia, “un sistema che funziona sulla base della capacità dei cittadini di scegliere ciò che è meglio sulla base di buone informazioni“. A questo proposito, Borrell ha confermato il lavoro “in concerto con i partner affini nel mondo”, in particolare quelli della NATO del G7, con cui è stato trovato a maggio un accordo per il rafforzamento del Meccanismo di risposta rapida per bloccare le fake news: “Tutto ciò è vera e propria politica estera, perché la disinformazione online che arriva da soggetti terzi limita lo spazio dell’Unione Europea di avere un influsso sul mondo”, ha concluso l’alto rappresentante UE.

    Protagonisti gli eurodeputati Pierfrancesco Majorino e Marco Dreosto, durante il dibattito sulle interferenze straniere nei processi democratici. “Smaschereremo le relazioni tra sovranisti e vertici russi”. “Nessuna lezione da chi ha origini nel PCI”

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    Caso Navalny, Russia vieta l’ingresso nel Paese a David Sassoli e altri sette funzionari europei per ritorsione alle sanzioni

    Bruxelles – Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, sono tra le otto cariche pubbliche dell’UE a cui oggi (30 aprile) la Russia ha vietato l’ingresso nel Paese, in risposta all’introduzione “del 2 e 22 marzo di quest’anno di misure restrittive del Consiglio dell’UE nei confronti di sei cittadini russi” per il caso dell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexei Navalny. “L’Unione Europea continua la politica di misure restrittive unilaterali illegittime contro i cittadini e le organizzazioni russe”, si legge nel comunicato del ministero Esteri russo che ha informato delle sanzioni.
    Ferma condanna di Parlamento europeo, Commissione e Consiglio della “decisione odierna delle autorità russe di vietare l’ingresso nel territorio russo a otto cittadini dell’Unione europea. Questa azione è inaccettabile”, scrivono in una nota congiunta i tre presidenti David Sassoli, Ursula von der Leyen e Charles Michel. La definiscono “priva di qualsiasi giustificazione giuridica ed è del tutto priva di fondamento. Si rivolge direttamente all’Unione europea, non solo alle persone interessate. Questa decisione è l’ultima e sorprendente dimostrazione di come la Federazione russa abbia scelto di confrontarsi con l’UE invece di accettare di correggere la traiettoria negativa delle nostre relazioni bilaterali”. Lasciano aperta la possibilità di adottare misure appropriate in risposta alla decisione delle autorità russe.
    “A quanto pare, non sono il benvenuto al Cremlino? Lo sospettavo un po ‘… Nessuna sanzione o intimidazione fermerà il Parlamento o me dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno. Come ha scritto Tolstoj, non c’è grandezza dove non c’è verità”, ha scritto Sassoli in un tweet.

    Apparently, I’m not welcome at the Kremlin? I had suspected it a bit… No sanctions or intimidation will stop the @Europarl_EN or me from defending human rights, freedom, and democracy. Threats will not silence us. As Tolstoy wrote, there is no greatness where there is no truth.
    — David Sassoli (@EP_President) April 30, 2021

    Gli altri sei nomi sono Ivars Abolins, presidente del Consiglio nazionale della Lettonia per i media elettronici; Maris Baltins, direttore del Centro statale per il linguaggio della Lettonia; Jacques Maire, membro della delegazione della Francia all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; Jörg Raupach, capo della procura di Berlino; Osa Scott, capo del laboratorio di chimica, biologia, radiazioni e sicurezza nucleare dell’istituto di ricerca di difesa della Svezia; Ilmar Tomusk, capo del dipartimento per il linguaggio dell’Estonia. Da Mosca usano toni durissimi. “Questa pratica è contraria alla Carta delle Nazioni Unite e alle norme fondamentali del diritto internazionale”, prosegue il comunicato.
    “Tutte le nostre proposte per risolvere eventuali problemi che sorgono tra Russia e Ue nella modalità del dialogo professionale diretto vengono costantemente ignorate o respinte”, ha sottolineato il ministero. Secondo Mosca le sanzioni dell’Unione europea “non lasciano dubbi sul fatto che il loro vero obiettivo sia frenare ad ogni costo lo sviluppo del nostro Paese e imporre il loro concetto unilaterale di un ‘ordine mondiale basato su regole’ che mina il diritto internazionale. Lanciare una sfida aperta all’indipendenza della politica estera e interna russa. Questo viene fatto apertamente e deliberatamente. E, naturalmente, con la conoscenza e l’incoraggiamento degli Stati Uniti, che non nascondono il loro interesse a trasformare l’Europa in un’arena di acuto confronto geopolitico”, ha osservato il ministero.
    Appena due giorni fa, in Parlamento europeo il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, aveva parlato di tensioni crescenti tra Russia e Occidente, con continue tattiche intimidatorie da parte di Mosca: dal caso Navalny, prima avvelenato e poi incarcerato; alle truppe ammassate al confine con l’Ucraina (poi ritirate) o ancora la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca dopo l’accertamento di alcune azioni spionistiche russe. Mentre l’Unione Europea si è detta impegnata a non voler “alimentare ulteriormente una dinamica di escalation” se anche si dice decisa “a non accettare tattiche intimidatorie” da parte di Mosca alle quali “dobbiamo rispondere se accadono”, ha precisato Borrell. Ora è il momento di non lasciare
    Le reazioni
    Da Bruxelles si è mossa nell’immediato un’ondata di messaggi di solidarietà verso Sassoli e Jourova per le sanzioni. “Tanto ingiustificate quanto inutili”, afferma il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.

    Solidarietà a @DavidSassoli @VeraJourova e altri esponenti europei colpiti da sanzioni russe. Tanto ingiustificate quanto inutili.
    — Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) April 30, 2021

    “La mia totale solidarietà al Presidente Sassoli per la decisione delle autorità russe di vietare l’ingresso suo e di altri rappresentanti in Russia, come risposta alle #sanzioni per il caso Navalny. Non ci pieghiamo alle minacce. Grazie David per il tuo coraggio”, scrive Brando Benifei, capo delegazione del Partito Democratico all’Europarlamento. “Serve ora una reazione ferma e decisa di tutte le istituzioni per questo atto ostile e ingiustificato”, afferma l’eurodeputata S&D, Pina Picerno, a cui fa eco anche Patrizia Toia, che parla di “inaccettabile decisione con cui il governo russo vuole limitare l’ingresso di Sassoli e degli altri rappresentanti in Russia, dopo che l’UE si è schierata a favore di Navalny. Solidarietà al Presidente: saremo sempre dalla parte dei diritti e della libertà”. “Le minacce russe non saranno mai più forti della nostra libertà”, commenta anche l’eurodeputato Nicola Danti (Italia Viva). “Presidente Putin, può sanzionare tutti i deputati che vuole, ma non ci zittirà. Piena solidarietà da parte del Partito popolare europeo”, scrive su twitter il capogruppo, Manfred Weber. Solidarietà al presidente del Parlamento Europeo e agli altri rappresentanti Ue che viene espressa anche dalla delegazione della Lega all’Europarlamento, dentro al gruppo Identità e Democrazia. “Le sanzioni ingiustificate e le intimidazioni non sono la risposta per normalizzare i rapporti e aiutare il dialogo”, scrive in una nota.
    Solidarietà che arriva anche da Roma. “Un gesto di ostilità incomprensibile, non compatibile con i valori della democrazia europea e con i principi del diritto internazionale”, commenta il presidente della Camera, Roberto Fico. “Nessuna intimidazione verso lui e altre autorità europee può essere tollerata. Il Parlamento UE è il cuore della nostra democrazia liberale. Chi attacca David Sassoli attacca l’Europa”, scrive il Sottosegretario con delega agli affari europei, Enzo Amendola.

    Ferma condanna dell’Unione Europea: “Azione inaccettabile”, scrivono i tre presidenti Sassoli, von der Leyen e Michel. Colpita anche la vicepresidente della Commissione per i Valori e la Trasparenza, Vera Jourova, insieme alle altre sei cariche pubbliche. Per Mosca le sanzioni dell’UE mirano a frenare ad ogni costo lo sviluppo “del nostro Paese”

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    Borrell in Parlamento: “Dalla Russia continue intimidazioni all’Occidente, l’UE lavora su de-escalation”

    Bruxelles – Tensioni crescenti tra Russia e Occidente, mentre l’Unione Europea continua a rimanere impegnata a non voler “alimentare ulteriormente una dinamica di escalation” se anche si dice decisa “a non accettare tattiche intimidatorie” da parte di Mosca. Tattiche intimidatorie alle quali “dobbiamo rispondere se accadono”, precisa Josep Borrell.
    Il caso dell’oppositore russo Alexey Navalny, prima avvelenato e poi incarcerato; le truppe ammassate al confine con l’Ucraina (poi ritirate) o ancora la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca dopo l’accertamento di alcune azioni spionistiche russe. Tutte tattiche intimidatorie: così le definisce l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza in un intervento durante la sessione plenaria del Parlamento europeo di oggi (28 aprile), sostenendo che quella messa in atto dalle autorità russe è “una tendenza preoccupante” perché sceglie di alimentare il confronto o lo scontro con l’Occidente e con l’Unione Europea “attraverso continui attacchi con disinformazione e altre attività negative”.
    Queste le parole di Borrell, secondo cui Bruxelles deve invece trovare un modus vivendi, un atteggiamento costruttivo “che eviti il ​​confronto costante con un vicino che sembra invece aver deciso di comportarsi da avversario”. Mentre il capo della diplomazia europea “affrontava” l’Emiciclo, è arrivata la notizia dell’espulsione di altri 7 diplomatici europei (di Slovacchia, Lettonia, Lituania ed Estonia) presso l’ambasciata di Mosca, nel contesto della crisi diplomatica in corso tra Russia e Repubblica Ceca che ha già visto l’espulsione reciproca del personale diplomatico, con più di cento persone. Una crisi scoppiata quando Praga ha scoperto il coinvolgimento di alcune spie russe nelle esplosioni del 2014 nei depositi di munizioni presenti nella città di Vrbetice, in cui sono morti due cittadini cechi.
    Borrell lo dice chiaramente: le relazioni tra Unione europea e Russia sono ai ferri corti, i rapporti continuano a deteriorarsi e sono “al punto più basso e non si può escludere che la tendenza negativa prosegua”. L’Unione europea è però interessata a evitare ogni tipo di confronto diretto. Il presidente del Consiglio europeo ha convocato per il 25 maggio un Consiglio europeo – non previsto e in presenza per i leader – che avrà all’ordine del giorno la lotta contro il COVID, le questioni climatiche ma anche le tensioni con Mosca. L’UE pronta a impegnarsi “in aree di chiaro interesse comune” e a mantenere aperto il canale di comunicazione con Mosca e a cercare di migliorare le relazioni ma solo se la Russia mostrerà “la volontà genuina di farlo”.
    Dall’Aula di Bruxelles arriva l’esortazione a non far passare sotto silenzio le condizioni di Navalny incarcerato, che ha di recente interrotto lo sciopero della fame che aveva iniziato dopo essersi visto negare la possibilità di vedere medici di fiducia. “Ora l’attivista russo sta meglio, ma sicuramente la sua persecuzione non è finita qui: non possiamo e non dobbiamo abbandonare quest’uomo coraggioso”, ha ricordato Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento europeo durante il suo intervento in plenaria.

    Rapporti tesi con Mosca che saranno sul tavolo dei capi di Stato e governo al Summit del 25 maggio. Per il capo della diplomazia europea la Russia sceglie di alimentare lo scontro con i Paesi occidentali, mentre Bruxelles rimane impegnata a tenere aperto il canale del dialogo

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    Alexei Navalny avvelenato, l’Ue accusa: “Inaccettabile uso di armi chimiche, viola il diritto internazionale”

    In una nota l’Alto rappresentante Borrell chiede al governo russo di indagare in modo trasparente sul tentato omicidio dell’oppositore di Vladimir Putin: “Il caso non deve rimanere irrisolto”. Merkel: “Attacco con un agente nervino chimico in Russia è scioccante”
    L’articolo Alexei Navalny avvelenato, l’Ue accusa: “Inaccettabile uso di armi chimiche, viola il diritto internazionale” proviene da Eunews.