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    Brexit, l’UE cerca un compromesso sul protocollo sull’Irlanda del Nord e propone un taglio dei controlli doganali

    Bruxelles – È passato ormai quasi un anno dall’entrata in vigore dell’accordo di divorzio tra l’Unione Europea e il Regno Unito, ma la questione Brexit continua a creare frizioni nei rapporti tra le due sponde della Manica. Ci prova ora la Commissione UE a gettare acqua sul fuoco, con la proposta di una serie di accordi per risolvere le difficoltà che stanno vivendo i cittadini dell’Irlanda del Nord sul fronte del commercio con la Gran Bretagna.
    A seguito di diversi confronti nelle ultime settimane con la controparte britannica e con le istituzioni nord-irlandesi, il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič, ha presentato oggi (mercoledì 13 ottobre) “la nostra autentica risposta alle preoccupazioni dei cittadini e delle imprese dell’Irlanda del Nord“, con l’obiettivo di trovare una “soluzione permanente concordata congiuntamente” insieme al governo britannico. “Tutto questo sarà fatto in stretta collaborazione e in costante dialogo con il Parlamento e il Consiglio Europeo”, ha assicurato Šefčovič in conferenza stampa. La proposta è contenuta in quattro testi non legislativi (non paper), che saranno discussi con la controparte britannica da venerdì (15 ottobre), quando il vicepresidente della Commissione farà visita a Londra.
    Il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič (13 ottobre 2021)
    Nel primo testo si parla di un abbattimento dell’80 per cento dei controlli dei certificati sanitari e fitosanitari degli alimenti, delle piante e degli animali, attraverso una serie di condizioni e salvaguardie per gli standard del Mercato Unico Europeo: la costruzione di posti permanenti di controllo alle frontiere, imballaggi specifici, un’etichettatura che indichi che le merci sono in vendita solo nel Regno Unito e un monitoraggio rafforzato delle catene di approvvigionamento. Nel caso in cui si verifichino problemi o violazioni da parte dei commercianti o delle autorità britanniche, si attiverebbero un meccanismo di reazione rapida e misure unilaterali UE. Segue poi la proposta di una riduzione del 50 per cento delle pratiche doganali (grazie alle condizioni poste dal primo testo), a patto che Londra si impegni a fornire un accesso “completo e in tempo reale” ai sistemi IT (tecnologia dell’informazione): “Si creerà una sorta di Express Lane per la circolazione delle merci dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord”, si legge nel testo, “fornendo allo stesso tempo un solido meccanismo di monitoraggio e protezione dell’integrità del Mercato Unico”.
    Il terzo testo tratteggia un legame più forte tra l’Assemblea dell’Irlanda del Nord e l’Assemblea di partenariato parlamentare UE-Regno Unito, per rendere “più trasparente” l’applicazione del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’accordo di recesso tra UE e Regno Unito e rafforzare la partecipazione dei partner nordirlandesi nelle riunioni dei comitati specializzati. E infine il quarto testo si concentra sulla “sicurezza ininterrotta” della fornitura di medicinali dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord. Vale a dire che Londra “può continuare a fungere da hub per la fornitura di farmaci generici” per Belfast e che le aziende farmaceutiche britanniche “possono mantenere tutte le loro funzioni normative”, nonostante questo implichi il fatto che “l’UE cambi le proprie regole sui medicinali“.
    Secondo l’esecutivo comunitario “questo pacchetto di misure farà una reale differenza” per quanto riguarda la circolazione delle merci, ha commentato il vicepresidente Šefčovič. L’attenzione è stata posta sulle “flessibilità in materia di alimenti, salute delle piante e degli animali, dogane, medicinali e impegno con le parti interessate nordirlandesi”, ma anche sul fatto che “propone un modello diverso per l’attuazione del protocollo” sul piano del commercio tra Londra e Belfast. “È facilitato, ma con una serie di salvaguardie e una maggiore sorveglianza del mercato”, ha concluso Šefčovič, che ha ribadito anche che la bussola che guida la Commissione rimane tarata su “prevedibilità, stabilità e certezza per le persone e le imprese”.
    Le difficoltà nel commercio post-Brexit
    Le proposte dell’esecutivo comunitario hanno come obiettivo quello di trovare un compromesso sulle difficoltà riscontrate nell’attuazione del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’accordo di recesso tra UE e Regno Unito (che è stato redatto per preservare l’unità dell’isola, secondo l’accordo del Venerdì Santo del 1998). La questione ruota attorno al periodo di grazia per il commercio nel Mare d’Irlanda, ovvero la concessione temporanea da parte delle autorità UE ai controlli dei certificati sanitari ai supermercati e fornitori britannici per il commercio di generi alimentari. Nel contesto post-Brexit i controlli servono per mantenere integro il Mercato Unico sull’isola).
    Il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič (13 ottobre 2021)
    Questa concessione – entrata in vigore provvisoriamente dall’inizio del 2021 con la firma dell’accordo di commercio e di cooperazione – sarebbe dovuta scadere lo scorso primo aprile. Ma con la decisione unilaterale di Downing Street dello scorso 3 marzo di estendere il periodo di grazia fino alla fine di ottobre, si era aperta la cosiddetta ‘guerra delle salsicce’ (diventate il simbolo dei prodotti refrigerati a rischio per la tratta commerciale dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord). Dopo aver lanciato una procedura di infrazione contro il Regno Unito per presunte violazioni del protocollo, lo scorso 30 giugno Bruxelles aveva deciso di concedere una proroga di tre mesi.
    Offerto il dito, Londra si è presa tutto il braccio. A inizio settembre il governo guidato da Boris Johnson ha iniziato un pressing non solo per ridefinire la durata del periodo di grazia sui controlli dei certificati sanitari, ma anche per rinegoziare l’intero protocollo sull’Irlanda del Nord. Richiesta respinta al mittente dalla Commissione Europea per due volte: la prima a fine luglio dal vicepresidente Šefčovič – “non accetteremo nessuna revisione”, aveva tagliato corto – la seconda proprio in occasione della ripresa delle polemiche oltremanica un mese fa.
    Le bordate da Londra
    Già prima della presentazione della proposta della Commissione UE di oggi, da Londra erano piovute critiche rispetto a un altro punto del protocollo sull’Irlanda del Nord: il potere di arbitrato da parte della Corte di Giustizia dell’UE. “Il ruolo della Corte di giustizia e delle istituzioni dell’UE in Irlanda del Nord crea una situazione in cui non sembra esserci alcuna discrezione su come le disposizioni del protocollo vengono attuate”, ha attaccato il consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, ieri (martedì 12 ottobre) in un intervento a Lisbona. “La Commissione è stata troppo veloce a liquidare la governance come una questione secondaria”, ha aggiunto, portando come esempio la procedura di infrazione: “È arrivata al primo disaccordo, è evidente che questi accordi non funzioneranno nella pratica“.
    Il braccio destro del premier Johnson ha cercato di smarcarsi dalle critiche per aver firmato lui stesso l’accordo (fino all’anno scorso era ex-capo negoziatore Brexit per il Regno Unito), sostenendo che “il protocollo è stato redatto in estrema fretta in un periodo di grande incertezza“. Ma non solo: “Dire che non può essere migliorato sarebbe un errore di valutazione storico”, ha incalzato Frost, prima di insinuare che per Bruxelles “turbolenze, distorsione del commercio e sconvolgimento della società” in Irlanda del Nord sono “forse persino un prezzo accettabile” da pagare per dimostrare che “la Brexit non ha funzionato”. Su tutte le altre proposte dell’esecutivo UE, Frost si è detto “disponibile a negoziare intensamente”.
    Ma dalla Commissione Europea la porta rimane chiusa. “Entrambe le parti si sono impegnate con una firma”, ha ribadito il funzionario UE. Cancellare con un colpo di spugna il ruolo affidato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea significherebbe non solo “compromettere il mantenimento dell’Irlanda del Nord nel Mercato Unico“, ma anche “aumentare l’instabilità, esattamente l’opposto di quello che vogliamo”. La Corte UE rimane “al centro del protocollo” ed è evidente che, nonostante il passo avanti di oggi da parte dell’esecutivo comunitario, la partita tra Londra e Bruxelles sul commercio in Irlanda del Nord è tutt’altro che chiusa.

    Il vicepresidente della Commissione UE Šefčovič ha presentato le quattro proposte per risolvere le difficoltà di commercio tra Belfast e Londra. Previsto l’abbattimento dell’80 per cento dei controlli, purché si rispettino le salvaguardie del Mercato Unico

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    Brexit, Londra ci riprova: chiesta una rinegoziazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord. Porta chiusa dall’UE

    Bruxelles – Ci risiamo. A nemmeno un mese dalle concessioni dell’Unione Europea a Londra sull’estensione del periodo di grazia per il commercio nel Mare d’Irlanda fino al 30 settembre (doveva scadere lo scorso primo aprile), Downing Street alza la posta e chiede a Bruxelles un “nuovo equilibrio” nell’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord all’interno del quadro dell’Accordo di recesso tra UE e Regno Unito.
    Dal 30 giugno ci si chiedeva cosa significasse l’avvertimento del consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, sulla necessità di “un’attuazione pragmatica e proporzionata dell’intesa” per arrivare a una soluzione permanente con i Ventisette. Ora è chiaro: se non saranno saranno riviste le regole sul commercio tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, la minaccia è di annullare unilateralmente l’intero Accordo di recesso. “Non possiamo andare avanti così”, è stato il commento di Frost ieri (mercoledì 21 luglio) di fronte ai deputati britannici. “Non c’è niente di insolito nel rinegoziare un trattato”, ha aggiunto, dal momento in cui “l’accordo non sta funzionando come ci aspettavamo“.
    Non stupisce che per Londra il “nuovo equilibrio” punti a eliminare la supervisione dell’Unione Europea sull’Accordo di recesso e sul transito di beni nell’Irlanda del Nord (volto a mantenere integro il Mercato Unico sull’isola d’Irlanda). Frost ha puntualizzato che “c’è un’opportunità per trovare un accordo con l’UE attraverso i negoziati“, ma che se dovessero fallire il Regno Unito avrà “una giustificazione per invocare l’articolo 16 del Protocollo” (che permette alle parti di rinunciare ai suoi termini se nella pratica si rivelano dannosi).
    L’improvvisa offerta del governo presieduto da Boris Johnson ha trovato le porte sbarrate a Bruxelles, nel frattempo impegnato a rinegoziare il futuro di Gibilterra. “Non accetteremo una rinegoziazione del Protocollo“, ha tagliato corto il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič. “Il rispetto degli obblighi legali internazionali è di fondamentale importanza”, anche se questo non ha fermato l’Unione Europea dal cercare “soluzioni pratiche e flessibili” come quella dello scorso 30 giugno “per superare le difficoltà che i cittadini dell’Irlanda del Nord stanno incontrando”.
    Preso atto della dichiarazione di Frost, il vicepresidente dell’esecutivo UE ha intimato il “rispetto del Protocollo” che “ha lo scopo di mantenere la pace sull’isola d’Irlanda”. Lo spiraglio lasciato aperto da Šefčovič riguarda solo “l’azione congiunta negli organismi paritetici” e il confronto su nuove “soluzioni creative”. Su tutto il resto, Bruxelles fa muro e a poco più di due mesi dall’entrata in vigore dell’accordo commerciale e di cooperazione con il Regno Unito già si inizia a parlare di annullamento dell’Accordo di recesso.

    Il “no grazie” è stato ribadito anche dalla presidente dell’esecutivo UE, Ursula von der Leyen, dopo una conversazione telefonica con il premier britannico Johnson: “L’Unione continuerà a essere creativa e flessibile nel quadro del Protocollo, ma non lo rinegozieremo“, ha risposto al Command paper di Downing Street inerente al Protocollo sull’Irlanda del Nord. “Dobbiamo garantire insieme stabilità e prevedibilità sull’isola”.

    Il Regno Unito chiede un “nuovo equilibrio” sull’Accordo di recesso, altrimenti minaccia di annullarlo unilateralmente. Il vicepresidente della Commissione Šefčovič respinge l’offerta e intima il rispetto degli “obblighi legali internazionali”

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    Gibilterra, nuove tensioni UE-UK. Bruxelles presenta il suo mandato negoziale. Londra: “Minano la nostra sovranità”

    Bruxelles – La Brexit torna ad agitare Unione europea e Regno Unito, che si scontrano su Gibilterra. Bruxelles è decisa a rinegoziare il futuro della rocca, e forza la mano negoziale approvando una raccomandazione per una decisione del Consiglio dell’UE che autorizza l’apertura di trattative per un accordo bilaterale UE-Regno Unito sul possedimento britannico.
    La decisione del collegio dei commissari si spiega col fatto che l’accordo commerciale e di cooperazione raggiunto tra le due parti non comprende Gibilterra. Le relazioni della piccola penisola non sono con il blocco dei 27 è dunque privo di regolamentazioni, e Bruxelles ha deciso di colmare questo vuoto legislativo. Tanto che la decisione di intavolare trattative è accompagnata da orientamenti.

    Our proposed mandate for 🇪🇺🇬🇧 negotiations on Gibraltar aims to have a positive impact for those living and working on either side of the border between Spain and Gibraltar, while protecting the integrity of the Schengen Area and the Single Market.
    👉 https://t.co/gKjFW5oY35 pic.twitter.com/gk2oakaUoi
    — Maroš Šefčovič🇪🇺 (@MarosSefcovic) July 20, 2021

    Il team von der Leyen intende eliminare i controlli fisici e i controlli su persone e merci alla frontiera terrestre tra la Spagna e Gibilterra, garantendo nel contempo l’integrità dello spazio Schengen di libera circolazione e del mercato unico. Si intende inoltre stabilire responsabilità in materia di asilo, rimpatri, visti, permessi di soggiorno, cooperazione operativa di polizia e scambio di informazioni.
    E non finisce qui. Si intende rimettere mano al settore trasporti (areo e terrestre), lavoro (diritti dei lavoratori transfrontalieri), ambiente, cooperazione di polizia, sostegno finanziario nonché la creazione di “condizioni di parità”, quella reciprocità (level playingfield) su cui Boris Johnson e il suo governo tanto hanno protestato prima di siglare l’accordo commerciale con Bruxelles.
    Anche stavolta le reazioni britanniche non si sono fatte attendere. Londra denuncia un’invasione di campo da parte dell’UE. “Il Regno Unito, con Gibilterra, e la Spagna hanno attentamente concordato un accordo quadro pragmatico, in piena consultazione con la Commissione europea”, ricorda il ministro degli Esteri di sua Maestà, Dominic Raab, secondo cui “il mandato proposto dalla Commissione è direttamente in conflitto con tale quadro“. Secondo il capo della diplomazia britannica l’esecutivo comunitario “cerca di minare la sovranità del Regno Unito su Gibilterra”, e perciò il mandato “non può costituire una base per i negoziati”.

    UK, Gibraltar & Spain agreed balanced & pragmatic framework on Gibraltar.
    The Commission’s draft mandate fails to respect essential elements of the framework, does not reflect a real-world solution, and cannot form a basis for negotiations. https://t.co/7WFdm7aXxr
    — Dominic Raab (@DominicRaab) July 20, 2021

    Londra contesta l’azione unilaterale dell’UE. E’ vero che, come recita anche i documento di 26 pagine licenziato dal collegio dei commissari, “la Commissione è nominata negoziatore dell’Unione”, ma non piace il blitz a dodici stelle. “Abbiamo costantemente dimostrato pragmatismo e flessibilità nella ricerca di accordi che funzionino per tutte le parti e siamo delusi che questo non sia stato ricambiato”, continua Raab. “Il mandato dell’UE non riflette una soluzione concreta. Esortiamo l’UE a ripensarci”.
    Quello che non piace a Londra è l’ingerenza negli affari di un territorio sotto il controllo della corona britannica. Maros Sefcovic, il vicepresidente della Commissione responsabile del dossier, afferma che con questa iniziativa “mandiamo un segnale positivo a tutti coloro che vivono e lavorano da entrambe le parti della frontiera” di Gibilterra. Specifica che “si tratta di cooperazione regionale, non di sovranità o giurisdizione”, ma oltre Manica stigmatizzano le manovre a dodici stelle. Il braccio di ferro tra Unione europea e il suo ex Stato membro dunque continua e si rinnova.

    La Commissione europea mette a punto la linea per il futuro della Rocca: via controlli alla frontiera, uniformità di regole per trasporti, scambio di informazioni di polizia, diritti dei lavoratori. Raab: “Fuori dalla realtà, non può essere una base per trattative”

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    Brexit, alla fine l’UE cede: per altri tre mesi salsicce e carne refrigerata circoleranno tra Londra e Belfast senza controlli

    Bruxelles – Alle pressioni del Regno Unito, di Belfast e anche del presidente statunitense, Joe Biden, l’Unione Europea alla fine ha ceduto: il periodo di grazia per il commercio nel Mare d’Irlanda sarà esteso fino al 30 settembre. Le salsicce sono salve, così come tutti i prodotti refrigerati che vengono trasportati dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord.
    Si tratta di una concessione temporanea ai controlli da parte delle autorità UE dei certificati sanitari (che nel contesto post-Brexit servono per mantenere integro il Mercato Unico sull’isola d’Irlanda) ai supermercati e fornitori britannici per il commercio di generi alimentari. Entrata in vigore provvisoriamente dall’inizio di quest’anno, con la firma dell’accordo di commercio e di cooperazione (TCA), sarebbe dovuta scadere lo scorso primo aprile. Ma con la decisione unilaterale di Downing Street dello scorso 3 marzo di estendere il periodo di grazia fino alla fine di ottobre, si era aperta la cosiddetta ‘guerra delle salsicce’ con l’UE.
    Dopo nemmeno due settimane, Bruxelles aveva inviato a Londra una lettera di costituzione in mora (il primo passo per per aprire una procedura di infrazione) per presunte violazioni del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’Accordo di recesso tra UE e Regno Unito. La tensione è rimasta alta per tre mesi, ma con la decisione di oggi il problema è stato rimandato di almeno altri tre. “Non stiamo emettendo un assegno in bianco“, ha voluto precisare in conferenza stampa il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič. “Ma vogliamo dimostrare di rimanere fedeli alla pace e stabilità” in Irlanda, “evitando al contempo un confine duro sull’isola e mantenendo l’integrità del Mercato Unico”.
    Se sono ormai sotto gli occhi di tutti le lacune nell’attuazione dell’Accordo di recesso, l’esecutivo UE ha presentato oggi un pacchetto di misure per “affrontare le questioni più urgenti“. Quella maggiore riguardava proprio il commercio di carni refrigerate dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord. La soluzione – “di natura temporanea” – ha posto alcune condizioni “rigorose”, tra cui certificati sanitari obbligatori, confezionamento ed etichettatura “solo Irlanda del Nord” e standard dei prodotti che devono rimanere invariati. Con lo scattare del primo ottobre, a meno di una nuova ‘guerra delle salsicce’, il Regno Unito dovrà aver completato il processo di adattamento delle catene di approvvigionamento.
    Una seconda parte del pacchetto ha affrontato altre questioni di breve-medio termine, come la fornitura di medicinali da Londra a Belfast (“la Commissione presenterà una proposta legislativa all’inizio dell’autunno”, ha anticipato il vicepresidente Šefčovič), la circolazione dei cani guida che accompagnano le persone che viaggiano dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord, il movimento del bestiame e l’esenzione ai conducenti britannici di mostrare la Carta Verde dell’assicurazione auto quando entrano nell’UE. Šefčovič ha sottolineato che “in alcuni casi abbiamo ribaltato completamente le nostre regole per trovare una soluzione solida a una sfida eccezionale”.
    Dall’altra parte della Manica, il governo di Boris Johnson ha accolto con favore l’estensione del periodo di grazia, ma avvertendo i Ventisette che per arrivare a una soluzione permanente dovranno accettare “un’attuazione pragmatica e proporzionata dell’intesa“, ha avvertito il consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost. Cosa voglia dire, ancora non è chiaro, ma l’approccio “legalistico” adottato finora da Bruxelles è stato duramente attaccato da Downing Street: “Ha causato a un gran numero di problemi, fra cui quello del transito delle carni fresche è solo uno”, è stato il commento caustico di Frost. “Ora dobbiamo lavorare in modo energico per trovare soluzioni definitive a questi problemi”.

    Esteso fino a fine settembre il periodo di grazia sul commercio di generi alimentari tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. Il vicepresidente della Commissione Sefcovic: “Non è un assegno in bianco”

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    Brexit, ancora nessuna svolta sull’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord. Biden preoccupato per lo stallo

    Bruxelles – È stato l’ennesimo nulla di fatto la riunione del comitato congiunto UE-Regno Unito (il primo dall’attuazione dell’accordo sul commercio e la cooperazione) che si è tenuta oggi (mercoledì 9 giugno) a Londra. Presieduto dal vicepresidente della Commissione Europea per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, e dal consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, il vertice era particolarmente atteso per tentare di risolvere i problemi relativi all’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord.
    Invece si protrae ancora lo stallo tra Unione Europea e Regno Unito e la questione impensierisce anche Oltreoceano. Dall’amministrazione statunitense del democratico Joe Biden è stata indirizzata a entrambi gli alleati una sollecitazione a trattare per risolvere il problema sull’isola di Irlanda, proprio alla vigilia del vertice dei leader del G7 a presidenza britannica (in programma dall’11 al 13 giugno). In un’intervista con l’editore della BBC North America, Jon Sopel, il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha avvertito che “qualunque sia il modo per procedere, deve al suo interno proteggere l’Accordo del Venerdì Santo e non metterlo in pericolo”. Questo sarà il “messaggio che il presidente Biden indirizzerà” al vertice del Gruppo dei Sette a Carbis Bay, in Cornovaglia, a cui parteciperà di persona.
    “Nessuna svolta, ma nemmeno una rottura“, è la sintesi migliore della riunione di oggi, offerta proprio da Frost in un tweet al termine dei colloqui. Una discussione “franca e onesta”, che però non ha risolto le controversie sui controlli delle merci tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito: Bruxelles pretende il rispetto delle clausole per preservare l’unità dell’isola d’Irlanda (secondo l’accordo del Venerdì Santo del 1998), mentre Londra cerca di rimandare l’attuazione per “ridurre gli oneri per i commercianti agroalimentari che spostano le merci per l’uso o il consumo nell’Irlanda del Nord”, si legge nel comunicato diffuso da Downing Street.
    In conferenza stampa, il vicepresidente della Commissione Šefčovič ha spiegato che “l’Unione si è impegnata in modo creativo e instancabile per trovare soluzioni che forniscano stabilità alle imprese”, ma che rimane “incondizionato” il rispetto del Mercato Unico UE. Questo non ha escluso il lavoro su “soluzioni permanenti, ove possibile”, come nel caso della fornitura di medicinali all’Irlanda del Nord (“cosa che prendo molto sul serio, soprattutto in questo periodo di pandemia”), ma anche dei cani guida, dell’IVA sulle auto usate e altre flessibilità sulla circolazione del bestiame.
    Tuttavia, “non possiamo annullare il nucleo del Protocollo” e i controlli tra le due sponde del Mare d’Irlanda sono “una condizione necessaria per garantire l’assenza di controlli tra Belfast e Dublino”, ha ribadito con forza Šefčovič: “Il Regno Unito deve rispettare i suoi obblighi legali ed eseguire questi controlli“. Il vicepresidente del gabinetto von der Leyen ha anche sottolineato che “oggi siamo a un bivio nelle nostre relazioni, la fiducia deve essere ripristinata”.
    Ricordando l’azione legale avviata lo scorso 15 marzo, Šefčovič ha rincarato la dose, affermando che “se il Regno Unito dovesse intraprendere ulteriori azioni unilaterali nelle prossime settimane, l’Unione non sarà timida nel reagire rapidamente, con fermezza e risolutezza“. Con un sibillino “Pacta sunt servanda”, la stessa citazione utilizzata questa mattina dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, davanti agli eurodeputati a Strasburgo.

    “Pacta sunt servanda”
    When an agreement has been reached, it needs to be implemented with good will.
    We want to be a loyal and committed partner to the UK, but we are ready to use the different means available to us to protect our interests. #Brexit @BorisJohnson pic.twitter.com/MqD4Lmn6GL
    — Charles Michel (@eucopresident) June 9, 2021

    Altro punto all’ordine del giorno è stata la questione dei diritti dei cittadini. “Si avvicina il termine del 30 giugno per la domanda di soggiorno” dei cittadini comunitari nel Regno Unito e di quelli britannici nell’Unione Europea. “I nostri cittadini devono avere la certezza giuridica se sono coperti o meno dall’Accordo di recesso”, ha assicurato il vicepresidente dell’esecutivo UE, e per questo “abbiamo deciso di lavorare insieme per garantire che ciò avvenga“. Per quanto riguarda la situazione “molto delicata” della detenzione dei cittadini comunitari alla frontiera del Regno Unito, Šefčovič ha cercato – e trovato – “rassicurazioni da Lord Frost” sul fatto che “tutte le questioni in sospeso saranno risolte rapidamente“.

    Il vertice UE-Regno Unito non ha risolto le controversie sui controlli delle merci tra Belfast e Londra. Il presidente statunitense ha sollecitato gli alleati a trovare una soluzione e lo ripeterà al vertice G7 di questo fine settimana