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    L’inverno morde. I vescovi ai leader Ue: Energia accessibile e a prezzi ragionevoli

    Roma – Garantire un’energia accessibile e a prezzi ragionevoli alle persone più colpite dalla crisi; dare priorità all’efficienza e ridurre responsabilmente i consumi; perseguire partenariati energetici bilaterali e multilaterali per gettare le basi di un nuovo sistema energetico globale governato da giustizia, solidarietà, partecipazione inclusiva e sviluppo sostenibile. Lo chiede la Comece, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, che, con l’inverno alle porte, lancia un appello a chi nell’Unione ha responsabilità di governo.
    “L’eccessiva dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas da un unico fornitore ha permesso alla Russia di utilizzare le proprie forniture energetiche come un’arma”, tuonano i prelati, che lamentano una rafforzata insicurezza energetica in tutta Europa e una impennata dei prezzi che si ripercuote sulla società, “colpendo in particolare i più vulnerabili”.
    Non abbandonare le famiglie e le persone vulnerabili o vittime di discriminazioni socio-economiche, incapaci di far fronte all’aumento dell’inflazione e di pagare il riscaldamento o l’elettricità è la preghiera. Una situazione che, insiste la commissione, “rafforza le disuguaglianze sociali e il divario energetico“: “La crisi energetica è un ulteriore fardello dal punto di vista economico e mentale“. Mentre molte aziende falliscono, altre licenziano i propri lavoratori e molti, constatano i vescovi, “non sono più in grado di far fronte all’aumento del costo della vita”.
    Un appello alla solidarietà, ma anche alla lungimiranza: “Riconosciamo che la situazione attuale è complessa e rende necessarie considerazioni equilibrate che tengano conto degli aspetti sociali, economici, ecologici e geopolitici nell’ottica di un approccio eticamente responsabile” si legge. Nonostante la pressante emergenza, però, i prelati invitano a non perdere di vista gli obiettivi di lungo termine di una “transizione energetica giusta e sostenibile“.
    E anche se trovare un equilibrio corretto spetta alla politica, ci sono degli insegnamenti della Chiesa cattolica dai quali poter trarre esempio. Il primo: secondo la destinazione universale dei beni (il diritto naturale all’uso comune di tutti i beni del Creato a beneficio delle generazioni), lo Stato deve garantire una fornitura di energia sicura e sufficiente per tutti. Inoltre, sottolineano, è necessario “migliorare la responsabilità pubblica del settore attraverso un’equa distribuzione delle risorse energetiche, evitando la monopolizzazione da parte di uno Stato, di un gruppo d’interesse o di un’impresa, a scapito delle popolazioni e dei Paesi poveri che spesso pagano il prezzo di una cattiva gestione politica e della speculazione”. Il secondo: l‘opzione preferenziale per i poveri, che non è solo una priorità nella vita di carità di ogni cristiano, ma anche una responsabilità sociale. Il terzo: Giustizia e pace, una giustizia che “consenta uno sviluppo umano integrale” è requisito indispensabile per la pace. Una corretta gestione dell’energia diventa quindi un fattore chiave sia per la giustizia che per la pace. L’uso improprio dell’energia come strumento di coercizione geopolitica, “a cui stiamo assistendo”, sottolineano i vescovi, dovrebbe “spingere la comunità internazionale a trovare mezzi istituzionali per una ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche efficace, inclusiva ed equa”.

    L’appello dei prelati: dare priorità all’efficienza e partenariati per un nuovo sistema globale governato giusto, solidale, inclusivo e sostenibile

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    Il G7 ha istituito un meccanismo per aiutare l’Ucraina a riparare le infrastrutture energetiche e idriche critiche

    Bruxelles – Di fronte alle nuove sfide della guerra russa in Ucraina, il G7 continua a riaffermare il proprio impegno nei confronti di Kiev. “Oggi istituiamo un meccanismo di coordinamento per aiutare l’Ucraina a riparare, ripristinare e difendere le sue infrastrutture critiche, energetiche e idriche“, è quanto deciso nel vertice dei ministri del Gruppo dei Sette (Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti), per rispondere ai continui bombardamenti dell’esercito del Cremlino sulle reti elettriche e sugli edifici civili nelle città ucraine.
    Come si legge nella dichiarazione dei ministri del G7 – in cui ha esordito il nuovo titolare della Farnesina, Antonio Tajani – l’appuntamento per i dettagli di questo meccanismo sulla protezione e la ricostruzione delle infrastrutture critiche ucraine è fissato per il 13 dicembre a Parigi, dove si svolgerà la conferenza internazionale sul “sostegno alla resilienza civile” del Paese sotto attacco armato dal 24 febbraio (co-presieduta da Francia e Ucraina). La base di partenza è rappresentata dai “risultati” della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina dello scorso 25 ottobre a Berlino, in cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva messo in chiaro la necessità di uno stanziamento da 38 miliardi di dollari per il 2023 e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva promesso un sostegno solo dai Ventisette pari a 1,5 miliardi di euro al mese per tutto il prossimo anno (complessivamente 18 miliardi). “Rimaniamo impegnati a contribuire alla ripresa, alla ricostruzione e alla modernizzazione dell’Ucraina“, sottolineano i sette ministri: “Saremo fermamente al fianco di Kiev per tutto il tempo necessario”, anche per le “esigenze di preparazione all’inverno”.
    Per quanto riguarda la condanna della “recente escalation della Russia, compresi gli attacchi contro i civili e le infrastrutture critiche” in tutta l’Ucraina, è esplicito il riferimento al coinvolgimento di Teheran, attraverso l’uso da parte di Mosca di “missili, droni e addestratori iraniani”. Proprio per l’invio di materiale bellico e addestratori, l’Ue ha approvato in soli tre giorni un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro la Repubblica Islamica. Gli attacchi “indiscriminati” contro la popolazione e le infrastrutture critiche e civili “costituiscono crimini di guerra”, ha ribadito la ministeriale del G7, con la “determinazione di garantire la piena responsabilità” dei criminali di guerra russi.
    A proposito di energia, “nelle prossime settimane concluderemo l’attuazione del tetto ai prezzi del petrolio russo trasportato via mare“, in linea con quanto anticipato al vertice dei ministri G7 delle Finanze dello scorso 2 settembre: “Continuiamo a incoraggiare i Paesi produttori di petrolio ad aumentare la produzione, riducendo così la volatilità dei mercati energetici”, è l’esortazione dei ministri degli Esteri. Sul piano della sicurezza alimentare, invece, il Gruppo dei Sette sostiene “con forza” l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a estendere l’Iniziativa sui cereali del Mar Nero “che ha ridotto i prezzi alimentari globali”, in riposta alle provocazioni di Mosca sull’accordo globale: “Esortiamo la Russia ad ascoltare l’appello”, è l’avvertimento che arriva da Münster. Il G7 è anche al lavoro per “far arrivare i fertilizzanti alle persone più vulnerabili“, promuovendo “sistemi alimentari più sostenibili, resilienti e inclusivi a livello globale”, con la palla che passa ora al G20 perché “sostenga questi sforzi”.

    I ministri degli Esteri del Gruppo dei Sette annunciano la formazione del meccanismo di coordinamento, in vista della conferenza internazionale del 13 dicembre a Parigi sulla la resilienza civile dell’Ucraina: “Impegnati a contribuire alla ripresa, ricostruzione e modernizzazione”

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    I leader dei Balcani Occidentali hanno firmato 3 accordi sulla mobilità regionale: “Come la storia del progetto europeo”

    Bruxelles – Dopo il ‘grand tour’ dei Balcani Occidentali da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il momento di capitalizzare le ottime reazioni è arrivato al summit 2022 del Processo di Berlino, l’iniziativa diplomatica nata otto anni fa e legata all’allargamento dell’Ue nella regione. “Accolgo con favore la firma di tre accordi sulla mobilità regionale, presto dovrebbero seguirne altri per completare il Mercato Regionale Comune”, si è complimentata con i leader balcanici la numero uno della Commissione a Berlino: “È come la storia al centro del progetto dell’Unione Europea”.
    I risultati del summit del Processo di Berlino si sono misurati in diversi accordi e intese per affrontare le maggiori sfide sul breve e lungo periodo. In primis, i tre nuovi accordi sul Mercato Regionale Comune che facilitano la libertà di circolazione e l’occupazione: si tratta del riconoscimento dei documenti di identità per muoversi all’interno della regione, dei titoli accademici e delle qualifiche per una serie di professionisti (da dentisti ad architetti). “La libertà di movimento coinvolge 18 milioni di cittadini e l’integrazione nel Mercato Regionale Comune è fondamentale per avvicinarsi al Mercato Unico dell’Ue“, ha sottolineato la presidente von der Leyen.
    La firma degli accordi sulla mobilità regionale nei Balcani Occidentali nel quadro del Processo di Berlino (3 novembre 2022)
    Di enorme importanza anche la dichiarazione sulla cooperazione in materia di sicurezza energetica, in cui i leader di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia si sono impegnati a raddoppiare gli sforzi per attuare l’Agenda verde per i Balcani Occidentali, allineata al Green Deal Europeo. “Dobbiamo sincronizzare i nostri sforzi nella diversificazione delle fonti energetiche, nell’eliminazione di quelle russe e nelle azioni per gli acquisti congiunti”, ha esortato von der Leyen in conferenza stampa al termine del vertice nel quadro del Processo di Berlino, sottolineando che la cooperazione rafforzata “contribuirà a un’energia più pulita e ad accelerare le riforme dei mercati energetici nazionali“.
    Anche da parte del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, sono arrivate le congratulazioni ai leader dei sei Paesi balcanici e la garanzia che i partner “possono contare sul sostegno dell’Ue nel settore energetico e nel rafforzamento della resilienza alle minacce ibride”. Dando appuntamento a Tirana – non solo per la prossima riunione del Processo di Berlino, ma soprattutto per il vertice Ue-Balcani Occidentali del 6 dicembre – il numero uno del Consiglio ha sottolineato che “ci baseremo sui risultati delle discussioni odierne, approfondiremo il nostro partenariato politico e programmatico e attenueremo ulteriormente l’impatto negativo della guerra della Russia contro l’Ucraina”.
    L’energia al Processo di Berlino
    Per “crisi senza precedenti” sono necessari “sforzi senza precedenti”, ha ricordato la presidente von der Leyen al termine della riunione del Processo di Berlino, riassumendo l’impegno sul fronte dell’energia a sostegno della regione, come già anticipato nel suo viaggio nei Balcani Occidentali: “Stanzieremo un pacchetto da un miliardo di euro in sovvenzioni, diviso in due parti“. La prima metà – 500 milioni “che saranno adottati a dicembre e disponibili a gennaio” – sarà destinata al supporto immediato per ammortizzare gli aumenti dei prezzi dell’energia in ciascun Paese (80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania, 75 per il Kosovo, 70 per la Bosnia ed Erzegovina, 165 per la Serbia, mentre per il Montenegro sarà comunicato nel prossimo viaggio di von der Leyen a Podgorica, fanno sapere fonti Ue).
    La seconda parte – altri 500 milioni attraverso il Piano economico e di investimenti – promuoverà la diversificazione energetica, la produzione di energia rinnovabile e le interconnessioni di gas ed elettricità. Come specifica l’esecutivo comunitario, le misure a breve termine (1/2 anni) sosterranno la diversificazione delle forniture energetiche, potenziando interconnettori del gas e dell’elettricità (compreso il Gnl) e sostenendo la costruzione di progetti per le rinnovabili e le misure di efficienza energetica. L’assistenza a medio termine (2/3 anni) comprenderà invece investimenti su progetti di generazione di energia rinnovabile su larga scala, l’aggiornamento dei sistemi di trasmissione, il teleriscaldamento e i programmi di efficienza energetica per i vecchi condomini.

    I welcome the signature of 3 agreements on mobility in the Western Balkans.
    More should follow to complete the Common Regional Market.
    It’s good for the economy and it will strengthen personal bonds in the region.
    The same story that is at the heart of our European project. pic.twitter.com/oqa3s00peT
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 3, 2022

    Le intese sono state siglate al summit del Processo di Berlino, insieme a una dichiarazione sulla sicurezza energetica. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, plaude le iniziative, a cui “ne seguiranno altre per completare il Mercato Regionale Comune”

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    Supporto contro il caro-prezzi, gasdotti e infrastrutture transfrontaliere. L’energia tra Ue e Balcani Occidentali

    Bruxelles – Un viaggio che è andato ben oltre le solite promesse di supporto per il cammino di avvicinamento dei sei Paesi dei Balcani Occidentali all’Unione Europea. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha portato a casa dai quattro giorni nella regione (anche se l’ultima tappa di sabato 29 ottobre in Montenegro è stata annullata per “maltempo”) la consapevolezza di poter stringere il rapporto con i partner più vicini dell’Unione puntando tutto sulla questione energetica, in un momento di crisi e di prezzi alle stelle che sta colpendo tutto il continente, anche quei Paesi che ancora faticano ad allentare i rapporti con la Russia di Vladimir Putin.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, presso il cantiere della ferrovia Tirana-Durrës (27 ottobre 2022)
    In tutte le tappe la presidente von der Leyen ha ribadito tre concetti: unità, solidarietà e “Unione dell’Energia”. Il tutto si inserisce nel quadro della risposta dell’Ue alla crisi energetica scatenata dalla guerra russa in Ucraina e dalla manipolazione dei mercati da parte del Cremlino. Un tema che non riguarda solo i Ventisette, ma anche i Sei dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia) che Bruxelles non può permettersi di lasciare soli nella tempesta: il rischio è enorme, perché potrebbe costringerli – o spingerli – a rendersi ancora più dipendenti dalle fonti fossili di Mosca. Ecco perché la numero uno della Commissione ha annunciato come prima cosa un sostegno diretto al bilancio per affrontare l’impatto degli alti prezzi dell’energia in ciascuno dei sei Paesi dei Balcani Occidentali: 80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania, 75 per il Kosovo, 70 per la Bosnia ed Erzegovina, 165 per la Serbia (per il Montenegro sarà comunicato al momento della nuova visita di von der Leyen, rendono noto fonti Ue). Complessivamente oltre 470 milioni di euro di supporto immediato per famiglie e imprese vulnerabili, con le procedure che si concluderanno “entro la fine dell’anno” e i finanziamenti sborsati “a partire da gennaio”, ha assicurato von der Leyen.
    “Unione dell’Energia” significa anche interdipendenza nelle decisioni da prendere per uscire dal ricatto del gas di Putin. A livello indiretto i Paesi dei Balcani Occidentali potrebbero beneficiare delle possibili misure comunitarie sui massimali dei prezzi del gas e sullo sganciamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas. Ma sarà cruciale l’impegno diretto, che può già essere messo in  pratica con la partecipazione alla piattaforma per l’approvvigionamento congiunto di gas, Gnl (gas naturale liquefatto) e idrogeno. La leader dell’esecutivo comunitario ha esteso l’invito ai sei partner, ponendo l’accento sull’importanza di “usare il nostro potere di mercato per ottenere risultati migliori dove c’è molta concorrenza, soprattutto sui prezzi”.
    I progetti energetici nei Balcani Occidentali
    Le misure immediate sono solo il primo tassello di un disegno più grande, che dovrebbe portare i Ventisette e i Balcani Occidentali (senza dimenticare la prospettiva della loro adesione all’Ue) a essere completamente indipendenti dalle fonti russe e sempre più orientati verso risorse rinnovabili e infrastrutture transfrontaliere. Ecco perché per Bruxelles non bastano gli oltre 470 milioni di euro in sostegno al bilancio, ma la Commissione ha elaborato anche un piano di sovvenzioni da 500 milioni per tutta la regione che avrà un impatto sul medio/lungo periodo. La seconda parte del sostegno energetico – “importante almeno quanto la prima parte”, ha sottolineato von der Leyen – sarà veicolata attraverso il Piano economico e di investimenti dell’Ue per i Balcani Occidentali, e avrà come pilastri le connessioni transfrontaliere, l’efficienza energetica e lo sviluppo di fonti rinnovabili, secondo le particolarità e i punti di forza di ciascun Paese.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in visita all’Università di Pristina, Kosovo (27 ottobre 2022)
    Per esempio, in Albania gli investimenti saranno indirizzati alla centrale solare galleggiante di Vau i Dejës (presso Scutari) e alla centrale idroelettrica di Fierza – che già oggi produce un quarto dell’intera produzione elettrica nazionale – in Bosnia ed Erzegovina allo sviluppo di centrali solari, eoliche e a biomassa, in Kosovo ai piani in atto di installazione di pannelli fotovoltaici e di teleriscaldamento con energia pulita. Visitando i progetti di ristrutturazione energetica delle Università di Tirana e Pristina, la stessa von der Leyen ha posto l’accento sul fatto che “l’investimento più importante per noi è quello nelle energie rinnovabili, perché non fanno solo bene al clima, ma sono di origine nazionale e creano posti di lavoro”. Per questo motivo i 500 milioni prossimamente sbloccati andranno anche a sostenere piani di più piccola portata, che avranno un impatto tangibile sulle comunità locali.
    Ma anche l’aspetto transfrontialiero è chiave nel Piano economico e di investimenti. Da un punto di vista pratico, i Balcani Occidentali sono centrali per gli interessi dell’Unione, semplicemente per una questione geografica. Non a caso la visita in Serbia della presidente von der Leyen si è svolta a Jelašnica (presso Niš, nel sud del Paese), dove “entro il prossimo anno” vedrà la luce l’interconnettore del gas Serbia-Bulgaria: il progetto – finanziato all’80 per cento da Commissione e Banca europea per gli investimenti (Bei) – prevede un collegamento di 171 chilometri tra Niš e Sofia e un flusso di 1,8 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, aumentando la sicurezza degli approvvigionamenti energetici in arrivo dai Paesi membri Ue della regione (Bulgaria e Grecia). Guardando verso sud, si dovrà sviluppare con i finanziamenti Ue anche l’interconnettore del gas Serbia-Macedonia del Nord, per completare il collegamento della regione con un’infrastruttura di 23 chilometri che si innesterà a quello Macedonia del Nord-Bulgaria presso la città di Kumanovo.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Serbia, Aleksandar Vučič, a Jelašnica (28 ottobre 2022)
    A questo si aggiungono due progetti “affascinanti” – come li ha definiti von der Leyen – che hanno un respiro ancora più europeo. Il primo è il Corridoio Elettrico Trans-Balcanico, una rete di trasmissione elettrica a 400 Kilovolt che legherà l’Italia alla Bulgaria, passando da Montenegro, Bosnia ed Erzegovina e Serbia, e che risponderà a una delle priorità della politica energetica europea, ovvero integrare il mercato dell’elettricità dei diversi Paesi del continente. Il progetto di interconnessione prevede un cavo sottomarino tra Villanova e Lastva (Montenegro) e tre sezioni attualmente in fase di progettazione e costruzione sul territorio nazionale dei tre Paesi balcanici. E poi c’è il gasdotto Ionico-Adriatico (Iap), infrastruttura in cui è l’Albania a rivestire un ruolo centrale. Gasdotto bi-direzionale lungo 516 chilometri, con una capacità di 5 miliardi di metri cubi all’anno, si innesterà sul gasdotto Trans-Adriatico (Tap) che trasporta il gas dall’Azerbaigian all’Italia. Si svilupperà in Albania, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina, fino ad arrivare a Spalato (Croazia), dove sarà collegato al sistema di trasporto nazionale ed europeo e alle nuove infrastrutture, come il terminale di Gnl di Krk.

    Al centro del viaggio nella regione della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, lo sviluppo dei progetti di interconnessione del gas e del Corridoio Elettrico Trans-Balcanico. Ma anche l’annuncio di oltre 470 milioni di euro contro la crisi energetica e un piano da altri 500

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    L’Ue cerca di avvicinare la Serbia mettendola al centro dei progetti balcanici (e con il più alto supporto contro la crisi)

    Bruxelles – L’Unione Europea cambia strategia e cerca di convincere la Serbia ad allinearsi alle richieste di Bruxelles mettendola al centro dei progetti infrastrutturali, energetici e di connettività di tutta la regione balcanica, per un collegamento ulteriore al resto d’Europa. Non può passare inosservato il fatto che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, non ha scelto la capitale Belgrado come tappa serba del suo viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali (come ha invece fatto per Macedonia del Nord, Kosovo, Albania e Bosnia ed Erzegovina), ma Jelašnica, presso Niš, nel sud del Paese.
    Proprio qui sorgerà “entro il prossimo anno” l’interconnettore di gas che collegherà la Serbia alla Bulgaria, un progetto finanziato all’80 per cento da Commissione e Banca europea per gli investimenti (Bei). Lo scopo è duplice: non solo “aprirà il mercato serbo del gas alla diversificazione e migliorerà la sicurezza energetica” del Paese (che pochi mesi fa ha siglato un nuovo contratto con Gazprom), ma soprattutto “vi avvicinerà all’Ue”, ha promesso la numero uno della Commissione al presidente della Serbia, Aleksandar Vučić. L’esortazione è quasi latina – “bisogna essere in due per ballare il tango” – ma l’obiettivo è senza dubbio pragmatico: “È necessario, una dipendenza troppo incentrata sul gas russo non è positiva“. La presenza di von der Leyen sul sito dei lavori in Serbia è una dimostrazione che “siamo già insieme in un’Unione dell’energia“, perché “qualsiasi cosa faccia l’Unione Europea, i Balcani Occidentali sono inclusi” e viceversa: “Un miglioramento dell’interconnettore del gas qui ha un’influenza positiva per l’intera Unione Europea”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Serbia, Aleksandar Vučič (Jelašnica, 28 ottobre 2022)
    L’Unione dell’energia coinvolge anche l’approvvigionamento energetico da “fornitori affidabili” attraverso la piattaforma di acquisto congiunto del gas, a cui “anche la Serbia è invitata a unirsi”. Per i Ventisette è cruciale “usare il nostro potere di mercato per ottenere risultati migliori dove c’è molta concorrenza, soprattutto sui prezzi”, ha spiegato la numero uno dell’esecutivo comunitario. Ed è qui che si inserisce la questione del supporto energetico dell’Ue a tutti i partner dei Balcani Occidentali, il vero filo rosso della visita di von der Leyen nelle sei capitali. Dopo gli 80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania, i 75 milioni per il Kosovo e i 70 milioni per la Bosnia ed Erzegovina, la presidente della Commissione ha annunciato “165 milioni di euro in sovvenzioni per il sostegno immediato al bilancio della Serbia, per aiutare famiglie e imprese vulnerabili” ad affrontare i prezzi dell’energia alle stelle. Si tratta di gran lunga dell’importo più alto tra tutti i partner balcanici, tanto che il leader serbo non ha potuto nascondere un moto di sincera ammirazione: “È una cifra enorme per noi, dobbiamo ringraziare i contribuenti dell’Unione, soprattutto quando qualcuno ci offre un supporto economico senza chiedere nulla in cambio”.
    Ma è la seconda parte del sostegno di Bruxelles a interessare con ancora più forza, almeno sul medio/lungo periodo. L’Ue finanzierà con un pacchetto da 500 milioni di euro in sovvenzioni progetti nazionali e congiunti su energie rinnovabili e infrastrutture transfrontaliere, come quella tra Serbia e Bulgaria visitata dai due leader. Nel taccuino di von der Leyen c’è l’interconnettore del gas tra Serbia e Macedonia del Nord, progetto che “completerà il collegamento della regione”, ma anche un grande esempio di quella “interdipendenza” tra i Balcani Occidentali e il resto dell’Europa: “Il Corridoio Elettrico Trans-Balcanico è affascinante, tutto sarà connesso dall’Italia alla Bulgaria passando per la Serbia, il Montenegro e la Bosnia ed Erzegovina”. In questo modo “ci aiuteremo a vicenda, per non trovarci mai più in un collo di bottiglia come quello di oggi”.

    The 🇷🇸🇧🇬 gas interconnector will improve Serbia’s energy security – and bring you one step closer to the EU.
    We also invite 🇷🇸 to take part in our EU joint procurement of energy.
    We will be happy to have Serbia with us. https://t.co/vGFNe1HBcN
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 28, 2022

    La Serbia tra Ue, Russia e Kosovo
    Oltre alle interconnessioni e all’energia c’è di più, in particolare sul fronte della politica internazionale. La prima questione è legata strettamente all’invasione russa dell’Ucraina e allo stretto legame della Serbia con Mosca. Da quando è scoppiata la guerra Bruxelles chiede insistentemente a Belgrado di rendere coerente la propria politica sulle sanzioni contro la Russia a quella dell’Ue, ma a oggi non si vedono spiragli per uno scostamento dall’ormai insostenibile posizione di neutralità tra i partner occidentali e l’alleato storico. La presidente von der Leyen ha utilizzato molta cautela nel sottolineare la necessità di un allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Unione – “questa guerra sta ridefinendo il panorama della sicurezza dell’intero continente, permettetemi di assicurarvi che l’Ue è e rimarrà il più importante partner politico ed economico della Serbia” – proprio per non compromettere la nuova strategia improntata più sullo stretto coinvolgimento sul campo e la persuasione economica del partner balcanico.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Serbia, Aleksandar Vučič (Jelašnica, 28 ottobre 2022)
    Il secondo capitolo più urgente riguarda le tensioni tra la Serbia e il Kosovo, a tre giorni dalla scadenza fissata dal governo di Pristina per la re-immatricolazione dei veicoli nel Paese (dopo due rinvii consecutivi, per un totale di tre mesi). Da lunedì 31 ottobre tutti i mezzi di trasporto dovranno presentare targhe kosovare e potrebbero essere sequestrati quelli che circolano ancora con targhe serbe, molto diffuse tra la minoranza serba nel nord del Paese. Per Belgrado tutto ciò rappresenta una provocazione (nonostante la misura sia identica a quella applicata dalla Serbia): “Sono molto preoccupato per i rapporti con Pristina, ma facciamo il possibile per mantenere la pace e la stabilità”, ha affondato il presidente Vučić, rispondendo a distanza alle parole di ieri dell’omologa kosovara, Vjosa Osmani. Lo stesso leader serbo ha convocato il Consiglio per la sicurezza nazionale, per valutare come rispondere a eventuali tensioni violente al confine, come quelle scoppiate a fine luglio nord del Kosovo
    “Sappiamo tutti per esperienza che solo con il dialogo siamo in grado di risolvere i conflitti, c’è ancora tempo“, ha assicurato la presidente von der Leyen. Ma dopo un anno di soluzione provvisoria (la numero uno della Commissione si trovava proprio in Serbia il 30 settembre 2021, quando era stata firmata) e tre mesi di confronto tra Pristina e Belgrado, i due Paesi balcanici non sono riusciti a raggiungere un’intesa definitiva, come invece hanno fatto sul riconoscimento dei documenti d’identità nazionali lo scorso 27 agosto. Bruxelles e Washington spingono per un ultimo rinvio di 10 mesi della scadenza, per avere maggiori prospettive di compromesso, ma il governo kosovaro non sembra voler fare ulteriori concessioni. Servirà un colpo di coda diplomatico della leader dell’esecutivo comunitario per imprimere una svolta.

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    Von der Leyen spinge la Bosnia ed Erzegovina verso l’Ue: “Siate uniti e sfruttate l’opportunità, è il sogno dei giovani”

    Bruxelles – “Nel cuore di Bruxelles c’è un pezzo di Bosnia ed Erzegovina, è un grande edificio dipinto da un giovane artista di Sarajevo, Rikardo Druškić, che manda un messaggio chiaro: siete parte dell’Europa, appartenente all’Unione Europea”. Nella quarta tappa del suo viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha aperto oggi (venerdì 28 ottobre) il suo discorso a Sarajevo con la storia di un giovane bosniaco, simbolo delle aspirazioni del Paese e degli sforzi del gabinetto von der Leyen per spingere la stabilità istituzionale e il processo di adesione nell’Ue. “È toccante vedere la bandiera europea proiettata sui monumenti simbolo a Sarajevo, Banja Luka e Mostar, per celebrare la nostra proposta” di garantire alla Bosnia ed Erzegovina lo status di candidato all’adesione: “La nostra bandiera sarà anche la vostra bandiera“, è la prima promessa di von der Leyen.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a colloquio con i membri della presidenza tripartita, Željko Komšić, Denis Bećirović e Milorad Dodik (Sarajevo, 28 ottobre 2022)
    Il punto di partenza è proprio la “fede nell’Europa, così grande nei giovani” in Bosnia ed Erzegovina: “Significa prosperità economica, libertà di movimento, un futuro nel Paese”. Una generazione “nata dopo la guerra” del 1992-1995, che “rispetta il passato, ma non vuole più essere divisa” e che non a caso traina l’alto supporto nazionale all’adesione all’Unione Europea: “Più di tre quarti della popolazione, una maggioranza solida in tutto il Paese“, ha puntualizzato la numero uno dell’esecutivo comunitario.
    L’adesione Ue “è parte di questo obiettivo” e ora è compito dei rappresentanti politici neo-eletti “rendere questo sogno realtà, con il vostro lavoro e con una grande responsabilità”. L’impegno si dovrà concentrare sulle riforme “cruciali” da adottare in un ampio spettro di settori – come evidenziato dal report specifico dell’ultima relazione sull’allargamento – che “non sono facili da approvare”, ha confessato von der Leyen: “Ma guardate cosa c’è alla fine di questa strada, la Bosnia potrà essere un Paese in cui tutti sono uguale davanti alla legge, che offrirà opportunità, che attrarrà investimenti, dove ognuno si sentirà rappresentato” a prescindere dall’etnia.
    Il sostegno della Commissione alla Bosnia ed Erzegovina non è mai stato così forte, come ha dimostrato la raccomandazione al Consiglio di concedere lo status di Paese candidato al vertice dei leader Ue di dicembre. “Abbiamo voluto premiare il lavoro degli ultimi quattro anni, in mezzo alle difficoltà del Covid, della guerra in Ucraina e delle divisioni politiche”, ha spiegato la presidente von der Leyen, parlando dei “progressi per quanto riguarda gli appalti pubblici, il Meccanismo di protezione civile Ue e la cooperazione con Europol”. Da tutto questo ne emerge una lezione: “Se c’è volontà politica, si trova un modo per farlo“, anche l’ingresso nell’Unione. Ecco perché la capa del gabinetto Ue ha chiesto “per favore” di sfruttare l’opportunità: “La porta è aperta, è il vostro momento”. Da parte “mia personale e di tutta la Commissione” arriva la promessa che “vi difenderemo in Consiglio” per la candidatura all’adesione: “La nostra proposta è una chiara dichiarazione politica”.

    #Sarajevo, #BanjaLuka & #Mostar tonight 👇 🇧🇦🇪🇺🙏🙏🙏 pic.twitter.com/F7W21ij6Db
    — Johann Sattler (@josattler) October 12, 2022

    La Bosnia tra crisi energetica e guerra in Ucraina
    L’adesione all’Ue è solo un punto di partenza per la Bosnia ed Erzegovina: l’orizzonte è quello di una condivisione di progetti e investimenti economici nella stessa casa europea, che parte già dal presente. “Un anno fa, durante la mia ultima visita, ho attraversato un ponte finanziato dall’Ue che collega Croazia e Bosnia ed Erzegovina”, il ponte sul fiume Sava, al valico di Svilaj, ha ricordato von der Leyen, anticipando l’inaugurazione nel pomeriggio del tunnel Ivan “che collegherà Mostar a Sarajevo e, più a nord, a Budapest”. Un segno tangibile che il Paese “è nel cuore dell’Europa e dovrebbe essere anche al centro dei nostri scambi commerciali ed economici”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Sarajevo, 28 ottobre 2022)
    Tutto ciò non può non tenere in considerazione le conseguenze della guerra russa in Ucraina, che è diventata anche una “guerra energetica di Putin” contro “famiglie e imprese di tutto il nostro continente”. Dopo gli 80 milioni per la Macedonia del Nord, altrettanti per l’Albania e i 75 milioni per il Kosovo, la numero uno della Commissione ha annunciato che il pacchetto di sostegno Ue per i Balcani Occidentali contro la crisi energetica “comprenderà 70 milioni di euro per la Bosnia ed Erzegovina, per affrontare sul breve termine le conseguenze dell’aumento dei prezzi dell’energia”. Le sovvenzioni saranno sbloccate entro la fine dell’anno e saranno disponibili da gennaio, con una seconda parte di sostegno all’orizzonte: “Con altri 500 milioni di euro per la regione accelereremo la costruzione di interconnettori con i Paesi vicini e la transizione verso le energie rinnovabili”, in particolare centrali solari, eoliche e a biomassa, “che possono essere costruite in meno di un anno”.
    La guerra russa in Ucraina ha un impatto e conseguenze particolari in Bosnia ed Erzegovina, che la presidente della Commissione non ha voluto nascondere: “So che molti cittadini si sentono in ansia, perché Putin ha lanciato un assalto alle regole internazionali che qui hanno garantito la pace dal 1995“, approfondendo il solco tra le due entità che compongono il Paese, la Federazione di Bosnia ed Erzegovina e la Republika Srpska (a maggioranza serba). Ma “la soluzione migliore è una cooperazione ancora più stretta con l’Unione Europea” e seguire l’esempio di un’altra giovane bosniaca, la nuotatrice 16enne Lana Pudar, vincitrice dell’oro europeo nei 200 metri farfalla femminili: “Non è stato facile per lei allenarsi, in una città che non ha una piscina olimpionica, ma Lana ce l’ha fatta contro ogni previsione e oggi grazie al suo successo a Mostar verrà costruita una nuova piscina olimpionica”. La giovane sportiva bosniaca “è diventata un simbolo in tutto il Paese, è stata celebrata in tutte le entità e aldilà dei confini” e l’intervento di von der Leyen si è chiuso proprio là dove si era aperto: “Questo è il sogno dei vostri giovani, un Paese unito nella diversità e con i suoi vicini in un’unica famiglia europea, lavoriamo per farlo insieme”.

    The EU stands with Bosnia and Herzegovina in the energy crisis. We have prepared an energy support package for our Western Balkan partners. 
    For 🇧🇦 it means €70 million in short-term support. And investments in more reliable sources of energy – like solar, wind or biomass. pic.twitter.com/JOyuuULPCT
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 28, 2022

    Prosegue il viaggio della presidente della Commissione nei Balcani Occidentali, con la promessa concreta a Sarajevo di sostegno alla candidatura del Paese all’Unione e 70 milioni di euro come aiuto immediato contro la crisi energetica. Rimangono centrali gli sforzi per la stabilità del Paese

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    L’Albania è già pronta a ospitare il vertice Ue-Balcani Occidentali di dicembre. Con la benedizione di von der Leyen

    Bruxelles – Terza tappa del viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali, terzo giro di applausi per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. E quello di oggi pomeriggio (giovedì 27 ottobre) in Albania è sembrato quello più convinto. “Non è solo il protocollo che me lo fa dire, ma parlo davvero quando dico che è un piacere accoglierla, perché con la sua leadership siamo più vicini che mai all’Unione Europea”, ha aperto la conferenza stampa nel pomeriggio di oggi (giovedì 27 ottobre) a Tirana il primo ministro albanese, Edi Rama.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama (Tirana, 27 ottobre 2022)
    L’entusiasmo del premier dell’Albania e della stragrande maggioranza del Paese è dettato principalmente dallo sblocco dello stallo sull’avvio dei negoziati di adesione Ue (dopo la risoluzione del veto bulgaro sul dossier macedone, da cui Tirana dipendeva) con il via libera ufficiale arrivato lo scorso 19 luglio. Nonostante non sia mai stato messo in dubbio il supporto della Commissione e della sua presidente, lo stesso Rama non aveva parlato nello stesso modo dopo il fallimento del vertice di Bruxelles di fine giugno (gli addetti ai lavori ricordano una conferenza stampa con il presidente serbo, Aleksandar Vučić, quantomeno discutibile per la verve polemica). Dopo quattro mesi invece le parole sono solo positive, con lo sguardo rivolto al prossimo futuro: “Il 6 dicembre tutti i leader dell’Unione e della regione arriveranno a Tirana per il vertice Ue-Balcani Occidentali, è quasi incredibile essere riusciti a ospitare un altro evento europeo di così grande importanza, dopo la finale della Conference League” (la competizione Uefa di calcio, vinta dalla Roma). “Ci rivedremo a dicembre a Tirana, sarà un incontro molto importante”, ha confermato la presidente von der Leyen.
    Tra i due vertici “sono successe tante cose”, ha ricordato la numero uno della Commissione, in particolare “il momento toccante e speciale” dell’avvio dei negoziati di adesione Ue dell’Albania: “È un vostro successo, è il risultato di molti anni di duro lavoro, anni di pazienza“. Tutto questo impegno sul percorso di avvicinamento all’Unione “sta dando i suoi frutti con i negoziati di adesione”, ha assicurato von der Leyen, come dimostrato dal pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Ue e alle sanzioni internazionali contro la Russia: “È esemplare il modo in cui l’Albania ha difeso attivamente l’ordine internazionale basato sulle regole nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, questo vi fa onore”. Per quanto riguarda il processo di screening dei negoziati, l’ultima relazione sull’allargamento Ue “mostra tutti i progressi” del Paese su Stato di diritto, riforme del sistema giudiziario, uguaglianza e inclusione sociale, così come il rafforzamento dell’economia dopo le ondate Covid-19: “Sono tutti risultati molto tangibili e visibili”, nonostante l’impatto della guerra russa in Ucraina su tutto il continente europeo.

    Albania is moving forward on its EU path.
    This is your success.
    The result of years of efforts by the Albanian people.
    I welcome our foreign policy alignment.
    You are showing it again in your stand for a rules-based order in your UN Security Council term.
    This honours you. pic.twitter.com/ZSmsNnAuHu
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022

    L’asse energetico tra Ue e Albania
    A proposito della guerra russa in Ucraina, come ricordato dalla presidente von der Leyen anche a Skopje e Pristina, “tutti noi sentiamo gli effetti a catena dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’instabilità della sicurezza dell’approvvigionamento”. Se l’Albania è “completamente indipendente dal gas russo, grazie al suo sistema idroelettrico”, nemmeno Tirana può dirsi salva dalle “perturbazioni che vediamo nel mercato dell’energia, con i prezzi alle stelle”. La risposta da Bruxelles rimane “unità e solidarietà”, anche nei confronti dei partner balcanici, che conta oggi – economicamente parlando – 235 milioni di euro. Dopo gli 80 milioni per la Macedonia del Nord e i 75 milioni per il Kosovo, l’Ue fornirà 80 milioni all’Albania “come sostegno diretto al bilancio per affrontare l’impatto degli alti prezzi dell’energia” a partire da gennaio, che saranno intercettati da “un sistema valido per sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Albania, Bajram Begaj (Tirana, 27 ottobre 2022)
    Ma la presidente von der Leyen ha ribadito anche che è soprattutto la seconda parte dell’impegno dell’Unione nei confronti dei partner balcanici al centro dell’attenzione “sul medio e lungo termine”. Si tratta del “sostegno al sistema energetico“, che attraverso il Piano economico e di investimenti veicolerà “altri 500 milioni di euro in sovvenzioni per investimenti in infrastrutture energetiche per l’intera regione“. Il Piano è già all’opera nel Paese – come ha voluto testimoniare con i propri occhi von der Leyen presso il cantiere della ferrovia Tirana-Durrës – ma ora si tratta di spingere anche sul piano energetico. È qui che si inserisce l’investimento congiunto sul gasdotto Ionico-Adriatico (Iap), come riferito dal premier Rama: collegandosi a quello Trans-Adriatico (Tap) che trasporta il gas dall’Azerbaigian, dall’Albania passerà per il Montenegro e la Bosnia ed Erzegovina, fino ad arrivare a Spalato (Croazia).
    Il piano da 500 milioni di euro nella regione svilupperà anche gli investimenti nelle energie rinnovabili, un punto “molto importante” nel discorso di von der Leyen: “È energia prodotta in loco, che crea indipendenza, dà buoni posti di lavoro e fa bene al clima”. Nello specifico, per quanto riguarda l’Albania gli investimenti saranno indirizzati alla centrale solare galleggiante di Vau i Dejës (presso Scutari), alla centrale idroelettrica di Fierza – che “produce un quarto dell’intera produzione di elettricità” nazionale – e altri progetti di più piccola portata, sull’esempio della ristrutturazione energetica del campus dell’Università di Tirana. La presidente dell’esecutivo comunitario ha visitato due università in due capitali balcaniche nello stesso giorno (quella di Pristina e, appunto, quella di Tirana), un segnale da non sottostimare per quanto riguarda le attenzioni di Bruxelles sulle possibilità di ricerca, innovazione e sviluppo sul piano energetico dei partner balcanici.

    Nella terza tappa del viaggio nella regione, la presidente della Commissione Europea ha dato appuntamento a Tirana il prossimo 6 dicembre. Da Bruxelles arrivano 80 milioni di euro contro la crisi energetica e un piano di investimenti a lungo termine in connessioni e rinnovabili

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    Il Kosovo tra visti Schengen, tensioni sulle targhe con Serbia e investimenti in rinnovabili: “L’Ue è al vostro fianco”

    Bruxelles – Il rapporto tra l’Unione Europea e il Kosovo sembra un paradosso, se visto dall’esterno. Il Paese balcanico è quello che ha fatto i maggiori progressi nell’ultimo anno sullo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali in Europa – “in linea con i valori dell’Ue”, ha ricordato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – ma allo stesso tempo i suoi cittadini sono gli unici a essere “isolati dal resto dell’Europa”, a causa dell’assenza di un regime di esenzione dei visti. Parallelamente, mentre l’intenzione di Pristina è quella di fare richiesta di adesione all’Unione, Bruxelles chiede di “evitare qualsiasi passo che porti all’escalation della tensione” con la Serbia, in particolare sulla questione del riconoscimento delle targhe nazionali alla frontiera.
    Nella seconda tappa del suo viaggio di quattro giorni nei Balcani Occidentali (che l’ha già portata ieri in Macedonia del Nord) a Pristina la numero uno della Commissione ha ribadito la posizione dell’esecutivo comunitario sul riconoscimento delle “riforme ambiziose” e dell’impegno “enorme” del Kosovo per allinearsi alle richieste dell’Unione sul rafforzamento della democrazia, del sistema giudiziario, dell’economia di mercato e della lotta alla corruzione: “Si riflette nella nostra ultima relazione sull’allargamento, che è molto positiva” nel capitolo dedicato al Kosovo. Tutto questo però deve portare a un cambio di passo, ha esortato la presidente kosovara, Vjosa Osmani: “Bisogna integrare il nostro Paese democratico nelle strutture dell’Unione Europea, è la pre-condizione per la stabilità e la pace nella regione”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Kosovo, Vjosa Osmani (Pristina, 27 ottobre 2022)
    La questione più spinosa riguarda la liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini del Kosovo – ovvero la possibilità di viaggiare nell’area che ha abolito le frontiere interne, utilizzando il proprio passaporto senza ulteriori requisiti per soggiorni di breve durata – che è in stallo da quattro anni in Consiglio. “Abbiamo rispettato tutti i requisiti”, ha rivendicato Osmani, sottolineando anche il pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Unione con “l’adozione immediata delle sanzioni internazionali contro la Russia“. La presidente kosovara ha puntato il dito contro i Ventisette, ma ha definito von der Leyen “un’alleata”. Pronta la risposta della numero uno della Commissione, che ha confermato di sentire “chiara e forte” la richiesta di Pristina: “Il Kosovo merita la liberalizzazione dei visti, so quanto sia importante per voi, e lo abbiamo ribadito a luglio“. Il compito dell’esecutivo comunitario “e mio personale” è quello di “convincere il Consiglio”, partendo dalle discussioni ripartite tra gli Stati membri (e che coinvolgono una proposta francese di legarlo al Sistema europeo di informazione e autorizzazione).
    A rendere più caldo il clima di fine ottobre nella regione balcanica è però un’altra questione. Lunedì prossimo (31 ottobre) scadrà il rinvio di due mesi accordato dal governo di Albin Kurti per la sostituzione delle targhe serbe per i veicoli con quelle kosovare (molto diffuse tra la minoranza serba nel nord del Paese), dopo le tensioni scoppiate a fine luglio nord del Kosovo a causa della volontà di Pristina di introdurre una misura identica a quella applicata da Belgrado. Dopo quasi un anno di soluzione provvisoria, Serbia e Kosovo non sono riusciti a trovare un’intesa definitiva – come invece fatto sul riconoscimento dei documenti d’identità nazionali lo scorso 27 agosto – e a quattro giorni dalla scadenza si allungano le ombre di nuovi incidenti nel nord del Paese.  “Da parte nostra non c’è alcuna guerra contro i serbi, lottiamo contro le bande criminali e per lo Stato di diritto e ci aspettiamo di essere sostenuti dai nostri alleati nell’Ue e negli Stati Uniti”, ha esortato la presidente Osmani, parlando del rischio di pressioni da parte di gruppi criminali contro i cittadini che intendono procedere al cambio delle targhe.
    Da Bruxelles e Washington arrivano richieste di rinviare di 10 mesi la scadenza, ma il governo Kurti è riluttante ad accordare un nuovo rinvio. “Le regole devono essere chiare e devono essere rispettate”, ha risposto in modo vago la presidente von der Leyen alla domanda di un giornalista a Pristina: “La transizione procede regolarmente e sono certa che si troverà una soluzione attraverso il dialogo“. Da Bruxelles anche il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, ha fatto riferimento a compromessi (“Senza, non si può arrivare a una soluzione condivisa”) e ha ribadito l’impegno dell’Ue per mettere fine a “una questione che finora non è stata risolta in modo appropriato”. Questi quattro giorni di tempo saranno cruciali “per evitare un’escalation improduttiva e non necessaria, che potrebbe infiammare la situazione e provocare incidenti”, ha avvertito Stano, con implicito riferimento alla convocazione del Consiglio per la sicurezza nazionale da parte del presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, per analizzare la risposta al possibile sequestro dei veicoli non re-immatricolati con targhe kosovoare dal primo novembre.

    I know how important visa liberalisation is for Kosovo, @AlbinKurti
    The @EU_Commission believes you have fulfilled all the benchmarks.
    Discussions have re-started.
    We will support in any way we can. pic.twitter.com/wh4H9QW0a3
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022

    Il capitolo energia tra Ue e Kosovo
    Come già ricordato nella tappa di ieri a Skopje, anche oggi a Pristina la presidente della Commissione Ue si è soffermata sul filo rosso che lega la sua visita alle sei capitali dei Balcani Occidentali, aldilà delle questioni specifiche di ciascun Paese nei rapporti con l’Unione. “Anche in Kosovo si sentono gli effetti a catena dell’atroce guerra russa in Ucraina, con l’aumento dei prezzi dell’energia e le difficoltà nella sicurezza degli approvvigionamenti”, ha sottolineato von der Leyen: “Potete stare certi che noi cederemo mai a questo ricatto” sull’uso dell’energia come arma e la risposta sarà “l’unità e la solidarietà, perché siamo in un’unica Unione dell’energia“. Dal canto suo, Osmani ha ringraziato la numero uno della Commissione per il fatto che “il supporto energetico dell’Ue è al centro della sua visita nei Balcani, per sviluppare connessioni e misure di efficienza energetica”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il premier del Kosovo, Albin Kurti (Pristina, 27 ottobre 2022)
    Nella pratica questo sostegno si concretizza nell’invito a partecipare alla piattaforma per l’approvvigionamento congiunto di gas e nei benefici indiretti delle possibili misure a livello comunitario sui massimali dei prezzi del gas e di uno sganciamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas: “In altre parole, stiamo facendo tutto il necessario per domare gli alti prezzi dell’energia e dell’elettricità”. Nel pacchetto di sovvenzioni contro la crisi energetica, il Kosovo riceverà “75 milioni di euro per il sostegno immediato alle famiglie e alle imprese vulnerabili”, ha annunciato la presidente von der Leyen (a cui si sommano gli 80 milioni per la Macedonia del Nord), con le procedure che si concluderanno “entro la fine dell’anno, in modo da ottenere i finanziamenti per il bilancio a partire da gennaio”.
    Dal Piano economico e di investimenti dell’Ue per i Balcani Occidentali arriveranno complessivamente alla regione altri 500 milioni di euro, per sostenere il percorso verso l’indipendenza energetica e la sicurezza degli approvvigionamenti. “L’investimento più importante per noi è quello nelle energie rinnovabili“, ha puntualizzato la numero uno della Commissione, “perché non fanno solo bene al clima, ma sono di origine nazionale e creano posti di lavoro”. Il Kosovo si sta già muovendo in questa direzione, in particolare sul piano dell’efficienza energetica del settore edilizio, attraverso piani di installazione di pannelli fotovoltaici e di teleriscaldamento con energia pulita in otto città. Proprio su questo livello Bruxelles sta finanziando un progetto della facoltà di Architettura dell’Università di Pristina, che la presidente von der Leyen ha visitato prima di rimettersi in viaggio verso l’Albania: “Permette di passare dall’olio combustibile pesante all’energia termica di scarto, con un doppio approccio” per “liberarsi dei rifiuti in modo sostenibile e ricavarne il calore necessario per il teleriscaldamento”, si è congratulata la leader dell’esecutivo Ue con le studentesse e gli studenti kosovari.

    Here, at the University of Pristina, the EU has funded a new district heating system, enabling the switch from heavy fuel oil to cleaner energy.
    A good move for the environment – and for the inhabitants of Pristina.
    This is our investment plan for the Western Balkans at work. pic.twitter.com/f8R6NmYQmh
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 27, 2022

    La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha confermato a Pristina (seconda tappa del viaggio nei Balcani Occidentali) il proprio sostegno a una risposta da Bruxelles per l’impegno “sui nostri valori e sulle sanzioni alla Russia”. In arrivo 75 milioni di euro contro la crisi energetica