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    Il Global Gateway dell’Ue implementato con 4 miliardi di euro mobilitati da Commissione e Banca Europea per Investimenti

    Bruxelles – Un’intesa decisiva per iniziare a sbloccare tutto il potenziale del Global Gateway, la strategia dell’Ue per le infrastrutture sostenibili a livello globale. La Commissione Europea e la Banca Europea per gli Investimenti (Bei) hanno firmato oggi (28 febbraio) una serie di accordi da 4 miliardi di euro complessivi per sostenere le imprese dei Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico fino al 2027. “L’accordo di oggi è un’altra pietra miliare nel progresso della priorità strategica del Global Gateway”, ha confermato la commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, presentando la mobilitazione di finanziamenti pubblici e privati “in settori chiave come la digitalizzazione, il clima e l’energia, i trasporti e la salute” nei Paesi partner in tutto il mondo.
    “La mobilitazione del settore privato è fondamentale per lo sviluppo sostenibile dei Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico”, ha aggiunto la commissaria parlando degli accordi siglati dall’esecutivo comunitario e dalla Bei. Nello specifico i 4 miliardi si compongono di un accordo di garanzia fino a 3,5 miliardi di euro in prestiti e di un contributo del Fondo fiduciario da 500 milioni di euro. Un esempio delle possibilità di investimento attraverso l’accordo di garanzia è il Green African Agricultural Value Chain Facility, che fornisce finanziamenti agli intermediari dell’Africa subsahariana per la concessione di prestiti alle piccole e medie imprese nelle catene del valore agroalimentari. Il Fondo fiduciario, invece, andrà a sostenere la costruzione di piccole centrali elettriche a energia rinnovabile, per consentire l’approvvigionamento autonomo di elettricità in aree remote non collegate alla rete.

    A che punto siamo con il Global Gateway
    Le intese da 4 miliardi di euro vanno ad aggiungersi all’accordo di garanzia da 26,7 miliardi di euro firmato da Ue e Bei nel maggio del 2022. Primi mattoni posti nell’Ue per dare concretezza alla strategia da 300 miliardi di euro che risale al dicembre 2021, in risposta alla Belt and Road Initiative della Cina e per rispondere alle sfide globali della transizione verde, della connettività digitale e dell’accesso alla salute pubblica. L’obiettivo del Global Gateway è proprio quello di veicolare un aumento degli investimenti in progetti locali, per “promuovere valori democratici, buona governance, trasparenza e partenariati equi”, mettendo in contatto istituzioni finanziarie e di sviluppo degli Stati membri, la Bei e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
    Metà degli sforzi d’investimento del Global Gateway hanno come punto focale i progetti di sviluppo che riguardano il continente africano. Circa 150 miliardi di euro che, come confermato al vertice Ue-Unione Africana di un anno fa dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, saranno indirizzati a potenziare le transizioni verde e digitale. Sul piano energetico, nello specifico, la volontà è quella di dare una spinta decisiva al potenziale verde del continente africano tra sole, vento e idroelettrico, attraverso la piena decarbonizzazione e il traguardo del cento per cento rinnovabile. In questo senso va letto anche il progetto della Grande Muraglia Verde contro desertificazione, effetti dei cambiamenti climatici e crisi alimentare in Africa, aspetti imprescindibili del Global Gateway. La stessa presidente von der Leyen ha definito la Grande Muraglia Verde un “baluardo contro l’insicurezza alimentare e il cambiamento climatico”, per cui la Banca Europea per gli Investimenti potrebbe presto svolgere un ruolo decisivo per la sua implementazione con il sostegno a progetti imprenditoriali concreti.

    Gli accordi di investimento consistono di un accordo di garanzia fino a 3,5 miliardi in prestiti e di un contributo del Fondo fiduciario di 500 milioni, a sostegno delle imprese dei Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico fino al 2027: “Il settore privato è fondamentale per lo sviluppo sostenibile”

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    Le istituzioni Ue ad Ankara per discutere con le autorità turche sull’organizzazione della Conferenza dei donatori

    Bruxelles – Ad Ankara, per impostare sul campo le direttrici principali dello sforzo di solidarietà internazionale a sostegno delle popolazioni di Turchia e Siria colpite dalle scosse di terremoto in un febbraio devastante. Il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, e il ministro svedese per la Cooperazione internazionale allo sviluppo e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Johan Forssell, hanno viaggiato oggi (22 febbraio) nella capitale turca per una serie di incontri con i membri dell’esecutivo di Recep Tayyip Erdoğan, con l’obiettivo di preparare con coerenza la Conferenza internazionale dei donatori in programma il prossimo 16 marzo a Bruxelles.
    Il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, e il ministro svedese per la Cooperazione internazionale allo sviluppo e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Johan Forssell, a confronto con i membri del governo della Turchia ad Ankara (23 febbraio 2023)
    “Siamo tutti scioccati dall’orrore che la Turchia sta attraversando, siamo qui per aiutare, perché siamo amici e alleati”, ha messo in chiaro il commissario Várhelyi, parlando alla stampa al termine degli incontri guidati dal ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu: “La nostra generazione non ha mai visto una distruzione del genere, la situazione è peggiore di quanto pensassimo” e per questo motivo “dobbiamo aiutare il popolo turco e siriano in questa tragedia”. Sul breve termine Bruxelles si è già mobilitata dal primo giorno attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue: “Ventuno Stati membri hanno inviato in Turchia team di ricerca e soccorso, un aereo per l’evacuazione medica e squadre mediche, mentre in 18 hanno fornito alloggi ed attrezzatura medica”. A ciò si aggiungono i 5,5 milioni di euro in aiuti umanitari, che però sono “solo la prima risposta immediata a chi soffre ogni giorno”, ha confermato il commissario Várhelyi.
    I due rappresentanti delle istituzioni comunitarie si sono detti d’accordo che è necessario “fare significativamente di più per alleviare le sofferenze causate dal terremoto” e, da quanto emerge dalle parole del commissario ungherese, questo “richiederà operazioni di ricostruzione enormi, che forse non abbiamo mai visto prima”. Per questo motivo è iniziato ad Ankara il confronto con i vari ministeri coinvolti. Con il titolare dell’Industria e della tecnologia, Mustafa Varank, è stato discusso di sostegno per le piccole e medie imprese e il settore privato, “compresa l’economia verde”, gli sforzi per affrontare l’assistenza e i soccorsi di emergenza e piani per la ricostruzione. Con il ministro delle Finanze, Nureddin Nebati, è stata affrontata la situazione macroeconomica e finanziaria post-terremoto e la valutazione dei “bisogni post-catastrofe”, con un occhio rivolto alle “possibili collaborazioni per la Conferenza dei donatori”. Come confermato dal ministro Forssell, “gli incontri di oggi sono stati fondamentali per l’organizzazione” della riunione di alto livello del 16 marzo.
    Adana, Turchia (credits: Can Erok / Afp)
    A proposito della Conferenza dei donatori che si svolgerà a Bruxelles, il ministro svedese ha confermato che “sarà uno dei molti modi per l’Ue di manifestare l’ulteriore supporto” alle popolazioni di Turchia e Siria e che “è in cima alle priorità dell’agenda della presidenza svedese“. La decisione di mobilitare la comunità internazionale è stata presa a Stoccolma “nei primi giorni dopo il sisma e la Commissione Europea ha risposto subito positivamente” durante la conversazione telefonica tra il premier svedese, Ulf Kristersson, e la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, ha precisato Forssell.
    Tutti i Ventisette e i Paesi vicini, membri e agenzie delle Nazioni Unite, istituzioni finanziarie internazionali e altre parti interessate saranno invitati una conferenza “non solo necessaria, ma anche utile, oggi abbiamo discusso su come svilupparla al meglio”, gli ha fatto eco il commissario Várhelyi. Attraverso la mobilitazione internazionale per i bisogni immediati e la ricostruzione “non potremo coprire tutto, ma almeno una parte significativa” e l’Unione non diminuirà il suo impegno: “Siamo pronti a fare tutto ciò che in nostro potere per ricostruire nuove case, ospedali, scuole e perché la vita normale possa tornare” nelle zone colpite dal sisma, ha concluso il commissario Várhelyi, con una promessa ad Ankara: “Richiederà tempo e sarà costoso, ma ci muoveremo velocemente e in modo flessibile per iniziare il lavoro sul campo”.

    Il commissario per la Politica di vicinato, Olivér Várhelyi, e il ministro svedese per la Cooperazione internazionale allo sviluppo, Johan Forssell, hanno ascoltato le richieste per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto in vista della riunione di alto livello a Bruxelles il 16 marzo

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    Si terrà il 16 marzo a Bruxelles la Conferenza dei donatori a supporto dei terremotati in Turchia e Siria

    Bruxelles – Mentre continua senza sosta l’invio di aiuti umanitari a Turchia e Siria attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue, le istituzioni comunitarie hanno fissato la data dell’appuntamento-chiave per raccogliere fondi per il sostegno immediato e il coordinamento della ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 6 febbraio, che ha causato la morte di oltre 45 mila persone nei due Paesi. Il prossimo 16 marzo a Bruxelles si terrà la Conferenza dei donatori, organizzata dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue in collaborazione con la Commissione, per portare allo stesso tavolo “Paesi Ue e vicini, membri delle Nazioni Unite, istituzioni finanziarie internazionali e parti interessate” a partecipare a questo sforzo di solidarietà a sostegno delle popolazioni terremotate.
    Antiochia, Turchia (credits: Sameer Al-Doumy)
    A renderlo noto sono state entrambe le istituzioni Ue, a partire dal ministro degli Esteri e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Tobias Billström, facendo ingresso questa mattina (20 febbraio) al Consiglio Affari Esteri: “Vogliamo fare tutto il possibile” per fornire “supporto addizionale per alleviare le terribili conseguenze di questo terremoto”. Il ministro svedese ha precisato di aspettarsi “un’alta partecipazione e anche di raccogliere più soldi possibile” nel corso di una Conferenza il cui obiettivo – come ha spiegato la portavoce dell’esecutivo comunitario Dana Spinant – è quello di “raccogliere risorse e coordinare la risposta a supporto della ricostruzione nelle aree colpite in entrambi i Paesi”.
    Della volontà di organizzare una Conferenza dei donatori si era a conoscenza da qualche giorno a Bruxelles, quando la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il primo ministro della Svezia, Ulf Kristersson, ne avevano discusso nel corso di una conversazione telefonica. Ma ancora non erano stati forniti dettagli sulla data. La conferenza di alto livello sarà presieduta dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, e dal ministro svedese per la Cooperazione internazionale allo sviluppo, Johan Forssell. “Stiamo inviando un messaggio alle popolazioni della Turchia e della Siria, l’Ue sosterrà le vostre comunità perché nessuno dovrebbe essere lasciato solo quando una tragedia come questa colpisce un popolo”, aveva sottolineato la presidente von der Leyen, anticipando la decisione di organizzare una Conferenza dei donatori.
    La mobilitazione Ue a sostegno di Turchia e Siria
    Jindires, Siria (credits: Afp)
    In parallelo al Consiglio Affari Esteri di oggi si è svolta anche una nuova riunione del meccanismo integrato di risposta politica alle crisi (Ipcr) dell’Ue “per affrontare la situazione a seguito del sisma in Turchia e Siria”, ha fatto sapere la presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Ue. I Ventisette hanno fatto il punto “sul sostegno dell’Ue e degli Stati membri, al fine di coordinare gli sforzi per soddisfare le esigenze immediate e affrontare i colli di bottiglia“. In vista della Conferenza del 16 marzo, la riunione di oggi tra le istituzioni Ue, le autorità turche e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) “ha fornito un aggiornamento della situazione sul campo”, in particolare sull’assistenza attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue.
    A proposito del Meccanismo di protezione civile dell’Ue, a sostegno della Turchia si sono mobilitati 21 Stati europei – Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Spagna e Svezia – con squadre mediche e milioni di articoli, come attrezzature per rifugi, stufe, generatori, mobili, attrezzature mediche, kit igienici, cibo e indumenti caldi. In totale per Ankara sono stati stanziati 5,5 milioni di euro di aiuti umanitari, ma anche duemila tende e ottomila letti attraverso la riserva rescEu ospitata dalla Romania e 500 unità abitative di soccorso dotate di 2.500 letti dalla riserva ospitata dalla Svezia. Per la Siria si sono mobilitati 12 Paesi europei – Austria, Bulgaria, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Romania, Slovenia e Norvegia – attraverso gli hub di Beirut e Gaziantep (Turchia) e l’Unione ha stanziato 10 milioni di euro in aiuti umanitari per offrire un rapido soccorso alle vittime del sisma.

    La Commissione Europea e la presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Ue ospiteranno la riunione aperta ai Ventisette, Paesi vicini, Nazioni Unite, istituzioni finanziarie e tutte le parti interessate a “raccogliere fondi e coordinare la risposta per la ricostruzione” post-sisma

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    Commissione Ue e governo ucraino hanno firmato a Kiev una serie di intese per rafforzare cooperazione e integrazione

    Bruxelles – Una giornata simbolica per l’impegno dell’Unione Europea a sostegno dell’Ucraina a quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa, che non poteva esaurirsi solo alla visita del Collegio dei commissari a Kiev. Sotto la guida della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, i 15 commissari e commissarie e le rispettive controparti hanno discusso di “oltre 20 argomenti sul tavolo dei lavori” e hanno siglato due intese cruciali: un Memorandum d’intesa per una partnership sui gas rinnovabili e un Programma per l’accesso al Mercato unico.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro dell’Ucraina, Denys Shmyhal, alla sessione plenaria della riunione tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino a Kiev (2 febbraio 2023)
    “È stato un giorno emozionante e produttivo con incontri bilaterali e 4 ore di plenaria, non dobbiamo dimenticare che siamo in un Paese in guerra che si sta difendendo, ma abbiamo discusso insieme del nostro futuro comune“, è stata la presentazione dei lavori tra le due parti da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al termine della giornata di Kiev. In attesa del vertice Ue-Ucraina di domani (3 febbraio) con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e del leader ucraino, Volodymyr Zelensky, sono state affrontate tutta una serie di discussioni per il rafforzamento della cooperazione e dell’integrazione di Kiev nell’Unione, in attesa dell’avvio dei negoziati di adesione: dall’energia al commercio, dal roaming dati alla ricostruzione, dall’addestramento militare alla ricerca e innovazione.
    È l’ambito energetico quello che ha occupato buona parte dei lavori del Collegio dei commissari e del governo Shmyhal e che ha portato alla prima intesa di rilievo: il Memorandum d’intesa per il partenariato strategico sul biometano, l’idrogeno e altri gas di sintesi, “passi molto concreti nella direzione di una ricostruzione verde dell’Ucraina”, è la garanzia di von der Leyen. Un accordo che “amplierà la cooperazione energetica in corso tra l’Ue e l’Ucraina ai gas rinnovabili prodotti in modo sostenibile” e che formalizza “l’impegno di entrambe le parti a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare di gas russo, e a lavorare per la neutralità climatica”, specifica il testo.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (2 febbraio 2023)
    Ma non è tutto, perché la Commissione ha deciso di “invitare l’Ucraina alla piattaforma energetica per gli acquisti congiunti di gas” e, con l’obiettivo di “assicurare la sicurezza energetica” del Paese, arriveranno a Kiev “2400 generatori aggiuntivi, oltre ai 3000 già consegnati dall’inizio della guerra, più di 150 milioni di euro per l’acquisto di materiale energetico vitale” e una fornitura complessiva di “35 milioni di lampade al Led” (5 milioni in più rispetto ai piani originari), che il presidente Zelensky ha precisato “porterà a una diminuzione considerevole del consumo energetico e delle importazioni di energia” dell’Ucraina.
    A questo si aggiunge la firma dell’associazione al Programma per il Mercato unico, uno dei passi “per garantire all’Ucraina un accesso simile al Mercato unico dell’Ue, per mobilitare lo sforzo economico ucraino nella risposta alla guerra e per la ricostruzione”, ha precisato von der Leyen. Il Programma faciliterà l’accesso ai mercati e l’internazionalizzazione delle imprese, compresa la partecipazione a bandi specifici per le piccole e medie imprese e alle iniziative Erasmus per i giovani imprenditori, e si accompagnerà a una “tabella di marcia in 15 punti per l’accesso al Mercato unico“. A questo proposito va menzionata un’altra proposta della Commissione, ovvero l’estensione “per tutto il 2023” dell’accesso al mercato Ue per Kiev “senza dazi, per mantenere stabile il commercio”, come sta avvenendo dal maggio dello scorso anno.
    Le altre discussioni tra Ue e Ucraina
    La prima riunione tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino a Kiev (2 febbraio 2023)
    Sul piano energetico – ma più spostato sul versante russo – è stato intenso il confronto sulla risposta europea e internazionale alla guerra di Mosca in Ucraina. “Entro il 24 febbraio dovremo avere il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia“, ha anticipato von der Leyen, facendo riferimento al primo anniversario dall’inizio dell’invasione, ma il presidente ucraino Zelensky ha chiesto anche di “migliorare la prevenzione dell’aggiramento” dei nove pacchetti di misure restrittive già in vigore contro Mosca. A proposito di sanzioni, “abbiamo sempre detto che faremo pagare a Putin il prezzo della guerra” e il tetto al prezzo del petrolio greggio russo fissato a inizio dicembre dall’Ue e dai partner del G7 “sta già costando alla Russia circa 160 milioni di euro al giorno“. Ora “introdurremo presto anche un tetto al prezzo dei prodotti raffinati“, ha promesso von der Leyen, con la riunione a Bruxelles degli ambasciatori al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue, in programma domani proprio in parallelo al vertice Ue-Ucraina a Bruxelles.
    L’azione contro Mosca non si ferma qui. “La Russia deve essere chiamata a rispondere in tribunale dei suoi odiosi crimini” e oggi è arrivato l’annuncio da von der Leyen che “verrà istituito all’Aia un Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina“, per coordinare la raccolta delle prove dei crimini di guerra in collaborazione con l’agenzia Ue Eurojust. Nell’immediato però l’obiettivo è la vittoria sul campo di battaglia e per questo motivo l’esecutivo comunitario ha deciso di raddoppiare l’addestramento dei soldati ucraini nell’ambito della Missione di assistenza militare Ue, passando da 15 a 30 mila effettivi dell’esercito di Kiev. L’anticipazione è arrivato a Kiev dall’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha anche annunciato che Bruxelles fornirà “25 milioni di euro per sostenere gli sforzi di sminamento nelle aree a rischio” per la popolazione civile nei luoghi liberati dall’occupazione russa.

    Nel corso della prima riunione congiunta del Collegio dei commissari e dell’esecutivo del Paese invaso dall’esercito russa sono stati finalizzati un Memorandum d’intesa per una partnership sui gas rinnovabili e un Programma per l’accesso al Mercato unico: “Oltre 20 argomenti sul tavolo”

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    Prove di adesione Ue per l’Ucraina: von der Leyen e 15 commissari a Kiev per “incontri approfonditi” con il governo

    Bruxelles – È iniziato il giorno che entrerà nei libri di storia delle istituzioni dell’Unione Europea per la sua portata simbolica nel sostegno dell’Ue all’Ucraina. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e 15 membri del suo gabinetto (su 27) sono a Kiev per una sorta di mini-Collegio dei commissari nella capitale del Paese invaso dall’esercito russo da quasi un anno. “Siamo qui insieme per dimostrare che l’Ue è al fianco dell’Ucraina con la stessa fermezza di sempre e per approfondire ulteriormente il nostro sostegno e la nostra cooperazione“, ha fatto sapere la numero uno della Commissione all’arrivo a Kiev, in un appuntamento di cui si conoscono pochissime informazioni per questioni di sicurezza e incolumità degli stessi membri dell’esecutivo comunitario.
    Da sinistra: la vicepremier dell’Ucraina, Olha Stefanishyna, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Kiev (2 febbraio 2023)
    L’appuntamento era stato anticipato dai servizi della Commissione già a metà gennaio, senza indicazioni sulla data e sui commissari che sicuramente avrebbero preso parte al confronto con le rispettive controparti del governo guidato da Denys Shmyhal. Certa invece la presenza di von der Leyen, che domani (3 febbraio) parteciperà al vertice Ue-Ucraina con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: si tratta del quarto viaggio a Kiev per la numero uno della Commissione dall’inizio dell’invasione russa – dal primo nell’aprile dello scorso anno per consegnare il questionario di adesione Ue e omaggiare le vittime di Bucha, all’ultima visita in cui ha visto il suo nome iscritto nella ‘Walk of the Brave’. Ma “questa volta sono qui con il mio team di commissari”, per un appuntamento che rappresenta “un forte simbolo del sostegno della Commissione all’Ucraina di fronte all’aggressione immotivata e ingiustificata della Russia”, sottolinea l’esecutivo Ue in una nota.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, a Kiev per la consegna del questionario di preparazione della candidatura all’adesione Ue (8 aprile 2022)
    Ad accompagnare von der Leyen a Kiev ci sono sei vicepresidenti (per il Digitale, Margrethe Vestager, per l’Economia, Valdis Dombrovskis, l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, per i Valori e la Trasparenza, Věra Jourová, e per la Promozione del nostro stile di vita europeo, Margaritis Schinas), mentre a Bruxelles è rimasto il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, che rappresenta la linea di continuità del gabinetto von der Leyen in caso di “estrema necessità”, aveva specificato alla stampa la scorsa settimana il portavoce-capo della Commissione, Eric Mamer. A completare la squadra del Berlaymont in missione a Kiev ci sono i commissari per l’Economia, Paolo Gentiloni, per l’Occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit, per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, per la Giustizia, Didier Reynders, per gli Affari interni, Ylva Johansson, per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, per il Vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, e per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius.
    I temi di confronto tra la Commissione Ue e il governo ucraino
    Come fanno sapere alti funzionari Ue, l’obiettivo è quello di rafforzare il dialogo e la cooperazione in alcuni settori-chiave come il supporto finanziario e umanitario, l’aumento delle sanzioni contro la Russia – “entro febbraio” la Commissione dovrebbe presentare agli Stati membri la proposta per il decimo pacchetto – e l’implementazione dell’Accordo di associazione Ue-Ucraina e della zona di libero scambio per il commercio. Di primaria importanza il confronto tra i membri della Commissione Ue e del governo ucraino per tracciare un bilancio del percorso del Paese verso l’adesione all’Unione, con un focus specifico sullo Stato di diritto e “gli ultimi sforzi in materia di anti-corruzione”, specificano le fonti. Si discuterà anche la questione del pagamento della prima tranche da 3 miliardi di euro del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro complessivi per il 2023: centrale la discussione sulla situazione sul campo “per capire dove indirizzare precisamente il budget“.

    President @vonderleyen & 15 other members of the College of Commissioners are traveling to Kyiv for a College-to-Government meeting
    A strong symbol of 🇪🇺 support for Ukraine in the face of Russia’s aggression
    Our press release: https://t.co/5ibYy8o3bv https://t.co/vdUCeNpEgF
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) February 2, 2023

    Metà dei membri del Collegio hanno accompagnato la numero uno dell’esecutivo comunitario per un confronto con le rispettive controparti ucraine: focus sulla messa a terra dell’assistenza macrofinanziaria, sulle riforme sullo Stato di diritto e sulle sanzioni contro la Russia

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    Sono in arrivo i primi 3 miliardi di euro dall’Ue all’Ucraina per l’assistenza macrofinanziaria del 2023

    Bruxelles – Si apre il flusso finanziario per il 2023 dall’Unione Europea all’Ucraina. Domani (17 gennaio) sarà erogata la prima tranche del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro, per un valore di 3 miliardi che corrisponde all’esborso previsto per i mesi di gennaio e febbraio: “Aiuterà l’Ucraina a soddisfare il suo fabbisogno finanziario”, spiega la Commissione Ue, sottolineando che in particolare servirà “a mantenere in funzione i servizi pubblici, come ospedali e scuole, a ripristinare le infrastrutture critiche e a garantire la stabilità macroeconomica”.
    Da sinistra: il vicepresidente della Commissione per l’Economia, Valdis Dombrovskis, e il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, alla presentazione del nuovo pacchetto di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina (9 novembre 2022)
    Il memorandum d’intesa sul pacchetto di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina – che ha dato il via libera all’erogazione della prima tranche da 3 miliardi – è stato firmato oggi (16 gennaio) tra le due parti: “Ringrazio [la presidente della Commissione Ue, ndr] Ursula von der Leyen e [il vicepresidente per l’Economia, ndr] Valdis Dombrovskis“, ha commentato su Twitter il premier ucraino, Denys Shmyhal: “Ciò contribuirà a mantenere la stabilità macroeconomica in futuro”.
    Il nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria Amf+ proposto dalla Commissione lo scorso 9 novembre prevede che i fondi saranno convogliati attraverso il bilancio dell’Ue con un esborso mensile medio di 1,5 miliardi di euro e consentirà all’Ucraina di rimborsare i prestiti in un periodo massimo di 35 anni, a partire dal 2033. Per garantire la nuova assistenza macrofinanziaria si potrà utilizzare il margine di manovra del bilancio comunitario 2021-2027 (la differenza tra il massimale delle risorse proprie e i fondi effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio) in modo mirato per l’Ucraina e limitato nel tempo. La copertura dei tassi d’interesse – stimati sui 600 milioni di euro all’anno a partire dal 2024 – sarà fornita dagli Stati membri dell’Unione.

    ✅ Honoured to sign MoU on behalf of the EU to provide Ukraine 🇺🇦 with 🇪🇺 financing in 2023 – up to €18 bln in loans.
    👉🏻First payment of €3 bln to follow later this week.
    This will help Ukraine cover its pressing needs – with stable flow of payments throughout year. pic.twitter.com/8to24KiGUu
    — Valdis Dombrovskis (@VDombrovskis) January 16, 2023

    I crimini di guerra in Ucraina
    Intanto a Bruxelles si condannano le continue azioni brutali dell’esercito russo ai danni della popolazione ucraina. “Altri missili russi hanno colpito le città ucraine durante il fine settimana, in particolare un edificio residenziale a Dnipro, in cui sono morti almeno 35 civili tra cui due bambini”, ha ricordato il portavoce del Servizio europeo per l’Azione esterna (Seae), Peter Stano, parlando oggi con la stampa: “Tali azioni costituiscono crimini di guerra e devono cessare immediatamente“. Come dichiarato dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, “non ci sarà impunità” per i “continui attacchi violenti della Russia, comprese le infrastrutture energetiche, anche contro i cittadini ucraini nelle loro stesse case”.
    Da sinistra: il primo ministro della Svezia, Ulf Kristersson, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (Stoccolma, 16 gennaio 2023)
    A parlare di “crimini di guerra” è stato anche il premier svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, durante il colloquio a Stoccolma con il leader del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Condanniamo gli attacchi sistematici ai danni dei civili e delle infrastrutture critiche, compresi quelli di sabato a Dnipro”. L’attacco “orribile” ha causato 40 vittime “innocenti”, per cui “i responsabili saranno chiamati a rispondere”, è la minaccia del premier svedese: “Continueremo a supportare militarmente l’Ucraina, nessun compito potrebbe essere più importante per noi“, ha concluso Kristersson, riprendendo le parole di venerdì (13 gennaio) a Kiruna con la presidente della Commissione Ue von der Leyen.
    “L’Ucraina ha ancorato il suo futuro all’Ue e l’Ue ha ancorato il suo pieno sostegno al popolo ucraino”, ha confermato Michel. Quando la guerra sta per compiere il primo anno, “siamo più saldi e uniti che mai” e “il prossimo incontro che avremo con le autorità ucraine trasmetterà anche un messaggio positivo sui progressi che l’Ucraina sta compiendo nel suo cammino verso l’Europa”, è quanto sottolineato dal numero uno del Consiglio. Michel e von der Leyen incontreranno a Kiev il presidente del Paese sotto attacco russo, Volodymyr Zelensky, il 3 febbraio in occasione del vertice Ue-Ucraina, mentre i membri della Commissione Ue si recheranno in visita nella capitale ucraina “a inizio febbraio” (ha confermato la stessa presidente dell’esecutivo comunitario) per incontri bilaterali con le rispettive controparti del governo guidato da Shmyhal.

    Il 17 gennaio sarà sborsata la tranche per i mesi di gennaio e febbraio del pacchetto da 18 miliardi complessivi. Serviranno a mantenere in funzione i servizi pubblici, a ripristinare le infrastrutture critiche e a garantire la stabilità macroeconomica

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    L’Ue rischia di avere un problema con il Montenegro nel processo di allargamento nei Balcani Occidentali

    Bruxelles – L’appellativo di ‘Paese più avanzato sulla strada di adesione all’Ue’ rischia di diventare un lontano ricordo per il Montenegro, considerati gli sviluppi politici dell’ultimo mese. Violente proteste sono scoppiate nella capitale Podgorica lunedì (12 dicembre) davanti alla sede dell’Assemblea nazionale, mentre una maggioranza risicatissima di forze filo-serbe ha dato il via libera a una contestata legge sui poteri presidenziali, che ha diversi tratti di potenziale incostituzionalità.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Montenegro, Milo Đukanović
    La gravità della crisi politico-istituzionale nel Paese balcanico ha raggiunto livelli allarmanti, anche considerato il fatto che manca ancora la nomina di tutti i membri della Corte Costituzionale. Senza la piena operatività dell’unico organismo che può valutare la legge sui poteri di nomina dell’esecutivo, lo stesso voto dell’Assemblea nazionale viene considerato dalle istituzioni internazionali non in linea con la raccomandazione della Commissione di Venezia (organo consultivo del Consiglio d’Europa, che ha un ruolo-chiave nell’adozione di Costituzioni conformi agli standard europei). “La nomina dei membri della Corte Costituzionale è necessaria per salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini”, ha messo in chiaro il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi. Per Bruxelles “tutte le parti politiche interessate devono agire con urgenza per garantire la funzionalità operativa” della Corte, ha aggiunto il commissario, ribandendo che “per proseguire il percorso europeo, è necessario anche rispettare la decisione della Commissione di Venezia“.
    A scatenare le dure reazioni dei manifestanti montenegrini e le critiche internazionali è il via libera con una maggioranza risicatissima di 41 deputati (su 81) agli emendamenti alla legge sui poteri presidenziali da parte dell’Assemblea nazionale. Già lo scorso primo novembre, con la stessa maggioranza, era arrivata la prima approvazione al disegno di legge che permetterà agli stessi parlamentari di firmare una petizione per la designazione di un primo ministro (con il supporto della maggioranza assoluta, cioè 41), nel caso in cui il presidente si rifiutasse di proporre un candidato. In caso di assenza della maggioranza, lo stesso presidente avrà l’obbligo di organizzare un secondo giro di consultazioni con i partiti e proporre un candidato.
    Il premier dimissionario del Montenegro, Dritan Abazović
    Secondo la Costituzione del Montenegro il presidente deve organizzare le consultazioni e proporre un premier designato con il sostegno firmato di almeno 41 parlamentari entro 30 giorni. Tuttavia, lo scorso 20 settembre il numero uno del Paese, Milo Đukanović, ha proposto di tornare alle urne – a due anni dalle ultime elezioni parlamentari – dopo essersi rifiutato di confermare il leader dell’Alleanza Democratica (Demos), Miodrag Lekić, come nuovo primo ministro, a causa del ritardo nella presentazione delle 41 firme a suo sostegno. Il premier dimissionario, Dritan Abazović, ha scaricato le responsabilità della fragilità istituzionale sui presunti abusi dei diritti costituzionali da parte di Đukanović, mentre il Partito Democratico dei Socialisti (Dps) del leader montenegrino ha definito l’approvazione della legge un “colpo di stato costituzionale”.
    “Tutti gli attori politici in Montenegro devono agire con urgenza per garantire la funzionalità operativa della Corte Costituzionale e revocare gli emendamenti alla legge sui poteri del presidente, è fondamentale che tutti esercitino la massima moderazione e si astengano da ulteriori atti provocatori”, ha attaccato la portavoce della Commissione Ue per la Politica di vicinato e l’allargamento, Ana Pisonero. Il Montenegro “ha perso un’altra occasione per porre fine alla lunga crisi istituzionale”, dal momento in cui una Corte Costituzionale “pienamente funzionante e composta da membri competenti è fondamentale per salvaguardare i diritti fondamentali dei cittadini e progredire nel suo percorso europeo“, ha aggiunto la portavoce, chiedendo a Podgorica di “portare avanti senza indugio un processo di selezione adeguato e inclusivo”.
    L’instabilità del Montenegro
    Con le elezioni del 30 agosto 2020 in Montenegro erano cambiati gli equilibri politici, dopo 30 anni di governo ininterrotto del Partito Democratico dei Socialisti (Dps) del presidente Đukanović. Al potere era andata per poco più di un anno una colazione formata dai filo-serbi di ‘Per il futuro del Montenegro’ (dell’allora premier, Zdravko Krivokapić), dai moderati di ‘La pace è la nostra nazione’ (dell’ex-presidente del Parlamento, Aleksa Bečić) e dalla piattaforma civica ‘Nero su bianco’, dominata dal Movimento Civico Azione Riformista Unita (Ura) di Abazović. Lo scorso 4 febbraio era stata proprio la piattaforma civica ‘Nero su bianco’ a togliere l’appoggio al governo Krivokapić, appoggiando una mozione di sfiducia dell’opposizione e aprendo la strada a un governo di minoranza guidato da Abazović. L’obiettivo dichiarato dell’esecutivo inaugurato a fine aprile era quello di preparare le elezioni nella primavera 2023.
    Il premier dimissionario del Montenegro, Dritan Abazović, e il il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi
    Lo stesso governo Abazović è crollato però il 19 agosto (il più breve della storia del Paese) con la mozione di sfiducia dei nuovi alleati del Dps di Đukanović, a causa del cosiddetto ‘accordo fondamentale’ con la Chiesa ortodossa serba. L’intesa per regolare i rapporti reciproci – con il riconoscimento della presenza e della continuità della Chiesa ortodossa serba in Montenegro dal 1219 – è stato appoggiato dai partiti filo-serbi, mentre tutti gli altri l’hanno rigettato, perché considerato un’ingerenza di Belgrado nel Paese e un ostacolo per la strada verso l’adesione all’Unione Europea. Da allora a Podgorica si è aggravata l’instabilità politica e istituzionale, con tentativi di ricreare l’iniziale maggioranza Krivokapić e appelli al ritorno alle urne.
    Dopo gli sviluppi del primo novembre all’Assemblea nazionale la tensione è aumentata esponenzialmente, fino al voto risicatissimo del 12 dicembre. Rimane evidente che né la maggioranza né l’opposizione sembrano in grado di formare un governo stabile e il voto sembrerebbe la soluzione più efficace, per permettere agli elettori di esprimersi su quale indirizzo dovrà prendere il Paese. In questo scenario va fatta attenzione a Europe Now, nuovo movimento europeista non rappresentato in Parlamento, che ha fatto registrare un notevole exploit alle amministrative di ottobre nella capitale montenegrina. La priorità rimane però la nomina di tutti i membri della Corte Costituzionale, mentre quello che fino a oggi poteva fregiarsi del titolo di ‘Paese più avanzato sulla strada di adesione all’Ue’ sta rischiando di scivolare verso il caos istituzionale.

    Diventano sempre più violente le proteste a Podgorica contro l’adozione della legge sui poteri presidenziali da parte dell’Assemblea nazionale, che violerebbe la Costituzione. L’Ue denuncia anche la mancata nomina dei membri della Corte Costituzionale, perché abbia pieni poteri

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    La Commissione europea lavora al nono pacchetto di sanzioni contro la Russia

    Bruxelles – A quasi due mesi di distanza dall’ultimo via libera, la Commissione europea ha confermato oggi (24 novembre) i lavori in corso a Bruxelles sul nono pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. “Stiamo lavorando al nono pacchetto di sanzioni contro la Russia”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso di un intervento in Finlandia, dove ha preso parte all’evento Into the woods, organizzato nel quadro del nuovo Bauhaus europeo.
    Senza fornire ulteriori dettagli su quali settori o quali misure potrebbero rientrare nel nuovo pacchetto di misure restrittive, la presidente ha chiarito che la Commissione europea sta lavorando “duramente per colpire la Russia dove fa male. Per ridurre ulteriormente la sua capacità di condurre una guerra contro l’Ucraina”, ha detto la leader dell’esecutivo comunitario . “Oggi posso annunciare che stiamo lavorando a pieno ritmo su un nono pacchetto di sanzioni”, ha aggiunto. “Sono fiduciosa che molto presto approveremo un tetto al prezzo globale sul petrolio russo con il G7 e gli altri principali partner. Non ci fermeremo finché l’Ucraina non avrà prevalso su Putin e sulla sua guerra illegale e barbara”, ha concluso. Fulcro dell’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia era proprio la decisione di fissare un prezzo al petrolio russo trasportato via nave verso Paesi terzi.
    E’ nel contesto del G7 (che riunisce oltre all’Unione europea, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e USA) che si è concordato all’inizio del mese di settembre in linea di principio di introdurre un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo trasportato verso i Paesi terzi, dal momento che i governi Ue avevano già deciso nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca adottato a inizio giugno di tagliare entro la fine del 2022 il 90 per cento delle importazioni russe di petrolio in arrivo nel continente europeo, attraverso un embargo su tutto il petrolio in arrivo via mare e un impegno di Germania e Polonia a tagliare anche le proprie importazioni attraverso l’oleodotto Druzhba, che è rimasto esentato dall’embargo per andare incontro alle richieste del premier ungherese Viktor Orbán. L’embargo europeo dovrebbe entrare ufficialmente in vigore dal 5 dicembre.
    Von der Leyen ha ricordato che in Ucraina “a causa del barbaro e terroristico attacco di Putin al Paese”, le infrastrutture civili devono affrontare l’inverno in arrivo senza elettricità e, in molti luoghi, senza acqua corrente. Per colpa sua, i bambini, i loro genitori e i loro nonni stanno congelando al buio”, ha detto, condannando “fermamente questi attacchi barbarici” e definendoli “crimini di guerra”. Convinta che “i nostri amici ucraini supereranno questa tragedia. Perché sono forti e la loro causa è giusta”.

    Lo conferma Ursula von der Leyen, non entrando nel merito di quali settori o quali misure saranno contenute nel nuovo pacchetto di misure restrittive contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina