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Salvini evoca un rimpasto con dentro i leader, Letta apre

 Mettere “gli assi di briscola” al governo, far entrare “le energie migliori possibili da parte di tutti i partiti”. Salvini evoca per la prima volta un rimpasto di governo dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Con l’ingresso dei leader. “Tutti, dal primo all’ultimo”. Salvini incluso? “Non sono uso ritrarmi dalle mie responsabilità”, risponde il segretario della Lega. Nel pomeriggio ha un breve scambio di battute in Senato con Mario Draghi poi in tv, a una domanda sul governo, risponde sparigliando le carte, con impatto anche sulla partita per il Quirinale, anche se il leghista ribadisce l’auspicio che a Palazzo Chigi resti Draghi, per la “preoccupazione” che la sua uscita crei “confusione”. “E’ chiaro a tutti che il patto di governo deve trovare nuova energia”, afferma Enrico Letta, che invoca al Colle un profilo alto ed evoca Sergio Mattarella, perché “sarebbe il massimo”.

L’incastro con l’esecutivo è il vero nodo di un’eventuale elezione di Draghi al Quirinale. Con il passare dei giorni anche chi sostiene questa ipotesi si sarebbe convinto dell’impossibilità di proseguire con un altro premier tecnico, mentre si starebbero sondando ipotesi ‘politiche’, magari con i leader in squadra. Salvini, frenano dalla Lega, ha solo detto che nell’ultimo anno di legislatura, con sfide cruciali per il Paese, i leader vadano ancor più coinvolti e responsabilizzati.
Ma i toni sembrano meno ultimativi di quelli con cui lunedì Silvio Berlusconi annunciava l’uscita di Fi dalla maggioranza in caso di elezione del premier al Colle. Le parole del leader leghista lasciano intravedere i ragionamenti già in corso, sotto traccia, tra i partiti proprio sul governo.
    E Draghi? Sulla partita del Colle resta in silenzio. Nel commemorare David Sassoli sottolinea la centralità del Parlamento, in particolare in momenti di crisi. Parla di Europa, ma chi lo ascolta lo intende anche con un messaggio in chiave nazionale (anche ai grandi elettori). Il presidente del Consiglio incrocia per caso Salvini all’uscita dal Senato e si ferma a parlare con lui per pochi minuti: si sono dati appuntamento a breve per discutere del caro bollette, spiega la Lega. Salvini sa però che un voto per il Colle con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo rischia di travolgere lo stesso Draghi. E rilancia il tavolo con tutti i leader, chiedendo agli avversari di “togliere veti sui candidati di centrodestra”, ben sapendo però che il veto c’è già, su Berlusconi.
    Slitta intanto a sabato la direzione Pd sul Quirinale (per la camera ardente di David Sassoli, spiegano fonti ufficiali) e, a ricasco, potrebbe slittare alla prossima settimana il vertice del centrodestra, anche se il leader della Lega parla di un incontro con Meloni e Berlusconi “in settimana”. Il Cavaliere arriva a Roma per tenere le fila della campagna per la sua candidatura, ribattezzata ‘operazione scoiattolo’: ieri in serata da Villa Grande, dove riceve i capigruppo di Fi per fare un punto, trapela ottimismo sulle possibilità di raggiungere il traguardo della maggioranza assoluta. A margine delle sedute di Camera e Senato filtra invece lo scetticismo degli stessi parlamentari di centrodestra sulle chance di elezione del Cavaliere. Viene notato un sondaggio di Swg secondo cui Draghi sarebbe il più gradito tra gli stessi elettori di destra (58%, contro il 39% di Berlusconi e il 37% di Elisabetta Casellati). C’è chi racconta le perplessità dell’area moderata di Fi, da cui gli arriverebbe il consiglio di ritirarsi e fare il kingmaker dell’elezione di un altro candidato. Ma più di un parlamentare di centrosinistra racconta di essere stato chiamato nelle ultime settimane dal Cavaliere o da uno dei suoi, in un giro di consultazioni a tappeto. “Aspetto che Berlusconi sciolga le riserve”, dice Salvini. E Meloni afferma: “Abbiamo la golden share, dobbiamo giocarcela fino alla fine”.
    “Il centrodestra non ha il pallino, serve un accordo largo”, obietta Letta. La segreteria Pd, aggiornata dopo un ricordo di Sassoli, ribadisce che il Pd lavora a un presidente di larga maggioranza e al prosieguo della legislatura, senza elezioni anticipate. Giuseppe Conte, che ieri ha visto Letta e dovrebbe tornare a incontrarlo con Speranza, convoca per mercoledì sera i gruppi parlamentari M5s, che continuano a invocare il Mattarella bis. L’auspicio della rielezione del capo dello Stato resta ben presente, ma in alternativa a Draghi si fanno anche i nomi di Giuliano Amato (in salita), Pier Ferdinando Casini (di nuovo positivo al Covid) ma anche Casellati.
    Si riuniscono intanto anche i ‘piccoli’: Coraggio Italia nelle prossime ore proverà a comporre le divisioni tra chi, come Luigi Brugnaro, vuole proporre Draghi al Colle, e chi come Giovanni Toti preferisce ancora non esprimersi. 

 


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