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Le notizie sullo stato di salute dell’oppositrice bielorussa Maria Kolesnikova preoccupano l’Ue: “Sia subito liberata”

Bruxelles – Maria Kolesnikova, una delle tre leader di spicco dell’opposizione bielorussa, ha scontato il primo anno di carcere degli 11 a cui è stata condannata, ma le notizie che arrivano da Gomel (nel Sud-est del Paese) sono sempre più preoccupanti. “Maria Kolesnikova è stata ricoverata in ospedale in gravi condizioni, all’avvocato viene negato l’accesso e la diagnosi è tenuta segreta”, ha reso noto il suo entourage, che su Twitter tiene accesi i riflettori su quanto sta vivendo da dietro le sbarre la donna che dall’interno del Paese ha denunciato le violazioni dei diritti fondamentali da parte del regime di Alexander Lukashenko.

La leader dell’opposizione Maria Kolesnikova e il membro del Presidium del Consiglio di coordinamento Maksim Znak

Quello che si sa al momento è che né al suo avvocato né al padre viene concesso l’accesso alla stanza dell’ospedale, così come alla diagnosi, con la motivazione della “assenza del consenso scritto di Maria”, riportano i portavoce dell’attivista. Fonti non confermate affermano allo stesso entourage dell’oppositrice bielorussa che “potrebbe avere una perforazione dello stomaco“. La notizia ha raggiunto ieri (mercoledì 30 novembre) anche Bruxelles, con una nuova presa di posizione netta del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae).

Il portavoce Peter Stano ha messo in chiaro che l’Ue è “estremamente preoccupata” per lo stato di salute di Kolesnikova: “Il regime deve garantirle cure mediche urgenti e adeguate e rilasciarla immediatamente“, dal momento in cui “hanno la responsabilità della sua salute”, ha ribadito oggi (giovedì primo dicembre) nel punto quotidiano con la stampa. Si tratta di una “detenzione illegale, è una prigioniera politica”, ha precisato con forza Stano.

Bruxelles continua a ribadire anche la richiesta di “rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici“, il cui numero ha superato i 1350, come ha recentemente reso noto la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche bielorusse, Sviatlana Tsikhanouskaya. “L’Ue sta portando il caso nei forum internazionali con i nostri partner”, ha aggiunto Stano nel punto con la stampa europea, ricordando ciò che Bruxelles ha già fatto: “Abbiamo introdotto sanzioni contro la repressione delle violenze” interne al Paese, oltre a quelle per il coinvolgimento di Minsk nella guerra russa in Ucraina.

“Sappiamo che ai prigionieri politici in Bielorussia viene negata un’adeguata assistenza medica”, ha denunciato su Twitter Tsikhanouskaya: “È impossibile immaginare cosa abbia passato Maria Kolesnikova nella cella di punizione“. La leader dell’opposizione al regime dell’autoproclamato presidente Lukashenko ha poi avvertito che “senza maggiori informazioni e senza avere accesso a lei, non possiamo essere certi che stia ricevendo le cure adeguate”.

La vicenda di Maria Kolesnikova

Kolesnikova è la figura politica di opposizione più importante rimasta in Bielorussia. Quasi tutti gli altri leader, inclusa Tsikhanouskaya, si trovano in esilio all’estero. L’attivista era una delle due compagne di campagna elettorale di Tikhanovskaya durante le elezioni del 9 agosto 2020, insieme a Veronika Tsepkalo. Kolesnikova, flautista e insegnante di musica, era entrata in politica seguendo la campagna di un altro politico dell’opposizione, l’ex banchiere Viktor Babaryko, a cui era però stata impedita la corsa alle presidenziali con l’arresto. Quando a Tsikhanouskaya, insegnante e traduttrice di inglese senza esperienza politica, era stato concesso di candidarsi, Kolesnikova e Tsepkalo l’avevano sostenuta durante le manifestazioni e la campagna elettorale, elaborando un segno distintivo per ciascuna: un pugno alzato per Tsikhanouskaya, un cuore per Kolesnikova e il segno di vittoria per Tsepkalo.

Da sinistra, le tre leader dell’opposizione alle elezioni in Bielorussia nel 2020: Veronika Tsepkalo, Sviatlana Tsikhanouskaya e Maria Kolesnikova

Dopo l’esito truccato delle elezioni presidenziali – in cui Lukashenko aveva annunciato la propria rielezione con l’80 per cento dei voti – l’attivista era rimasta l’unica delle tre politiche a guidare le decine di migliaia di manifestanti scesi in piazza. Il 31 agosto aveva annunciato di voler lanciare con la squadra di Babaryko un nuovo partito, “Insieme”, per spingere sulla questione della riforma costituzionale, oltre alle dimissioni dell’autocrate Lukashenko. Questo prima dell’inizio della sua repressione da parte del regime. Il 7 settembre l’attivista 40enne era stata rapita dai servizi segreti bielorussi a Minsk in pieno giorno. Portata alla frontiera con l’Ucraina, le autorità avevano tentato di espellerla dal Paese, ma Kolesnikova si era opposta e aveva distrutto il suo passaporto. A quel punto era stata arrestata e portata in isolamento nel carcere della capitale, dove il 10 settembre la sua avvocata aveva potuto incontrarla.

Il 6 settembre dello scorso anno Kolesnikova (insieme con il membro del Presidium del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa Maksim Znak) è stata condannata dal tribunale regionale di Minsk a 11 di carcere. Entrambi gli oppositori sono stati ritenuti colpevoli di aver incitato la popolazione a “commettere azioni contro la sicurezza nazionale della Bielorussia, di cospirazione per impadronirsi del potere con mezzi incostituzionali e di creazione e direzione di una formazione estremista”, è stata la sentenza del tribunale.

Una delle tre leader dell’opposizione a Lukashenko, condannata a 11 anni di prigione nel 2021, è ricoverata in ospedale in gravi condizioni. Da Bruxelles arriva l’ennesima denuncia al regime di Minsk: “Deve garantirle cure mediche urgenti e adeguate e rilasciare tutti i prigionieri politici”


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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